| Viller Masoni |
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| L'ultimo decennio di dominazione estense a Correggio | |
| Museo in linea, rubrica de "Il Correggio", n. 1/98 |
In un precedente articolo avevo descritto come gli avvenimenti del 1848/49 non avessero granchè modificato le condizioni di sostanziale immobilità politica sociale ed economica che caratterizzavano la realtà correggese.
Il decennio successivo, quello che precede l'Unità d'Italia, anche se non cambia radicalmente la situazione fa registrare tuttavia qualche novità. La prima è la nomina a Podestà, nel luglio 1849, del Dott. Tommaso Cattania.
Pur appartenendo allo stesso gruppo sociale, possiede una personalità certamente diversa dal Rossi-Foglia, oltretutto con precedenti non sempre di cristallina fedeltà ducale: nel 1835, ad esempio, il Buongoverno provinciale aveva chiesto al Podestà informazioni su di lui per fugare sospetti di natura politica; nel '48 lo troviamo a comandare la Guardia Civica, insoddisfatto dello scarso entusiasmo dei correggesi per i piemontesi, adirato per il tentativo di disarmare la Guardia Civica perpetrato da un gruppo di contadini plaudenti al Duca.
Ciononostante un anno dopo egli è nominato Podestà e tale rimarrà fino al giugno 1859.
D'altra parte Francesco V a Correggio sa di poter contare sulla determinante presenza e influenza di Agostino Saccozzi, che nella primavera del '49 guida le truppe estensi alla riconquista dell'intero Ducato, naturalmente con l'appoggio austriaco.
Nel corso degli anni '50 Saccozzi è fortemente impegnato a rafforzare e a riorganizzare l'esercito estense (composto da circa 3000 uomini) e opera quindi a stretto contatto con la Corte e lo stesso Francesco V; a suggellare questo legame giunge, alla fine del 1853, la sua cooptazione nella nobiltà modenese.
La sua fedeltà alla Casa d'Este è assoluta: quando, nel giugno 1859, Francesco V abbandona il Ducato per recarsi in Veneto sotto la protezione austriaca, Saccozzi è ancora una volta al suo fianco al comando della Regia Ducal Brigata Estense; morirà a Mira all'età di 75 anni col grado di Tenente Maresciallo Austriaco.
Nonostante questi suoi impegni presso la Corte, Saccozzi mantiene stretti contatti con la sua città, risiede spesso nella sua villa di Mandriolo, è Consigliere Comunale: in poche parole è probabilmente "l'uomo forte" di Correggio, colui che, da un lato, tutela la fedeltà di Correggio al Duca, dall'altro consente, grazie ai suoi stretti legami con la Corte, la distribuzione di "favori" sia a singoli individui che alle istituzioni cittadine.
Sul piano economico gli anni '50 segnano in tutto il Ducato qualche significativo progresso, soprattutto per un aumento del reddito proveniente dalla produzione agricola.
A Correggio ciò si traduce in un forte incremento del commercio (e del prezzo) delle uve e dei vini, con un conseguente aumento delle entrate dei proprietari terrieri, ma anche dei mezzadri e dei piccoli coltivatori.
Un visibile effetto di questo improvviso benessere è il fervore edilizio che caratterizza gli anni cinquanta e che riguarda in primo luogo gli "spazi di vita" - pubblici e privati - dei ceti abbienti.
Vengono ristrutturati e abbelliti (sia nelle facciate che negli interni) molti palazzi privati; vengono lastricati in marmo di Verona i portici che affiancano la Strada Maestra (l'attuale Corso Mazzini); si edifica un nuovo e prestigioso teatro che sostituisce il precedente ormai fatiscente; si abbassa drasticamente il tratto di mura a meridione per costrirvi una pubblica passeggiata: vengono insomma attuati diversi interventi edilizi che mirano, nel loro complesso, a dare un aspetto più decoroso e meno provinciale alla città.
Ci si preoccupa anche di ristrutturare alcuni servizi pubblici: ad esempio l'ufficio postale (1852) e le scuole elementari (1860).
Gli anni '50 fanno registrare anche un aumento della popolazione.
Il primo censimento generale della popolazione italiana (1861) assegna al Comune di Correggio 11693 abitanti, circa 1500 in più rispetto al 1847.
Qualche fessura si apre anche nella solida fedeltà al Duca e nel fermo rifiuto delle idee risorgimentali: a questo fanno pensare alcuni importanti indizi.
Innanzitutto va segnalata la crescente simpatia per le opere di Verdi (del quale in quegli anni vengono rappresentate nel nuovo Teatro Comunale il Nabucco e il Trovatore), nonchè il grande successo ottenuto dalle due opere composte da Ferdinando Asioli, Lea e Maria de' Ricci, di chiara ispirazione patriottica.
L'Asioli, del resto, è attivo militante della Società Nazionale, a favore della quale opera clandestinamente a Correggio al fine di fare proseliti, reperire fondi e succesivamente anche volontari per la II guerra d'indipendenza.
Ecco un secondo indizio significativo: se agli avvenimenti militari del 1848/49 avevano complessivamente partecipato 49 volontari correggesi, per la Campagna di Lombardia del 1859 ne partono 75, capitanati ancora una volta da Luigi Pongileoni.
Alcuni di essi, complessivamente 32 agli ordini del Capitano Emidio Salati, partecipano inoltre alla Campagna delle province meridionali nel 1860: uno di essi Fortunato Timolini, vi perde la vita; a favore della "grande causa dei Fratelli della Sicilia" viene anche promossa una pubblica sottoscrizione.
Fra questi volontari ve ne sono alcuni che ricopriranno negli anni successivi un ruolo importante in città: da Emidio Salati che sarà Sindaco a Vincenzo Magnanini che sarà segretario comunale, da Giuseppe Aimi che diverrà ingegnere comunale a diversi altri che saranno Consiglieri o Assessori.
Gran tripudio, quindi, per la seconda e definitiva partenza di Francesco V dal Ducato: nella notte fra il 14 e il 15 giugno 1859, raccontano le cronache del tempo, il popolo di Correggio si riversa esultante nelle strade e il giorno successivo acclama Podestà Ferdinando Asioli, che sarà poi nominato Sindaco secondo le nuove norme del Regno d'Italia.
Anche in questa occasione, tuttavia, non mancano palesi manifestazioni filo-ducali: nel settembre 1859, ad esempio, alcuni contadini, intenti a lavorare nei poderi del generale Saccozzi, inneggiano a Francesco V e lanciano invettive anti-garibaldine all'indirizzo di volontari toscani di passaggio.
Garibaldi in persona - nel suo peregrinare alla ricerca di volontari e mezzi per la liberazione delle Marche dallo Stato Pontificio - è di passaggio a Correggio in quei giorni.
Rimane il fatto che l'11 e il 12 marzo 1860 anche i correggesi, assieme agli altri elettori dell'Emilia Romagna, si recano alle urne per approvare plebiscitariamente l'annessione al Regno di Sardegna.
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