Gabriele Fabbrici
Carlo V e Veronica Gambara
Museo in linea, rubrica de "Il Correggio", n. 6/97

Nei primi decenni del Cinquecento, definitivamente crollato il precario equilibrio politico fra gli Stati Italiani, incrinatosi con la morte di Lorenzo il Magnifico (1492) che ne era stato il fautore e il garante, la penisola divenne terra di scontro fra i due giganti che si contendevano il predominio sul Vecchio Continente: la Francia, dove regnava Francesco I, e la Spagna di Carlo V d'Asburgo.
Quale sia stato l'esito di questo confronto è noto: Carlo V, imperatore dal 1519, ebbe il sopravvento su Francesco I.
In questo conflitto, i cui esiti mutarono il corso della storia europea e italiana, sancendo il trionfo della Spagna che per oltre due secoli avrebbe saldamente mantenuto il suo predominio continentale, la posizione dei da Correggio mutò nel corso del tempo.
Dall'iniziale atteggiamento filo-francese che caratterizzò i primi vent'anni del Cinquecento, si passò ad un deciso avvicinamento alla Spagna, in un complesso e pericoloso gioco diplomatico le cui fila furono rette con notevole accortezza da una donna di eccezionali virtù e capacità: Veronica Gambara.
Discendente da un'antica e nobilissima famiglia bresciana dichiaratamente filo-francese, andata sposa nel 1506 al conte Giberto X da Correggio (di cui rimase vedova nel 1518), Veronica seppe gestire con lungimiranza (e fors'anche, il che non guasta, con un poco di fortuna) il nuovo corso della politica correggesca.
Il rinnovo dell'investitura di Correggio, concessa nel 1520 dall'imperatore Carlo V ai figli di Veronica, Ippolito e Girolamo (il futuro Cardinale) e ai cugini Manfredo e Gianfrancesco, fu la dimostrazione tangibile del favore accordato ai da Correggio dalla Spagna.
La Gambara, che dedicò vari sonetti a Carlo V (Finzi) aveva raggiunto il suo scopo.
Era riuscita, cioè, a trovare un terreno favorevole per il rafforzamento dello Stato, giocando abilmente le proprie carte.
Vero 'asso nella manica' della Contessa era la posizione stessa di Correggio, la cui vocazione strategica nello scacchiere emiliano come caposaldo a sud del Po (Ghidini) non era di certo passata inosservata a Carlo V.
Governante accorta, ammirata per la sua cultura da innumerevoli letterati del suo tempo (da Pietro Bembo a Rinaldo Corso, da Pietro Aretino -dapprima assai critico e malevolo nei suoi confronti- all'Ariosto e al Molza, solo per ricordarne alcuni), Veronica Gambara seppe anche rinvigorire e dare nuova linfa vitale ai fasti della corte correggese dove era attivo Antonio Allegri detto il Correggio.
Se anche il re di Francia Francesco I l'aveva ammirata, Carlo V per due volte giunse a Correggio per farle visita. La prima volta fu il 23 marzo 1530.
Reduce da Bologna, dove era stato solennemente incoronato Imperatore da papa Clemente VII, Carlo V giunse a Correggio nel tardo pomeriggio, accolto dalla Gambara e da tutta la famiglia dei da Correggio.
L'illustre ospite fu riverito con tutti gli onori e con grande pompa. Dopo avere pernottato in città, l'indomani mattina ripartì alla volta di Mantova. L'estensore delle Antichità Correggesche scrive al proposito: " . . . Carlo V . . . conosciuta la fede de' Correggi verso il Sacro Impero e l'osservanza ed i grati uffizi loro verso Sua Maestà ed i molti danni patiti ne' passati anni per i soldati imperiali; gli concesse una salvaguardia che per l'avvenire i sudditi loro non fossero più molestati dalle genti cesaree . . . anzi li difendessero . . . ".
Secondo il Sansovino, uno storico del tempo, tale salvaguardia metteva al riparo le terre dei da Correggio da qualsiasi guarnigione, ma gli avvenimenti di un trentennio dopo avrebbero dolorosamente dimostrato il contrario.
Osserva giustamente Ghidini al proposito: " . . . Dietro lo schermo delle celebrazioni e dei festeggiamenti il vero scopo degli incontri si paleserà di natura politica e strategica.
Verrà esaminata la posizione della contea e la possibilità di farle assumere un ruolo equilibratore in senso filo-spagnolo fra gli altri stati dell'area padana molti dei quali avevano orientamenti filo-francesi. Senza trascurare la definizione dei progetti di potenziamento delle fortificazioni e di riassetto delle mura . . . ".
Due anni più tardi, la mattina del 9 dicembre 1532, giunse a Correggio il duca Alessandro de' Medici per preparare una degna accoglienza all'Imperatore in procinto di fermarsi nuovamente a Correggio.
Cosa che puntualmente avvenne la sera di quello stesso 9 dicembre.
Ricevuto con grandi attenzioni da Veronica Gambara e dagli altri da Correggio, Carlo V pernottò nella cittadina dove si trattenne fino al mezzogiorno del 10.
Dopo avere pranzato, ripartì, con il seguito e Alessandro de' Medici alla volta di Bologna.
Oggi, a distanza di quasi quattro secoli e mezzo dai due avvenimenti, il ricordo delle visite di Carlo V rimane vivo nel nome dell'omonima via e, soprattutto, nel grande bastione, detto appunto "di Carlo V", costruito nel 1550 a protezione del lato nord-orientale della città e per meglio contrastare la potenza di fuoco delle nuove artiglierie (dove nel 1911-1912 sarebbe stato costruito il "Torrione"), di cui si può ancora intravedere la possente mole, osservandolo da viale Vittorio Veneto.