Odoardo Rombaldi |
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Gli ebrei e la loro universita' | |
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979 |
Sullo stesso argomento vedi anche "Gli ebrei" di R. Finzi.
Alcuni fatti resterebbero inesplicati se ignorassimo l'attività degli ebrei, soprattutto nell'economia. Il primo ricordo che ne abbiamo risale al 1436 (2 gennaio). In quell'anno dieci Anziani del comune di Correggio - è il più antico elenco conosciuto -: Antonio de Suavis, Dagoldinus de Baldis, Francesco de Garixendis, Antonio de Guzonibus, Giovanni de Paganis, Giacomo de Novis, Guglielmo de Zanotis, Peregrino de Pacis, Guido de Luxentis, anche in rapppresentaza delle ville, insieme coi Signori, concedevano a Datelino, figlio di Leucio da Perugia, di aprire un banco ed una bottega di pubblico prestito ad usura, in Correggio, e una serie di capitoli e convenzioni, per la durata di cinque anni; la concessione era prorogata di altri cinque anni nel 1441 e ancora nel 1446, "per l'evidente utilità del Comune" (1). E' possibile che fin dal 1446 la Convenzione fosse portata a dodici anni; di certo fu rinnovata per tale periodo il 1 febbraio 1459 (2) e ancora nel 1471 (3). Nel 1459, anzichè Datalino compare suo figlio Datilo, che nel 1472 non è più in vita. Costui ebbe otto maschi: Manuel, Leone, Bonaventura, Consiglio, Guglielmo, Angelo, Vitale, Abram, e una figlia Antonia; la famiglia prese dimora in Borgo vecchio, sotto la protezione della corte. Non abbiamo informazioni sull'attività del banco; sappiamo di un prestito di mille ducati, nel 1460 (4); i prestiti erano garantiti anche da terreni, di alcuni Datelino venne in possesso e li vendette (1449 - 15 biolche, per 180 ducati; 1450 - una chiusura fuori porta S. Giovanni, per duc. 60). Dei figli di Dataro, Angelo sposò una Rachele di David da Carpi (1462) (5). Sappiamo quanto le parentele contassero nello stabilire rapporti di affari: Manuel trasportò la sua attività in Toscana e i fratelli se ne fecero garanti presso Salomone di Brescello, per conto del quale Manuel operava (1477) (6). I fratelli, nel 1492, divisero i beni; Bonaventura ebbe due figli: Amadeo e Daniel, questi sposò Diana di Lustro di Monselice, che gli portò in dote 226 ducati (7) . Dai pochi dati disponibili sappiamo che i da Correggio si valsero largamente del capitale degli ebrei per la conduzione delle terre proprie e degli appalti pubblici. Nel 1460 Abram e Simone di Manuel da Roma avevano l'appalto dei dazi di Rossena, che riscuotevano al mercato di Ciano, il martedi; i capitoli concedevano loro di tenere uno-due banchi o botteghe, di prestare ad usura, di acquistare mobili e immobili; era loro garantito lo stato personale e il rispetto delle loro feste (8) ; nel 1506 sono a Rossena Daniel e Simone (9).
Nel corso del sec. XVI, in Correggio, attorno agli eredi di Dataro dovette formarsi una piccola colonia, che solo una totale esplorazione delle carte d'archivio potrebbe documentare; ricordiamo un figlio di Bonaventura banchiere -1550, Mosè e Lucio coi loro libri di credito -1571-75, Leo e Israel - 1575. Nel sec. XVII, quel nucleo si fa più numeroso. I drammatici eventi che accompagnarono la caduta di Siro: gli alloggi alemanni, la peste e la carestia, e, subito dopo, il governo estense, notoriamente favorevole agli ebrei, aprirono nuove attività agli ebrei di Correggio; ne è prova la proibizione di condurre poderi d'altri, pena 200 scudi d'oro e la perdita dei frutti raccolti - 1633, 1683, ma ogni volta il divieto fu eluso non tanto nelle ville di Correggio ma lontano dal centro, ove si stendevano le vaste proprietà, che avevano bisogno di maggiori anticipazioni di capitali.
Nel corso del secolo XVII, la comunità ebraica di Correggio emerge via via coi suoi componenti: Lazaro Guastalla - 1634, Leone Civita banchiere - 1654, David Melli - 1659; i Finzi, di origine mantovana, sono a Fabbrico e a Correggio; qui Mosè Finzi, mantovano, esercita affari -1626: nel 1654 assumono il dazio carni; nel 1668 Mosè e Salomon Finzi sono di nuovo conduttori del dazio carni e del macello; i due fratelli esercitano anche la manifattura della seta con denari presi a prestito; condizioni avverse caricano Mosè dei debiti di Salomon - 1676 (10); Isac Levi negozia in merceria - 1654; nel 1676 è attivo David Ravà, nel 1679 David Diena; "a Correggio la maggior parte degli ebrei posseggono case e botteghe da loro comprate, oltre alla Sinagoga e altri loro servizi" - 1679.
Isac e Simone Sinigaglia, attivi nel commercio delle sete dal 1676, nell'80 si trovano in gravi difficoltà per capitali esposti nel Modenese e nel Bolognese e chiedono l'aiuto del Governo per evitare il fallimento (11); crediti sospesi denunziano anche David e Simone Ravà - 1681, e per uscire dalla stretta chiedono al Duca di poter prendere terre in affitto - 1683. Alla fine del secolo, la crisi cerealicola prima, la guerra di successione poi mettono in crisi le manifatture; nel 1690 Angelo Finzi era in difficoltà, mentre Jacob Jesi si difendeva commerciando in grani - 1694; nel 1699 la crisi del commercio della sete immobilizzava i capitali degli imprenditori cristiani e di quelli ebrei; questi chiesero al Duca di sospendere il regime vincolistico (12).
Furono probabilmente le difficoltà dei tempi a ritardare agli ebrei il ghetto. "Gli ebrei si procurano il misero lor vitto con qualche poco di filatura di seta, chi del proprio, chi di commissione, chi attende a comprar tele a provvigione per forestieri, chi s'ingegna di incettare qualche poco di biade"; queste attività - si diceva - richiedevano libertà di movimenti e mezzi di trasporto incompatibili con la chiusura del ghetto.
L'università aveva una sua vita interna, con sue norme, che riguardavano, tra l'altro, l'assistenza; al "Busolo della Misericordia" furono preposti, dal 1673, Sanson e Mosè Finzi, David Ravà, Isac, Simon, Isaia e Salomone Sinigaglia, Salomone Vienne, Abramo e Leone Ravà, Josef, Mosè, Jacob e Israel Jesi, Angelo, Benedetto e Simon Finzi, Lazaro Jona. Nel 1699 Angelo Finzi, "povero", godeva di una casetta "in un sito dei più vistosi di Correggio", cedutagli dalla Compagnia della Misericordia, cui pagava 4 scudi l'anno (13).
Nel 1685 la crisi mise in difficoltà la scuola della Comunità; ciascuno propose di diminuire la propria quota di sostegno, in ragione delle condizioni che ricordiamo:
"I Sinigaglia, che pagavano 26 scudi chiedevano di diminuirli a 12, petchè mandavano a scuola non più 5 figli ma uno;
i Finzi pagavano scudi 15 ed ora 5, per aver mandato via un figlio che prima veniva a studiare;
la Sinagoga pagava scudi 17 ed ora 10, non potendo resistere a tal aggravio;
Abram Ravà pagava scudi 12, ed ora 2, non avendo ragione di servirsene;
Sanson Finzi pagherebbe scudi 7 per i figli, Salomon Diena 2, Jesi pagano scudi 2" (14).
Erano 40 scudi, insufficienti a pagare l'ebreo polacco condotto ad insegnare ai figli della Comunità, quando non ne sarebbero bastati 90. Non sappiamo se questo maestro sia quel Pelegrino Polacchi di Praga che nel '90 sarà arrestato per spaccio di moneta falsa (15).
Fabbrico, importante centro dell'economia signorile e degli scambi con Mantova, dovette ospitare ebrei per tempo; il primo ricordo è solo del 1513; il 28 aprile Gian Galeazzo, figlio di Niccolò, informava:
"essendomi occorso mandare a Mantova Elia, mio hebreo di Fabbrico, per comprare alchune cose là per bisogno mio, intendo egli essere stato preso a S. Cataldo et condutto a Mantova ....; haveva dama in groppa et era senza il segno del 0;
chiedeva che Elia fosse liberato e gli fosse restituito certo velluto (16).
Più tardi un gruppo di famiglie aveva le proprie case e la sinagoga nel castello, ma seppeliva i suoi morti a Correggio o a Carpi; tra esse, i Ravà: Emanuel Ravà conduceva i molini di Fabbrico (1661-67); i Finzi e i Monselici (Abramo Finzi e Desiderio Monselici) erano creditori di 6 mila scudi di moneta modenese per la condotta dei mulini di Correggio (1665); Laudadio Fano, Giuseppe Vita Levi e Desiderio Monselici ebbero in affitto Ca' de Frati. Nel 1690 Paolo Guidotti acquisterà le case degli ebrei; questi lasceranno il castello per sistemarsi nel borgo.
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