Gabriele Fabbrici
Correggio al tempo del Correggio
Museo in linea, rubrica de "Il Correggio", n. 2/98

Correggio deve buona parte della sua notorietà al suo più illustre figlio, ma com'era la città quando lui ci visse

Tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, Correggio era un piccolo borgo murato, in cui fervevano importanti trasformazioni. Elevato al rango di Contea imperiale nel 1452, vi dominava da secoli la famiglia dei da Correggio, una Signoria che aveva vissuto, in un passato anche vicino, momenti d'acuta crisi dinastica e che nei primi decenni del XVI secolo appare condizionata dalle non poche difficoltà create dalla particolare e complessa struttura di governo dove, per antichi accordi, vigeva un sistema di 'condominio' che, in quei tempi, vedeva associati Giberto con i nipoti Gianfrancesco, Manfredo e Giangaleazzo (quest'ultimo fino al 1517).
La morte di Giberto, avvenuta nel 1518, avrebbe potuto creare seri problemi di stabilità alla dinastia se, in quei gravi frangenti, non avesse esercitato un ruolo decisivo una donna: Veronica Gambara, vedova del conte Giberto. Donna di alto ingegno e profondissima cultura, accorta diplomatica, resse le sorti dello Stato riuscendo a traghettare indenne la piccola Correggio attraverso il mare tempestoso della politica italiana del primo Cinquecento. Destreggiandosi con grande abilità nell'annoso conflitto che opponeva la Francia (per cui parteggiava il padre della Gambara) alla Spagna (che alla fine sarebbe risultata vincitrice), si accostò prudentemente, ma decisamente a quest'ultima. Le visite a Correggio dell'imperatore Carlo V nel 1530 e nel 1532 sancirono ufficialmente e pubblicamente questo nuovo stato di cose, cioè l'alleanza con la Spagna, destinato a durare (con non poche ripercussioni negative) fino all'estinzione della dinastia.
Nel 1548, appena due anni prima della morte di Veronica (1550), Ortensio Lando descrisse Correggio come un castello più pomposo che ricco, più ozioso che laborioso.
Il giudizio può sembrare superficiale o severo, ma, come ha notato Ghidini, coglie tuttavia nel segno laddove parla di pomposità più che di ricchezza
In fondo, la caratteristica saliente dell'economia correggese del tempo era l'essere fondata quasi esclusivamente sull'agricoltura, in un territorio in cui erano assolutamente dominanti i beni dei da Correggio. Anche la società cittadina, in cui operava un'attivissima anche se numericamente esigua comunità ebraica, viveva, direttamente o indirettamente (grazie ad attività di trasformazione) dei prodotti dell'agricoltura.
Dove, invece, il Lando mostra di non avere colto l'ambiente locale, è nell'avere definito Correggio un castello ozioso. La città non era affatto oziosa, anzi, al contrario, mostrava proprio in quei decenni un grande fervore edilizio e culturale .
Tra Quattrocento e Cinquecento il borgo visse una delle stagioni urbanistiche più felici e feconde che trasformò radicalmente il tessuto cittadino. L'impianto medioevale venne modificato mediante il sapiente e accorto uso delle "addizioni", cioè dei quartieri e degli edifici totalmente nuovi e dei nuovi collegamenti tra gli isolati preesistenti.
In tale contesto, sul finire del Quattrocento, venne portato a termine il palazzo di Nicolò Postumo e si diede inizio al Palazzo dei Principi, i cui lavori si conclusero nel 1507-1508. In un crescendo di iniziative, al principio del Cinquecento si ridisegnò l'area di Pazza Castello, in cui le cortine delle residenze civili erano più basse rispetto alla facciate delle residenze dei da Correggio, per permettere a queste di fruire di una migliore illuminazione nelle ore del tramonto (Parmiggiani). Si diede inizio alla costruzione della maestosa Basilica di S. Quirino, spostando definitivamente il "cuore" della città verso il suo centro.
L'immediato suburbio si punteggiò di numerose residenze della nobiltà locale e dei da Correggio, come il Casino di Gianfrancesco e il Casino delle Delizie, affrescato da Antonio Allegri, andato irreparabilmente danneggiato nel 1557-59.
Coglie dunque nel segno Parmiggiani quando afferma che l'impianto urbanistico risultante, portando ad un accorciamento della distanza tra i nuclei più antichi di Correggio, rivela una "spiccata concezione unitaria della città".
In un clima di rinnovamento qual era quello vissuto da Correggio tra Quattrocento e Cinquecento, di cui Antonio Allegri può ben essere considerato la figura simbolica per eccellenza, il ruolo della cultura fu assai rilevante.
Se Nicolò da Correggio (1450-1508), gentiluomo intellettuale e diplomatico, è da annoverare tra i protagonisti del Quattrocento padano e italiano, la sua eredità venne raccolta da Veronica Gambara, Ricordata dall'Ariosto nell'Orlando Furioso, ammirata dall'Aretino, dal Bembo, da Vittoria Colonna solo per ricordare alcuni nomi fra i tanti di quelli che furono in contatto con lei, seppe circondarsi di una corte raffinata e colta, in cui primeggiavano figure come Giovan Battista Lombardi, filosofo e medico già insegnante nelle Università di Ferrara e Bologna, e Rinaldo Corso, grammatico e umanista nonché storico 'ufficiale' della casata.
Le prose scritte dalla Gambara ebbero grande risonanza e giudicate pari, se non superiori addirittura, a quelle di un'altra grande scritture del tempo, la Marchesa di Pescara Vittoria Colonna.
Siamo ben lontano, quindi, dall'essere Correggio quel meschino principato emiliano come lo definì il Berenson parlando della formazione culturale del giovane Antonio Allegri.
La scuola di arazzeria del fiammingo Rinaldo Duro fu attiva tra Quattrocento e Cinquecento e nel medesimo periodo operava a Correggio e nei centri limitrofi la 'Brigata de' pittori de Correza', formata da poco meno di una ventina di pittori. Musicisti allietavano le feste dei da Correggio e un'Accademia, attiva dal 1520, divenne punto di riferimento di filosofi e letterati.
Questo era la Correggio al tempo del Correggio: una piccola Contea con una vivace vita intellettuale e Signori tesi a riplasmare gli spazi urbanistici della città per renderla unitaria e darle quei caratteri distintivi e caratteristici che ancor oggi, a distanza di secoli, possiamo con facilità cogliere percorrendo le strade e le piazze dell'antico centro storico.

Per saperne di più
CORREGGIO identità e storia di una città, a cura di Viller Masoni, Parma 1994 (in particolare i saggi di A. GHIDINI, Stato, Città e Comunità fra XVI e XVII secolo, pp. 69-100; V. MASONI, Attività e istituzione culturali dal Rinascimento al fascismo, pp. 269-292; L. PARMIGGIANI, Lo sviluppo urbanistico dalle origini alla fine del XIX secolo, pp. 307-323).
R. FINZI, Correggio nella storia e nei suoi figli, Reggio Emilia 1968.
A. GHIDINI, La contea di Correggio ai tempi di Veronica Gambara, Firenze 1989 (estr.).
A.GHIDINI-V.PRATISSOLI, Correggio dalle origini al dominio estense, in "Storia Illustrata di Reggio Emilia", III, a cura di G. Gherpelli e M. Festanti, Repubblica di San Marino 1987.
V. MASONI, Correggio. Cinque secoli di politica culturale, Bologna 1988.
L. PARMIGGIANI, Mille anni. Lo sviluppo urbanistico di Correggio dalle origini agli inizi del XIX secolo, Correggio 1994.
O. ROMBALDI, Correggio città e principato, Modena 1979.