Odoardo Rombaldi
La famiglia Guidotti
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

Nell'entourage di Don Maurizio emergerà Ercole Guidotti (1). I Guidotti sono in Correggio dal 1415 e ne diventano cittadini. Da Giulio e da Cornelia Bernieri nascerà Ercole, che diventerà agente generale del principe Maurizio. Nel 1673, Ercole Guidotti, alias Colombi, con altri conduce sette possessioni e il terraglio della Testa; nel 1678 gestisce tre forni, tra cui quello della Comunità di Fabbrico, e un molino. Conduttori dei beni del principe furono gli ebrei Laudadio Fano, Giuseppe Vita Levi, Desiderio Monteselice o Monselice; in quanto amministratori dei beni fiscali erano protetti dal Principe; conduttore dei molini era Emanuel Ravà (1667); costui, nel 1645, possedeva una casa nel castello di Fabbrico, nella quale "molti anni addietro, non vi essendo memoria d'uomo in contrario, si è sempre esercitata dalli ebrei abitanti in detto luogo, una sinagoga" (2).
I rapporti di Fabbrico con Mantova erano mantenuti non solo dai vincoli che Siro e Maurizio avevano con quella corte ma dalle relazioni che gli ebrei di Fabbrico avevano con quella città; la cessione della corte di S. Genesio ai Gesuiti di Mantova, con permuta di altro nel Mantovano, è pure significativa dell'influenza esercitata dai Gonzaga di Mantova, che tenevano guardie alla Parmigiana e al Ponte di Rolo.
La presenza degli ebrei, la loro attività di amministratori e di banchieri (3) non avrebbero suscitato reazioni sfavorevoli nella popolazione. La devozione a S. Francesco e l'affetto rivolto ai francescani furono espressi dal popolo dopo la soppressione del conventino che essi avevano nella terra:
"La terra e la comunità di Fabbrico non havendo, benchè numerosa di popolo, più che un confessore sacerdote secolare, resta esausta e priva del benefizio di prediche, confessioni, indulgenze e altre opere di carità, solite a godere per l'assistenza dei Padri Conventuali di S. Francesco, che habitavano nella suddetta terra prima della soppressione dei conventini fatta da Innocenzo X., e perchè sempre li popoli di quella sono stati devotissimi del Serafico Padre S. Francesco, desiderando ancora di continuare a vivere e morire sotto il stendardo del medesimo Ser Padre, humilmente ricorrono che voglia concedere il convento di S. Francesco della medesima terra alli Padri minori dell'istesso Santo Protettore, della Provincia di Bologna, impegnandosi a provvedere ( .... ) " (4)
Grande soddisfazione procurerà poi a Fabbrico un predicatore cappuccino (1680).
Documento insigne della vita religiosa della comunità fu la costruzione della nuova chiesa plebana (5) . Le più ampie dimensioni di essa portarono alla trasformazione del castro, ossia, all'eliminazione di elementi medievali e al trasferimento degli ebrei e della sinagoga fuori del castello, nel borgo. Nel 1685, "il Popolo, avendo principiato con tante elemosine la nuova chiesa, qual'è ridotta in bonissimo stato", chiedeva di levar una parte di casa ed una torretta "che non lascia parer maestosa la facciata" (6); nell'86 la chiesa fu unita al borgo per mezzo di una strada tracciata sulla fossa del lato orientale; nel 1690, Paolo Guidotti, avendo acquistato 'Ie case di quelli ebrei che avevano dentro il castello di Fabbrico, nelle quali tenevano la sinagoga, e avendo ritrovato altro luogo nel borgo fuori del castello", ne trasportava case e sinagoga nel borgo (7).
Nel '91 (1 settembre), l'università degli ebrei chiese di acquistare 9 tavole fuori dei borghi ad uso di cimitero, avendo fino allora sepolto i suoi morti o a Carpi o a Correggio (8).
L'attività dei Guidotti, passando da Don Maurizio agli Estensi, allargò il proprio raggio, fino a farsi mediatrice degli affari economici e, di riflesso, anche politici tra Modena e la Lombardia. Rolandino Guidotti ha largamente documentato l'attività dell'avo Paolo e alle sue pagine rinviamo chi desideri avere più precisi ragguagli; ma anche le nostre fonti provano l'intraprendenza del Nostro.
Caratteristica di questo imprenditore è l'integrazione degli affari; ciò era nella tradizione dei mercanti d'allora, che maneggiavano contemporaneamente più generi di negozi: il Mantovano forniva cereali e riceveva sete; casa Guidotti aveva un ammasso di grani e una manifattura: nel 1690 oltre 8 mila sacchi di frumento e 8 mila di mistura; nei tempi di carestia, quali saranno gli anni novanta, da siffatto deposito dipenderà la vita di molta gente; tutto ciò, ovviamente, dava potenza e prestigio. Vedremo il Guidotti difendere tale impresa, e con ragione, in quanto rendeva possibile lo scambio su ampie distanze, con conoscenze e mezzi ignoti ai semplici intermediari. Paolo Guidotti aveva negozi di seta a Reggio e a Sassuolo, era in contatto con la casa Ebisloger di Bolzano e quindi con la Germania. Egli aveva 20 possessioni tra Campagnola, Fabbrico, Carpi e Correggio; da queste e dai traffici ricavava un'entrata annua stimata in 7 mila scudi (9).
Il maneggio degli affari dei principi, le difficoltà di costoro ad onorare gli impegni, portarono i mercanti a controllare i beni camerali e ad ascendere nella scala sociale. Paolo Guidotti, già avvantaggiato dalle crisi granarie di fine secolo XVII, sarà investito, da Camillo Gonzaga di Novellara, di Cortenova. I suoi figli, Giovanni e Tommaso, occuperanno posti di alta responsabilità nell'amministrazione finanziaria dei Ducati; durante la guerra di Successione spagnola, Giovanni, come responsabile del Tesoro per il ducato di Reggio, con l'aggio del 10% nelle riscossioni e il 20% nei pagamenti effettuati con denaro preso a prestito, registrò ampie perdite; ebbe egli, a ristoro, le valli di Campegine e del Confortino, che, bisognose, a loro volta, di investimenti, non valsero a risarcirlo delle perdite subite, "rimettendo del proprio un 10% perchè ad essi occorreva il venti e non percepivano forse il 6% di quelle terre". L'industria della seta, che poteva rappresentare l'attività compensatrice, cessò e la crisi si presentò senza sbocco: "i filatoi che la famiglia aveva nella città di Reggio e a Fabbrico, scaddero talmente che a sostenere le maestranze furono necessari immensi sacrifici, che poscia, per la malignità dei tempi, tornarono vani" (10). Al fondo della crisi fu il fallimento; ai discendenti di Giovanni restarono i possessi di Fabbrico (col castello e le fosse), quelli di S. Martino, ossia le doti delle mogli; le valli di Campegine e del Confortino tornarono al Duca, i beni di Massa Lombarda ai Selvatico, i fondi del Correggesco ai Levi, i crediti del Magistrato di Guerra ad altri; le proprietà possedute dai Guidotti, alla fine del sec. XVIII, nel Principato, risultano dal catasto Ricci.
Che il popolo non potesse interamente dipendere dal mercante, è provato dalla istituzione del Santo Monte di Pietà.
"I sacerdoti presidenti del S. Monte di Pietà di Fabbrico, saranno circa sei anni che da lor s'istituì per beneficio universale dei poveri di Fabbrico un peculio dei grani da prestar come si fa dal Sacro Peculio di Correggio; che ne riceve un sacco più una quartarola alla stagione, sì per il calo come per ricognizione del deputato alle biade". La riscossione sarà poi affidata alla Camera, e i parrochi ne davano notizia all'altare (11).


1 R. GUIDOTTI. Notizie sulla Famiglia Guidotti, Modena 1976, passim.
2 A.S.MO. Rettori dello Stato, Correggio b. 8
3 Ne1 1665 Abramo Finzi di Mantova e Desiderio Monselici di Fabbrico erano creditori di don Maurizio per 6 mila scudi per i tre molini di Correggio, A.S.MO. Rettori dello Stato, b. 15
4 A.S.MO. Rettori dello Stato, Correggio b. 15, 1660
5 Della prima chiesa di Fabbrico assai poco sappiamo: "era situata ove ora è i1 coro e veniva fino a metà dell'attuale; era formata in stile gotico e all'interno aveva il soffitto a travi e travicelli". Nel 1465, rifatte le mura del forte di Fabbrico (1463), fu rifatta la vecchia chiesa: "essa era costrutta di una sola nave a forma di croce" e da due cappelle; la facciata era volta ad occidente, il tetto era a capriata; l'attuale plebana sorge sull'area delle precedenti; il 21 aprile 1682 si cominciò ad abbattere la vecchia chiesa, il 18 giugno si pose la prima pietra; l'opera, su progetto dell'architetto Gerolamo Beltrami, fu terminata nel 1687. B. DAVOLIO MARANI, cit. p. 107 e ss; le notizie non sono sempre controllabili per mancanza di citazione delle fonti.
6 A. S.MO. Rettori dello Stato. Correggio b. 22
7 A.S.MO. Rettori dello Stato. Correggio b. 25
8 A.S.MO. Rettori dello Stato. Correggio b. 25, 1691, 1 settembre
9 A.S.MO. Refiori dello Staio. Correggio, h. 27. Nota delle sete fabbricate nel Principato,
10 R. GUIDOTTI, cit.. p. 11
11 A. S. MO. Rettori dello Stato. Correggio b. 26