Odoardo Rombaldi
Le mura
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

Il Principato di Correggio, al pari del Ducato di Modena e di quello di Reggio, ebbe un suo governatore (1), che dal palazzo dei Principi reggeva il Principato; dotato di poteri di vigilanza sugli organi giudiziario e finanziario e sul potere locale, esercitava immediatamente quello militare. L'organizzazione militare del territorio comprendeva opere fisse (rocche e mura) e formazioni mobili (soldati permanenti e truppe mobilitate per l'occasione).
Dell'antico castello di Correggio fece un'interessante ricostruzione Michele Antonioli in una lettera al Tiraboschi (1974, 1 gennaio), che lo storico dei Ducati farà sua nella voce Correggio del Dizionario storico - topografico. La descrizione, fatta su indizi oggi non tutti documentabili, può ritenersi attendibile:
"L'antico castello di Correggio era cinto da un alto terraglio, interrotto e difeso da varie torri ora quadrangolari ed ora ottangolari, e circondavalo una larga e profonda fossa. Avevasi ad esso l'accesso per una sola porta aperta a settentrione, difesa essa pure da una torre. Nella parte orientale di esso castello eravi la rocca che serviva non solo di abitazione ai Signori del luogo ma anche di fortilizio più interno, giacchè era fabbricato di grosse mura, ed era pur essa difesa da alcune torri, delle quali non se ne vedono che gli avanzi, essendo il tutto stato ridotto ad abitazione, non avendo che ritenuto il nome di rocca vecchia. In faccia alla porta del castello eravi il borgo e sembra che non avesse altra difesa che quella di una fossa che lo contornava. In tale stato sembra che fosse tutta Correggio quando Bernabò tentò di sorprenderla. Essendo però riuscito a Guido di Azzo di espellere da Correggio Giberto suo zio e i suoi figli alfine di sostenersi solo nell'usurpato dominio, cinse di valide mura il castello e il borgo con torri merlate, alzando due porte d'ingresso al borgo e queste sono le mura che anche ora formano il circondario di questa città. Fabbricò pure un castello, la rocca che si disse poi nova, ed è quella che tuttora sussiste, ed alzò la torre alle porte del castello e forse allora o almeno poco dopo si alzarono le fortificazioni esteriori. Nel secolo seguente, di Ippolito e Gerolamo, si restaurarono le mura e si eressero alle porte settentrionali due grandi baloardi, riattoronsi le fortificazioni esteriori" (2).
La ricostruzione dell'Antonioli acquisterebbe di pregio se scandisse più nettamente i periodi sommariamente indicati. Castro, borgo vecchio e borgo novo sono ricordati dalle carte dal sec. XV in poi, ma sempre in modo occasionale; memorie sullo stato di questi elementi o del loro complesso non ci sono pervenute e nemmeno possediamo gli studi che certo prepararono o accompagnarono lo sviluppo urbano nelle varie epoche. Individuata la funzione militare di Correggio, al centro di un'ampia pianura, si fece di essa un caposaldo, subordinando all'efficienza di questo tutte le esigenze civili. La sede del potere fu portata a coincidere col centro del sistema fortificato; a nordest di questo si dispone il borgo vecchio (3) e tra i due si formò il borgo nuovo (4) In età viscontea (sec. XIV), dunque, si rifece il castello, con le sue difese all'esterno del borgo vecchio (5) ; nel sec. XV si cominciò a chiudere il borgo nuovo mediante un giro di mura condotte sul perimetro che avrà la città nel sec. XVI, indicato dall'antica circonvallazione entro cui Correggio vivrà per secoli. All'esterno di quel perimetro si andarono costruendo altre fabbriche-chiese, monasteri, abitazioni ecc. - che saranno abbattute dopo la metà del sec. XVI in obbedienza alle nuove esigenze dell'arte militare. Gli Estensi, un secolo dopo, continueranno quest'opera di fortificazione, arricchendola ed ampliandola.
Al 1356 (10 dicembre) risale una convenzione tra Giberto e Azzo da Correggio e gli ecclesiastici del castro, dei borghi e della castellanza per la costruzione di un battifredo e di un ponte della rocca, che certo serviva alla Comunità.
Dal lodo 1389 sappiamo che Azzo chiedeva di esser risarcito per aver costruito o rifatto le rocche e i fortilizi, costruito i muri, i ponti e le due porte del borgo di Correggio, con una spesa di 20 mila fiorini; che il castro aveva una rocha magna e una rocheta parva, cinte dal fossato alimentato dall'acqua che Gian Galeazzo aveva consentito fosse derivata dal canale di Reggio ai mulini nuovi (1385).
Nel 1422 (28 gennaio) è ricordata la fossa del castello (prope foveam castri). Un documento del 1459 non solo prevede la costruzione di mura e di torri intorno (circum circha) alla terra di Correggio ma definisce gli obblighi della comunità in questa impresa. L'atto, col quale i rappresentanti del comune locano a Guardabasso, mastro muratore, l'esecuzione dell'opera, preciso sotto certi aspetti, non ne definisce nè il tracciato nè l'estensione, nè il numero delle torri nè le caratteristiche edilizie. Per altro, il documento è di straordinaria importanza sotto il profilo giuridico; il silenzio sul comune di Correggio, seguito alla carta del 1172, con cui Alberto da Correggio e i consoli della terra stipulavano un accordo con i vicini comuni di Rio e di Budrio per questione d'acque, è rotto ora da questo accordo che vede Signori e Comune impegnati in un'opera di pubblico interesse; ma i patti tra le parti stabiliscono la dipendenza del Comune dai Signori: l'opera sarà fatta expensis Comunis ma su direttive dei signori, che autorizzano la comunità a nominare delegati suoi allo scopo.
'1459, Ind. VII, 5 marzo.
Antonio da Padova e Iacopo Baldi, provveditori del Comune di Correggio e suoi rappresentanti, aventi pieno e sufficiente mandato per compiere queste opere dai magnifici e potenti signori da Correggio etc. con licenza e consenso degli stessi abbiamo dato e concesso a mastro Guardabasso muratore la fabbrica di tutti i muri da farsi intorno alla terra di Correggio e da ordinarsi dai magnifici e potenti nostri signori, là dove e in quali luoghi agli stessi piacerà e parrà opportuno, sia dei muri esterni che dei torrioni e di tutti gli altri edifici e muri da ordinarsi dai suddetti Signori, nel presente anno 1459 e per tutto questo anno, a questi patti e condizioni: a nome di detto comune promettiamo a detto Guardabasso di far scavare tutte li fondamenta a spese del comune, di dargli presso i muri da farsi tutti gli strumenti, di pietre, calce, sabbia, di pertiche, scale e di tutti i legnami necessari a fare detti muri. Di fargli di continuo, finchè lavorerà, un recalciato e di mantenergli tutte le conche, badili, lagene e civerie per fare detti muri a spese del comune. E per mercede dargli per ogni pertica di muro 20 soldi di aquilini e di far quant'altro si fece l'anno trascorso a mastro Ganzanello e socio. E, per contro, detto mastro Guardabasso promette a noi stipulanti, a nome dei Signori e del Comune, di lavorare bene e con diligenza e a modo di uomo e maestro onesto nel fare detti muri ed edifici secondo il volere dei Signori; promise di mantenere di continuo, per stemperare la calce, un maestro quando si lavorerà, a sue spese. Tutto ciò abbiamo promesso di eseguire a vicenda, come sopra (6).
Da Correggio, Antonio da Padova passerà a Fabbrico. Qui nel 1463, appalterà al Guardabasso, alias Lorenzo da Caravaggio, la costruzione delle mura del forte, dando soldi 14 la pertica di muro grosso e sottile, dai fondamenti alla cima, e sei lavoranti il giorno, sì per i torrioni che per le sponde.
Nello stesso anno si attendeva a costruire la chiesa e la si volle ornata di cornici, fregi e capitelli. -
Tornando a Correggio, le nuove mura dovevano acquisire al complesso castello-borgo vecchio, il borgo nuovo. Le mura, così erette, aumentando l'area difesa, segnarono l'effettiva espansione della città moderna, entro quei limiti che la qualificheranno per secoli (7). Tale espansione edilizia e urbanistica va certo ricollegata col risveglio dell'agricoltura di cui abbiamo detto nelle pagine precedenti. I criteri che guidarono chi tracciò il nuovo perimetro realizzavano un nuovo rapporto tra area e volume abitativi e dimensione del territorio che gravitava attivamente sulla città; nella cerchia del borgo nuovo finirono per esser comprese aree destinate ad esser urbanizzate o a subire un più intenso sfruttamento abitativo, pur salvaguardando spazi vuoti di ruralità ancora intatta: l'inventario della casa di Tiburzio Castellini, abitante in borgo novo, è quello di una casa di campagna (8) . Tutto ciò fa pensare ad un'immigrazione dalla campagna, nel corso dei secoli XV e XVI, di proprietari in cerca dei privilegi di cittadinanza e di un'efficace difesa verso l'esterno (9). All'esterno di questa cintura erano monasteri, chiese, ville, orti, giardini, di cui diremo parlando di alcuni.
Sulla costruzione delle mura non abbiamo altre informazioni; nel 1476, Niccolò e Borso chiedevano al Marchese di Mantova un ingegnere "per due dì, che veda queste nostre mura di questa terra". Dovette trattarsi di impresa condotta ora alacremente ora interrotta, per più anni, fino al suo compimento, com'era di tutte le fabbriche complesse di quei secoli.
Dopo un secolo, nel 1557, le mura di Correggio erano così descritte da Giovan Maria Luzzara al Duca di Mantova:
"Ella (Correggio) si fortifica in molta pressa et a questa hora è ridotta a termini che, chi pensasse di guadagnarla, bisognerebbe che pensasse anco che vi s'havessero a rompere più di due teste et fra pochi di sarà assai più forte continuandosi il lavorieri della maniera che si fa hora. L Correggio di forma quadra et alquanto più larga che longa. Ha su quattro cantoni quattro bastioni, due di pietra verso Carpi, che hora si sono empiuti di terrapieno, et due di terra fatti nuovamente. Intorno intorno vi va una via alla scarpa della fossa per la quale potrano uscire et entrare i soldati alla coperta" (10).
Ma proprio in quegli anni, come a Reggio e altrove, la nuova tecnica delle artiglierie impose lo spianamento del circondario e si abbatterono molti edifici anche pregevoli, e il taglio della vegetazione (11). Al consolidamento e all'ampliamento della cerchia quattrocinquecentesca provvederanno gli Estensi dalla metà del sec. XVII, nei modi che diremo.
La cinta muraria di Correggio misurava, nel 1649, pertiche 590.3. Poco dopo l'occupazione della città, gli Estensi furono costretti a rifarla, anche per fronteggiare nuovi eventi militari.
-Questa piazza - così nel 1655 - sarà cinta d'acqua in buona parte, fino a cintola d'uomo et in altri luoghi più, quando per via di questo canale, che è asciutto al presente, se ne possa dare alle fosse; saria bene necessario dalla parte di S. Francesco, per 20 - o - 30 pertiche, renovare il redefossi, restando in quella parte molto alto il terreno ove resta poca acqua. Entro le mura i parapetti sono malfatti e mal in arnese e la maggior parte rovinati, a segno che hanno necessità di esser risarciti, come anche la mezzaluna che è fuori della porta di Reggio. Le porte della città hanno necessità di portoni, i quali devono farsi da questa comunità, poichè non restano le porte serate che da soli ponti levatoi e da rastelli. Fuori non v'è strada coperta per esser piena di siepi d'arbori e fossi, a segno che è grandissima necessità d'un poco di tagliata, potendosi venir fino alle porte e fossa a coperto, per la quantità degli arbori e casette, che sono vicinissime alle fosse. Dentro vi è la rocchetta che havevano li Spagnoli e questa, per esser di poco rilievo, non se saria bene il demolirla. La porta di Modena resta mal difesa e scoperta non trovando che la difenda che un fianco di un baloardo scarso e capace di pochissima gente" (12).
Nel 1658 i lavori di rinnovo erano a buon punto:
"Porta Modena: è già perfezionata tutta la strada coperta che, partendosi da detta porta, va a congiungersi con la strada coperta della tenaglia alzata verso la porta nova, e nello spazio di detta strada coperta vi sono tre ridutti, cioè una lunetta, una tenaglia e una piccola mezzaluna proporzionatamente distanti e conformate ai posti più proporzionati; quindi è la suddetta tenaglia alzata con la fossa e compiutamente perfezionata, con la sua strada coperta pure; si congiunge a questa l'ultima strada coperta, che va a dar mano alla strada coperta d'un'altra tenaglia, principiata avanti il piccolo baloardo di S. Francesco, e nello spazio dall'una all'altra tenaglia sta nel mezzo una piccola mezzaluna interrata" (13).
Poco dopo si parla di nuovo della tenaglia alzata fuori della fossa delle mura di Correggio, all'incontro del piccolo baluardo, detto di S. Francesco, e dell'elevazione di essa; per congiungerla alla stessa fossa, si tagliò la strada pubblica che conduceva da Correggio alle ville di Fosdondo e alla volta di Reggio (14).
Nel 1664 questa serie di opere era terminata e se ne parlò in questi termini:
"Quando agli anni passati, in occasione delle passate guerre, fu rifatta la fortificazione di Correggio, per erigere un ridotto di larghezza braccia 24 fu levata la strada maestra di Modena e altri luoghi per il tratto di pertiche 126 verso levante e pertiche 68 verso sud sulla possessione Cantona di Don Maurizio" (15).
Con questi ampliamenti il perimetro delle mura era salito da 590 a 866 pertiche. Che l'opera fosse concepita da Gaspare Vigarani par probabile anche per l'intervento suo in altri edifici. Ma nel 1680 fu necessario provvedere ai primi restauri.
"La muraglia che cinge la città di Correggio ha bisogno di esser riparata in molte parti nella mano destra della porta di Reggio verso il baloardo di S. Domenico; verso il baloardo di S. Francesco la muraglia è già caduta per un lungo tratto ed essendo in questo luogo la fossa in buona parte riempita, in modo che resta solo con poca acqua verso il muro, lascia gran facilità all'ingresso. Tra il baloardo di S. Domenico e quello chiamato della porta di Modena, presso la porta nuova detta degli Spagnoli, serrata, potrebbe levarsi affatto" (16).
Che dovesse trattarsi di opere fatte in fretta e di poca durata risulta da successivi crolli: nel 1690, "dirimpetto alla Madonna della Rosa sono diroccate 14 pertiche di muraglia, altre 13 sono in procinto di rovinare, altre 26 sono in pessimo statto" (17).
I terrapieni erano incoronati da gelsi, di cui erano proprietari i casigliani che abitavano di fronte.


1 R. FINZI, Correggio nella storia e nei suoi figli, Reggio Emilia, 1968, p. 326, Elenco dei governatori di Correggio.
2 Biblioteca Estense, Modena, Lettere di Michele Antonioli a Gerolamo Tiraboschi, 1794, 1 gennaio.
3 Ogni sistema fortificato, a spazio limitato, esclude le abitazione della gente minuta. Il primo - o castello - comprende solo la casa del signore, la sede dei potere, la chiesa, le strutture e gli spazi necessari a rendere attive le difese; all'esterno è il borgo, con le case degli artigiani e dei coloni, con botteghe, chiesa, mercato, protetti da una fossa e solo eccezionalmente da un muro. "Nel sec. XII (o forse solo nel secolo seguente) venne lentamente a costituirsi a nord-est un Rione o Borgo non guardato da mura ma solo difeso da una fossa, Borgo da prima abitato solo da gente del popolo, mentre in Castelvecchio avevano stanza sia la Corte che gli armigeri ed i più cospicui cittadini del luogo" - R. FINZI, L'urbanistica della città di Correggio dalle origini ai nostri giorni, Correggio, 1959, p. 16. Ciò rientra nella tipologia del castro medievale; solo riteniamo che castro e borgo siano stati coevi e, risalendo il primo al mille, anche la nascita del borgo vada anticipata. Che Borgovecchio avesse una sua autonomia e un proprio centro religioso si deve ammettere.
4 Borgo novo - il nome lo dice - si aggiunge al precedente Borgo vecchio. Le ragioni di questa espansione il FINZI non le indica e solo dice che esso, ricordato nel 1463, "è di certo esistente ed efficiente già nell'anno 1443 ". Come mostra la tavola A allegata al volume del FINZI, esso viene ad inserirsi tra Castelvecchio e Borgovecchio, in uno spazio fin allora inutilizzato; forse nella impossibilità di espandere Borgovecchio verso nord, si sfruttò lo spazio intermedio; sarebbe interessante sapere se la popolazione che occupò Borgo novo provenisse da Borgovecchio o fosse immigrata dal contado; una risposta potrebbe venire solo conoscendo i caratteri delle popolazioni dei due borghi oppure la loro organizzazione rionale, o religiosa o di lavoro, che in qualche modo dovette esprimersi nella rappresentanza del Comune. E senz'altro accettabile quanto aggiunge il FINZI: "I tre Borghi dovettero in allora e dopo di allora rimanere separati dalle fosse di difesa precedentemente scavate: fosse che in parte vennero ridotte per riempimento, onde costituire la prima striscia di quelle che poi divennero le strade attualmente denominate Corso Mazzini, via Roma e Piazza Garibaldi. Per lungo tempo rirrianevano però a fiancheggiare strette e fangose strade, una rete di maleodoranti fosse, sormontate da esili ponticelli, il che doveva costituire, nell'intenzione dei Signori della città, uno opportuna difesa contro probabili bande di predoni ed assalto di armigeri al soldo dei Signori vicini", cit. p. 17.
5 Secondo il TIRABOSCHI, "Guido circondò il Castello non meno che il Borgo di forti mura e di torri merlate, e aprì due porte d'ingresso al Borgo. Fabbricò entro il Castello un'altra Rocca, che fu perciò detta nuova e una torre alzò alla porta della stesso Castello". Castelvecchio avrebbe cosi incorporato Borgovecchio in unico complesso che però non annullò la preminenza del primo, tenuto distinto dal secondo: la Rocca nuova è il nuovo elemento egemonico. Se ciò è vero, si avrebbe qui il passaggio di Correggio da semplice castro-borgo a un piccolo centro fortificato; che la nuova cintura comprendesse l'area del futuro Borgo novo è evidente. La base dell'odierna torre di S. Quirino e i resti della Rocca sono tutto quanto rimane della cinta viscontea; ma la tesi del Tiraboschi, che risale all'Antonioli, (cit.) vorrebbe altre prove.
6 A.N.C. Pergamene, 1459, 5 Marzo.
7 Nel 1452 Correggio è elevata a centro di contea; non dovette trattarsi di titolo meramente onorifico ma riconoscimento di una funzione politica e di governo sul distretto, su quella parte attigua o prossima, per tecere di quella lontana. La vitalità del centro si sviluppa ora soprattutto in Borgo novo, attorno a S. Francesco. Che Manfredo, conte di Correggio, perfezionasse il castello è probabile ma ora più interessa individuare il giro delle mura condotte attorno a questo: Manfredo "costituì e completò le mura intorno a Correggio con il concorso del consiglio pubblico degli Anziani della città ed aperse nelle mura quattro porte, cioè: di S. Giovanni (poi di Modena) ad oriente; di S. Maria, a settentrione, spostando o ampliando la posta già esistente in quei pressi; di S. Antonio (poi detta degli Spagnoli) a meriggio, per l'uscita della Rocca. L'opera doveva essere ultimata nel 1459, come appare dai verbali degli anziani della città" (FINZI cit. p. 25), ma è dubbio che Manfredo realizzasse tutta la cerchia murale; a lui va forse attribuita la fortificazione di Correggio dalla parte di S. Francesco, che era il nuovo polo di sviluppo di Borgo novo. A noi risulta che tra il 1470 e il '74 Borso ed Ercole d'Este invitarono i figli di Manfredo "a concorrere a fornire il cinto delle mura intorno a Correggio principiato da Manfredo, con cavamenti di fosse" A. S. MO. A.S.E. Controversia, cit. b. 74. E' infatti normale che prima di alzare le mura si scavassero le fosse; ritartando la data di compimento della cerchia murata non si toglie importanza al suo inizio, perchè questo fa pensare che già fosse individuato il limite in cui la città doveva poi strutturarsi.

8 In casa Castellini, nel 1483, vi erano: pesi 1,5 di olio di noci, pesi 1,5 di carne salata, staia 5,5 di spelta, st. 1,5 di orzo, st. 3,5 di veccia, st. 39 di fava, st. 29 di frumento, 3 porci, 1 porca fattrice e pregnante, pesi 2 di lino, libbre 45 di canapa, libbre 48 di lana, una polledra morella, un bove rosso, una vacca, una manza, 8 pecore, 3 sciami, 7 carri di strame, 3 carri di fieno; nella casa: 9 lenzuola, 7 sacchi, 8 tovaglie da tavola, 5 tovaglie da mani, 5 tovaglioli, 2 guardanappi, 5 pannicelli; un candelabro di ottone, 2 cucchiai di ottone, 2 piattelli piccoli di peltro, 5 scodelle di peltro, 4 quadri, 4 scodelline, una catena da fuoco, un parolo vecchio, una pentola piccola, una lettiera, un alare, una cassa veneziana, un archimbanco da letto, una scranna di legno e una gramola "in loco credencie", una tavoletta con treppiedi, 2 scanni rotondi, 2 scanne di paviera, una piletta quadra da olio, un mortaio da sapone, 5 braccia di panno bisetto, 7 braccia di panno bruno da 60, una botte, una trivella, una scure (podaglio), una tina, 6 botti, un letto con due cuscini (plumacia) di 4 pesi e 21 libbre, una cassetta piccola lavorata a tarsia con castelli lavorati, 9 soldi e 3 denari per pecunia. A.N.C., F. Bellesia, 1483, 28 gennaio, n. 572.

9 Nel 1474 Correggio avrebbe avuto 401 case: 78 in Castelvecchio, 107 in Borgovecchio, 116 in Borgonono, R. FINZI, cit. p. 27. Le antiche case di Correggio si succedevano l'una all'altra, addossate lungo la via da cui avevano accesso: la parte posteriore era chiusa per lo più da un cortile o piccolo orto; costruita di solito a due piani, comprendeva una o due vani; è la tipica casa del borgo della pianura, di cui restano più esemplari, con poche varianti da centro a centro. Il rinnovamento edilizio nella prima metà del sec. XVI, è documentato dal FINZI, cit; pp.33-34. Nel 1554 Rinaldo Corso emanò l'ordine dell'Edilizia in cui "per la prima volta si parla di fognature cittadine ( ... ) e di un catasto fabbricati, oltre a dettar norme di igiene e di sicurezza pubblica". FINZI cit. p. 34.
10 A.S.MN. Archivio Gonzaga, b. 1321, 1557, 21 maggio.
11 Nel 1546 era cominciata la costruzione del bastione di nord-est, ne1 1550 di altro a sud-est; la visita di Carlo V a Correggio ebbe certo l'effetto di metter allo studio la fortificazione della città. Nel 1557 si scriveva: "E' Correggio di forma quadra, et alquanto più larga che lunga. Ha nei quattro cantoni quattro grossi bastioni di pietra. I due verso Carpi vi sono ora congiunti di terrapieno, et due di terra fatti nuovamente. Le mura verso S. Rocco sono compiute, quelle verso S. Martino stanno compiendosi le altre sono fortificate da vari baluardi..." cit. da Finzi, p. 37. Secondo FINZI, la chiusura delle porte sud e nord avrebbe sacrificato l'espansione dei due quartieri corrispondenti e accresciuto il movimento negli altri due che mettevano capo a Porta Modena e Porta Reggio, FINZI, cit. p. 34.
12 A. S. MO. Rettori dello Stato, Correggio, b. 12
13 A. S. MO. Rettori dello Stato, Correggio, b. 12, 1658, 14 marzo.