Odoardo Rombaldi
La proprieta' signorile: Campegine, Casaloffia, Camporaineri
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

Se dalle Case del Bosco, lungo la via Reggio Gualtieri, i da Correggio controllavano l'ingresso ai territori parmigiani posti ad est dell'Enza, da Castel Novo dominavano quest'ampia zona, che andava da Gualtieri, Meletole e Cogruzzo a nord - a Campegine, Gattatico e Praticello al centro -, alla Via Emilia, con Casaloffia, Cella, Cadè ed oltre - a sud. La pianura, ricchissima d'acque sorgive, offriva non solo grandi possibilità di sviluppo agricolo, ma facilità di comunicazione tra l'Oltrepò e i paesi appenninici, ricalcando le vie che in antico collegavano Brescello con Tanneto e Luceria con la Val d'Enza.
Anche in questa plaga l'agricoltura risorge dalla metà del sec. XV, ad opera dei grandi monasteri e dei da Correggio, spesso in concorrenza non solo per il possesso delle terre più produttive ma per il controllo di quelle su cui doveva avviarsi la bonifica. Da qui non solo le ricordate vertenze con S. Giovanni di Parma, ma altre con i Torelli di Guastalla per la fossa di Roncaglio (1450).
Terre improduttive e incolte sono riscattate mediante il lavoro tenace di lavoratori condotti con contratti a lungo termine o con tenue canone. Nel 1453 i da Correggio danno in enfiteusi o al quarto 14 appezzamenti, pari a 120 b., in Valle Bonvicini (tra Cava, Ghiarola, la via di Gualtieri e il canale delle Gazze) con altre 14 di terra da bonificare (vallive, boschive, stirpive, prative); affittano 40 b. a Roarolo (1). Interessante il patto che i da Correggio fanno con gli uomini della valle di Campegine: una ventina di persone, a nome proprio e di tutto il Comune, ricevono in enfiteusi parte della Valle di Campegine, canone: 10 pesi di carni ben salate e stagionate (2). Un secondo ma diverso contratto si stipula nel 1454 per l'altra parte della valle, ad uso di pascolo e solo ad uso di pascolo (3); questo vincolo conservativo, imposto dal consorzio della Pieve di Campegine, sottolinea la permanenza dell'economia pastorale o dei campi aperti a fianco di quella agricola; la popolazione, ancora rada, non ha parcellizzato tutto il territorio, ma il divieto di mettere a coltura questa parte della valle potrebbe esprimere il timore che il pascolo passasse dal comune ad altri.
Con Castel novo gli Estensi acquistavano anche Campegine. Nel 1494, (26 luglio) Beatrice d'Este, in virtù degli interessi che i]. marito Niccolò aveva avuto in Casaloffia, nei boschi di Campegine, nelle ville di Cadelbosco, Rivarolo e altrove (1446-'47), otteneva dalla Camera Ducale l'investitura di Valle Campegine - 600 - 800 biolche di terra valliva, boschiva, prativa e lavoria, sostituendosi ai Bombace, mercanti di Reggio, anche nelle liti che questi avevano presso la Curia romana coi De Su mercanti di Parma, conduttori delle terre di S. Giovanni di questa città (4). E' Significativo, in questo contratto, l'emergere dell'antica unità del territorio e le connesse contese, presupposto della conduzione di grande affitto, ed è significativo anche che il Barbanti, conduttore del Fenile di Fabbrico, e dipendente di Niccolò, compaia in Valle Campegine per assumervi l'affitto di una cascina, con 33 vacche e un toro - 1497 (5). Morta Beatrice, (1500), il Duca vendeva al nipote Niccolò Valle Campegine per L. 3.600 marchesane - 1503, 6 maggio (6).
Nel 1504, il conte dava in affitto la Valle di Campegine con Casaloffia, "ad occaso di Reggio, ultra il fiume Crostolo", dal marzo, per nove anni; il canone era di 400 fiorini d'oro l'anno o l'equivalente in lire di Reggio (lire 3.15 per fiorino), in tre rate, a Natale, Pasqua e S. Pietro. Ai conduttori si faceva obbligo di costruire una colombara "murata di boni quadrelli, coperta di boni copi, murata di terra e poscia stabilita de calcina dipinta, ornata con le arme e divisa del locatore"; i conduttori avrebbero ricevuto i legnami necessari alla colombara e agli altri edifici, scelti da un incaricato del locatore; dovevano piantare 1000 salici e 200 taioli di vite, negli orti dovevano piantare pomi, peri, prugne di diversa qualità "ad ciò che detti orti siano più ornati ed dilettevoli". Le norme d'agricoltura erano queste:
"sia lecito le terre così prative come d'altra maniera e qualità redurre a la coltura et lavorero, et le terre lavorie redurre a prato, le terre boschive e stirpie mundare, stirpare, amonire e redurre a laborerio ovvero a prato, e le terre restoppiare o fare restoppiare secondo che a loro parerà e in sulle possessioni seminare formenti, legumi et de ogni altra semenza secondo che a loro piacerà, e anche le stopie fare segare; possano ancora ogni comodità e utilità delle dette possessioni, terre e beni percepire et havere e di quelle disponere per il tempo della locazione".
I conduttori potevano inoltre liberamente commerciare il bestiame e i prodotti, esenti da dazi, in tutto lo stato di Ferrara, avevano diritto a ristoro in caso di danni, facoltà di far laterizi, di escomiar mezzadri e lavoratori; dovevano dar idonea sigurtà.
La corte di Casaloffia, formatasi intorno ad una motta, comprendeva campi, valli, boschi, tra il torrente Cava e Calerno sulla via Emilia. Niccolò 1 da Correggio la unì ad altre terre situate a Bosco, Campegine, Camporaineri, Cadelbosco Rivarolo (1446-'47). Nel 1460 già contava un allevamento bovino. Manfredo da Correggio dava in affitto la cascina impegnadosi a pagare il salario all'allevatore: 60 lire, 30 staia di frumento e 30 misure di vino, formaggio, burro e ricotta (7). La vicinanza alla via Emilia favoriva la valorizzazione delle terre di Casaloffia e di quelle vicine, concesse parte ad enfiteusi, parte ad medium, parte in affitto. Nel 1455 Manfredo concede ad medium per 4 anni un podere alla Bocca del Lupo, con l'obbligo di costruire una casa, un forno e pozzo, di abbattere ogni anno 2 b. di bosco, di piantare 2 b. di alberi con viti, ponendo ciascuna delle parti, un paio di bovi (8). Dal 1458, i da Correggio concedevano in enfiteusi 150 b. di terre a prato, pascolo, salde e boschive confinanti con Casaloffia (9). Tra Cella e Casaloffia, Simone Torricella, già podestà di Correggio, e il figlio Antonio davano terre ad medium, a patto che si facesse una casa e si piantassero 200 alberi con viti. Anche in questa zona si attua, da un lato, il primo stadio della bonifica, dall'incolto al colto, dall'altro si realizza il passaggio dalla coltura all'allevamento; nel 1455 si danno da allevare 20 vacche a fetu, coi loro vitelli (10).
Nell'ultima parte del secolo anche attorno alla via Emilia i da Correggio formano complessi aziendali più vasti, destinati alla produzione di mercato. Nel 1476 Beatrice d'Este acquista terre a Casaloffia; nel 1491 Borso dà in affitto, per 5 anni, 365 b. tra Cella, Casaloffia e Valle Bonvicini, assicurando l'acqua per l'irrigazione, la libertà di esportare grani e bestiame; il censo è di mezzo ducato per biolca di terra a prato o lavorata, del quarto del prodotto per le altre (11). Nel 1495 Niccolò da Correggio affittava a Bernardo Barbanti la Valle di Campegine con le sue pertinenze, un podere - b. 90 - b. 152 e altre 36 a Casaloffia, coi canoni del terzo e del quarto dei frutti; il tutto serviva un vasto allevamento e la produzione di latticini; le parti conferivano 150 vacche; il conduttore si obbligava alle opere di irrigazione, a costruire edifici rustici; tra il censo, forme di formaggio di 3 pesi l'una e 4 pesi di burro (12).
Nel 1526 Casaloffia passava a Paolo qu. Prospero de Fontanis prete di Castel novo, che la subaffittava a Simone Torricella, chierico, per 5 anni, a L. 82 di moneta vecchia di Reggio. Nel 1543, Manfredo da Correggio affittava ai fratelli Visconti la Corte di Casaloffia, b. 346.64; il contratto era rinnovato nel 1556 da Lucrezia d'Este, vedova di Manfredo, per L. 1.450 di moneta vecchia. Alla fine del sec. XVI, Cosimo vendeva Casaloffia al duca di Ferrara: 400 biolche, di cui 250 a prato irriguo e 150 lavorate, riservandosi i censi, del terzo, del quarto, e i livelli, dichiarati fidecommesso nel testamento di Manfredo (1467, 25 febbraio); il canone era salito a mille ducati da L. 8. La fattoria conservava il suo fiorente allevamento di vacche da latte e la produzione di latticini.
Facendo di nuovo centro su Castel novo, volgiamoci a nord, al triangolo Castel novo, Brescello e Gualtieri; era questo una zona in gran parte valliva. Nel 1459 i da Correggio davano in affitto ad Antonio da Pomponesco la valli di Castel Gualtieri, Camporanieri fino al Ponte della Bastita, pro usu et artificio piscandi et navigandi, con l'obbligo di salvare e custodire i boschi presso le valli, concedendo solo di far legna per le necessità del conduttore (13). Una vertenza corse tra Correggio e Guastalla per Camporaineri -1470, e un'altra tra gli stessi e il Monastero di S. Giovanni per 500 biolche in Rivarolo - 1495 ed altre alla Tomba - 1469. Venuta in possesso di Castel Novo, Ferrara infeudava ai da Correggio Camporaineri - 1505; nel 1507 Giacomo da Correggio e gli uomini di Cogruzzo davano in affitto i pascoli di Valle Meletole, Oleta, dalla via di S. Martino alla Scaloppia, dalla Cava e dalla via di Guastalla, per 400 pertiche in direzione ovest, fino al Canale vecchio. Questa zona fu rivendicata, nel 1508, dal Cardinal Ippolito, provocando le rimostranze degli uomini di Castelnovo, Meletole, Cornetole, S. Savino - 1510 (14).


1 A.N.C. L BALBI, nn. 475-477, 481-482
2 A.N.C. I. BALBI, n. 488
3 A.N.C. G. DALMIERI, n. 621
4 A.N.C. D. GUZZONI, n. 152
5 A.N.C. D, GUZZONI, n. 57
6 A.S.PR. Feudi, Correggio b. 42
7 A.N.C. G. DALMIERI, n. 166
8 A.N.C. L BALBI, n. 681
9 A.N.C. L BALBI, b. 1, 1458
10 A.N.C. L BALBI, b. I n. 690
11 A.N.C. C. BOTTONI, n. 62
12 A.N.C. D. GUZZONI, n. 187
13 A.N.C. C. BOTTONI, n. 190
14 A.S.PR. Feudi, Correggio b. 43