Odoardo Rombaldi
L'economia della Casa: le condotte militari, i benefici ecclesiastici, le doti nuziali
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

Dai dati testè presentati emerge l'azione preminente di Niccolò, il quale, tra mille impegni ed occupazioni, che lo portarono per lunghi periodi anche lontano, non trascurò l'economia e la finanza della sua casa e particolare interesse rivolse a quel Fenile di Fabbrico che gli procurava, con le cavalle di razza, i cavalli necessari a sè e al suo seguito. Un conto complessivo delle entrate signorili esiste solo nel sec. XVII; per quanto fossero notevoli, anche nei secoli precedenti dovevano essere inferiori ai bisogni; la mancanza totale delle carte di famiglia non consente che ci facciamo un'idea dell'amministrazione della casa, delle spese di mantenimento della famiglia, dei dipendenti, servi e coloni, perchè anche questi, nelle annate penuriose, erano a carico del Signore.
La prima fonte di finanziamento aggiunto è rappresentata dalle condotte militari, la seconda, dalle missioni diplomatiche. Conduttori d'arme furono quasi tutti i da Correggio, come: "Niccolò da Correggio, Visconte, conte di Castellacio, conduttore d'arme; Borso, Giberto e Galeazzo, fratelli da Correggio, conti e conduttori di gente d'arme" (1). Niccolò, con un contratto, s'impegna di servire Ferrara con 32 uomini d'arme, il compenso è di 2860 fiorini l'anno, più altri mille se andrà in campo (2). Ma non tutti i da Correggio avevano il rango parentale e il prestigio di cui godeva Niccolò. Talora il salario consiste in robe:
"Questo è ben vero - scriveva Giberto - che per aver servito puoco tempo e per havere ricevuto più roba che denari, oro e seda e pano, che si metteno molto cari, li miei, a li quali non ho ritenuto insino a qui niente di quello gli è tocco per la rata, se ritrovano in ordine forse al paro de li altri, per quanto ho inteso. Et di questo esser male in ordine, e di me e dei miei, n'è potissima causa lo esser stato undici mesi a mangiarmi la paglia sotto, dopochè V.S. III.ma me acceptò la prima volta ai suoi servitii" (3). 1482.
Alle missioni diplomatiche possono in qualche modo accostarsi i viaggi al seguito di illustri personaggi; che essi non fossero sempre graditi per l'incomodo che arrecavano o per i limiti imposti risulta, ad esempio, da due lettere, una di Niccolò, l'altra di Borso, invitati, il primo a seguitare il Duca Ercole a Roma (aprile 1492), il secondo ad accompagnare Alfonso, pure a Roma, al nuovo papa (settembre 1492) (4).
Niccolò, avendo ricusato di andarvi, ricevette da Ercole il famoso rimprovero, che non si possono servire due padroni, cui egli rispose presentando, potremmo dire, il suo "stato di servizio":
"Rispondo, Ill.mo Signore, che admiratione alchuna de mi non diè tochare a la Ex.tia V.ra, nè anche imaginarsi che altramente sia mai stato l'animo mio verso lei di quello sonno state le parole et maxiine in questa sua andata: Dove dice ch'io non l'ho vogliuta seguire; Perchè lei scià bene ch'eo, non men de bona voglia adesso di quello che habbia facto per il passato, la seguirò. El scià bene che ad Napoli con la Ill.ma sua consorte per sei mesi continui et a Roma con lei, et se non segui, pur me messi due volte in ordine per Ungaria et più volte a Venezia, ad Milano et altrove mai recusai nè faticha nè spesa o per guerra o per pace per satisfare a la Ex.tia Vs. A la quale mai non dimandai un minimo subsidio per questo.
1492, 5 aprile
Borso, nel settembre, mostrò qualche difficoltà:
"Ill.mo et Ex.mo Signor mio. Ho visto la lista de la comitiva de l'andata de Roma de la quale resto non molto satisfatto purchè a la Ex. Vs. non faga cosa molesta, a la quale non voria mai mal satisfare. lo sono in lista con cavali x et uno stafiero computati i cariagi e cavalcature, non so cum che modo ne possa in questo caxo andare cum cavalli VIII. lo voria pur menare il capellano mio e non interlassar lo officio qual ho dicto per tanto tempo; voria anche menare un consiliero per poter a le fiate scrivere ove acadesse il bisogno; cum questo poco numero non solo non posso menare questi ma non posso anche menare servitori abbastanza. Non dico anche questo perchè voglia metere V. Ex. a taglia ma voglio andar cum uno solo cavalo quando a quella piaza. Saria ben contento et haveria singulare grazia ch'el non fusse molesto a la Ex. V. ch'io menasse a mie spese e tanti cavali et stafieri ch'io potesse andar con honore de V. Ex. et anche cum utilitade et comoditate mia.
1492, X settembre".
I Signori avevano dunque gente d'armi al loro servizio e con questa parteciparono a molte imprese; nel 1509, Giberto, Gian Francesco e Gian Galeazzo mandavano al Duca di Ferrara "50 homini a cavallo e 200 a piedi".
Altro modo per impinguare le entrate era il controllo delle rendite ecclesiastiche. I da Correggio perpetuarono l'istituto delle chiese private, concentrando nelle loro mani il governo di buon numero di benefici; lo spirituale era affidato ad un membro della famiglia (5), o a preti stipendiati, le entrate erano incamerate. Gian Francesco ha in affitto la chiesa di S. Andrea di Castel novo, con tutto il suo beneficio, che subaffitta, ponendo tra i patti anche quello di assicurare la regolarità del servizio religioso (1459) (6).
Manfredo ha il diritto di presentare, eleggere e nominare il rettore della chiesa della Duchessa (Calerno) - 1466 (7) ; nel 1467 promette di non turbare la gestione dell'Ospedale di S. Lorenzo al Ponte dell'Enza, nè di occuparne le terre (8) ; egli è patrono dell'ospedale di S. Pietro Martire di S. Eulalia di Montecchio - 1470 (9). Ai da Correggio compete anche la elezione e la presentazione del rettore della chiesa curata di S. Leonardo di Cogruzzo (10). Le nomine dei rettori delle chiese rispecchiano spesso rapporti di forza, assai evidenti dopo che Ercole occupò Castel novo e Brescello; le pressioni fatte da Ercole per mettere a capo delle chiese suoi fedeli - tra questi i cantori - risulta da molte fonti; a Cogruzzo farà nominare rettore un clericus suo cantore - 1502 (11).
Un posto particolare occupano nell'amministrazione dei beni e nella formazione della consistenza patrimoniale le donne della casa da Correggio. Diamo qualche cenno, come la documentazione consente. Grande fu l'apporto recato da Beatrice d'Este, moglie del primo Niccolò e madre di Niccolò Postumo; sorella di Borso e di Ercole procurò al figlio il possesso delle terre a destra dell'Enza, che gli Estensi avevano annesso allo Stato. Passata a nuove nozze con Tristano Sforza e spesso lontano da Correggio, cedette il suo posto alla nuora Cassandra, figlia di Bartolomeo Colleoni.
Nel 1503 Violante di Antonio della Mirandola, moglie di Giberto, e Francesca di Federico Gonzaga e Caterina di Brandeburgo, moglie di Borso, divisero le terre fino allora tenute insieme; a Francesca toccano 316 biolche, stimate 2623 ducati (1503) (12) ; nello stesso anno le cognate acquistano terre a Castel novo, per 1.430 ducati (13). Un elemento prezioso che regola i rapporti tra le corti e crea conti di crediti e debiti sono le doti nuziali. Violante da Mirandola porta in dote a Giberto 3 mila ducati d'oro in pecunia numerata e altri 1.000 in beni mobili - 1495 (14) . Nel 1504, Francesca, con i figli Gian Francesco, Manfredo e Borso costituisce una dote di 3.500 ducati ad Agnese sposa di G. Matteo Attendolo, sui beni comuni di Borso e Giberto (15) . Nel 1512, Francesca dona al figlio Gian Francesco pascoli e Castel Novo e Campegine, tappezzerie, panni di seta, lana, lino, canapa, vacche da latte ecc. (16).
Dove i padroni non arrivano provvedono i fattori. Nel 1461 sono fattori Melchiorre dei Rossi di Parma, Simone Affarosi di Reggio, Francesco Chiari di Ferrara. La casa del Signore è anche centro d'azienda: Gian Antonio da Correggio ha biade, vino, fieno, legna da fuoco e da opera, bestiame grosso e minuto, formaggio, - 1465 (17); i fattori di Niccolò e di Borso affittano boschi, vigne da moscatello ed altre, molini - 1476 (18); questi depositi alimentano un largo commercio; Giberto vende 800 staia di fava a 28 soldi lo staio, condotte a Rubiera - 1503 (19).
Gli scambi più ambiti si svolgevano con Venezia, per via di acqua, attraverso il Mantovano:
"Per lo grandissimo bisogno ch'io ho del denaro mi è forza de mandare verso Venezia certa quantità di frumento, el quale frumento lo ho a la Testa, mio loco appresso de Razolo, et per esser la via de Mantuano più comoda per il condure de dicti frumenti, prego e supplico che la se condegni concederne che liberamente possa traversare per suxo el dominio Suo et per aqua et per terra, quando sia necessario, dicto frumento dal mio facto et racolto qua a Coreza et a Fabrico, che sia per il manco 200 moza mantuane" (20).
Così scriveva Gian Francesco da Correggio il 30 aprile 1508. L'anno precedente, Niccolò aveva rifornito la sua casa in Ferrara di vettovaglie ricevute da Correggio; ne scriveva così a Mantova: (1507, 27 luglio, Ferrara):
"L'Ex. Vostra l'anno passato mi concesse un mandato per potermi far condure de Coregia qui per uso mio frumenti, biada da cavallo, vini e legne; hora La prego che mi contenta rinovar il mandato per il bisogno di questo anno. Li frumenti saranno fino a 100 modia, la biada da cavallo 2 mila stara, vini circa 25 o 30 botte e di legne fino a 3 novi. Non essendo aqua dal canto di Modena, non potrei viver qui se V.E. non mi compiacesse di questo" (21).
Le stesse vie d'acqua servivano al commercio ordinario. Nel 1465, Mastro Colucio quondam Daniele da Udine s'impegnava di consegnare a Matteo Pegano 300 falci ogni primavera ad Udine e di condurle a Correggio, pagando metà delle spese dei dazi e del naviglio; ogni centinaio di falci costava 32 ducati d'oro, veneti o ungari( 22).


1 A.N.C. D. GUZZONI, n. 134
2 A.S.MO, Carteggio di Principi e Signori, Correggio, b. 1143 a
3 Ibid
4 Ibid
5 "Andrea de Corigia archipresbiter plebis de Fabrico". A.N.C., B. BRUNORI, 1448
6 A.N.C. C. BOTTONI, n. 168
7 A.N.C. L BALBI, n. 388
8 A.N.C. B. BALBI, n. 25
9 A.N.C. C. BOTTONI, n. 525
10 A.N.C. C. BOTTONI, n. 141 (1502)
11 A.N.C. C. BOTTONI, n. 141
12 A.N.C. C. BOTTONI, 1503
13 A.N.C. C. BOTTONI, 209
14 A.N.C. C. BOTTONI, 1495, ottobre
15 A.N.C. C. BOTTONI, n. 242
16 A.N.C. F. A. BOTTONI, n. 96
17 A.N.C. C. BOTTONI, n. 560
18 A.N.C. C. BOTTONI, n. 197
19 A.N.C. C. BOTTONI, n. 194
20 A.S.MN. Archivio Gonzaga, b. 1314. 1508, 30 aprile
21 Ibidem, 1507, 27 luglio
22 A.N.C. I. BALBI, 1465, 12 giugno, n.285