Odoardo Rombaldi
Il monastero del Corpo di Cristo, il monastero di S. Maria delle Grazie, il monastero di S. Domenico; le confraternita, il Monte di Pieta', il Monte del Peculio
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

Vedi anche "Scuole, Conventi, Confraternite, luoghi di assistenza ospitaliera" di R. Finzi
Vedi anche "Monte dei Grani e Monte dei Pegni" di O. Rombaldi

Se la carità francescana aprì i cuori, la dotta pietà dei Domenicani illuminò le menti, dall'inizio del sec. XVI.
E' singolare che iniziatore di questo nuovo indirizzo fosse Niccolò da Correggio, che, a mano a mano che ci si inoltra nelle vicende della sua terra, ci appare uomo geniale innovatore in ogni campo. Il 29 maggio 1496 egli donava al vescovo di Reggio, Bonfrancesco Arlotti, un terreno a condizione che lo cedesse alle Monache dell'Ordine dell'Osservanza di S. Agostino, per edificarvi "Monasterium unum dicti ordinis, sub titulo Corporis Domini nostri Jehsu Christi", e potesse esercitarvi egli stesso il diritto di patronato:
"ut concedatur Monialibus Ordinis Observantiae S. Augustini et per eas super dieta petia terre aedificari et fundari debeat Monasterium unum dicti Ordinis sub titulo Corporis Domini Nostri Jesu Christi et cum protestatione tamen quod ipsi Domino Donatori ius patronatus sit sibi salvum et successoribus suis".
Una fonte manoscritta attribuisce alla moglie di lui, Cassandra Colleoni, l'aver chiamato a Correggio alcune monache della regola di S. Agostino, che l'Arlotti aveva fatto venire dal Monastero di S. Maria degli Angeli di Brescia per riformare il convento di S. Ilario di Reggio. Fuori porta S. Paolo, all'incontro di S. Antonio, la contessa avrebbe donato alle monache due biolche di terra con una casa, fornita di un portico, trasformando quella in sacrestia, questo in chiesetta, aggiungendovi refettorio, cucina e dormitorio; il vescovo l'avrebbe consacrata il 28 marzo 1496. Le monache avrebbero seguito prima la regola dei frati minori di S. Francesco, poi quella dei frati predicatori dell'osservanza, a ciò autorizzati da un breve di Giulio II: "ut habitum S. Clarae, quern sub spe protecionis fratrum minorum susceperumt, dimittere vellent et habitum per moniales eiusdern fratrum predicatorum suscipere vellent" (1).
Il 6 giugno 1498 Gabriele de Castelinis prometteva ai quattro sindaci e procuratori del convento delle monache del Corpo di Cristo di Correggio, di pagare 150 ducati d'oro come dote di una sua nipote (2); l'avvio non poteva esser più promettente, quasicchè il seme fosse stato gettato in un terreno pronto a riceverlo e a fecondarlo. Cassandra Calleoni vi trascorse gli ultimi anni, rattristati dalle discordie coi parenti: "I parenti miei di Corezo mi usano termini tanto maligni quanto sia possibile et sin ad non voler ch'io vivi de la dote mia, quale mi riteneno, che non posso valermi d'un soldo" (1518, 6 gennaio); la figlia Isotta ne vestì l'abito, assumendovi il nome di Suor Barbara. Atterrato il convento (1557) le monache si ritireranno in città e qui avranno la chiesa di S. Sebastiano, fino alla soppressione (1783).
Da una lettera del 18 aprile 1502, risulta che Niccolò aveva ottenuto
"da la Santità di N.S.re di poter edificare in questa nostra terra un monastero de la osservantia de Sancto Domenico, et ne furono espedite le bolle, abenchè ancora non siano levate".
La bolla portava la data del 4 gennaio 1501 (effettivo 1502). Il 28 agosto 1503, Niccolò, Borso e Giberto donavano a fra Domenico da Ostiglia domenicano, per il convento di Correggio, una pezza di terra,
"super qua iam ceptum est per dictos fratres fabricari, erigi et construi monasterium et ecclesia predictorum fratrum Predicatorum Congregationis Lombardiae, sub voce et titulo S. Mariae Gratiarum et S. Dominici. "
Il 13 agosto la chiesa era quasi terminata e in essa fu portata l'immagine della B.V., dipinta sul muro della rocca di Correggio, sotto il nome di Madonna delle Grazie. Il nuovo monastero e la sua chiesa divennero il centro della devozione dei da Correggio e, dal 16 agosto di ogni anno, per otto giorni, meta di una fiera libera ed esente. Alla nuova chiesa furono unite quelle di S. Pietro di Campagnola, S. Genesio di Fabbrico, S. Maria della Rosa e, per poco tempo, S. Bartolomeo.
Con altro atto i da Correggio donavano ai monaci una pezza di terra ortiva nel castro di Correggio, "in foveis castri veteris", presso la torre e il ponte lungo che immetteva nel "castrum vetus", con il torrione o fortilizio aggiunto, posto presso la torre, e la cappella eretta nella torre, compresi i diritti tanto sul muro esistente presso il ponte lungo, quanto dopo le case dei Frassetti, dando loro altresì la facoltà di poter fabbricare su un'area di br. 44x70, un oratorio o "predicatorium sub vocabulo Sancte Marie de la Rosa", aperto a tutti gli ordini (3).
Nel 1503, 15 dicembre, Borso dispose di esser sepolto in un luogo che si era cominciato a costruire "sub vocabulo S. Marie Gratiarum ex ordine Predicatorum de observantia", presso la porta di S. Giovanni di Correggio, nella cappella grande quando fosse consacrata, e lasciava mille ducati per la fabbrica e altri mille per il beneficio del monastero (4). Nel 1504 Francesca di Brandeburgo disponeva di esser sepolta in S. Maria del Corpo di Cristo, "sub capella constructa vel construenda" (5) ; nel 1512 confermava di voler aver l'ultima dimora nella cappella di S. Maria e S. Gerolamo in S. Domenico, cui lasciava 300 ducati (6). Veronica Gambara provvide a completare la cappella, che, dopo il marito Giberto, doveva accogliere le sue spoglie e donò un quadro rappresentante Cristo che porge il velo a S. Veronica. Anche questo complesso sarà atterrato nel 1557: i Domenicani, passati in città, vi progetteranno la costruzione di una nuova chiesa e di un monastero.
Alla fine del sec. XVI, Fabrizio da Correggio pensò di istituire in Correggio una casa dei Gesuiti. Nel suo testamento (1591)
"alla religione dei PP. Gesuiti ordina che si facci espressamente un monastero in Correggio, capace di dodici padri in tutto, a quali sia dato vitto e vestito, con l'eredità Spampanino, la provvigione che dà la Comunità al maestro di scuola, e, in difetto, chiama i PP. Teatini over Barnabiti o PP. di S. Francesco da Paola".
Egli disponeva inoltre di fare un monastero ai Cappuccini per ospitarvi dodici frati nel luogo di S. Giovanni, e donava un quadro con la figura di S. Giovanni Battista del Correggio. I Gesuiti non vennero a Correggio ma è anzi significativo e in tutto conforme ai tempi il proposito di Fabrizio di affidar a quei Padri l'educazione della gioventù: nel voler accogliere tante famiglie di religiosi, i da Correggio intendevano fare della loro città un centro che nulla avesse ad invidiare a quelli vicini (7).
La presenza dei Domenicani in Correggio arricchì la vita religiosa della città e, in un certo senso, la complicò. La costruzione della chiesa e del monastero richiese molto tempo e sollevò molti problemi; con la loro attività (predicazione, insegnamento), crearono un nuovo polo spirituale. La fabbrica, progettata intorno al 1630 e cominciata nel 1641 ma terminata molto più tardi, doveva realizzare un progetto di Gaspare Vigarani; è questo, crediamo, il secondo caso, dopo quello di S. Francesco, di una chiesa progettata e realizzata in tempi lunghi. Il progetto comportava la trasformazione dell'ambiente: nel 1653 i Padri chiesero di "aprire una strada in faccia alla loro chiesa per portarne la veduta nella strada maestra": si trattava di dividere "uno dei maggiori e più ragguardevoli quartieri della città e della demolizione di 5 case". Il Duca acconsenti, previo accordo col Vigarani. Nello stesso tempo, per ampliare il monastero domandarono la chiusura della strada che univa lo stesso alle mura. La Comunità si oppose: già si erano demolite undici case, "con poco e imperfetto vantaggio del Monastero ma con danno pubblico, ridotte essendo le case per i soldati". Tuttavia si accolse il progetto purchè "fosse di decoro e utile al Pubblico e addirittura senza alcun pregiudizio degli interessati, e fossero le gronde large, con le strade e i suoi rizuoli salgati e con dogali necessari e con tutte facciate uguali a proporzione" (8).
Ma l'esecuzione ebbe nuovi ritardi; nel 1678 si lavorava attorno al progetto Vigarani, nell'85 si era in dubbio sull'aderenza della fabbrica al primo progetto, dovendo "ridurlo con quelle comodità religiose che sono necessarie" (9). Riguardo all'azione spirituale, i Padri cercarono di estenderla a tutta la città, predicando in S. Domenico quando si predicava in Duomo, aprendo ai laici il loro studio, ove si leggevano teologia speculativa e morale, e filosofia.
Nel 1677, però, pensarono di chiuderlo e di aprire un noviziato; in quell'anno il convento ospitava da 22 a 25 frati; la sua entrata era di 28 -30 mila lire. Il potenziamento dell'ordine di S. Domenico in una città che aveva conosciuto i rigori dell'Inquisizione nella persona del suo Principe, ha un chiaro significato: un controllo sugli spettacoli fu esercitato dal Priore nel 1690.
Ai due ordini massimi, francescano e domenicano fanno corona altri. Fuori di Correggio, a villa Camera, presero stanza, nel 1588, i Conventuali riformati; la loro chiesa ebbe il titolo di S. Maria degli Angeli; dal 1626 furono uniti ai conventuali (10). Là dove sorgeva la chiesa parrocchiale di S. Giovanni fu fondata, nel 1601, il convento dei Cappuccini (11).
In una casa di Borgo vecchio, sotto la direzione dei Minori conventuali vivevano alcune donne con l'abito delle terziarie francescane: nel 1605 aveva origine il convento a S. Chiara (12). La chiesa di S. Rocco, della Confraternita di S. Sebastiano, fu assegnata nel 1616 ai Carmelitani di Mantova che, nel 1617, passarono alla chiesa della confraternita della S. Trinità (13).
Siro fondò la chiesa della Madonna della Rosa fuori le mura, a occidente, là dove già nel 1510 era una cappella di S. Orsola. Questa, risparmiata dalle demolizioni, nel 1607 fu ingrandita per comodità di quanti veneravano l'immagine della B.V. della Rosa che vi si custodiva; nel 1626 fu compiuta. intorno vi si costruirà il cimitero (1783).
Non possiamo dire che tutto fosse perfetto nella vita degli ordini religiosi. Ricordiamo la controversia tra i canonici di S. Quirino e quelli della Mirandola per questioni di precedenza in occasione della sinodo diocesana - 1674. Tre canonici e trenta sacerdoti furono denunziati con pubblico editto affisso alla porta della chiesa maggiore, e sospesi a divinis per disobbedienza. Il Vescovo di Reggio visitò, nel 1676, le chiese di Correggio e suggellò la pace ma lo stesso episodio si ripeteva nel 1697 (14).
L'emulazione tra francescani e domenicani riguardava la devozione popolare e l'insegnamento; anche il convento di S. Francesco ebbe un lettore di logica e di morale (1697) e frati di diverse nazioni (1636).
L'emulazione regnava anche tra le confraternite, "desiderando ciascuna veder frequentata la propria più che le altre", ma si trattava di emulazione feconda. La confraternita di S. Sebastiano, eretta con Bolla 9 maggio 1502, nel 1665 otteneva di "fare la fabbrica del coro avanti la loro chiesa alla forma del disegno fatto dal Biavati; la chiesa è posta su una strada grande, quale serve da piazza e guarda con la facciata a levante" (15).
Nel 1630 dava inizio alla fondazione dell'Ospedale Infermi, alla grandissima specieria, "che si può dire unica della citta". Gli enti ricordati erano dotati di beni e di rendite (16) :

Collegiata di S. Quirino                        scudi  400 d'entrata
Convento di S. Francesco                        scudi 1400 d'entrata
Convento di S. Domenico                         scudi 1400 d'entrata
Convento dei Carmelitani                        scudi  356 d'entrata
Convento delle Monache                          scudi 1200 d'entrata
Convento dei Cappuccini                              - - - -
Convento dei Riformati                               - - - -
Chiesa e Confraternita S. Sebastiano            scudi  350 d'entrata
Chiesa e Confraternita SS. Trinità              scudi  200 d'entrata
Chiesa e Confraternita S. Giuseppe              scudi  500 d'entrata
Ospedale Bastardini                             scudi 1800 d'entrata
Confraternita dei Corpo di Cristo e S. Rosario       - - - -

La devozione a S. Francesco era vivissima a Fabbrico; allontanati i conventuali per decreto di Innocenzo X (1652 ca.) la Comunità ne chiese il ritorno perchè "sempre li popoli sono stati devotissimi del serafico Padre S. Francesco, desiderando ancora di continuare a vivere e morire sotto il stendardo del medesimo Padre", per averne, prediche, confessioni, indulgenze e altre opere di carità - 1660. Nel 1680, essi tornarono con giubilo del popolo. Il quale, anni dopo, abbatteva la vecchia chiesa del castello, piccola e poco decorosa e, in sei anni, ne costruiva una grande (1688, agosto), cui si diede maestà abbattendo edifizi minori.
All'economia di quei secoli, fatta d'i previdenza e di parsimonia, grande vantaggio arrecarono i monti di pietà e quelli dei grani. Il Monte di pietà di Correggio, da poco iniziato nel 1544, aggiornò i suoi capitoli del 1565 e nel 1604; era affidato a due presidenti, che si avvalevano dell'opera di un tesoriere, di un procuratore, un conservatore e un massaro. Presidenti erano i canonici della collegiata o un prete della Congregazione del S. Monte.
Il massaro doveva prestare contro "pegni sufficienti non corruttibili"; "non dia denari sopra lana, biava, vino, libri, armi offensive nè difensive, pegni soggetti a furto, nè sopra roba di chiesa, senza licenza di uno dei RR. Signori Presidenti; non presti agli ebrei nè ai forestieri, non dia più di tre scudi sopra ciascun pegno senza espressa licenza di uno dei Presidenti o tesoriere; non dia più dei due terzi del valore del pegno sopra l'oro, tre quarti detratte la manifattura e tarra, e contravvenendo, sia obbligato ad ogni danno del Monte, e stia assistente alla dispensa il mercoledì o il sabato, e ogni fine del mese consegni i pegni al Signor Conservatore" (17).
Nel 1609 (17 dicembre) ad iniziativa di P. Gerolamo da Forlì, cappuccino, fu fondato il Peculio della B. Vergine, detto anche Monte del grano. U8 settembre, festa della Madonna, si eleggevano otto presidenti: 2 canonici, il priore di S. Domenico, il padre guardiano di S. Francesco, 2 graduati, 2 membri del Consiglio del comune. Il fondo, costituito mediante questua, era concesso ai cittadini da settembre a maggio, nei primi tre mesi per seminarlo, negli altri per far pane, in ragione di 3 staia per famiglia, da restituire entro il 15 agosto.
A Fabbrico, dal S. Monte di Pietà si costituiva, intorno al 1564, "un peculio dei grani, come si fa dal Sacro Peculio di Correggio"; alla restituzione di ogni sacco si aggiungeva una quartarola "sì per il calo come per ricognizione del deputato alle biade"; nel 1694 parve più efficace affidare il servizio di riscossione alla Ducal Camera.
Con questo non abbiamo esaurito l'elenco delle pie fondazioni, di altre diremo più avanti; ricordiamo che nel 1531 Gian Francesco da Correggio lasciò 50 scudi d'oro alle figlie dei suoi servitori, quando andavano a marito, o a due fanciulle povere, assicurati dalla rendita del podere "Donzella" di Campagnola, di b. 107.


1 A.N.C. D. GUZZONI, 1496, 29 maggio, n. 12. Vedi anche n. 13, che descrive l'edificio e i nn. 17-19 che documentano i primi atti della comunità; nel 1503, questa comprendeva 20 monache, ib., 1503, 7 giugno, n. 192.
2 B.C.C. Pergamene, E, 1498, 6 giugno
3 TIRABOSCHI, Biblioteca Modenese, 11, 119
4 A.N.C. G. BOTTONI, 1503, 15 dicembre, n. 239
5 A.N.C. F.A. BOTTONI, 1512, 11 ottobre, n. 358
6 A.N.C. F.A. BOTTONI, 1512, 12 dicembre, n. 97
7 A.S.MN. Archivio Gonzaga, b. 355
8 A.S.MO. Rettori dello Stato, Correggio, b. 18, 1653, 22 marzo
9 A.S.MO. Rettori dello Stato, Correggio, b. 22, 1685, 19 marzo
10 "Il conventino della Madonna degli Angeli, posto fuori Correggio, mentre era posseduto dai Padri Riformati di S. Francesco, veniva sovvenuto con elemosine da questo popolo e anche da Siro; vi abitavano 4-6 frati da Messa e 2-3 laici, officiavano quotidie, predicavano e confessavano, Siro si confessava ivi.
Passato ai Padri Conventuali, per tempo alquanto fu serrato e inabitato, ora vi è un solo frate e non può tirar avanti".
A.S.MO Rettori dello Stato, Correggio, B. 5, 1639, 29 settembre
11 Notizie, cit. p. 38
12 Notizie, cit. p. 37
13 Nel 1661, la confraternita della S. Trinità chiese di fabbricare una nuova chiesa con casa attigua a S. Francesco, demolendo alcune case: la Comunità concesse di costruire l'oratorio nel sito detto la Montagna, sulla strada maestra a sinistra della porta di Reggio, nel quartiere di S. Francesco, A.S.MO. Rettori dello Stato, Correggio b. 13, 1661, febbraio
14 A.S.MO. Rettori dello Staio, Correggio, b. 17, 1674, 12 aprile
15 A.S.MO. Rettori dello Stato, Correggio, b. 15, 1665, 19 novembre
16 A.S.MO. Rettori dello Stato, Correggio, b. 3
17 A. S. MO. Rettori dello Stato, Correggio, b. 2 1, 1604, 20 marzo