Riccardo Finzi |
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Gli Ebrei | |
Correggio nella storia e nei suoi figli, Arca Libreria Editrice, 1984 |
Sullo stesso argomento vedi anche "Gli ebrei e la loro universita'" di O. Rombaldi.
Gli ebrei ebbero una certa importanza nello Stato di Correggio, per l'apporto del loro denaro e per l'impulso che seppero imporre al commercio.
La storia della loro permanenza nello stato ha inizio il 1 febbraio 1459. In tale data il Conte Antonio da Correggio, anche per il fratello Marifredo ed il Nipote Niccolò, concedeva - a rogito Agostino Dalmieri - un Banco feneratizio ai fratelli Ebrei Dattero e Manuello. Non si conosce il casato dei due fratelli ed ignota è la loro provenienza. Si è però supposto provenissero dalla Città di Pesaro.
In quell'epoca era invalso nell'uso delle Corti di chiamare gli ebrei per appaltar loro il prestito ad interesse, ossia " l'usura ", ciò essendo vietato ai cristiani.
Questi primi ebrei, colle loro famiglie, dovevano osservare le loro funzioni religiose secondo il rito Italiano, dimostrando così chiaramente, la loro remota origine Italica.
Verso la fine del sec. XV altri ebrei, cacciati dalla Spagna vennero a stabilirsi a Correggio, ove intrapresero qualche lavoro artigianale, quale ad esempio la tessitura delle sete e dei velluti, secondo l'arte imparata nei luoghi d'origine.
La piccola colonia ebraica associò allora al rito religioso Italiano, quello Spagnolo, ebbe una o più " Scòle " (sinagoghe) ed un cimitero posto oltre la Rocca della città, nello stesso luogo ove sorge attualmente il fabbricato della Divina Provvidenza, in Corso Cavour.
Gli ebrei, trattati con molta umanità dai Signori di Correggio, ben presto si affiatarono con la popolazione, benchè ne rimanessero distinti per motivo religioso.
Essi dovevano essere tutti di ceppo " Sefardita ", ossia mediterraneo.
Essendo sorta la necessità dell'apertura di un banco di prestito pure nel borgo di Fabbrico, i Conti di Correggio Giberto, Camillo e Girolamo, in data 22 agosto 1529 concedevano tal banco a Diana di Deodato da Bivagni, sposa di Vitale Monselici. 1 discendenti del Monselici ottennero poi il rinnovo della concessione, che di solito era decennale, sino alla caduta del Principato.
In Correggio, nel 1594, teneva banco un tal Leone ebreo, che pare fosse un Finzi ed avesse per stemma un cervo; il che fa pensare ch'egli si stimasse discendente dalla tribù di Neftali, che aveva appunto un cervo come emblema. Egli avrebbe dunque potuto denominarsi Leone Finzi ben Neftali. Più tardi i Finzi di Correggio, cresciuto il loro numero, si distinsero in varie casate.
Nei primi anni del '600 e precisamente con rogito Cattania del 31 luglio 1603 e rog. Camellini dell'8 marzo 1604, il Conte Camillo affidò la zecca agli Ebrei Abram Jaghel e David Ricco per dieci anni.
E' caratteristica la liberalità del Conte Camillo a favore dei due zecchieri, anche se ebrei, perchè nell'art. 7 del contratto dell'8 luglio 1603 si leggono queste parole in loro favore: et possano acquistare stabili come tutti gli altri cittadini di S. E. et essere fatti cittadini in virtù delli predetti capitoli, come honorandi et privilegiati et essere favoriti da S. E. nel suo stato come fuori dello stato in ogni bonesta et giusta occorrenza come li propri della sua corte et servitori, etc....
Però il David Ricco non meritò tanta stima, ma comunque non si devono a tale zecchiere le gravi vicende incombenti più tardi sulla zecca.
Nel 1607 teneva banco a Correggio Benedetto Calimani, insieme a tal Salvadore, che forse era suo figlio e, nel 1618, con atto del 9 gennaio, il Principe Siro concedeva all'ebreo Angelo del già Israel da Fano, banchiere in Correggio, suoi successori, compagni, fittavoli ecc., il diritto di abitare a Correggio con le loro famiglie e commerciare e comprare e possedere case ed orti per abitazioni loro e terreni per seppellire i morti ...
Nelle " Costituzioni, ovvero gride della Città di Correggio ", datate 23 aprile 1625, nel lib. 11, cap. 8 gli ebrei sono menzionati sotto il titolo " Degli hebrei banchieri e che in qualsivoglia modo esercitano le usure ". Ma in quell'epoca gli ebrei non esercitavano solo l'usura o il piccolo artigianato, bensì si davano attivamente ai commerci.
Verso l'anno 1630 tiene banco in Correggio Guglielmo Tesei, abile quanto facoltoso, e che ottenne anche la zecca di Correggio, nel 1627, come ultimo zecchiere.
A quel tempo l'importanza economica degli ebrei nel Principato è assai forte e l'avvento degli Estensi va di pari passo con la loro decadenza. Però la ventata antisemita auspicata e promossa dalla Duchessa Laura sembrò placarsi giungendo nell'oasi di Correggio. Così, mentre nel 1671 a Reggio viene istituito il ghetto, a Correggio gli ebrei vengono lasciati liberi e solamente un secolo dopo le famiglie più povere vengono costrette ad abitare nel ghetto di nuova formazione, sito in via Casati; ciò mentre le famiglie più doviziose continuano ad abitarne fuori, nelle case di loro proprietà.
Una statistica del 1793 precisa ch'essi erano 177 (88 maschi e 89 femmine) ed abitavano in 36 case. Di quelle case, trenta appartenevano agli ebrei stessi, come prova il censimento catastale del 1786, e precisamente 14 case erano poste nel Quartiere Filatoio (ghetto); 5, nel quartiere di S. Quirino; 2, in quel di Borgovecchio; 8, di S. Domenico ed 1 di Piazza Padella.
Colle aure di libertà dei 1796 vengono tolti i cancelli del ghetto e di essi per lungo tempo non rimarranno che i cardini, a ricordo della cessata schiavitù: schiavitù che a Correggio ebbe però ad essere assai temperata.
Durante il periodo Napoleonico gli ebrei si danno al servizio delle armi, alle professioni liberali, ai pubblici impieghi ed ampliano i loro scambi commerciali, trovando in loro stessi un inesausto vigore.
Al ritorno della dominazione Estense, pagate le solite contribuzioni, maggiorate dalle multe e dai donativi, gli ebrei rafforzano la difesa passiva della Comunità, come già fecero prima d'allora, ed assumono maggior importanza la " Compagnia di pubblica assistenza ai malati Israeliti " fondata nel 1750, nonchè la " Compagnia di pubblica beneficenza Israelitica " fondata nel 1802, compagnie che fruiscono dei lasciti Fontanella, Usiglio, Forti, Finzi e Sinigaglia per la distribuzione di elemosine ai poveri, il conferimento di doti a zitelle e l'assistenza agli infermi.
Nel secolo precedente, e particolarmente intorno al 1740, in vista della possibilità di venire rinchiusi nel ghetto, gli ebrei più dotati ed avventurosi erano emigrati verso le vicine città di Maritova e Verona, che bene si prestavano per ivi esercitarvi il commercio. Ma dopo la restaurazione Estense non vi furono evasioni. Gli ebrei costruiscono una nuova, ampia e bella sinagoga (distrutta solamente dopo l'anno 1950) ed il nuovo cimitero (ancor oggi esistente) ed organizzano i loro scambi coi correligionari abitanti fuori dello stato, così da dare inizio, per alcuni di loro, a discrete fortune economiche.
Alle tre famiglie più antiche, Sinigaglia, Finzi e Jesi, ed alle altre famiglie già citate, si sono aggiunti i Sanguinetti, i Massarani, i Foà-Ventura, i Conigliani, Vienna, Camerini, Recanati e Resignani. Nell'anno 1820 il loro numero sale a 201 Nell'anno 1824 gli ebrei sono in numero di 228 certamente quasi tutti abitanti in città numero elevatissimo quando si pensi che la popolazione di Correggio città era complessivamente, ebrei compresi, di 2157 anime.
Nel 1824 gli ebrei si dedicano ancora al prestito di denaro, ma anche e particolarmente, al commercio all'ingrosso ed al minuto delle granaglie - che importano d'oltre Po - dei tessuti d'ogni genere, dei filati, della canapa, del cuoio e financo delle ferramenta.
D'allora gli ebrei vanno sensibilmente diminuendo di numero, tanto da assommare a 152 nel 1849.
Gli ebrei partecipano attivamente alle guerre per l'indipendenza nazionale e al tempo dell'unità d'Italia comincia la loro evasione verso i centri più importanti di Milano e Genova, ma anche più modestamente di Modena e Bologna.
Essi diminuiscono tanto di numero da provocare nell'anno 1921, con meno di 30 ebrei, la soppressione ufficiale dell'autonomia amministrativa della loro Comunità, denominata " Università Israelitica ".
La persecuzione razzista del 1943-1945 trova
a Correggio poche famiglie: Finzi e Sinigaglia.
Esse riescono ad occultarsi, in Italia ed all'Estero.
Una sola donna non sfugge all'arresto: Lucia Finzi - che purtroppo termina la sua vita nelle camere a gas.
Dopo la guerra la porta artisticamente intagliata dell'Aron Ha-qodesh, che custodiva nel Tempio di Correggio i sacri testi biblici, viene spedita nello stato d'Israele, onde far parte di un Tempio di nuova costituzione in Gerusalemme. E' ciò che ormai rimane nel mondo - insieme al piccolo cimitero - della Comunità di Correggio e del suo culto.
In passato alcuni di loro davano lustro alla città: Samuele Jesi, Felice Zalman, Francesco Redenti, Felice Finzi.
Altri ancora sostenevano il fuoco nemico, come volontari, nelle campagne per l'indipendenza nazionale.
(Da documenti esistenti nell'Archivio di Memorie Patrie di Correggio - Cart. 126 - ed altre).
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