Riccardo Finzi
Rinaldo Corso
Correggio nella storia e nei suoi figli, Arca Libreria Editrice, 1984

Da Ercole Corso, detto Macone, e la correggese Margherita Merli, nacque Rinaldo in Verona il 16 febbraio 1525. La famiglia di Ercole, oriunda dalla Corsica, si era stabilita in Correggio intorno al 1460.
Il padre di Rinaldo, prode guerriero, fu al servizio del Duca di Ferrara ed indi della Repubblica Venera. Combattendo per detta Repubblica col grado di colonnello, perdette la vita nel 1526 sotto le mura di Cremona.
Margherita, subito dopo la morte dello sposo, condusse Rinaldo a Correggio, ove il bimbo trascorse l'infanzia e l'adolescenza.
Destinato agli studi, venne educato in patria da Bartolomeo Zanotti, a quel tempo eccellente nella letteratura.
Inviato a Bologna per studiarvi giurisprudenza, ebbe a maestri i rinomatissimi Andrea Alciati e Mariano Soccino il giovane e si laureò a 21 anni, nel 1546.
Nello stesso anno ricevette dalla Curia Romana le insegne di Milite e Cavaliere Lauretano, con che veniva abilitato a conferire la laurea ed a creare notai destinati ad evadere le materie del foro ecclesiastico. Molto più tardi, nel 1554, fu il primo giudice (in ordine di tempo) e Priore dei Notai del costituito Collegio di Correggio.
Rinaldo Corso, mentre da un lato si dedicava alla professione derivante dai suoi studi, d'altro canto si appassionava sempre più alla conoscenza delle leggi grammaticali.
Nel 1549 pubblicava i Fondamenti del parlar Thoscano, aureo libretto grammaticale che gli valse l'ammirazione di tutti i letterati di quell'epoca ed il plauso di Ortensio Landi.
Versato in vari rami dello scibile, si occupava in patria di studi d'indole locale e scriveva saggi sul modo di livellare le acque di Correggio e per irrigarne le terre, nonchè sull'Edilità e sulla Fiera di S. Quirino, per tacere di altro ancora.
Nel 1555 pubblicava Delle private rappacificazioni, opera d'indole legale, assai caratteristica. Lo stesso anno usciva un Dialogo sul ballo e, nel 1558, curava Tutte le rime di Vittoria Colonna Marchesana di Pescara con F esposizione dello stesso.
Le sue poesie di vario genere vennero assai apprezzate. Annotò le rime del Petrarca, si dice traducesse in versi italiani gran parte dell'Iliade d'Omero e si dedicò pure al teatro, scrivendo una tragedia: La Panthia.
Assai considerato dai Conti della sua città, loro dedicò Gli honori della Casa di Correggio, poemetto con cui il letterato magnificava la stirpe dei suoi protettori. Più tardi faceva stampare in Ancona, nel 1566, la Vita di Giberto III detto Il Difensore, con la Vita di Veronica Gambara.
Nel 1568 pubblicava l'opera Indagationum Juris Libri III dopo di che decideva dedicarsi alla vita ecclesiastica.
La sua ultima opera, stampata nel 1585, quando l'autore era già morto da tre anni, dal titolo Declarationes et variae lectiones dissolutionesque ecc., ripete l'opera giuridica " Indagationum ".
Dalla sua opera complessa e profonda tra, spare la vastità dell'ingegno e della memoria del Corso, che è, come vogliono i critici, da collocarsi fra i più dotti del tempo in terra emiliana.
La sua vita è molto interessante, sia per le vicende che hanno un riferimento storico, che pe' l'aura romantica in cui è ravvolta.
Innamoratosi follemente di Lucrezia Lembardi, nipote del medico-filosofo Giambattista, detto dei Marchesini, le dedica i " Fondamenti del parlar Thoscano ", ivi denominando la sua bella, " Hiparca ".
Dalla prefazione dell'opera appaiono la grande passione di cui era infiammato, le difficoltà che si frapponevano al suo amore e le preoccupazioni per la propria salute fisica.
Sposata la bella Ipparca nel 1549, si diede ad esercitare in patria la sua professione legale, favorito dai Signori di Correggio, di cui era divenuto oltremodo confidente.
Nel 1554 il Corso si reca a Venezia per ottenere dalla Repubblica la facoltà di collocare lo stemma veneto sul monumento eretto a Correggio al padre Ercole. In tale cccasione dedica alla Repubblica il libretto giuridico "Delle private rappacificazioni ".
Nel 1556 soggiorna per qualche tempo alla Corte dei Duchi di Urbino. Ritornato in patria nel 1557, viene accusato dal popolo di aver consigliato ai Signori di Correggio di parteggiare per il Papa, in occasione della guerra della "Lega Sacra" contro Spagna ed Impero.
In Correggio poco mancò che il Corso non venisse linciato dalla folla. Gli riuscì a stento di placarla, ma dovette subire la devastazione dei suoi beni, posti fuori le mura della città, e proprio per opera delle truppe della Lega Sacra.
Amareggiato dall'ingratitudine patria e da sempre crescenti affanni familiari, Rinaldo lascia Correggio e si reca a Napoli, ove verrà nominato dal Marchese di Pescara " Visitatore " dei suoi Stati.
Ritornato a Correggio fu poco tempo dopo nominato Giudice di Rossena, ove Rinaldo si recava.
Nel 1561 passò al servizio del Cardinal Girolamo da Correggio coi grado di Auditore e Segretario e secolui si recò ad Ancona, ove pubblicò alcune opere. Ivi si dette alla riorganizzazione delle Marche, anche dal punto di vista legislativo.
Stabilitosi a Roma col Cardinale, vi ristette a lungo e, dopo la morte di quel prelato (avvenuta nel 1572) - che fu suo benefico protettore ebbe dalla Santa Sede importanti incarichi.
Già dopo la morte della moglie, avvenuta nel 1567, ad opera di sicari, aveva abbracciato lo stato ecclesiastico nel 1568, e di poi fu NunzioCommissario a Policastro, indi Inquisitore a Malta, a Cipro, nonchè Referendario della Segnatura della Corte Romana.
Salì in breve nell'estimazione del Pontefice, sì che il 7 agosto 1579, questo lo nominava Vescovo di Strongoli, nella Calabria Ulteriore.
Tre anni dopo, all'età di soli 57 anni, Rinaldo cessava di vivere.
Nella Cattedrale di Strongoli apparve, a suo ricordo, la seguente epigrafe:
Rinaldus Corsus Episcopus Strongulensis Quo Auctore Sacrarium In bac forma Auctum et restitutum est hic in domino requiescit. Orate pro eo
Il temperamento di Rinaldo Corso fu mite e gentile e caddero ben presto le accuse che lui stesso avesse fatto assassinare la moglie infedele. Ma quel delitto rimase, comunque, impunito.
Dalla sua vita e dalle sue opere traspaiono dottrina e gentilezza d'animo e nelle sue lettere si nota evidente quella disillusione del mondo che lo condusse di poi ad abbracciare il sacerdozio.
Ortensio Landi nella narrazione del suo viaggio in Italia, dice di aver trovato in Correggio un Corso, il quale, invece di uccidere ed assassinare altrui, difendeva vedove e pupilli, distendeva bellissime prose e concordava dolcissime rime.
L'accusa di omicidio per mandato dovette ferire nel profondo il Corso, che si difese con molto calore, accusando il rivale Cartari.
Vita romanzesca dunque, accesa di poesia, dottrina, fuoco amoroso ed indi fuoco religioso.
Le sue opere sono notevoli se inquadrate nel tempo in cui vennero scritte e dimostrano la vastità dei suo ingegno. Vari autori parlano di lui, fra cui il Tiraboschi, che ne ricorda le opere edite ed inedite.
Oggi Rinaldo Corso è ancora ricordato dalla critica per la sua grammatica, che - una delle prime - ebbe parecchie riedizioni, quanto per il trattatello giuridico " Delle private rappacificazioni " che, nella versione latina, godette anche esso di successive ristampe.
Fece parecchi testamenti, in cui da principio si propose di istituire a Correggio, coi suoi beni, un'Accademia a pro della istruzione dei suoi concittadini; ma la nascita dei figli Ercole e Plautilla, procreati forse dopo la morte di Lucrezia, mandò a monte la divisata idea.
Sulla tomba di questo illustre, bene avrebbe potuto figurare l'epigrafe che lo stesso Rinaldo dettò in uno dei suoi testamenti e che qui si riporta tradotta in lingua italiana:
Non ho temuta la morte nè l'ho desiderata bensì accolta quando è giunta per volere degli Dei.
Non ho pianto ai funerali degli altri e quindi non pretendo che alcuno debba piangere ai miei. Essendo uomo ho reputato che per diritto nulla di ciò che appartiene alla natura umana mi dovesse mancare, Io, Rinaldo Corso ho disposto da vivo affinchè questa scritta appaia sulla mia tomba.
In Correggio gli è dedicato il Convitto Nazionale ed il Ginnasio-Liceo.