Riccardo Finzi | |
Apogeo e decadenza dei Da Correggio | |
Correggio nella storia e nei suoi figli, Arca Libreria Editrice, 1984 |
Fra i Conti di Correggio, il più noto per ingegno e cultura fu Niccolò (1450-1508) detto il Postumo perchè nato dopo la morte del padre.
Isabella Gonzaga lo disse il più atilato et de rime et cortesie erudito cavagliere et barone che ne li tempi suoi se ritrovasse in Italia.
Egli venne effigiato dal Boulanger nel Palazzo Ducale di Sassuolo, a ricordo di quando - unitamente a Marco Pio di Savoia, Signor di Carpi, Galeazzo Pico della Mirandola e Matteo Maria Boiardo, Signore di Scandiano - accompagnò il Duca Borso d'Este col suo corteggio a Roma, in occasione dell'Investitura di Ferrara confermata dal Papa all'Estense (7).
La magnificenza della Casa di Correggio fu grande assai per un secolo, iniziando dalla seconda metà del sec. XV, particolarmente per la amicizia con le Corti di Mantova, Milano, Ferrara, Roma e con la Repubblica Venera.
Veronica Gambara illustre Poetessa sposa al Conte Giberto X da Correggio, illuminò con la dolcezza del suo canto e la signorilità del suo spirito i cittadini della Contea. Le sue relazioni con Papi, Re ed Imperatori, nonchè coi più illustri poeti ed eruditi del suo tempo, giovarono non poco allo splendore della piccola capitale (8).
Molti insigni personaggi visitarono in quel tempo Correggio. Ma vi furono pure le visite sgradevoli, come ad esempio quella di Fabrizio Maramaldo colle sue truppe, che giunti a Correggio per far bottino, furono in breve tempo
cacciati a furia di popolo.
I figli della Gambara, Ippolito e Girolamo, si resero celebri al loro tempo. Ippolito fu geniale condottiero; Girolamo, uomo politico e, sul tardi della sua vita, Cardinale della Romana Chiesa (9).
Al tempo di quest'ultimo, Carlo V Imperatore concedeva ai Conti di Correggio la potestà di creare Tabellionati, Notai e Giudici per le
materie d'ordine civile. A seguito della concessione, nel 1554 Girolamo erigeva nella Contea il Collegio dei Notai.
Il Cardinale protesse gli studi, arricchì il Borgo di nuovi edifici, eresse il Monte di Pietà e, nel 1563, dotò il feudo di propri Statuti, dando ordinamento alle Grida sino allora vigenti.
L'Amministrazione Civica spettò ai Signori Venti di Correggio, costituiti da un Provvisore, quattro Priori e quindici Anziani. Il tutto sottoposto ad un Podestà di nomina del Capo del piccolo Stato (10).
Alla metà del cinquecento l'aspetto urbanistico di Correggio è chiaro e tale rimane per molto tempo.
La città è racchiusa dalle sue mura, mura che qualificano Correggio come Fortezza Imperiale di Y Classe. Parte di quelle mura sono ancora quelle costruite da Guido VII intorno al 1372; ma le fortificazioni più importanti sono quelle erette al tempo del Conte Manfredo 11, come è provato dall'Atto del 1459. Spetta poi a Girolamo di costruire i bastioni a spese dell'Impero e completare così la difesa della Fortezza.
S'intende che ulteriori miglioramenti vengono effettuati in epoche successive, come ad esempio negli anni 1655-56.
L'abitato di Correggio si arricchisce, nel tempo, per successivi rioni che vanno ad aggiungersi man mano intorno al nucleo originario. (Si veda la tavola allegata n. 1).
Quest'ultimo è costituito da prima, sino al sec. XIII, da Castelvecchio, in cui sorgono il Castello dei da Correggio e la Rocca Vecchia. Si aggiungerà alla Rocca Vecchia la Rocca Nuova, i cui resti sono ancor oggi visibili (Carceri Mandamentali).
A Castelvecchio si aggiunge, e si ingrandisce un secolo dopo, al di là di una fossa - oggi sostituita dal Corso Mazzini - il primo nucleo di Borgovecchio: nucleo che diviene la parte attiva della Città, con le sue botteghe artigiane, gli stalli, il forno, i magazzini e gli Ospizi.
E' quindi la volta del terzo nucleo o rione, a collegamento dei nuclei precedenti. In questo tempo, alla metà del sec. XV e precisamente con inizio dal 1459, le mura di Correggio sono munite di quattro porte con relativi ponti levatoi, e cioè Porta di S. Maria, a nord (oggi parzialmente riaperta); Porta di S. Giovanni, poi detta di Modena, ad est; Porta della Montagna, poi detta degli Spagnoli, a sud. L'ultima Porta, detta di S. Paolo, ad Ovest, venne dapprima collocata fra gli attuali palazzi Cattini e Recordati e più tardi - con l'erezione dei nuclei successivi della Città - nel luogo ove ancora appariva nei primi anni del secolo XX.
Anche se il completamento dell'abitato entro le mura verrà compiuto più tardi, alla metà del secolo XVI Correggio mostra un aspetto quale rimarrà compiutamente nel tempo sino al secolo XIX.
Il periodo in cui il Card. Girolamo visse è molto interessante per Correggio e particolarmente per le vicende guerresche avvenute fra la Lega Sacra composta dal Papa, dal Re di Francia e dagli Estensi, contro la Spagna, l'Impero ed il Farnese di Parma.
Nell'anno 1557 la guerra - che per l'Italia ebbe grande importanza perchè volta a decidere ivi le sorti della preponderanza Spagnola - dilagò pure intorno a Correggio.
Nello stesso anno i Correggesi, per difendersi, distrussero tutti i principali edifici ch'erano fuori le mura. Andarono così perdute molte ville signorili, il Convento e la Chiesa di S. Domenico - ove era sepolta la Gambara - e la bellissima villa abitata dalla Poetessa, che si dice fosse di trecento stanze di cui alcune affrescate da Antonio Allegri.
Grandi pressioni furono compiute sui da Correggio perchè entrassero nella Lega ed al loro rifiuto, tutta la Contea veniva occupata, ad eccezione della Città. ch'era stata posta in stato di difesa.
Il 18 gennaio 1557 Camillo da Correggio, vistosi perduto, entrava nella Lega, ma Girolamo ebbe il sopravvento morale sui membri della sua famiglia. Fatto entrare in Correggio un piccolo esercito composto di Italiani, Tedeschi e Spagnoli, rese imprendibile la Fortezza, indi spinse le truppe a compiere audaci scorrerie su Carpi e Reggio.
Ercole d'Este, che comandava personalmente le truppe avverse, teneva il campo a S. Martino (in Rio), in poca distanza da Correggio, ma dovette ritirarsi perchè il Farnese minacciava Ferrara.
La guerra subì varie fasi, ma terminò con la vittoria della Spagna e dell'Impero, nell'anno 1559 (Pace di Cateaux Cambrèsis).
Correggio subì molti danni e la distruzione di tutti i raccolti, così che dovette venire vettovagliata dagli Imperiali e dagli Spagnoli, con una colonna di viveri, nell'anno 1558.
A pace avvenuta, l'Imperatore Ferdinando 1, per premiare i Conti fedeli, elevava Correggio - in data 16 maggio 1559 - al rango di Città, mentre Filippo Re di Spagna reintegrava i da Correggio nel loro Feudo e dotava la famiglia di una pensione. Inoltre l'Imperatore, nella stessa Investitura del 16 maggio, accordava ai da Correggio il privilegio di una propria zecca. Venivano indi coniate monete d'oro, argento, mistura e bronzo in tale misura che il " Corpus Nummorum " rammenta fra originali e varianti, più di 550 esemplari (11).
Con la morte di Girolamo, Correggio si avviava alla decadenza.
I suoi Conti ottenevano nel 1580 il diritto di chiamarsi da Correggio d'Austria e malgrado questo apparente fulgore, pochi anni dopo comincia pei da Correggio la perdita di ogni loro prestigio.
Un presidio Spagnolo chiamato a Correggio nel 1584 per dissipare con la forza beghe familiari e per intimorire il Duca Estense, si rese quasi assoluto padrone dei piccolo Stato.
Il Conte Camillo, penultimo Signore, insieme ad altri della sua Casata, volle invano allontanare gli Spagnoli dopo averli chiamati. Difatti la Spagna si mostrò contentissima di incunearsi
tra i feudi di Parma, Modena e Mantova ed ivi portarvi la minaccia delle sue armi.
Gli Spagnoli rimasero a Correggio per ben 71 anni ed il feudo venne liberato solo nell'anno 1655.
Il Conte Camillo fu in gioventù un prode guerriero, militando in vari luoghi; e per ultimo, al servizio della Repubblica Veneta, a capo di 2500' fanti (fra cui parecchi tratti dalle terre Correggesi) partecipò alla Battaglia di Lepanto (7 Ottobre 1571). Ma in seguito le vicende amorose e l'assoluta mancanza di tatto del Conte ebbero a porre in pericolo l'integrità del piccolo Stato.
La caduta della Signoria venne infine col figlio di lui, Giovanni Siro, o più semplicemente Siro, che ebbe da prima la ventura di venire creato Principe del Sacro Romano Impero, il 13 febbraio 1616(12).
Alterigia e viltà furono la principale ragione delle animate vertenze che Siro ebbe coi membri della sua stessa famiglia, coll'Inquisizione, coi Duchi di Modena ed infine con la Corte Imperiale. Già nel novembre del 1615 erasi, quasi miracolosamente, evitata una guerra promossa dal Duca di Modena e dal Marchese di S. Martino, per futili motivi originati da Siro. In quell'occasione, parte del territorio Correggese venne occupato con le forze imponenti messe in campo dal Duca di Modena; ma per fortuna l'occupazione non durò che tre giorni (13).
Ben più gravi sciagure dovevano però cadere sul capo di Siro. Accusato di adulterazione di monete della zecca di Correggio non si giustificava e non compariva innanzi al Tribunale Cesareo. Malauguratamente per lui, si iniziava la guerra per la successione agli Stati di Mantova e Monferrato e nel 1629 tremila soldati Imperiali occupavano il Principato, lo devastavano e, quel ch'è peggio, vi portavano la peste che, l'anno appresso, spegneva 7.500 abitanti (compresi i territori di Campagnola e Fabbrico - lasciandone vivi nel piccolo Stato, solo poco più di 4.000.
Nel 1630 Siro, sempre a motivo della zecca, venne dichiarato decaduto, salvo l'esborso di 230 mila fiorini d'oro.
Il Principe, fuggiasco - poichè era riparato nel Convento dei Cappuccini di S. Martino (in Rio) - coi beni sotto sequestro, non potè pagare e il Duca di Guastalla nel giugno di quello stesso anno 1630, durante il colmo della peste, assunse la Reggenza dello stato ed esigette dai Cittadini il giuramento di fedeltà all'Imperatore.
Furono quelli, per Correggio, giorni veramente tragici. Peste, carestia e ruberie desolarono quelle misere contrade prima così floride.
Il feudo passava temporaneamente alla Spagna e nel 1635 Francesco 1 d'Este, Duca di Modena, ne otteneva l'investitura provvisoria dallo Imperatore sborsando il prezzo della multa, salvo il diritto di riscatto pei da Correggio.
Siro intanto lasciava S. Martino per rifugiarsi in Mantova, ove moriva nell'anno 1645.
li figlio Maurizio intentava causa civile agli Estensi, ma nell'impossibilità di poter rimborsare
la forte penale, accettava una transazione col Duca, con cui Maurizio rinunciava al Principato ed in cambio rientrava in possesso di molti beni allodiali già posseduti da Siro, e riceveva alcuni privilegi.
I discendenti di Maurizio si appellarono di nuovo al Consiglio Imperiale contro gli Estensi, ma la transazione di Maurizio, la povertà in cui s'erano ridotti - che non permetteva loro lusso di spesa - e lo scarso appoggio ricevuto dai potenti, resero nulli i loro appelli.
L'ultimo della Casata, Camillo, pronipote di Maurizio, si spegneva assai giovane, nell'anno 1711.