Gabriele Fabbrici
L'assedio di Correggio del 1557
Museo in linea, rubrica de "Il Correggio", n. 2/97

Tutta la prima metà del 1500 è caratterizzata dallo scontro tra francesi da una parte e spagnoli imperiali dall'altra.
L'Italia diventa terra di conquista per i grandi stati europei è uno dei principali teatri di questa guerra.
Nel dicembre 1556 la lotta tra Francia e Impero conosce un'improvvisa accelerazione.
Rapidamente la situazione precipita e truppe francesi scendono in Italia, dilagando nella pianura padana.
Il giorno 10 i da Correggio, fedeli alleati dell'Imperatore e del duca di Parma Ottavio Farnese, posti di fronte alla minaccia dell'armata transalpina e di Ercole II d'Este Duca di Ferrara loro alleato, mobilitano le truppe ricevendo rinforzi spagnoli da Milano (circa 700 soldati).
Poco più di un mese dopo, il 12 gennaio 1557, San Martino in Rio (dove il 7 era entrato un piccolo presidio spagnolo), capitola di fronte alle migliaia di soldati inviati da Ercole II d'Este.
Dopo aver spianato il castello e le mura della piazzaforte, gli Estensi vi insediavano una guarnigione.
Una morsa ferrea si stringe attorno a Correggio.
Il 16 gennaio Fabbrico è occupata e devastata (l'antico castello viene raso al suolo).
Due giorni più tardi, il 18, i da Correggio raggiungono un accordo con l'Estense.
Accordo che, con il versamento di 50.000 scudi d'oro e la consegna di numerosi ostaggi (tra cui due dei Conti condomini), consentiva loro di salvare lo Stato.
Tuttavia, il mancato rispetto dei patti da parte dei correggeschi offre l'opportunità ad Ercole II di tornare minacciosamente sotto Correggio.
Immediatamente vengono chiuse due delle porte cittadine (Porta di S. Maria a nord e Porta della Montagna a sud) e, sotto l'energica guida del conte Girolamo (il futuro Cardinale) si apprestano nuove fortificazioni.
Correggio ora si presenta in forma quadrata, con quattro grossi bastioni in pietra e alcuni baluardi in terra.
Le mura sono complete verso Carpi, mentre nel tratto in direzione di San Martino sono in corso gli ultimi lavori. Oltre 1.500 uomini, tra fanti e cavalieri, presidiano la cittadella.
Il 25 febbraio si dà inizio ad una "tagliata" (cioè l'abbattimento di edifici e alberi che ostacolavano il tiro delle artiglierie e l'osservazione delle campagne) nei sobborghi cittadini.
Vengono così demoliti edifici privati, chiese, monasteri (tra cui S.
Maria delle Grazie e Corpus Domini), nonchè, il "Casino delle Delizie" di Veronica Gambara (Finzi) in parte affrescato, secondo una consolidata tradizione, dal Correggio.
Notiamo, tuttavia, che del Casino delle Delizie si parla ancora nel 1584 allorché subisce una nuova, parziale demolizione in seguito a disordini interni.
L'undici aprile truppe spagnole giungono a rafforzare il presidio. Tutto è pronto per affrontare l'esercito di Ercole II d'Este.
Questi, però, preferisce non attaccare frontalmente la piazzaforte, ma porla sotto assedio.
Da aprile a settembre le truppe estensi, acquartierate attorno alla città, devastano sistematicamente il territorio solamente 5 mesi dopo e sotto la minaccia di un forte contingente di truppe inviate da Ottavio Farnese in soccorso dell'alleato, su sollecitazione del conte Girolamo stesso, , Ercole II preferisce ritirare le proprie truppe e togliere l'assedio a Correggio, lasciando dietro di sé una città e un territorio completamente devastati.
La fedeltà all'Impero viene premiata il 16 maggio 1559 allorché Ferdinando I, rinnovando l'investitura del feudo, concede ai da Correggio il privilegio di battere moneta ed eleva Correggio al rango di città, titolo di cui ancor oggi si fregia e che è simboleggiato dalla cinta muraria turrita che campeggia nello stemma cittadino.
L'assedio del 1557 ha avuto profonde ripercussioni in campo urbanistico.
Oltre alla distruzione (totale o parziale), già ricordata, di numerosi edifici di grande pregio, la chiusura delle due porte poste a nord e a sud ha determinato profondamente le linee di sviluppo del centro urbano.
La 'Strada Maestra' (l'odierno Corso Mazzini), che collega le uniche due porte rimaste aperte, da semplice cerniera di collegamento tra i vari borghi cittadini assume poco a poco la funzione di maggiore asse di sviluppo commerciale e residenziale di Correggio.
Al contrario, gli edifici dirimpetto alle porte della Montagna e di S. Maria, perdono progressivamente valore e importanza.
Da quel momento tali abitazioni accolgono sempre di più i ceti umili e le botteghe più povere, creando così i presupposti per il loro degrado edilizio (Parmiggiani).