Odoardo Rombaldi
Dal 1870 al 1882
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

A dare al partito costituzionale il pieno controllo della situazione occorreranno alcuni anni; la stabilità del nuovo assetto politico, consolidata dalle prove del 1866 e del '70, tolse credito ai duchisti e rivolse il consenso degli elettori alla Destra, cui essi tennero fede anche dopo il Marzo 1876, seguendo in ciò la Consorteria reggiana, una delle più compatte e attive che si contassero: punto di riferimento nazionale il Minghetti e i capi della Destra storica.
Voci della consorteria correggese furono il Caporale di settimana e l'Eco di Correggio (1). La loro comparsa va ricercata nella necessità di difendere pubblicamente gli interessi della classe proprietaria, che per questa erano anche quelli della collettività, negli anni in cui la Sinistra varava le sue leggi più importanti, dall'allargamento del suffragio alla perequazione fondiaria; l'allargamento stesso del suffragio imponeva di stringere nuove alleanze, o con la Sinistra o con la Destra clericale. Su questo argomento la consorteria correggese si divise: una parte, ferma nel laicismo intransigente, rifiutò l'alleanza dei cattolici, l'altra realisticamente lo preparò anche per fronteggiare la questione sociale che dopo l"80 cominciava a preoccupare il ceto possidente. Ai problemi di politica generale facevano riscontro quelli locali o amministrativi, di diretta competenza, in quanto il comune era retto dal partito moderato; se il Caporale fu il portatore del primo gruppo, l'Eco lo fu del secondo.
E' abbastanza significativo che l'interesse prevalente del Caporale fosse rivolto all'agricoltura, in cui si vedeva l'unica fonte di ricchezza per il paese, che si caldeggiassero forme nuove di collaborazione tra i proprietari e i lavoratori. La collaborazione tra le parti sociali, realizzata nella mezzadria, era portata come esempio di quell'armonia sociale che le lotte imminenti stavano per minacciare. Ai proprietari, responsabili dell'equilibrio sociale, incombeva un dovere preminente sugli altri: aumentare il reddito fondiario da cui solo dipendeva il gettito delle imposte e, nello stesso tempo, contenere la spesa pubblica entro i rigorosi limiti della possibilità.
Al primo posto si pose l'ammodernamento dell'agricoltura; l'ideale piccolo-medio proprietario vede la soluzione di questo problema nell'impiego di un lavoro sempre più intenso e nel rigetto delle antiche pratiche agronomiche; alla formazioni del reddito aziendale dovevano contribuire sempre meno i cereali e sempre più l'allevamento, la vite, la bachicoltura.
"In quasi tutti i poderi del nostro paese, levati i pochi prati, i terreni arabili sono divisi in due parti, una si coltiva a frumento, l'altra a frumentone, in modo che queste pratiche si succedono senza interruzione veruna; di più, da alcuni si ristoppia, il che è contrario a qualunque buon dettato di scienza e di pratica" (2).
Alla rotazione biennale andava sostituita quella continua, da realizzarsi intensificando l'allevamento del bestiame e migliorandone la qualità:
"Finchè il possidente non adotta e non farà adottare un principio invariabile che, laddove si produca gran quantità di sostanze alimentari pel bestiame, ivi solo si avrà miglioramento di fondo, ricchezza di prodotto, aumento di animali, circolazione di denaro e stato migliore di possidenti e di coloni, l'agricoltura, sì dei grandi che dei piccoli poderi, continuerà a non produrre quanto facilmente produrre potrebbe" (3).
Al reddito del bestiame, chiave di volta dell'economia aziendale, andava congiunto quello del vino, la cui produzione doveva pur esser ammodernata: "L'industria del vino è per noi una miniera d'inestimabile valore malamente esplorata fin qui da una pratica tradizionale e empirica".
Il quadro su richiamato dà un'idea della relativa arretratezza dell'agricoltura correggese degli anni Ottanta, e suona moderno questo auspicio: "Avuto riguardo alle nostre condizioni, il primo passo al perfezionamento dell'agricoltura deve consistere nell'estenderre di molto la coltura delle piante di foraggi, tornando la coltivazione di cereali punto remuneratrice" (4).
Che un ceto imprenditoriale, consapevole della necessità di far compiere all'agricoltura il passaggio dalle condizioni precapitalistiche a quelle capitalistiche e, nello stesso tempo, impossibilitato a farlo per la scarsità di capitali, per il carattere familiare dell'azienda e per la conservazione della mezzadria, potesse occuparsi dell'altra parte della società, diseredata o disoccupata, sarebbe pretender troppo; eppure la stessa presenza della miseria e del bisogno, terreno facile ad accogliere massime sovvertitrici, non poteva lasciar indifferente il ceto proprietario; il quale indicò una via d'uscita al malessere sociale nella integrazione dell'attività agricola con quella manifatturiera e poi nell'impianto di un'industria vera e propria, pur senza precisare quale:
"Avvezzati a prender tutto dai campi, non sappiamo che cosa sia l'industria. Eppure è questa che ci potrebbe salvare negli anni di scarsità dei raccolti, che potrebbe togliere al nostro paese la piaga dell'oziosità e dei mendicanti- (5).
Nel 1882, quando dal Mantovano le lotte agrarie si estesero alla Bassa reggiana, il Caporale richiamò i proprietari alle loro responsabilità scrivendo:
"la questione operaia ha due aspetti: uno morale, l'altro materiale, ma ambedue hanno la loro soluzione nel lavoro beninteso, preceduto e accompagnato dall'educazione del cuore e dell'intelletto. Questa è la parte che spetta alla classe dirigente ma pur troppo è ancor troppo grande il numero di quei possidenti che son paghi di vivere di rendita, di quelli cui pare avventura la responsabilità e non necessari lo studio e il lavoro, e [ ... ] non saranno essi che educheranno la mente delle classi operaie" (6).
Il confronto tra la struttura agraria del Mantovano e quella del Correggese, tra la conduzione capitalistica, con lavoro salariato, e quella famigliare a partecipazione, induceva i proprietari a ritener di esser al sicuro; ma non senza difficoltà e con prospettive oscure:
"Il sistema di coltivazione in uso nelle valli del Mantovano, quello dei latifondi [...] non interessa il lavoratore, non crea la comunanza di interessi e di scopi, mentre che in quelle regioni, per esempio il nostro Comune, dove la proprietà è molto divisa, non solo il prodotto è maggiore, ma il contadino è trattato meglio e sta meglio; ma naturalmente la gravezza delle imposte e sovrimposte fondiarie tende fatalmente a far sparire questa piccola proprietà che, davanti a 2-3 annate cattive, non può reggere, a ricostituire così i latifondi e, in conseguenza, a peggiorare le condizioni degli operai del suolo. Questo medesimo male tende ad aggravarsi quanto più si va aprendo l'adito, nelle rappresentanze comunali e provinciali, al proletariato, che può impunemente diliberare delle spese che non lo colpiscano e che assolutamente vanno a pesare sui proprietari dei fondi.
Noi siamo fino ad ora tra i fortunati perchè abbiamo il sistema di mezzadria e per intanto l'unico che risolva il problema sociale e assicuri ai contadini onesti il mezzo di vivere e provvedere onestamente, col frutto del loro lavoro; ma questo sistema come potrà applicarsi dal piccolo proprietario se per le annate cattive, la gravezza delle imposte, il nessun beneficio che risente del credito agrario, non più conseguisce il suo fine e deve vedersi costretto pur anco a rinunziare alla sua proprietà? [ .... ]. Nel nostro paese eminentemente agricolo, che il Comune, le Casse di Risparmio, le Banche popolari diano una mano a questa onorata e insieme disgraziata classe di piccoli proprietari" (7).
Alla cooperazione il Caporale riconobbe una funzione positiva, sia nella città, sia nelle campagne; suggeri perciò di trasformare la Società Operaia inerte in una società cooperativa per combattere il caro vivere e si portò ad esempio la Società Cooperativa di consumo di Fosdondo, promossa da Remigio Rossi Foglia, nel 1880, cui aderivano Budrio, S. Michele, S. Prospero, per la vendita a prezzo fisso e a semplice costo di mercato di sostanze alimentari. Nel 1884, la Società contava 377 soci, con 499 azioni la L. 20 l'una; nell'83 ebbe un utile di L. 4.057; annesso alla sede sociale fu aperto un "gabinetto di istruzione", con speciale fondo di bilancio.
Valutazione non diversa del problema economico sociale dava l'Eco di Correggio: l'agricoltura al primo posto, con il suo carattere prevalente di aziende famigliari da migliorare, in modo da ottenere i prodotti di sussistenza e altresì quel surplus da scambiarsi nel mercato per pagare i prodotti importati e far fronte alle imposte, statali e comunali. Rispondendo alle critiche mosse all'Amministrazione per aver favorito i possidenti nell'applicazione della tassa di famiglia, l'Eco scriveva:
"Salvo pochissime eccezioni abbiamo bensì trovata la proprietà frazionata e che tende ancor di più a frazionarsi, fonte di un'agiatezza generale non comune. Troviamo una classe di cittadini e proprietari intenti al miglioramento e alla miglior conduzione dei loro poderi, constatiamo che nei nostri terreni conduce una vita abbastanza agiata in generale, comunque laboriosa il robusto villico correggese. Le nostre campagne sono seminate di case sane, ben costrutte e tali da riparare chi le abita dai soverchi rigori delle stagioni. Non affermiamo certo che le cose procedano tra noi come nel migliore dei mondi possibili, molto c'è ancora da fare nel progresso della coltura dei nostri terreni e pel miglioramento della classe operaia, ma affermiamo che il sistema economico, con cui sono condotti i nostri poderi e la mezzadria, fa al colono e all'operaio di campagna una posizione che i coloni di molte regioni d'Italia possoni invidiargli. 1 prodotti del nostro suolo fortunatamente per la maggior parte rimangono
tra noi, servendo alla vita del proprietario e del colono, che danno vita e lavoro all'operaio di città". Concludendo, si esaltava "l'accordo benefico che regna tra le nostre classi sociali" (8).
Per renderlo stabile e irrobustirlo si dovevano promuovere il credito popolare, la cooperazione di consumo e di produzione, e il mutuo soccorso.
Dopo la Cassa di Risparmio, fu istituita in Correggio la Banca Mutua Popolare (9). Lo statuto, sottoposto al parere di Luigi Luzzatti e approvato nel 1880, "fu uno dei primi ad accettare il prestito agrario, il limite dello sconto, i prestiti sull'onore, la Cassa di previdenza". L'ente iniziò la sua attività nel 1881 con 300 azionisti; nell'84 questi erano saliti a 1380, con 3064 azioni; nell'83 il movimento di cassa fu di L. 4.447.491,14,con un netto di L.4.609,34 (10).
Nell'84, all'esposizione di Torino, Correggio documentò le attività preminenti dell'artigianato:
"Primi fra tutti gli espositori industriali del nostro paese vanno notati i signori Fratelli Finzi. Hanno esposto le loro sottane, i loro veli e degli scialli ricamati; quest'ultima lavorazione, rappresenta il primo e riuscitissimo tentativo di simile produzione in Italia"(11).
L'impresa, a carattere famigliare, contava circa 30 componenti. Si illustrava un essiccatoio di frutta e grani dell'ing. Terrachini, per utilizzare il calore superfluo delle fornaci, i prodotti tipografici Palazzi, l'attività della Banca Popolare, quella della società cooperativa di Fosdondo.
La presenza di due enti di credito in Correggio non parve sproporzionata alle possibilità di mercato: si trattava di specializzare l'attività dei due enti.
"La nostra Banca cooperativa - si scriveva - aumenta annualmente i suoi soci e i suoi affari: da quattro anni che essa vive ha già portato il suo portafoglio ad oltre 300 mila lire; il suo capitale, i suoi depositi, il suo credito, che è larghissimo presso gli istituti superiori, non sono sufficienti molte volte a rispondere alle domande del pubblico. L'avvenire del nostro Istituto perciò è assicurato e finchè esso si manterrà in conformità delle sue ragioni, finchè saprà dare lo sviluppo necessario al credito popolare, al piccolo credito, tutti gli affari piccoli, che nel loro complesso formano la massa principale, affluiranno a lui senza dubbio [ ... ]. Ora che la proprietà terriera richiede capitali e mezzi per miglioramenti agricoli che importi di fare, per superare la crisi che si attraversa, un istituto che esercitasse il credito fondiario sarebbe un beneficio inestimabile pel paese che ne ha già un altro che esercita il credito agricolo pei fittabili e per i lavoratori della terra" (12).
La Cassa di Risparmio infatti, nel consuntivo dell'83, prevedeva prestiti a lunga scadenza per lo sviluppo dell'agricoltura.
Il ribasso violento e persistente del prezzo dei grani, per la concorrenza americana, non allarmò soverchiamente l'opinione prevalente, tutt'altro; un compenso si doveva cercare in altri prodotti: uva, frutta, bestiame, latticini. La depressione dei prezzi dei cereali, anzichè indurre alla richiesta di provvedimenti protezionistici, confermò i produttori nella difesa del libero mercato. Ciò significa che l'agricoltura correggese aveva superato lo stadio della sussistenza alimentare di base - il pane - e si trovava nella fase della produzione dei beni di mercato, che chiedevano scambi e credito:
"I bisogni più urgenti della nostra agricoltura sono la necessità di aver credito facile e denaro a buon mercato, mezzi facili e poco dispensiosi di trasporti e infine istruzione e cultura agraria in tutte le classi. Ci è bisogno di capitali non solo per le migliorie in grande ma anche per la conduzione dei fondi: ci vuole non solo il credito fondiario ma anche il credito agrario e su vasta scala; si deve, se sarà il caso, imporre vincoli a restrizioni alla proprietà, modificare il codice civile se occorrerà" (13).
Ma vi è di più. La caduta dei prezzi dei grani era vista nel suo aspetto positivo, in quanto, cioè, contribuiva ad alleviare la miseria. L, questo, un tratto interessante, il contributo maggiore che i proprietari fondiari potessero dare per alleviare la sorte dei poveri della città e dei borghi di campagna:
"Non è crisi in senso generale ma circa i grani. La nostra produzione agricola non è diminuita nonostante il rinvilio dei grani, il prezzo elevato degli affitti e la nessuna tendenza a diminuire. Il rinvilio ha portato effetto benefico per quasi tutta la popolazione nostra, che vive della produzione agricola. Braccianti e mezzadri ne hanno risentito vantaggio. 1 salari dei braccianti se non sono aumentati in questi ultimi anni, non sono certamente diminuiti; epperò, ferma la mercede e aumentatasi, per miglioramenti agricoli, la ricerca dei lavoro, diminuito il valore dei generi di prima necessità, la condizione dei braccianti è resa migliore dal ribasso dei grani, che per i braccianti e fittabili è pieno. i proprietari vedono diminuito il reddito, questo lamentato ribasso dei grani ci è favorevole piuttosto che di danno" (14).
Col credito, le comunicazioni dovevano contribuire ad aumentare il commercio dei prodotti agricoli. Negli anni 1880-85 si sollecitò la costruzione della ferrovia Reggio Correggio Carpi Finale Ferrara, progettata fin dal 1865, e realizzata poco dopo nel tratto Reggio-Carpi (15).
I moderati, come reggitori del comune, cercarono di equilibrare le entrate e le uscite. "In questa situazione - scriveva l'Eco nell'84 - non si esce che con nuovi debiti o con un aumento forte d'imposta o con serie economie; noi ci dichiariamo senz'altro per quest'ultimo sistema in tempi normali". Ma i tempi non erano normali, perchè la questione sociale, sia pur dissimulata, esisteva; i sussidi ai poveri non potevano esser negati, soprattutto nei lunghi e freddi inverni; ma anche in questo caso occorreva rimetter in equilibrio il bilancio: "ci vuole un programma d'amministrazione, calmo, freddo, e sereno, che provveda ai bisogni urgenti e imperiosi del paese ma che si guardi dal crearne dei nuovi senza provvedervi con analoghi aumenti d'imposta" (16). Ma il bilancio non doveva provvedere solo ad eventi straordinari; c'era tutto un paese da elevare materialmente e intellettualmente, col lavoro e con l'istruzione.
Nel 1883-84, su 1217 iscritti si presentarono agli esami finali 833 alunni:
"le malattie, il trasferirsi delle famiglie dalle ville di questo comune a ville di altro comune, la miseria e la distanza, il rigore della stagione, che non permettono ai teneri fanciulli di frequentare regolarmente le scuole, la negligenza dei genitori [ ... ] spiegano chiaramente quella differenza che corre tra il numero degli iscritti e quello dei presenti agli esami finali".
Nel campo dell'istruzione media, cura assidua degli amministratori fu riportare il Collegio all'antico lustro. Ente comunale con delibera consigliare 6 dicembre 1877, e con altra 24 febbraio '81, l'Istituto A. Allegri, poi R. Corso, pur con gestione attiva, aveva vecchi debiti, sanati per ottenere il riconoscimento governativo. Nell'81, il Comune contrasse un prestito di 500 mila lire per estinguere le passività (17). Altra cura, il teatro comunale A. Allegri, dall'81 Bonifacio Asioli. Le celebrazioni per il Correggio, l'inaugurazione del monumento al pittore, del Vela, la stagione teatrale (ottobre 1880) furono l'occasione attesa per far suonare lontano il nome della città (18) . La quale aveva bisogno di vasti lavori per il suo decoro e per il comodo degli abitanti; la scelta del luogo in cui costruire la stazione ferroviaria mise in discussione il problema delle mura; la proposta più radicale, che poi si imporrà, voleva "abbattere la mura in tutta la sua lunghezza, dall'ex porta Modena a Porta Reggio con relativo atterramento di quell'ormai inutile porta, e nelle rovine aprire un bel viale con marciapiedi e filari d'alberi, sul quale poi sorgerebbe l'edificio della stazione" (19).
Sul piano della rappresentanza, le nuove leggi elettorali, politica e amministrativa , stavano per togliere ai moderati il monopolio avuto fin dal 1860. Nel 1880 il collegio Correggio Novellara-Scandiano-S.Martino aveva 967 iscritti, di cui 353 a Correggio; nel maggio '80 votarono 709 elettori, a Correggio 268 (20).
La prima alleanza tra moderati e clericali fu stretta nelle elezioni politiche dell'82: da qui il dissidio nel campo moderato. 'Ta lega che hanno costituito con i clericali è un precedente di si
grave importanza - così il Caporale - da far ritenere che proprio abbiano perso di vista il concetto di liberalismo". In effetti, l'abbandono del collegio uninominale e l'adozione dello scrutinio di lista obbligava gli elettori ad allargare il loro orizzonte; erano necessarie alleanze con forze non omogenee. Nell'ottobre '82 furono eletti col nuovo sistema i deputati Giuseppe Fornaciari, Wenceslao Spalletti e Giberto Govi:
"I primi due - così il Caporale - rappresentano le idee che abbiamo sempre difese, l'ultimo l'accettiamo per l'omaggio sincero alla scienza, all'onestà dell'ingegno, al liberalismo e ai locali interessi [il Govi era di famiglia correggese, trasferitasi poi]; Sormani Moretti non l'accettiamo perchè non troviamo quello sodezza di carattere che deve essere scorta sicura dell'uomo politico, è politicamente una vanità che par persona e noi correggesi lo sappiamo meglio d'ogni altro. Morandi non lo possiamo accettare per le sue opinioni conservatrici" (21).
Riuscirono eletti Fornaciari, Govi, Sormani Moretti e Morandi (novembre '82).
Dal campo politico la contesa si trasferì a quello amministrativo; nell'83 (luglio) fu eletto il consigliere Finzi avversato dal Caporale: il giornale scoprì le trame dei moderati clericali:
"Qual era il nostro scopo? Quello di impedire a Correggio prendessero soverchio coraggio coloro che sono entrati in campo innalzando la bandiera del fanatismo e dell'intolleranza religiosa. Lo scopo non è stato pienamente raggiunto. Gli elettori di campagna ci sono stati in gran parte contrari. E naturale. Si è detto che non volevano il trionfo dell'irreligione e che, eleggendo i candidati clericali, si poteva ottenere l'abolizione della tassa fuocatico; non così a Correggio"(22).
L'alleanza clerico-moderata trionfò nelle amministrative dell'84; era una scelta degli elettori di lunga durata.


1 Il Caporale di Settimana, edito a Correggio dal 18 gennaio 1880, diretto da Giuseppe Ganzari fino al 31 dicembre 1881, e poi dall'avv. F. Palazzi; L'Eco di Correggio, dal 4 maggio 1884, Sante Ferraboschi gerente responsabile.
2 Il Caporale, cit., Anno II, n. 4
3 Il Caporale, cit., A. II, n. 3. Il caro dei viveri.
4 Il Caporale, cit., A. II, n. 10
5 Il Caporale, cit. A. II, n. 31, Note tristi.
6 Il Caporale, cit. A. IV, n. 6
7 Il Caporale, cit. A. IV, n. 26
9 Cfr. L. LUZZATTI, Memorie, II, Bologna 1933. La Banca di Correggio sarebbe sorta per iniziativa del Luzzatti: "Degli Statuti L. L. addita a modello quelli di Milano, Vicenza e Correggio, quest'ultimo gli pare anche più perfetto di quello che informa Pieve di Soligo p. 202". "Le nostre banche fanno il servizio di Cassa a istituzioni di previdenza, gratuitamente; anzi, alcuni statuti nuovi o riformati (Correggio, Vicenza ecc.) si propongono anche di tenere l'amministrazione gratuita oltre che la cassa a queste piccole mutualità di operai, società cooperative di produzione, di consumo, ecc. è nell'indole e nell'essenza del credito popolare fare ciò (1882, 28 marzo). Tutto ciò nel quadro di quella decentralizzazione del credito che, con iniziativa privata, era la "principal ragione del progesso della ricchezza in Italia", il miglior sistema, "perchè poggia sull'autonomia e sulla responsabilità", p. 202.
10 L'Eco, cit., A. I. n. 4, Correggio a Torino 11 Ibidem.
12 L'Eco, cit., A. I. n. 38, Casse di Risparmio o Banche Popolari. 13 L'Eco, cit. A. I., n. 42. La questione agraria.
14 L'Eco, cit. A. I, n. 43. Il rinvilio dei cerali e il nostro territorio.
15 L'Eco, cit. A. I. n. 8. Le nostre elezioni amministrative.
16 L'Eco, cit. A, I, n. 25, Guerra Sociale.
17 Nel 1888, a seguito di accordi tra il Ministero P. I. e il Comune, l'Istituto Convitto R. Corso assumeva la qualifica di Nazionale e le scuole classiche annesse divenivano regie. Contava il Collegio, nel 1888, 90 convittori, che negli anni seguenti scendevano alla metà; nel 1894, il Ministero denuncierà la convenzione 6 agosto 1891 che regolava il mantenimento del Convitto e del Liceo. La forte spesa accollata al Comune (54 mila lire sull'uscita di bilancio di L. 200 mila) provocò, nel 1894, un dibattito tra chi voleva soppresso il Liceo per da posto alla Scuola Tecnica; fautori della conservazione di esso furono due professori universitari, ex studenti del Liceo: Arturo Guzzoni, di Correggio, avverso alle scuole tecniche- "vero semenzaio di spostati" - si dichiarò però disposto all'istruzione tecnica agraria; Enrico Morselli si dichiarò pure contrario all'istruzione tecnica, che - secondo lui - proprio allora rivelava i suoi limiti, e ricordò i maestri del Liceo correggese: "quei Maestri erano in generale sacerdoti ma come sapevano ispirare l'amore dello studio e l'amore della Patria, si, della Patria, perchè i don Roacchi, i don Reggiani, i don Rizzi appartenevano a quel gruppo di sacerdoti non rari nel settentrione d'Italia, che non trovavano contraddizione tra il loro dovere di preti e il loro dovere di cittadini", v. L'Italia Centrale, 1893, 28 settembre e anche nn. 19, 22, 24, 26 del settembre.
18 Il vecchio teatro era stato rifatto nel 1852 (terminato negli anni seguenti) su progetto del Tegani, con la collaborazione di F. Forti e F. Manzini, correggesi. La vita teatrale, pur con gli alti e bassi inevitabili, fu vissuta intensamente dalla popolazione e la stagione mobilitava le migliori energie della città; la musica, in una città di ricche tradizioni musicali, come Correggio, ebbe una funzione formativa di primo ordine.
19 li Caporale, cit. A. III, n. 38. Le mura, fino al loro abbattimento, furono di tempo in tempo riparate. Ancora ne11'Ottocento l'un altissimo terrapieno a forma di mezza luna esisteva fuori Porta S. Paolo (Porta Reggio) e difendeva la porta e la stradella tortuosa che correva di fianco al bastione, circondava le fosse fino allo sbocco della strada che conduce a Reggio e oltrepassava una casupola detta Gabellina perchè al tempo del Principato vi si riscuotevano i dazi sui commestibili.
Nel 1816 si decretò l'abbassamento di questo terrapieno per dar lavoro ai poveri e per dar aria alla città, si riedificò la Porta Reggio, fu compiuto il rettilineo della strada di fronte alla porta e furono otturati i profondi fossati che circondavano i1 bastione. Un secondo terrapieno era dalla parte sud della città, di fronte alla Porta degli Spagnoli (di faccia alla Rocchetta), così detta perchè per essa uscivano i soldati spagnoli. Una strada coperta aveva principio dalla parte destra di Porta S. Giovanni (Porta Modena) e, circondando da mattina e proseguendo a mezzogiorno le fosse, conduceva, a ponente, al ponte su1 canale alla strada di Reggio. A nord di Correggio esisteva un altro bastione coperto di querce, fatto appianare; un quarto terrapieno era a sinistra del ponte sul canale nella strada che porta a Reggio; un quinto bastione si trovava al principio della suddetta via coperta, fuori di Porta Modena, e difendeva la strada che conduce a Modena, anch'esso spianato. Nel 1853 le mura furono risarcite e adattate a pubblico passeggio, furono atterrati i piccoli baluardi e le casematte, abbattuta la porta degli spagnoli", Il Caporale, cit., 1881, 31 dicembre.
20 Il Caporale, cit. A, I. n. 23
21 Il Caporale, cit. A II, n. 43
22 Il Caporale, cit. A, V, n. 16