| Gabriele Fabbrici |
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| Momenti del liberty a Correggio | |
| Museo in linea, rubrica de "Il Correggio", n. 1/97 |
Con il termine "Liberty" si è soliti indicare uno stile dalle origini e dalle valenze assai diverse che fiorì tra il 1880/1890 e il primo ventennio del Novecento e che ebbe un suo spiccato carattere internazionalistico inducendo a profondi rinnovamenti nel grande mondo dell'arte (pittura, scultura, architettura, arti decorative, arti minori).
Non meno trascurabili furono le influenze che il movimento liberty ebbe in campo sociale.
Anche a Correggio, città periferica sì, ma ricca di una tradizione storica e culturale di tutto rilievo, il liberty non mancò di lasciare tracce significative, soprattutto laddove, come in campo architettonico, esso serviva per riflettere i gusti e le ambizioni della borghesia cittadina che governava il Comune (Ghidini).
In altre parole, lo stile liberty viene ad assumere, tra la fine dell'Ottocento e i primi due decenni del Novecento, il ruolo di un vero e proprio 'indicatore sociale', segno caratteristico e distintivo di un ceto egemone.
Sono numerosi gli esempi che si potrebbero scegliere per illustrare la fortuna e la diffusione dell'esperienza liberty a Correggio, e in questa occasione se ne propongono quattro tra i più significativi.
L'edificio che più di ogni altro simboleggia meglio l'adesione locale allo stile liberty (o floreale) è, senza dubbio, il Torrione, l'imponente costruzione che ancor oggi conclude il percorso di via Carlo V.
La storia di questa prestigiosa testimonianza di archeologia industriale urbana inizia nel 1909 allorché vengono abbattute le mura cittadine e l'imprenditore Placido Reggiani acquista l'area dell'antico bastione di Carlo V.
Il progetto e la realizzazione dell'edificio, destinato ad essiccatoio di bozzoli, deposito di vinacce ed eventuale distilleria, vengono affidati a Pier Giacinto Terrachini (1853-1935), eclettica figura di 'ingegnere' che nel 1889 aveva realizzato uno dei prototipi dell'edilizia floreale in provincia di Reggio Emilia: un edificio scolastico a Rio Saliceto (poi demolito).
Terrachini, con Camillo Bertolini, é uno degli indiscussi protagonisti della stagione liberty a Correggio.
Nel decennio successivo, il largo impiego di capitali profuso per la costruzione dell'edificio non risulta remunerato dagli utili di attività, in netta contrazione, provocando la liquidazione delle attività dell'imprenditore.
Ceduto al Comune nel 1926, il Torrione viene parzialmente trasformato nel 1945 e adibito a residenza popolare per famiglie indigenti.
L'edificio, dalla poderosa volumetria a ferro di cavallo, circoscrive un enorme cortile, ed è caratterizzato da un sapiente uso del mattone a vista, colorato di giallo e di rosso per ottenere suggestivi effetti cromatici, frutto del vivissimo senso plastico e di geniali 'invenzioni' del figlio di Terrachini, Bruto, artigiano autodidatta di grande sapienza decorativa.
Di notevolissimo effetto sono i fregi ornamentali in cemento: balaustre raffiguranti delfini intrecciati a tralci di vite, modanature delle finestre, pinnacoli, la grande ancora affiancata da due delfini che svetta sul prospetto.
L'adesione al liberty in campo architettonico si manifesta anche nella costruzione di alcuni villini posti lungo i viali della circonvallazione ottenuta mediante lo spianamento dell'antica cerchia muraria.
Tra questi un cenno particolare merita il Villino Benzi, in viale Cottafavi.
Progettato nel 1923 da Terrachini come propria abitazione, la villa è in tipico stile floreale, dal disegno semplice, ma elegante, in cui l'intelligente combinazione dei diversi materiali (mattone, cemento e ferro battuto) ottiene risultati di grande effetto visivo (alte finestre accoppiate, eleganti balaustre, putti che sorreggono mensole).
Nella cancellata che circonda il giardino troviamo un'altra prova dell'estro di Terrachini: suoi, infatti, sono i busti in cemento, siglati P. G. T. e rappresentanti personaggi storici (Garibaldi, Ariosto, Cavour, il Correggio) che campeggiano sui quattro pilastri che sorreggono la cancellata che delimita il grazioso giardino.
Con tutta probabilità anche la ristrutturazione della splendida villa Cottafavi a Mandriolo deve essere attribuita a Per Giacinto Terrachini.
Il vasto complesso a corte, formato da edifici padronali e rustici e fronteggiato da un piccolo parco, viene parzialmente sistemato tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento per volere dell'on. Vittorio Cottafavi.
Al termine dell'intervento (e ancor oggi), la villa, probabilmente di origine settecentesca, si presenta al visitatore con una suggestiva successione di stili (neo-romanico, neo-rinascimentale e liberty) in cui prevale l'uso del mattone a vista.
La facciata è scandita da un'elegante successione di bifore e da una trifora sulla torre centrale.
Gli ornamenti che sovrastano le finestre sono in cotto.
Concludiamo questa carrellata sul liberty a Correggio con il Monumento ai Caduti dello scultore piemontese Leonardo Bistolfi (1859-1934), inaugurata il 25 novembre 1923
Personalità tra le più importanti del mondo artistico del primo Novecento, fu tra i protagonisti della cultura modernista e il maggiore esponente, nella scultura, della corrente simbolista.
Collocata a ridosso del Palazzo Cattini (conosciuto anche come dell'Orologio (l'antica Banca della Ragione), la grande scultura in marmo bianco di Carrara conclude la stagione liberty a Correggio (Ghidini) e costituisce uno degli arredi fondamentali che impreziosiscono Corso Mazzini.
Il monumento raffigura la Vittoria alata che raccoglie la fiaccola, stupendamente modellata con grande sapienza dall'autore, di cui costituisce certamente uno dei capolavori della maturità.
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