Odoardo Rombaldi
Maestri di scuola. Il teatro della Comunita'
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

Medici e maestri di scuola erano condotti o dalla corte o dalla Comunità o da entrambe. "'Ai tempi dei da Correggio, quando occorreva condurre un maestro di scuola, i priori, per ordine del Consiglio Generale, facevano una lista dei cittadini più comodi, imponendo un figlio di ciascuno di essi a rendere alla scuola del nuovo maestro, in numero sufficiente per pagarlo" (1).
I maestri di cui si è trovato ricordo sono: Francesco di Giovanni de Magnanis di Castione Parmense, gramatice professor - 1448; Giovanni di Bartolomeo de Gafarinis de Verona - 1456; Martino da Rimini, magister a scolis, precettore dei figli di Manfredo - 1462; Filippo de Fondi, grainatice professor et magister scolarum - 1467; Leonardo - Nardo - da Sarzana, gramatice professor et magister puerorum, precettore dei figli di Manfredo - 1468 - 71; Gozadoro de Gozadoris de Mantua, gramatice professor - 1476; Domenico de Sala, da Parma, precettore in casa di Andrea da Correggio - 1483; 1 da Correggio conducono per 5 anni un professore di grammatica per gli scolari della città, con l'obbligo di abitarvi salvo i tempi di peste e di guerra, per insegnarvi dal primo settembre grammatica e umanità; il salario comprenderà 100 libbre, 2 moggi di frumento, 2 castellate d'uva, un porco di 7 pesi, 4 carri di legna e l'abitazione - 1484; nel 1495, 1511 e 1529 è ricordato Battista Marastoni da Modena, gramatice professor, che fu anche precettore dei figli di Borso.
Nel 1498 e nel 1501 è presente Giovanni qu. Ubertino de Bernis, da Piacenza, precettore; seguono: Ippolito da Levizzano - 1543; Alvisio de Masiis ferrarese - 1576; Cristoforo Cannari, condotto con scudi 180, da ripartirsi tra 30 scolari -1641 (2).
La ricostruzione della vita teatrale in Correggio è tutta da fare. La presenza tra le carte giudiziarie criminali dell'Archivio di Correggio di un frammento dell'Agamennone e dell'Ottavia di Seneca - due carte del sec. XIV - senza alcuna indicazione di provenienza o di appartenenza può far pensare ciò che si vuole (3); ma la presenza di un cantare di Orlando pro volgare tra i libri della chiesa di S. Giovanni fuori le mura (1439) attesta una tradizione di lettura di testi dell'epica popolare (4); queste indicazioni ci permettono di individuare due indirizzi culturali, due forme di spettacoli, latina e volgare, che il secolo XV avvicinerà. Anche in questo, come già in altri campi, l'attività di Niccolò da Correggio si rivelò decisiva: la Fabula di Caefalo, rappresentata a Ferrara nel 1487, è frutto di un ideale d'arte drammatica ispirata ai classici, mentre altri aspetti la mostrano legata alle forme drammatiche popolari.
Niccolò, compositore di commedie e ideatore di giostre e di cortesie alla corte di Ludovico il Moro - nel 1492 fornì l'idea di una farsa carnevalesca e prese parte ad una giostra col Marchese di Mantova e Annibale Bentivoglio - nei brevi soggiorni in Correggio dovette provvedere giochi e spettacoli.
Davanti al Palazzo dei Signori, alla presenza di Borso, il 18 luglio dei 1490, Francesco Nigro da Pavia, squadrerio del Marchese di Mantova, e Francesco da Gottolengo, altro squadrerio, si sarebbero dovuti scontrare in duello. Le trombe squillarono, lo sfidante fece chiamare ad alta voce l'avversario ma questi non comparve, con grande delusione del popolo assiepato (5). Simili spettacoli non dovevano essere eccezionali, anche se non regolari come il gioco dell'anello; ne riproduciamo i capitoli.

CAPITOLI DA OSSERVARSI NEL CORRERE AL'ANNELLO IN CORREGGIO.
Tutti i cavalieri che dovranno correre si ritroveranno tutti in una truppa ci condoti da un Padrino in campo, e spassegiata che v'havranno la prima volta ci la seconda, il detto padrino dia il nome ordinatamente delli Cavalieri alli Signori Giudici, et che siano mascherati.
Che niuno cavaliero possa correre se non sarà chiamato dal detto Signor Padrino, che sarà conforme l'ordine che saranno scritti, altrimente quella correra non sia amessa et non possa tornarla a correre.
Che ciascuno Cavaliero correrà tre lancie per il primo pezzo, e la quarta per il favor della Dama.
Che ciascuno debba correre con lancie eguale al altre.
Che ciascuno debba correre su cavallo, che si diffenda al corso, altrimente non guadagni botta.
Che non si possa scurtar la carrera, ma ciascuno debba incominciare a correre dal capo della lizza, alla pena come di sopra.
Chi colpirà nel buco del anello di sopra guadagni botte n. 1
chi colpirà nel buco 2' guadagna botte n.2 chi colpirà nel terzo a man drita, botte n. 1 chi colpirà nel quarto a man sinistra, botte n.O chi colpirà in mezzo quadagni botte n. 6
chi colpirà in quel di abasso, botte n. 1
Chi perderà l'anello fuor della lancia, avanti si fermi la correra, non guadagni botte.
Chi perderà la staffa nella correra o capello o altro che havrà in testa, perda una botta guadagnata o da guadagnarsi.
Chi colpirà nel bracciolo ove sta apeso l'annelo perda una botta, chi darà di sopra d'esso perda due come di sopra.
A chi cadesse la lancia di mano perda due botte et non possi tornar a correre alla correra.
Chi cadesse da cavallo per sua colpa non possa quel giorno pretendere prezzo per qual si voglia causa, nè il favor della Dama.
Chi cadesse da cavallo per rompersi la sella, rompendosi cingia o contraforte o stafile, perda solo la correra e non possi ritornare a correrla.
A chi cadesse il cavallo nel correre possi ritornare a correre in esso o altro.
Che ciascuno cavaliero debba stare alla sentenza delli Signori Giudici che per ciò sarano deputati in quanto alle differenze che potessero nascere, et similmente a quanto giudicarano sia più meritevole del prezzo qual si dovrà dare a chi havrà fatto et guadagnato più botte nelle suddette tre lancie, et nella quarta il favor della Dama a chi bavrà fatto più botte (6).
Il torneo si arricchiva di effetti scenografici e di spettacoli scenici e musicali nel 1615, quando si volle festeggiare la concessione dell'investitura imperiale a Siro.
TORNEO NELLA PIAZZA MAGGIORE DI CORREGGIO.
"Qual piazza fu ridotta a forma di un gran teatro circondato da gradini per maggior comodità dei circostanti, sì del Popolo come di numero grande di forestieri et nobiltà concorsa dalle città circonvicine. In faccia al teatro vi si ergeva un palazzo ricco di pitture e di prospettive, che era finto per il palazzo di Circe, nel quale erano incantati vari amanti di lei sotto figura di orsi, cinghiali, leoni e tigri et simili, et l'istessa Circe, con quantità di strumenti musicali et musici.
V'erano dalle due parte del teatro due grandi grotte nelle quali vi erano rinchiusi sedici cavalieri; quali, per comando di Circe s'apersero e ne uscirono li cavalieri; quali, a squadra per squadra, passeggiarono nel campo con vari paggi e livree, con torce accese in ma-
no perchè fu rappresentato in tempo di notte. Scese dal palazzo Circe con il cavaliero suo amante, quale passeggiò il campo con duplicati paggi e torze e livree e su la porta del palazzo si pose con Circe a sedere. Fu dato principio da cavalieri al combattere con tre colpi di ... et cinque di ... a duoi per duoi e, fornito il Mantenitore, sostenne con quattro di quei cavalieri il Torneo. Il Mantenitore fu il Principe Siro sotto nome di Camillo e suo padrino era il conte Alessandro Brusantino, quale fu che dispose il torneo. Li cavalieri furono: l. il sig. Ercole Agostoni, chiamato il cavaliero Alcindo di Creta, e il sig. Camillo Steffani .... ; 2. il sig. Hippolito Arrivabene ... e il sig. Vincenzo Mazuchi .... ; 3. il sig. Vincenzo Agostoni.... e il sig. Giberto Munari ... ; 4. il sig. Vincenzo Calcagni.... e il sig. Giacomo Corona ... ; 5. il sig. Quirino Turchi ... e il sig. Francesco Gianotti ... ; 6. il sig. Alberto Serventi ... e il sig. Ettore Donati ... ; 7. il sig. Giovanni Gatti ... e il sig. Gerolamo Schiaterini ... ; 8. il sig. Paolo Calcagni... e il sig. Francesco Guzoni.. Li quattro cavalieri eletti dalle squadre per combattere con il mantenitore furono: dalle squadre di Creta: Vincenzo Agostoni, Alberto Serventi, Ettore Donati, Francesco Gianotti, quali furono eletti dalli giudici della Giostra come quelli che havevano combattuto più perfettamente. I padrini delli cavalieri furono: Roberto Turchi, Maiolino Bisenzoni, Silvio Merli.
Furono dati li premi a quelli che meglio haveva fatto, il secondo a chi meglio haveva battuto con lo stocco; il terzo a chi haveva meglio cavalcato la folla. Parimenti li Signori della Comunità fecero nella medesima piazza, dopo il torneo, un arco trionfale con fuochi artificiali, musiche e musici, con motti e imprese come tutto si vede posto alle stampe... Li gentiluomini e cittadini di Correggio fecero feste in particolare e fecero altri fuochi e falò in vari luoghi della città a proprie spese in segno delle allegrezze e di contento.
Furono fatte delle feste di balli e danze e balletti nella sala maggiore del Palazzo di Siro dalli Gentiluomini e donne di Correggio. Nel bosco maggiore apresso Correggio fu recitata una commedia intitolata Filo di Siro e fatti delli Balletti nel stradale a lui contiguo (7).
Nel sec. XVI il teatro si chiude nell'ambiente di corte per poi trovare forme di partecipazione nel teatro-edificio, quale, con pochi mutamenti, arriverà fino a noi. Dell'applicazione di letterati e di musici agli spettacoli scenici e, altresi, della circolazione delle opere è prova la recita del Pastor Fido in Correggio, 1621, che ebbe degli intermedi inventati e disposti da Niccolò Bonasio, come ne accertano la Relatione stampata a Carpi nello stesso anno e la medaglia coniata a ricordo dell'evento recante la scritta: Syrus - Il Pastor Fido in Correggio - 1621 (8).
Anche a Correggio, come a Reggio e altrove, gli spettacoli scenici furono allestiti dapprima in ambienti vasti destinati ad altro uso, finchè questi vennero trasformati in edificio teatrale.
Uno degli svaghi preferiti dai giovani era il gioco del pallone, che si svolgeva ora all'aperto, ora in luogo chiuso; questo fu adattato a ricevere spettacoli scenici; la documentazione è piuttosto tarda. I giovani, in Palazzo vecchio, avevano uno spazio donato loro da Alfonso IV d'Este, che pensarono di allargare per accogliervi le macchine necessarie alla commedia - 1654. Nel gennaio 1660 si diede esecuzione ad un progetto che prevedeva la costruzione della sala e dei palchi. Al centro di questi era previsto il palco ducale; sotto, quello della Comunità, che aveva ai lati quelli dei canonici; tale distribuzione non fu accettata e diede origine ad una vertenza che merita di esser conosciuta nella relazione giuntaci, anche se alquanto faticosa:
Incominciatosi ai di passati da questa Comunità il Teatro nel sito del Palazzo vecchio, donato già da S.A.S. a questa gioventù, nella distribuzione dei palchi fu proposto dal Sig. Zanotti, provisore, luogo per un palco nel medesimo Teatro ai signori Canonici di questa Colegiata; ma perchè fu poi anche conosciuto che, confinando con donne, non pareva convenevole, fu alli stessi signori Canonici, che accettarono, promesso altro luogo; ma perchè in Pubblico Consiglio era stato stabilito che si dovesse fare un palco principale nel mezzo per il S.mo Padrone, quale in absenza di S.A.S. servisse per il Governatore pro tempore, ed un altro per la Comunità, non avendo, a questa, detto sig. Proveditore, avvertito, quando offerse ai sig. Canonici il detto luogo di mezzo et il luogo sotto il palco della Comunità; e convenendo che la Comunità abbia il suo palco sotto quello del Padron Ser.mo, intende di farlo nel luogo di mezzo ove s'era offerto sito e luogo per il Palco dei sig. Canonici, restando però ai Sig. Canonici sito sufficiente di fare non solo un palco ma due, cioè da parte destra e sinistra da quelle della Comunità; ma non piacendo ai sig. Canonici questa mutazione della offerta fattali anzi promessali, come pretendono, vorrebbero occupare il luogo di mezzo e l'uno e l'altro destro e sinistro, in maniera che la Comunità non avrebbe luogo sotto il palco di S.A.S.; anzi, di fatto i medesimi sig. Canonici hanno principiato il palco con fare il ponte che tiene tutti e tre li siti sotto il palco di S.A.S., e, dolendosene la Comunità, pigliai questo espediente di doxarmi (?) il possesso, non avendo con gli uffizi potuto concordar li medesimi sig. Canonici e la Comunità" (9)
L'impresa era stata affidata dalla Comunità ad uno dei suoi più distinti membri, Gian Pietro Rosa, proprietario mercante, che aveva anticipato anche le spese per l'acquisto di attrezzature e scene teatrali, come risulta da questa ricevuta:
"Confesso io sottoscritto haver havuto e ricevuto dal Sig. Pietro Rosa di Correggio L. 1400 moneta corrente imperiale, che mi ha pagato contanti per mano dei sig. Oratio Guizzardi di qui; sono in saldo e intiero pagamento alli sottonotati telloni dipinti ad uso di comedie:
6 teloni, oltre la prospettiva, formanti scena civile; 6 teloni, oltre la prospettiva, formanti un giardino; 6 teloni, oltre la prospettiva, formanti l'Inferno;
10 teloni formanti un bosco; un telone che forma una torre; 4 teloni che formano un scoglio per un mare;
2 cassette fornite e ferrate per condur machine; un aquilone inargentato, oltre diverse altre cose di cui non si tiene altro conto" (10).
Ciò spiega il divieto del 1661 (10 giugno) di prestare le cose del teatro.
Erano preparativi fatti per l'annunciata visita del Duca di Modena; in quell'occasione (9 maggio 1661) "quei Signori di Correggio li recitarono due Comedie per darli trattenimento".
Il Rosa, oltre a questa spesa, ne sostenne altre, e di tutte chiese rimborso al Duca l'anno seguente, con una lettera assai notevole:
"Gio. Pietro Rosa di Correggio, humilissimo e devotissimo servo di V.A.S., con ogni riverenza espone come saranno già due anni che, a richiesta di molti gentil huomini e cittadini di Correggio, si lasciò persuadere a dar forma ai Teatro delle Commedie di quella città, facendovi a proprie spese tutte le scene e ordegni de mutacione, che ora vi sono, che le costerano più di 1200 scudi di quella moneta, e non solo nel tempo che spendeva aveva da molti parola di trovar modo in Comunità di rimborsarlo ben presto, ma da persona rappresentante quel Pubblico fu acertata di haver un assegno ( ... ) di un'addizione di 600 scudi per il mese di giugno 1660, e del resto di sue spese in poco tempo. Niuna cosa ebbe effetto e dopo molte istanze è stato decretato da due Consilii Generali che si paghi, ma sempre con riserva.di veder prima i conti e cose, che tendono senza dubbio a portare in lungo, con maggior danno dell'oratore, a cui è convenuto prender denari a interesse, che li costano dodici per uno, per l'impegno che ha, nel fondamento di questo credito, di fabbricare un pianto di filatoli, in Correggio, considerevole. Chiede esser soddisfatto nel detto teatro nelli detti 1200 scudi e refacimento di danni ascendenti a più di 350 scudi, senza far altri conti nelle spese; chiede a S.A. mandi a spese dell'oratore pittori a estimare ogni pittura e ogni altra cosa- (11).
Il ricorso ebbe presto effetto, perchè, il 10 giugno successivo, il priore Cesare Pongileoni fece approvare al Consiglio il provvedimento che accollava alla Comunità il teatro fabbricato dal Rosa "del suo proprio, nel sito del Palazzo vecchio" (12).
Il 1660 può così considerarsi l'anno inaugurale dell'attività del teatro della Comunità; va anche sottolineata la combinazione tra impresa teatrale e impresa economica, tipica dei secoli successivi.
Fatto il teatro, il gioco del pallone si trasferì presso il convento del Corpus Domini ma le proteste dei Padri (1664) lo riportarono nel teatro. Questo, nel 1679, aveva bisogno di un custode 66 che ne avesse cura, acciò l'acque che cadono dal tetto - per esser oggetto del pubblico gioco del pallone - non lo rovinino". Nel 1683 si rifecero il tetto e le muraglie del teatro, "per non vederlo rovinare, con spesa molto maggiore"; vi si impiegarono 400 scudi.


1 A. S.MO. Rettori dello Stato, Correggio. b. 6, 1641, 23 luglio
2 Biblioteca Estense, Modena, Documenti Campori, 191, Correggio. cit.
3 Archivio Storico, Correggio, Archivio Giudiziario, Carte criminali, b. 5
4 A.S.RE. Notai A. PITTORI, b. 201 Inventario delle chiese, Inc. Liber sive quaternus... 1439-41
5 A.N.C. G. DALMIERI, 1490, 18 luglio, n. 361
6 Carte spettanti a varie Famiglie di Correggio, s.d.
7 Biblioteca Palatina, Parma, Notizie Istoriche, cit. Vedi anche:
Rime diverse per la investitura dell'Ill.mo et ecc.mo Signor Siro Principe di Correggio. Bologna, 1615.
8 E' probabile che nel 1554 si recitasse in palazzo gli Honori della Casa di Correggio, recitata nel Carnevale del 1554, di Rinaldo Corso. cit.
9 A.S.MO. Rettori dello Stato, Correggio, b. 12, 1660, 4 febbraio.
10 Archivio Storico, Correggio, Archivio Giudiziario, Carte criminali b. 8. 1660