Odoardo Rombaldi | |
Chiese: S. Quirino | |
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979 |
Discorrendo di teatro si è accennato ai privilegi e al prestigio del clero; sarebbe tuttavia erroneo dar rilievo a questi aspetti e trascurare il magistero spirituale esercitato nella vita della Comunità (gli aspetti individuali della fede, quando siano documentati, richiedono particolare trattazione).
Il carattere cittadino della vita religiosa di Correggio risulta dalla molteplicità degli istituti, dalla presenza del clero secolare e di quello regolare, rappresentata da più ordini, dal numero delle Confraternite, dalle loro fondazioni pie. Rientra nelle regole del tempo che i da Correggio cercassero di controllare la vita religiosa, provvedendo ai rettori delle chiese, appropriandosi delle rendite dei benefici. Sappiamo che essi ebbero giuspatronato nelle chiese dei loro vasti possessi da S. Pietro di Campegine a S. Iacopo della Cadè, da S. Margherita della Duchessa a Camporotondo, Fabbrico, Correggio ecc. (1); le chiese rurali erano gangli vitali del loro dominio; quando gli eventi li portarono a concentrarsi nel Principato, essi controllarono anche più da vicino le chiese del loro territorio e, per non subire preminenze al centro, non chiesero mai che S. Quirino fosse elevata a chiesa plebana; plebane erano Fosdondo (Camporotondo) e Fabbrico.
La chiesa di S. Quirino era in castro vetere e, per esser attigua al casamentum e poi al palatium dei Signori era la chiesa di corte. La chiesa di S. Michele, coeva al castro di Correggio, servì i feudatari; essa fu chiesa privata e mantenne per secoli tale carattere. Giovanni Saccani negò fondamento alla tradizione che voleva "una Badia o Basilica di S. Michele restaurata nella prima metà del sec. IX da un conte Corrado di Casa Correggio e arricchita di grandi privilegi dal Papa Gregorio IV nell'anno circa 843" (2) . Egli ritenne falsa la bolla attribuita ad Innocenzo II (1140) che assegnava a S. Michele e S. Quirino giurisdizione sulle altre chiese del contado. La verità è assai più modesta; la sua antichità non sarebbe maggiore del IX o X secolo. Le carte ricordano la chiesa di S. Michele arc. col suo presbiter e rector la prima volta nel 1009 (3), la seconda nel 1039 (SS. Michele e Quirino); esso è "infra castro Corigia" (4) e dipende dalla pieve di Camporotondo (Fosdondo), come provano le bolle dell'1144 (Lucio II) e del 1146 (Eugenio III): "plebem de Camporotondo cum capella de Corigia et aliis capellis".
Nel 1173 Alberto da Correggio dona un terreno alla "ecelesia S. Quirini;" per tutto il secolo XIII e pel XIV non troviamo più alcun documento di qualche considerazione sulla chiesa di S. Quirino. Niente nei diversi elenchi di decime e nei legati episcopali del tempo, se si eccettui qualche cenno ai parroci o rettori" (5) . La dipendenza della chiesa dai Signori è provata dal fatto che l'area in cui sorge l'attuale fu donata da Gianfrancesco e Manfredo da Correggio "ove prima era la fossa del Castello"; essa era dunque parte del Palazzo (6).
S. Quirino fu prepositura, da quando non è certo. Il Saccani ritenne "non esservi alcuna traccia di prevostura in Correggio prima del 1450; i parroci che si sono succeduti nel governo della chiesa fino a quest'epoca portano il titolo di rettori" (7).
In effetti, nel 1444 e nel '46 fu rettore di S. Quirino Antonio Maria da Bazano, nel 1447 Niecolò qu. Bartolorneo da S. Gregorio, e solo nel 1453 Giovanni Antonio de Bertanis, prete parmense, è detto prepositus di S. Quirino. Il Saccani, non conoscendo quest'ultimo dato, a proposito della collegiata, che andava unita alla prepositura, scriveva:
"Dal 1459 in avanti alla nostra Chiesa viene dato impreteribilmente il titolo di Prevostura ( ... ) segno evidente che, di fatto o di diritto a Correggio vi era un prevosto o capo, con altri sacerdoti che formano una Collegiata". Ciò è confermato dalle bolle di Pio Il (1461, 27 aprile) e di Paolo Il (1466, 2 dicembre). Il Saccani connette la elevazione di Correggio a contea (1462) e la promozione della rettoria a prepositura e quindi l'istituzione della Collegiata; proprio intorno al 1450 si sarebbe prodotta la bolla di Innocenzo Il a prova di un `antichissima contea nella quale era un insigne Collegiata". L'ipotesi è verosimile ma non risolve tutti i dubbi. In effetti, se è certa la prepositura dalla metà del sec. XV, la Collegiata sarebbe di 50 più tardi: "quantunque si possa produrre il nome di 15 o 16 ecclesiastici che dentro la fine del 1400 portarono il titolo di canonici, nel 1503 e nel 1507 non ce n'era più alcuno ed il Prevosto in atti solennissimi è solo assistito dai capellani della Prevostura" (8) . L'essere stata, questa, data in commenda fu la probabile causa che si sciogliesse la Collegiata e se ne disperdessero i beni, se pure v'erano prebende canonicali propriamente dette. I da Correggio, dunque, patroni della Chiesa, ne avrebbero limitato la crescita: nel 1486 ne era praepositus Giovanni qu. Manfredo da Correggio; la sua nomina risaliva a pochi anni prima; nel 1482, vacante la carica, era sorta "discordia tra Niccolò e suoi cugini, volendo cadauno che la fusse conferita a suo modo", e poichè il defunto era stato familiare e mastro di casa del Cardinale di Milano, questi aspirava a disporne ancora; Ferrara non permise che siffatta dignità fosse assegnata a forestieri e chiese ed ottenne dal Papa che il nuovo eletto fosse persona gradita (9).
La Collegiata fu istituita nel 1508 (1 novembre) allorchè, ad istanza di Giberto e consorti a mezzo del Cardinal Legato di Bologna e della Romagna, Giulio Il elevò S. Quirino a Collegiata, dotandola di sette canonicati, con sigillo e borsa comune, con facoltà di portare l'almuzia, unendo alla stessa le pievi di Fosdondo e di Fabbrico, le chiese di Campagnola e di S. Martino, salvi i diritti dell'ordinario e delle chiese matrici. Con bolla 26 novembre 1523, di Clemente VII, fu confermata la prima (1508) e, sulla traccia di una bolla di Leone X, non spedita, il numero dei canonicati fu portato a otto: "ecclesiam S. Quirini in collegiatam ecclesiam cum sugello, archa, sive bursa communibus aliisque collegialibus insignis et in ea unam praeposituram, quae inibi dignitas principalis esset, et octo canonicatus et totidem praebendas" (10).
Nel 1531 i canonici erano dieci e celebravano i divini uffici "in capella nova magna S. Quirini"; Gregorio XIII ne porterà il numero a 12 (1572).
Pare che il Cardinal Gerolamo pensasse di elevare Correggio a sede di vescovado confermando su S. Quirino il giuspatronato della sua Casa. Gerolamo aggiunse l'arciprete e l'arcidiacono. Dopo il 1580, la vita collegiale sarebbe decaduta: "i canonici si divisero tra loro le possessioni, per goderle durante la vita d'ognuno".