Riccardo Finzi
Claudio Merulo
Correggio nella storia e nei suoi figli, Arca Libreria Editrice, 1984

Vedi anche il ritratto conservato nel Museo di Correggio

E' di interesse nazionale, ancor più che solamente correggese, ricordare Claudio Merulo, Principe dei musicisti italiani.
Trattare di lui è molto interessante per il tempo in cui visse, poichè nella seconda metà del sec. XVI si assistette in Italia al laborioso nascere di quella musica rappresentativa o drammatica che sboccherà poco più tardi nel felice avvento del melodramma.
Nacque Claudio in Correggio da Giovanna Govi ed Antonio Merlotti e fu battezzato l'8 aprile 1533, come appare dai registri battesimali di S. Quirino.
Casa Merlotti era posto in via Borgovecchio, con accesso sotto il portico, a poca distanza dalla casa di Antonio Allegri.
Lo stemma dei Merlotti, già esistente sulla sepoltura della famiglia nella chiesa di S. Francesco, a Correggio, portava quattro monti, di cui uno, sovrapposto agli altri tre, recava sulla vetta un merlo.
A Claudio, per bizzarria giovanile, piacque latinizzare il nome dell'uccello e farsi chiamare Merulus, da cui derivò, in italiano, il nome di Merulo, ch'egli portò per tutta la vita.
Della sua infanzia ed adolescenza, trascorse in patria, nulla ci è noto. Alcuni storici hanno supposto che Claudio avesse a maestri il francese Ménon od il Prevosto Girolamo Donati, e ciò solo perchè tali musicisti abitavano in quel tempo a Correggio.
Il biografo correggese Ernesto Setti, in un suo manoscritto inedito, con un notevole sforzo di fantasia lo vuole addirittura allievo di Orazio Vecchi, il celebre autore di " Amfiparnaso ", che fu Canonico ed indi Arcidiacono della Collegiata di S. Quirino, a Correggio, dal 1586 al 1591.
In effetti si comincia ad avere notizie del nostro musicista solo allorquando il Merulo, nel 1553, ventenne appena, si reca a Brescia, eletto organista di quella cattedrale.
Quattro anni dopo, nel 1557, resosi vacante il posto di lo organista della Basilica Marciana di Venezia per la morte del Parabosco, il nostro Claudio concorse insieme ad altri otto candidati per reggere l'importante ufficio e venne eletto I"
organista di S. Marco, a pieni voti, dopo un esame sostenuto innanzi ai cantori, ad Annibale Padovano ed ai Procuratori di quella Repubblica.
Per poter apprezzare l'importanza del concorso, si ricordi che a Venezia, in quel tempo, la scuola musicale appariva qual fuoco di grande orbita, cui l'altro fuoco era rappresentato dalla scuola romana.
A Venezia, il fiammingo Adriano di Villaert portava la scienza del contrappunto alla piena maturità, contrappunto che gli artisti italiani seppero far servire in modo particolare allo svolgimento di temi polifonici, nati dalle canzoni popolari.
La scuola veneta, nella seconda metà del cinquecento, si gloriava di polifonisti di grido, quali Cipriano de Rore, Giuseppe Zarlino, Costanzo Porta e Francesco della Viola. A tali illustri musicisti seguirà il più illustre di tutti: Claudio Moriteverdi.
Detta scuola era ricca di espressione drammatica e di tematica fantasia e ci ricorda la magna pompa tizianesca.
La scuola romana, invece, giganteggiando coi Palestrina, sfolgorava per lo stile di grandiosità severa, che ha solo riscontro con la maestà pittorica di Raffaello.
Il Merulo raccolse grandi elogi come organista, per la sicura e pronta conoscenza dello strumento, quanto per le forme aggraziate e gentili con cui eseguiva i passaggi, abbandonando la scuola puramente contrappuntistica d'origine fiamminga ed apportando elementi di novità facili ad essere compresi e ricordati.
Gli artisti stranieri avevano soverchiata l'arte monodica italiana, sostituendola con fredde e meccaniche esercitazioni contrappuntistiche. Toccava al Merulo, e ad altri della scuola veneta, muovere attraversa il Madrigale, ch'era polifonico, alla ricerca di nuove tonalità, con l'uso del sistema cromatico, di modulazioni e cadenze tutte italiane.
Fin dal 1561 appare il primo madrigale del Merulo, a cui ne seguono altri a 3-5-8 voci.
Nel 1566 il nostro Claudio apre in Venezia una officina per stampare musica figurata e ciò compie insieme a Fausto Bethanio; ma nello stesso anno rimane solo, e conduce la sua azienda sino al 1571, anno in cui cede l'officina a Giorgio Angelieri.
Uno dei primi lavori di Claudio, che vide la luce coi tipi meruliani, fu Il primo libro di madrigali a 5 voci ch'egli sottoscrisse come Claudio da Correggio.
Organista, compositore ed editore, si legò d'amicizia con molti illustri dei suo tempo, fra cui Willaert, Rore, Porta, i due Gabrieli e lo Zarlino, teorico rinomatissimo.
Nel 1574, in occasione del passaggio da Venezia di Enrico 111 di Valois, che dal trono di Polonia si recava in Francia per regnare su quella terra, la città lagunare apprestava grandi feste. Nei componimenti ivi eseguiti si faceva sfoggio di un'arte nuova: l'unione al dramma poetico di parti per musica.
Erano raccolti ad udire i saggi musicali, oltre a Re Enrico III, il Doge, i Senatori veneti, il Cardinale di S. Sisto - legato apostolico - i Duchi di Savoja, di Ferrara e di Never, gli ambasciatori degli stati esteri ed altre tremila persone fra artisti e nobili dello stato e stranieri.
In dette accademie Claudio Merulo, oltre a bei concerti ad 8 e 12 parti, presentò la musica per il lavoro scenico Tragedia di Claudio Cornelio Frangipane; lo Zarlino presentò l'azione teatrale " Orfeo "; Giovanni Gabrieli, ed altri, si produssero in belle composizioni.
Claudio Merulo, a quel tempo, non era nuovo alla musica drammatica, poichè sino dal 1566 tal musica veniva accennata nella stessa Venezia, nell'azione teatrale Le troiane di Lodovico Dolce, i di cui intermezzi musicali appartenevano al correggese.
Re Enrico udì pure il Merulo, in S. Marco, nell'esecuzione organistica di quei Ricercari e di quelle Toccate di composizione dello stesso, in cui oggi si scoprono i germi dell'arte successiva.
Nel 1578, in occasione del matrimonio della veneziana Bianca Cappello col Granduca di Toscana Francesco Il de' Medici, Claudio fu destinato dalla Repubblica Venera a partire per Firenze, unitamente ad un corteggio composto da due senatori e 90 gentiluomini della città e terraferma.
Grandi furono le feste fiorentine. Il Merulo, dal canto proprio, diress2 una sua composizione, ideata dal conte Germanico, su versi di Maffio Venieri. Essa così comincia:
Vede Nettuno le sue Dee Marine
quasi stelle del ciel splender fra l'onde
Nello stesso anno, il nostro musicista pubblicava il primo ed il secondo libro delle Canzoni Sacre a 5 voci; l'anno appresso il primo libro dei Madrigali a quattro voci; nel 1580 gli stessi Madrigali vennero ridotti a tre voci.
Nel 1593 pubblicò il Secondo Libro dei Mottetti a sei e sette voci. Due anni dopo procurò la ristampa del Primo libro dei Mottetti a sei voci.
Malgrado il musicista pubblicasse gran parte delle sue composizioni, parecchi suoi lavori, inediti, vengono scoperti di tanto in tanto nelle principali biblioteche italiane.
Verso la fine del 1584 il Merulo, dopo 27 anni passati al servizio della Repubblica Veneta colla retribuzione iniziale di 80 ducati all'anno, aumentati a 100. nel 1563, lasciava spontaneamente Venezia, ove veniva sostituito dal celebre Giovanni Gabrieli.
Vuole il Draghi nei " Tre dialoghi della poesia scenica " (Brescia, 1624) che il maestro passasse alla Corte del Gonzaga: ma la cosa non è certa.
Nel 1586 il musicista, attratto dallo splendore della Corte Farnese, o forse dalla maggior vicinanza alla terra natia e dall'ottimo trattamento economico concessogli dal Duca Ranuzio, si portava a Parma, al servizio di quei Signori. Un anno dopo operò come organista della cattedrale e, nel 1591, venne eletto organista della Steccata, ove resse l'incarico sino alla morte.
In Parma, il Merulo ricevette molti onori. Egli abitava una casa nel Borgo della Morte, adiacente all'oratorio di S. Claudio, casa ove egli si spense e che venne donata in seguito, nel 1617 da Antonio Merulo - suo nipote - alla Confraternita della Morte.
Aiutato da tale Fra' Urbano, organaro veneto, fabbricò un buon organo di quattro soli registri, un ottavino mirabile per quei tempi e su cui l'autore compose molti lavori.
L'organo, donato più tardi insieme alla casa del Merulo alla Confraternita della Morte, fece bella mostra di sè nell'oratorio di S. Claudio, apparve ad una esposizione che si tenne a Francoforte sul Meno, e dall'anno 1904 -- a seguito di acquisto compiuto dallo stato - trovasi nel museo del conservatorio musicale di Parma.
Il Farnese, a cui piacque il carattere mite e pensoso di Claudio, lo creò Cavaliere, ed il Conte Torelli, Signore di Montechiarugolo, gli fissò una stanza nel suo castello, ove il musicista. si recava spesso a villeggiare.
La vita del Merulo trascorse serena, fra studi e composizioni. Egli ebbe molti allievi, che divennero eccellenti organisti e compositori. Per citarne alcuni, meritano di venire ricordati: Girolamo Diruta, Francesco Sivori, Vincenzo Bonizzi, Andrea Salati, Alessandro Volpino, Camillo Angleria, Cristoforo Borra.
Il Diruta è ovunque conosciuto come il primo trattatista della tecnica pianistica. Dal canto suo il Merulo apparve come uno dei primi cembalisti italiani.
Il discepolo Volpino ci è caro, fra l'altro, perchè scrisse della morte del suo maestro con pochi ma toccanti accenti.
Nel 1594 il Merulo si recava a Roma per curare l'edizione delle sue Toccate d'intavolatura d'organo, che dovevano uscire quattro anni appresso per il Verovio.
Il maestro ebbe due mogli: la prima, di ignoto nome, da cui nacque una figlia, Antonia, andata sposa nel 1588; l'altra, di nobile casata, Donna Amabilia Banzola, che il Merulo sposò in Parma 10 il luglio 1588.
Vari pittori dipinsero le fattezze del volto del musicista, da Annibale Carracci a jan Breughel di Anversa. Egli ci appare da giovane e da vegliardo, in diverse pose, con l'alloro in capo, con le insegne di Cavaliere intorno al collo, col cembalo, con musica od altro.
Non va annoverato fra i peggiori dipinti il ritratto di lui, eseguito da anonimo, che si conserva - forse in copia - nel museo di Correggio, unica memoria meruliana posseduta dalla città natia.
Il 25 aprile 1604 il Merulo infermò gravemente e la fine giunse il 4 maggio successivo, a 71 anni d'età.
Dice il discepolo Volpino, in una lettera a Ferrante Carli del 14 maggio, stesso anno, che l'esequie le fece fare il Duca del suo, e lo fece incoronare di lauro e di hedera. Il che diede grandissima consolazione a tutti, universalmente. Fu vestito da cappuccino con libri di musica sopra la bara, e all'incontro di ciascuna parte della bara vi era un suo Scolaro vestito di bajetta nera con una torza accesa, i quali furono D. Cristoloro Borra (che gli successe alla Steccata come organista), M. Antonio Bertinelli, M. Andrea Salati: ed il 4. (Volpino) non ha ardire di attribuirsi un tanto nome ... sopra il cataletto vi furono posti molti sonetti volgari e latini.
Claudio fu sepolto nella cattedrale di Parma, presso l'altare di S. Agata, di fronte alla tomba di Cipriano de Rore, morto alla Corte Farnese.
Il Duca volle fargli innalzare un mausoleo sulla sepoltura ed una forbita iscrizione ricorda tutt'ora ai posteri sia l'uomo, che lo splendore della sua arte.
Diversi musicisti suoi contemporanei parlarono di lui con elogio. Fra i più conosciuti si notano Giuseppe Zarlino, Lorenzo Penna, Camillo Angleria, Giampaolo Cima, Vincenzo Galilei. Pure Fra Alberto Draghi, Simone Verovio e Francesco Sansovino scrissero con ammirazione dell'opera. sua. Il Fètis lo chiama il più grande organista dei suoi tempi.
In questo secolo parlarono del Merulo i chiarissimi A. Bonaventura, A. Catelani, O. Chilesotti, N. D'Arienzo, A. Ferrerio, G. Gasparini, N. Pelicelli, I. Pizzetti, Francesco Vatielli.
Claudio Merulo occupa un largo posto nella storia della musica. Ebbe parte attiva nella nascita dell'opera lirica, benchè per giungere al melodramma occorra il genio chiaro di un altro grande: il Monteverdi.
Quest'ultimo unificò i prodotti delle due scuole: di quella veneta, che attraverso la trasformazione del madrigale tendeva a darci il canto monodico accompagnato da cori e strumenti; della Camerata Fiorentina, che tentava forme nuove di musica drammatica, prendendo come modello, pur rimanendo assai lontana, le rappresentazioni teatrali dei greci, e giungendo il 21 gennaio 1599 - per gli sforzi di Peri e Caccini - a rappresentare la prima vera opera in musica: " Dafne ".
Da queste due scuole e specialmente attingendo da quella venera, che si gloriava delle innovazioni del Merulo, di Cipriano de Rore, e dei due Gabrieli, nacque il melodramma ad opera del Monteverdi.
In quanto ai saggi strumentali, il Merulo sviluppando quella parte della composizione nella quale maggiormente dominano le fioriture, spezzando la compagine stretta delle continue imitazioni, sostituendo al lavorio intricato del contrappunto il leggero ricamo delle variazioni e, più ancora, accomodando le frasi melodiche e i passaggi agili alla natura dello strumento, fa sorgere un nuovo stile, del tutto differente dall'antico, nel quale i pregi speciali dello strumento venivano ad essere pienamente manifestati (Riemann).
Su questa strada di continuo progresso nel campo organistico, camminò più tardi Girolamo Frescobaldi.
Ricca è la produzione del Merulo. Egli scrisse molta musica vocale, quali madrigali, canzoni - con accompagnamento spesso vocale ed alcune volte strumentale - ed inoltre messe, mottetti sacri, magnificat.
Fra la musica strumentale, scrisse molte toccate, ricercari, canzoni, a cui vanno aggiunte composizioni per liuto ed intermezzi musicali.
Il Merulo fu un vero genio, dalla versatilità latina, dimostrata nella sua complessa attività.