Odoardo Rombaldi
S. Francesco. Gli ospedali: S. Bartolomeo, S. Antonio, S. Maria della Misericordia
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

Vedi anche "Scuole, Conventi, Confraternite, luoghi di assistenza ospitaliera" di R. Finzi
Vedi anche "Le riforme: l'ospedale infermi e l'ospedale esposti" di O. Rombaldi

Se, conforme alla tradizione, S. Quirino, chiesa del borgo, nei primi tempi non fu parrocchia nè ebbe fonte battesimale, tali caratteri ebbe in pieno S. Giovanni, presso la porta omonima, fuori le mura, con cimitero; come tale essa doveva servire Correggio e i dintorni immediati. La visita pastorale del 1439 ricorda, nel Correggese, le pievi di Fabbrico e di Fosdondo, le parrocchie di S. Biagio, S. Martino, Mandrio (S. Salvatore), Mandriolo (S. Maria), Campagnola (SS. Gervaso e Protaso) e, in Correggio, S. Quirino e S. Giovanni. Questa possedeva un ricco corredo di libri, che l'inventario così ricorda:
un breviario - incipit: Beatus vir,- un salmista -inc.: Beatus vir,- due altri salmisti, un antifonario, un messaletto votivo, un "evangelistario" con un epistolario, un antifonario a cantando missam, due altri antifonarii, un messaletto ab antifonis et capitulis, tre esposizioni sugli Evangeli, un antifonario, un libro della vita di S. Caterina, tre libri a baptizando,- due summae Raymondinae, di cui una in volgare; una rubrica nova secundum missa, un Comentus, un innario, un liber ab expositionibus, un liber officii in die Iovis Sancte, un liber officii Corporis Christi, un libellus nostre domine, un liber de Cantare de Rolando pro vulgare.
Proprio la presenza di quest'ultimo porta a ritenere che S. Giovanni fuori le mura, chiesa battesimale e parrocchiale, servisse, oltre che ai correggesi, anche alla gente della campagna circostante che, appunto, ascoltando il cantare di Orlando, trovava sollievo alle fatiche del viaggio. Ora, è singolare che l'inventario del 1439 non contenga alcuna notizia nè dei libri nè dei beni di S. Quirino (1).
Il livello della vita religiosa della città fu tenuto alto dall'attività missionaria degli ordini religiosi, avanti a tutti quello di S. Francesco. All'ordine francescano e al suo fondatore furono devoti i da Correggio fino alla fine del sec. XV in modo esclusivo, da Giberto Il Difensore, che nel suo testamento provvedeva alla fondazione di una chiesa al Santo in Castelnovo (1321), ai successori, che tale voto condurranno a compimento in Correggio.
Anche nella vicenda della costruzione della chiesa di S. Francesco, da Parma a Castelnovo a Correggio, si coglie il ripiegamento dei da Correggio dalla città, teatro dell'impresa di Giberto, al minor centro della storia dei suoi successori.
La ragione di questa predilezione va cercata nel significato autentico che il francescanesimo, religione di pace e di povertà, aveva rispetto alla guerra ed alla ricchezza, che formavano lo scopo dell'esistenza di quei signori; un antidoto, un correttivo in punto di morte. La religione di S. Francesco affratellò nella sorte comune i potenti e i poveri, e fu cemento alla vita della comunità, che nei sepolcri della chiesa o nel cimitero circostante cercarono l'ultima pace; i testamenti stanno a provarlo.
Fin al 1479 i da Correggio seppellirono i loro morti nella chiesa di S. Francesco di Parma (2), e proprio in quell'anno Manfredo e Agnese Pio avrebbero dato inizio alla costruzione del nuovo grande tempio; ma all'opera si era dato inizio assai prima, dal 1420 secondo alcuni, dal 1438 secondo altri, nel 1446, nel 1469, per condurla a termine solo nel 1484. Le fonti notarili, da noi consultate, danno questi risultati: 1443 - Antoniolo de Cumis lascia 50 fiorini per il momento in cui si lavorerà alla chiesa, al dormitoio e agli altri edifici: si et ubi et cum laborari contigerit (3); 1446 - Giberto attesta che Pietro Mazucho - Pietro di Pietro degli Augustoni, detto Mazuco, di Reggio - nel tempo precedente si era ben condotto come massaro in fabricatione monasterii S. Francisci de Corigia, e della chiesa, per cui gli aveva dato aliquaspecunias e talvolta blada et vinum (4); 1449 - Niccolò, nel testamento, dice di voler essere sepolto in S. Francesco (5).
Le spese fatte non potevano esser coperte tutte con lasciti ed elemosine, perciò, nel 1450, a causa del laborerium fatto e da farsi, si vendevano alcune terre della chiesa (6). I lavori sono in atto nel 1452 (7) ; nel 1454, 15 lugli o - si fa il contratto per il campanile:
frate Andrea da Sicilia, custode di S. Francesco, Prospero de Pezanis e Aloisio de Saltinis, sindaci, commettono a mastro Giovanni de Honestis da Rubiera e a Bertolino Formigone da Correggio di completare il campanile "sito e fondato nella chiesa, costruendo due crociere di due camicie, con quattro finestre, con colonnette al centro di ogni finestra, con una pigna di pietre e quattro torricini " (8).
Nel 1460 (15 luglio) si commissiona l'organo della chiesa, per 55 ducati d'oro con doppi tasti e tre voci ("cum tastis duplicibus et tribus cantoribus") di grandezza.. pari a quella della chiesa dei frati minori di Reggio, a spesa dei fratelli Guglielmino e Bartolomeo de Organis abitanti a Reggio (9). Questo dato fa già pensare all'officiatura della chiesa; che questa non avesse ancora raggiunto la forma attuale risulta dal fatto che, nel 1463, Manfredo riconosceva che convento e chiesa avevano bisogno di grandi restauri e di nuove fabbriche poichè quelle esistenti non bastavano ai frati:
"locus et ecclesia ( ... ) adhuc maxima indigent reparatione et fabricatione cun predicti fratres minores ibidem per tempora deputati vix in loco ipso habitare possint propter ipsius ecclesiac et loci incompetentes et incapaces habitaciones" (10).
Adfabricationem et reparationem dicti loci, Manfredo univa a S. Francesco la chiesa di S. Bartolomeo di Ponte Mainardo, di cui era patrono. Risparmiata la chiesa, il monastero quattrocentesco fu sacrificato agli ampliamenti successivi.
Il monastero non potè affrontare un'opera così vasta e complessa e protratta nel tempo senza un disegno ma non sappiamo se questo fosse definito nelle sue parti fin dall'inizio o sorgesse dalle nuove proposte; sono proprio queste che attirano la nostra attenzione e fanno pensare ad un'opera cresciuta nel tempo ma conclusa, ad un certo momento, in un sistema unitario. Il modo di crescita, su richieste via via presentate, e l'opera coordinatrice ci portano ad un'epoca interessante e viva dell'attività architettonica. Nel 1461 si lavora alla chiesa (11); nel 1462 Giovanni di Leonardo de Altemannis detto Castellini dispone che il suo corpo sia sepolto nella chiesa di S. Francesco, là dove i suoi fratelli intendevano alzare una cappella (12); nel 1464 un altro della casata, Bartolomeo, ordina di esser sepolto in S. Francesco, nella cappella di S. Stefano, costruita a spese sue e della famiglia (13); (la cappella sarà compiuta solo nel 1479). Nel 1467, Manfredo lascia 200 ducati "profrabrica capelle" (14) ; nel 1469 si scrive che non v'è chiesa da quelle parti che esiga più restauri di S. Francesco, "quae est prostrata in terram " (15); il '69 è forse l'anno culminante dell'opera, poichè è in questo che i soprastanti Turco de Ursis, Pasquale de Merli da Scurano e Giorgio de Calcagnis conducono mastro lacobo da S. Martino per fabbricare la cappella grande e le due laterali, la prima larga all'interno 16 braccia (1 br. = cm 63), con colonne alte 16, i muri di 4 teste, con due finestre bancate; le cappelle laterali larghe br. 8 all'interno, alte br. 9, con finestre intagliate; attorno alle cappelle si doveva condurre una cornice intagliata; Jacobo doveva l'opera e riceveva pietre, calce, l'armatura, 50 libbre a prestito e 25 soldi per ogni mille pietre messe in opera, vuoto per pieno (16). 1479 - la chiesa non è terminata, Niccolò lascia mille ducati in fabricatione ipsius ecclesie (17).
Mentre S. Francesco fu incluso nella cerchia murata, fuori di questa restarono alcune fondazioni pie che, per l'opera loro, destinata a poveri viandanti, era opportuno fossero fuori del centro del potere. Lo spirito di carità e d'assistenza aveva creato istituzioni nei punti nevralgici delle vie di comunicazione, ospizi cui era affidato il compito di mantenere in funzione i ponti o il traghetto. Al ponte Mainardo (Fazano) vi era la chiesa di S. Bartolomeo, con annesso ospedale, diretto dai frati del terzo ordine di S. Francesco - sec. XV (18) . A Vitigano di Campagnola, in luogo detto ad domum S. Zanis, vi era un ospedale -1430.
Fuori la mura e vicino a porta S. Paolo era la chiesa di S. Antonio di Vienna; apparteneva questa ad un ordine internazionale che a Vienne (Delfinato) aveva il suo centro, cui spettava di curare i malati del cosiddetto fuoco di S. Antonio.
Nel 1429 (2 Aprile) Guizardo de Castellinis da Castroredaldo dispponevva per l'erezione di un altare nella chiesa di S. Antonio, "sub titulo S. Petri", dotandolo di terre, calice e patena (19).
Antonio de Cumis, già ricordato, nel 1453 lasciava alla chiesa 25 fiorini per proseguire la costruzione dell'ospedale annesso (20). A questo era prossimo il cimitero, con una cappella a S. Pietro, dotata di benefici - 1485 (21).
Il moto dei Flagellanti, che investì l'Italia, centro-settentrionale nel 1260, produsse frutti di carità, in genere ospedali, gestiti dallé Confraternite dei Battuti, che ebbero vita secolare. In Borgo vecchio esisteva, fin dal 1316, un confraternita dei verberati di S. Maria della Misericordia; riteniamo che essa risalga ed epoca più antica (22); l'Ospedale S. Mariae Verberatorum o della Misericordia, è ricordato nel 1450 (23); nel 1490 gli fu unito il ricordato Ospedale di S. Bartolomeo; la confraternita aveva particolare cura degli esposti; di essa si dirà più avanti.
Ma alla pietà collettiva delle Confraternite tenne dietro quella individuale dei Principi. Anche in questo campo domina la figura illuminata di Niccolò da Correggio; con suo testamento (1479) dispose che, se il lascito di mille ducati a S. Francesco non fosse stato speso nel triennio successivo alla sua morte, dovesse essere sostituito da terre e bestiame; alla figlia Eleonora donava 4 mila ducati pro dote, terre a Fabbrico e a Castellazzo, e redditi di canonicati; se il matrimonio non fosse seguito, i 4 mila ducati dovevano assegnarsi ad un ospedale da fondarsi in Correggio, sotto il nome di S. Maria Vergine; frattanto, il frutto del capitale doveva destinarsi come dote alle ragazze nubili e in alimenti agli infanti; se poi la figlia avesse preferito il convento, avrebbe conservato il capitale ma le terre sarebbero passate all'Ospedale; questo doveva poi passare la rendita alla vedova Cassandra, qualora fosse rimasta vedova. Il resto, donava, Niccolò, ai parenti di Correggio e di Casalpò (24).
18 Fondato nel 1173 , fu diretto da fratelli e sorelle ospitalieri; nel 1452 era retto da un priore, nel 1463 passò ai minori Conventuali, nel 1502 fu unito ai Domenicani, nel 15 10 da questi ceduto all'Ospedale di S. Maria, che fin dal 1490 lo aveva chiesto alla S. Sede.


1 A.S.RI. Notai, A. PITTORI, b. 201, cit. La chiesa dipendeva dai canonici di S. Prospero di Reggio, cui dava annua ricognizione. Alla fine del sec. XVI sarà ridotta a beneficio semplice e i fedeli assegnati alle parrocchie di S. Martino, S. Biagio, e S. Prospero; la chiesa sarà abbattuta nel 1601 e l'arca occupata dal convento dei Capuccini; il beneficio trasportato in S. Quirino.
2 A.N.C., F. BELLESIA, 1479, 4 agosto n. 367.
3 A.N.C., I. BALBI, 1443, 29 agosto, n. 46. "Si et ubi et cum laborari contigerit in dieta ecclesia et in dormitorio et edificiis ipsius ecelesiae et monasterii S. Francisci".
4 A.N.C., I. BALBI, 1446, 4 novembre, n. 218. "Gibertus de Corigia per tempora retroacta Petrum Mazuchum Massarium gessisse nomine ipsius Comitis et pro ipso in aliquibus negociis et operibus construetis et faetis nomine ipsius Comitis in fabricatione monasterii S. Francisci de Corigia". Il testamento dell'Augustoni e in B.C.C., Pergamene, A, 1467, 10 settembre
5 A.N.C., I, BALBI, 1449, 18 luglio, n. 340
6 A.N.C., G. DALMIERI, 1450,18 marzo, n. 316. "Cum oporteat locum beati Francisci Serafici de Corigia vendere aliqua bona immobilia propter laborerium factum et fiendum in ecclesia ipsius loci et in ipso loco et necessariis expensis", il Capitolo decide di vendere terre.
7 A.N.C., G. DALMIERI, 1452, n.479."In auxilio et reparatione ecelesiae S. Francisci".
8 A.N.C., G. DALMIERI, 1454, 15 1uglio, n. 652. "Omnibus suis expensis exceptis lapidibus calce et aparamentis necessariis, dictum campanile firmiter laborare (taxellos duos-cancellato) camisias duas tacere et fabricare (cum camisiis-cance1lato) et fenestras quatuor cum colonelis per dimidium cuiuslibet fenestre laboratis ubi stare debent campane et pignam dicti campanilis laborare". - V.R. FINZI - G. DEGANI, la Basilica di S. Francesco di Correggio, in la Provincia di Reggio, 1927, p. 151.
9 A.S.RE. La zecca di Correggio. Nel 1463 Magister GUIELMUS, Magister Organorum assiste ad un rogito.
10 B.C.C. Pergamene, A. 1463, 5 gennaio
11 A.N.C., I. BALBI, 1461, 6 febbraio, n. 68 12 B.C.C. Pergamene, E, 1462, 2 ottobre
13 B.C.C. Pergamene, E, 1464, 1 settembre
14 Testamento di Manfredo, cit.
15 A.N.C., F. BELLESIA, 1469, 6 ottobre, n. 240
16 A.N.C., C. BOTTONI, 1469 20 settembre, n. 711. "Magister Iacobus de Sancto Martino ibi presens. murator, conduxit ad fabricandum capellam magnam ecclesie S. Francisci de Corigia, cum duobus capellis ab utroque latere, omnibus suis sumptibus magisterii cazole et intaleorum a dominis Manfredo et Nicolao de Corigia, et seu a Turcho de Urso, Pasquale de Scurano et Georgio de Calcagni suprastantibus et deputatis ad fabricam diete ecclesie presentibus, et pactis infrascriptis, vid.: capella in intra muros br. 16 testarum 4 in grassitudine, fusta colomnarum capelle magne altitudinis br. 16; in dieta capella magna fenestras duas intalcatas; capellas duas parvas, unam pro latere diete capelle magne, latitudinis br. 8 intra muros cum fustis utriusque capelle altitudinis br. 9 et cum fenestris necessariis intaleatis in ipsis capellis parvis; cornicem desubtus circum circa ommes dictas capellas intaleatam et pilastros foras intaleatos. Pro quo laborerio predicti domini et seu superstanstes dare debent dicto magistro Jacopo presenti lateres, calcem, armaturas, et alia necessaria super ipso laborerio; item et opera necessaria cum fondamentis, carris et pro adiumento necessario; item dare debent pro miliari, ponendo vacuurn pro pleno, soldos 25 pro miliari et tacere prestantiam libr, 50 imp. de presenti".
17 A.N.C. L BALBI, 1479, 31 maggio n. 505
18
19 B.C.C. Pergamene, E, 1429, 27 aprile
20 A.N.C. 1443, 29 agosto, n. 46. "Pro fabricatione hospitalis incepti".
21 A.N.C. D. GUZZONI, 1485. n. 183. "Vacante capella seu bebeficio S. Petri in cemeterio eclesie S. Antonii de Corigia"; il nuovo beneficiario è eletto dalla maggior parte dei patroni.
22 Tutto fa pensare che Borgovecchio fosse investito, ne1 1260 o poco dopo, dalla devozione dei Battuti; la presenza della chiesa di S. Maria della Misericordia e dell'annesso ospedale attesta una forma di religione popolare di preciso significato; ricordiamo che a Castel Novo (Sotto) un ospedale fu fondato a seguito dei Battuti; anche in questo caso potremmo ipotizzare un passaggio da Castel Novo a Correggio, simile a quello che trasferì la chiesa di S. Francesco.
23 A.N.C. G. DALMIERI, 1450, n. 292. Fu donato all'ospedale S. Mariae Verberatorum un letto con lenzuola e una conerta antica.
24 A.N.C. I. BALBI, 1479, 31 maggio, n. 506