Tra il governo di Siro e quello estense, dal 1634 (marzo) al 1635, si inserisce quello spagnolo. Il Governo di Milano, attraverso i commissari - podestà: Enrico Andrea Appiani (fino al dic. 1634) e Carlo Maraviglia, ordinò un esatto inventario dei beni di Siro. Le relazioni sottolineano la decadenza del patrimonio animale e la diminuzione della produzione procurate dalla ridotta popolazione, falcidiata dalla peste, e dall'alloggio degli Alemanni. Delle possessioni di Siro 4 erano incolte e alcune seminate in parte. La resa di cereali fu la seguente:
semina (staia) redd. dom. (st)
frumento 932 2000 "tre staia fanno un
spelta 282 200 sacco, un sacco cor
fava 221 200 risponde ad un mog
vezza 44 40 gio o staia 8 di Mi
orzo 20 40 lano".
ceci 15 15
Nel 1634-35 l'Appiani stipulò nuovi contratti di mezzadria con questo capitale bestiame (1):
Possessioni biolche bovi vacche vitelli porci pecore
Borga 112 2 4 6 9 18
Pascolo 130 2 2 - 9 -
Reatino di sotto 110 - 2 5 8 5
Canale 120 2 1 9 16 12
Verata 30 2 - 2 7 -
Zaccarella 65 - - - 13 -
Zeliola 160 - 2 8 15 -
Testa 253 4 2 6 15 -
Il Governo estense, venuto in possesso del feudo, dal 1636 al '41 tenne ordinata contabilità delle entrate già spettanti a Siro e dovolute alla Ducal Camera; erano formate dalle due Gastalderie, di Fabbrico e di Correggio, e da altri cespiti.
La Gastalderia di Fabbrico comprendeve: le possessioni - Testa, Bosco, Reatino, Pascolo, Fenile delle Doghe, Colombarola, Cà Selvatica, Pacchina, S. Genesio, Donata, Borgona, Racchetta, Gigliola, Marana, Marconcella, Bezzecca, Rolo; e 7 luoghi: Cavedagna, Zaccarella, Cà Nuove, Naviglio, Tonella, Giardino, Prati.
La Castalderia di Correggio, 6 possessioni: Cantona, Marcandrea, Borga, Canala, Casino, Terrazzo; e 8 luoghi: Canale, Colombarola, Tintoria, Ancesca, Bosco, Saliceta, Mazzona, Fosdondo; alle entrate delle terre vanno aggiunte quelle dei livelli, censi:
Anni 1636 1637 1638 1639 1640 1641
Correggio 27278 37248 35605 33266 38094 35922
Fabbrico 17286 18996 14076 17106 19193 19176
Fiscali 24267 33598 25629 27517 27602 27735
___________________________________
Sommano 68831 79842 75310 77889 85489 82833
Spese 13983 15035 16109 24560 22462 21046
___________________________________
Restano 54847 64806 59200 53328 63027 61786
"Manca l'entrata degli animali; quelli consegnati, con quelli dati da S.A., non sono stati sufficienti a fornire le possessioni di animali necessari alla coltura dei terreni. " Per le possessioni e i luoghi si formarono distinti specchi delle quantità dei prodotti raccolti nei suddetti anni 1636-41; essi sono: fascine, foglia di gelso, frumento, fava, veccia, spelta, cavezzali, orzo, canapa, uva, noci, pomi, ceci, meliga (2).
Il raccolto sarà, negli anni 1665 e 1666: frumento- staia 1788-1690; fava, st.312-308; spelta. st. 528-514; ceci st. 80-40. La entrata delle stalle, 700 ducatoni; le possesioni erano affittate a tre ebrei: 3 a Laudadio Fano, 3 a Giuseppe Vita Levi, 1 a Desiderio Monselice: le onoranze consistevano di L. 656 in contanti, 2 paia di galline, 31 paia di pollastre, 32 paia di capponi, ova n. 800, oche e pittoni (tacchini) n. 6, strame carra 5.
Sulla produttività del terreno agrario ha singolare importanza una relazione del 1666, 20 ottobre, riguardante Cà de Frati.
"I beni che don Maurizio d'Austria ha nella giurisdizione di Fabbrico detta Cà de Frati, sono b. 1400 se-
condo i confini: a sud Giuseppe Zuccardi, ad est il Rio, sino al Canevaro, a nord la fossa di Raso, ad ovest il Sostegno". Di b. 1400 se ne seminavano 546:
400 a frumento - staia 357 -; 90 a marzatelli (fava, veccia e ceci) - si. 85.1/2; 56 a spelta - si. 76. La rotazione era binaria.
"Le terre seminate di frumento o spelta non si semineranno più fino all'anno 1668 e il suo raccolto si avrà nel 1669, e così le terre nelle quali si è raccolto, l'anno 1666, frumento e spelta andranno senza raccolto l'anno 1667, sicchè b. 456 vanno vote ogni anno benchè siano aratorie, e quelle che si seminano di frumento e spielta sono b. 450, in tutto b. 1002. E trovandosi le suddette possessioni con pochissimi prati, quali si figurano in tutto b. 10, bisogna che capisca in terreni incolti, argini, case, cortili b. 348 a compiere il numero di b. 1460. Il frutto di quelle b. 400, che si seminano ogni anno a frumento, lo giudico un anno per l'altro la rendita di si. 5 per biolca, e lo stesso, le b. 90 che si seminano a fave; la spelta, 10 st. per biolca. Vi sono alberi, ma non la vite che vi alligna male. Le muraglie dei casamenti, stalle, fienili, sono fatte di pietre e terra; dal tassello in su non vi è che la muraglia che circonda le case. In mezzo ai beni vi è un cavo che conduce le acque di Correggio; è da cavare, e con quella terra alzare gli argini; è necessario fare scavare ' di scoli particolari, pertiche 1500, al costo di soldi 12 la pertica; concorrono con sette paia di bovi allo scavo della Fossa di Raso. Il Canal di Migliarina confina con essi beni, è intasato e deve esser cavato dai Comuni. Le possessioni scolano nelle Fossa di Raso, questa in Parmigiana e di qui nella Moglia, in Secchia, in Po. L'affitto è di scudi 1740, ossia L. 8.14 la biolca, per b. 596, cioè meno della metà delle terre; sulle altre si può ricavare qualche cosa col pascolo".
Un allegato specificava ulteriormente la coltura dei cereali:
"La semente del frumento è staia 357, che a ragione di uno staio per biolca dà in conseguenza che il seminato sia b. 400 circa. Il cavato si figura in staia 5 per b., che riescono st. 2000: detratte le sementi riescono st. 1643, che in parte padronale sono st. 821.1/2, e a L. 20 per sacco un anno per l'altro sono L. 8.000.
La semente di fava è st. 85.1/2, che figurano b. 90. Il cavato, a st. 5 per b., si calcola per st. 450; detratte le sementi restano st. 365, e di parte padronale st. 182, che a L. 12 il sacco sono L.970. La semente di spelta è st. 76, seminano b. 56; il cavato è st. 10 per b., che riescono st. 560; detratte le sementi sono st 484, padonali 242, che a L.6 il sacco, sono L. 726. (in tutto L.9.636).
La considerazione di non aver che due raccolti in 4 anni, là dove negli altri terreni si hanno in 3, deve far calare almeno L. 2409, onde di L.9.636 restano 7227, pari a scudi 1445 circa. L'affitto in L. 1740 non è così basso. In questo calcolo non si è discorso di bestie, perchè, essendo tutte e dei mezzadri o del conduttore, oltre che vi sono pochissimi prati, si potrà aggiungere L. 1.500; il ricavo sarà così L.8727, che coincide con scudi 1740 di fitto".
A tre miglia da Cà de Frati vi erano i prati delle Sparate, troppo lontani per il bestiame di quella corte; essi erano affittati. La mancanza di prati impediva un più largo allevamento, lo scarso bestiame dava solo poco concime; di qui la rotazione su descritta. Nel 1668 se ne deducevano conseguenze di gran valore:
"Quanto a farvi fabbriche e mettervi capitali d'animali, dico che, essendo il Principato di Correggio assai scarso di prati, a tutti ma più a questi vi è sempre concorso per l'esito dei fieni e continue occasioni d'affittarli, e in questi prati non sono da tenersi vaccherie, perchè dove non si puol fare che un fieno, per conseguenza non vi è pascolo fresco per le vacche; tamen, si potrà seguitare il solito affitto, come si fa di questo".
Dei sette poderi di Cà de Frati, 6 disponevano di 3 paia di bovi, uno di 4, le vacche da latte erano da 2 a 4 per ciascuno; prati e acque non mancavano, la tecnica non riusciva a combinare quei due fattori per incrementare l'allevamento, ed era più conveniente vendere il fieno, un taglio (3).
1 A.S.MI Feudi Imperiali, Correggio, b. 234
2 A.S.MO. A.S.E. Casa e Stato, Controversie, cit. b. 68
3 "I prati sarebbero b. 180, di cui 30 b. che sono di ugual bontà degli altri; 100 in cui sono le 30 ditte, son condotte in affitto e si pagano di affitto a certi ebrei L. 35 la b. e se affittano (da questi) a L. 38, 40, 42 la b.". A.S.MO. A.S.E. Casa e Stato, Controversia, cit. b. 68