Riccardo Finzi | |
Sviluppo di Correggio agricoltura, industria e commercio | |
Correggio nella storia e nei suoi figli, Arca Libreria Editrice, 1984 |
Inizia alla metà del secolo XV lo sviluppo di Correggio, che arricchita da una corte man mano sempre più doviziosa, comincia a sentire l'influsso delle aure rinascimentali.
Il traffico commerciale si svolgeva lungo le poche, pessime strade d'allora ed in parte per via d'acqua a mezzo dei Navigli, di cui ancor oggi rimangono alcune vestigia sotto la modesta funzione di cavi di scolo.
Un'opera importante, vero miracolo d'ingegneria dei suoi tempi, fu la costruzione del Canale d'Enza, canale che sussistette per intero sino all'anno 1930 e che ebbe scopi vari, fra cui quelli di molenda ed irrigazione. Difatti giunse ad alimentare 59 ruote in 18 mulini e ad irrigare 2300 ettari di terreno.
Detto canale fu costruito a seguito di una " Capitolazione " firmata nel 1462 da Borso d'Este e da Manfredo, i veri ideatori dell'opera.
Le acque venivano dal fiume Enza, togliendole nel territorio di Ciano (ch'era di dominio dei da Correggio) per condurle sino al Colatore Moglia, presso Rolo.
Il Canale riuscì della lunghezza di km. 83 passando pei territori di Ciano, S. Polo, Montecchio, Cavriago, Reggio, S. Martino in Rio, Correggio, Rio Saliceto, Campagnola, Fabbrico e Rolo. Esso era capace di tre macinatorie d'acqua, ossia di circa litri 50 al minuto secondo, ed. oltre gli usi indicati, alimentava le fosse dei vari castelli, fra cui quelle di Correggio.
Il filatoio della seta, che operò nella via ancor detta del Filatoio, è dovuto a quell'ardita opera d'arte che permise sino dal sec. XVI di avvantaggiarsi di una piccola industria ancora fiorente per tutto il sec. XVIII.
Oltre l'industria della seta e dei velluto, Correggio ebbe altre industrie artigiane, quali una scuola di Arazzeria, introdotta in Città dal fiammingo Rainaldo Duro, che nel sec. XV operò insieme al Maestro Conto della Zinella di Trento, ricamatore, ed ai disegnatori Enrico da Lodi e Bartolomeo da Milano. La scuola ebbe vita sino al sec. XVI. Ma di tali arazzi non si sono trovate traccie ai giorni nostri. Gli attuali arazzi, che si scorgono in Palazzo Principi. sono stati tessuti altrove e più tardi.
Altre industrie artigiane si susseguirono nel cinque e seicento. Una Tipografia, animata da Anselmo Giaccarelli, nasce nella nostra città verso il 1540 e viene trasportata indi a Bologna qualche anno appresso ove gode di meritato successo per la stampa e l'editoria di libri famosi. Una privata tintoria viene concessa a Gio. Antonio Boselli di Reggio, nel 1611. Ma quell'arte doveva essere praticata a Correggio da circa un secolo. Un gruppo di Pittori, componenti la Brigata de Correza e avente a capo Mastro Antonio Bartolotti, fra i sec. XV e XVI operava a Correggio ed anche in piccole città vicine -- quali ad esempio Novellara - distinguendosi pure nell'affresco.
Nel 1616 la Comunità dona a tale Stefano Piva, Carpigiano, due case lungo le mura dal lato di levante per istituirvi l'arte della ceramica estesa alla fabbricazione di vasellame da tavola all'uso inglese. Questa fabbrica operò per più di due secoli nella produzione di piatti non colorati, ma riccamente rifiniti con bordi a rilievo. Alcuni esemplari di vasellame si trovano ancora presso qualche famiglia Correggese.
A metà del '700 per l'attività degli ebrei modenesi Norsa e Usigli veniva introdotta a Correggio l'arte dei truciolo e la confezione di cappelli di paglia: arte che durò per più di un secolo.
Vennero poi introdotti in città un canapificio con una fabbrichetta di telerie, nonchè piccole industrie artigianali, per la concia delle pelli.
Queste ultime, evidentemente per il fetore emanato, vennero confinate a nord, verso la campagna, in Via Conciapelli.
Altri artigiani d'uso corrente, esistevano poi a Correggio, in ogni tempo, come ad esempio, calzolai, conciacanape, cordai, fabbri, falegnami, fornai, fornaciai, muratori, sarti, speziali ecc.
In quanto alle campagne, esse erano poverissime, quasi spopolate, in parte ancora occupate da boscaglie e per altra parte da paludi, frutto di disalveati torrenti.
Nella prima metà del quattrocento i Ronchi e le Geminiole, come le Frassinare erano ancora sommersi per vari mesi all'anno ed altri terreni apparivano da poco tempo coltivati. Ma ciò non ostante, nell'anno 1443 è già impiantato in 14 grossi registri il Catasto Rusticale descrittivo del territorio, in cui appaiono i seguenti Luoghi o Villaggi: Stravaganti, Cerca, Camera, S. Prospero, Fossodondo, Fazzano, S. Biagio, Ardione, Albriga, Carella, Zaccarella, Bellella, Lovana, Bellesia, Bernolda, Schiatta, Vico, Mandrio, Mandriolo, Caprilli, Canoli, Saliceto, Vettigano, Campagnola, Fabbrico. In detti registri, a sinistra della pagina sta la biolcatura, al centro il testo con la ditta proprietaria, la località ed i confini, ed a destra sono segnati i redditi, in lire, soldi e denari.
Da pochi decenni la proprietà demaniale, già infeudata a pochi cittadini, era stata frazionata con coloro che la coltivavano e che dovevano corrispondere un annuo canone che diede origine all'estimo rusticale ed all'imposta sui terreni. Così che in quel catasto, fra i nomi dei proprietari diretti coltivatori appaiono quelli dei discendenti delle antiche schiatte che operarono nel territorio.
Non tutte le case rurali erano costruite di mattoni, se pure crudi e con malta di terra e 4locco. Tante ne esistevano ancora in paviera. La vita dei tenaci agricoltori era rude e penosa. Essi intanto, oltre a coltivare il grano e a godere delle frutta, i cui alberi crescevano in luogo allo stato semiselvaggio, impiantavano quelle viti maritate agli olmi che più tardi ebbero a dare ricchezza al territorio.
Nei boschi, branchi di maiali, piccoli e scuri, si nutrivano di ghiande all'ombra delle querce. Nei poderi di maggiore ampiezza accanto ad un toro e ad un paio di mucche, allevati per la riproduzione, erano uno o due paia di buoi da lavoro, nonchè capre e pecore per il latte e la lana.
E' molto più tardi, con inizio dal sec. XVIII, che viene costruita la casa colonica correggese in muratura, quale oggi giudichiamo di tipo tradizionale.
La casa è provvista al piano terreno di un largo portico centrale, per carri ed altri strumenti agricoli, portico che divide la stalla dall'abitazione. Vicina a quest'ultima è la tinaia. Sopra la stalla ed il portico stanno il fienile e la pagliarola.
L'abitazione è composta di una larga, bassa ed affumicata cucina e, al piano di sopra, di alcune camere sulla cucina e la tinaia. Salendo un'altra rampa di scala si giunge al tassello, una larga soffitta ove si ripongono legna da ardere, fascine e frutta da conservare per l'inverno. Ma il tassello serve soprattutto come camera d'aria per ripararsi in ogni stagione dal contatto diretto col tetto.
Fuori della casa è un'aia per seccarvi frumento, granturco, legumi, nonchè erba da riporre nel fienile.
Quando il podere è di una certa importanza, viene eretto, in ausilio alla casa colonica, un piccolo fabbricato, pur esso in muratura, per alloggiarvi maiali e galline. Nello stesso piccolo fabbricato " rustico " sono posti la " fornacella " per scaldare il grande paiolo con l'acqua per il bucato e il forno per cuocere il pane.
Sino alla metà del Sec. XIX e forse anche oltre, nel podere vi è il macero per la canapa. Ed ancor oggi il podere è fornito di un orto ove il contadino produce per sè quanto occorre per la cucina.
Diversi utensili: un torchio per spremere olio dalle noci; quanto occorre per filare e per tessere la canapa ed altri utensili, finiscono col creare di ogni podere una unità o centro indipendente dalla città e tale da provvedere ampiamente a se stesso.
Infatti nel podere si produce ciò che è necessario all'alimentazione: grano, latte, burro, olio di noci e di semi, ortaggi d'ogni genere, frutta, vino, uova, carne di maiale e di pollo. Dal secolo XVII si ricava il granturco, eccellente per fare la polenta. Nello stesso podere si ottengono poi lana di pecora e canapa per indumenti e vestiario. E si produce anche seta. 0 almeno, dal sec. XVI, si cura il gelso per l'alimentazione del baco da seta e si portano poi al mercato i bozzoli.
Questa indipendenza dalla città dura a lungo in modo quasi totale, sino al principio del sec. XIX. Ed è proprio al principio di quel secolo che notiamo la costruzione di caseifici, modesti fabbricati ottagonali, in muratura, per la lavorazione industriale del latte e la produzione di burro e formaggio. Nei primi anni di questo secolo sorgono poi a Correggio le prime cantine per la vinificazione dell'uva.
La produzione agricola viene intensificata per tutto il sec. XIX e vengono a tenere un posto
sempre maggiore, nell'economia Correggese, la produzione dell'uva e quella del latte.
Ma torniamo indietro nel tempo per dare uno sguardo al "modus vivendi" degli abitanti di città e campagna nel campo della religione e dell'Istruzione.