Odoardo Rombaldi
L'agricoltura di tipo feudale
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

Tutto ciò prova abbastanza che in parecchi casi l'agricoltura, solidamente legata agli insediamenti di fedeli in terre feudali, era per molti un'attività complementare di quella militare e che, finchè i da Correggio si impegnarono su un vastissimo fronte, che dalla Montagna di Parma, scendendo lungo l'Enza, raggiungeva il Po e da questo, lungo la Tagliata, toccava il territorio di Carpi e di Modena, l'attività agricola, praticata con finalità esclusivamente economiche fu limitata a poche zone di intensa produttività. Occorreva dunque che i confini fossero portati molto più vicino al centro del potere perchè da questo potessero partire impulsi colonizzatori in senso strettamente economico. Ciò accadrà solo dopo la metà del sec. XV, quando la perdita di Brescello e di Castelnovo costringerà i da Correggio a restringere l'orizzonte dei loro interessi e a dedicare un'attenzione maggiore ai problemi della terra; ciò sarà accompagnato dalla trasformazione degli stessi signori, non più solo milites o capitani di squadre di soldati ma amministratori saggi di un territorio il cui valore era dato non solo dalla sua attitudine militare ma dalla capacità di produrre per un'economia sempre più consapevole della sua potenzialità. Sarà così possibile superare lo stadio di un'agricoltura estensiva, con ampia presenza di pascoli e di boschi, per un'altra tendenzialmente intensiva, con riduzione di pascoli e boschi, che dominarono il paesaggio agrario del Fabbricese in modo particolare, fino alla metà del sec. XV.
Il territorio di Fabbrico, infatti, era una riserva ricchissima di legname; lo dimostrano le concessioni fatte dai da Correggio: nel 1366 (14 agosto) consentono a Mantova di tagliare 20 piane e anche più per riparare il castello di Reggiolo; nel 1367 (27 aprile) uomini di Luzzara estraggono 74 carri di legname da lavoro; nel 1368 (28 settembre) Giberto ed Azzo autorizzano il taglio di 300 colonne e 100 bragheri per rifare il castello di Luzzara; lo stesso sarà nel 1377 (10 giugno, 16 agosto). Ma in certe zone, fin dal 1462, il legname comincia a scarseggiare e le concessioni vengono rilasciate "non ostante li nostri boschi siamo molto riducti a lo estremo" (1); la fortificazione di Correggio, dal 1459, dovette assorbire buona quantità di legname (2). I territori a sud della Tagliata (Fabbrico, Correggio) paiono più intensamente sfruttati a scopo agricolo di quelli a nord della stessa, posti sotto Mantova, che offrono pascoli e valli frequentati dai pastori e dai pescatori del Correggese (1369, 1373, '74, '75) (3).
Lo scambio di prodotti tipici è reso possibile dalla varietà dei territori controllati dai signori di Correggio, quando siano sfruttati secondo la loro vocazione; l'economia signorile si alimenta anche con produzioni modeste come quantità ma pregevoli come qualità; ciò è in perfetta linea con la tradizione dei complessi curtensi medievali, anche monastici, nei quali avveniva uno scambio di prodotti in obbedienza ad una scala di valori. Nel 1377 Giberto manda a Ludovico Gonzaga di Mantova due botti di vino vermiglio prodotto sul colle del Guardasone; lo scambio dei manoscritti s'intreccia con quello dei vini; altra consegna nel 1378, due botti, "etiam si non est ita dulce sicut consuevit" (17 febbraio); nel 1380 manda quattro botti di vino bianco "de vineis vestris de Guardasono, de quibus non misi anno preterito propter tempestates que destruxerunt vites" (22 novembre) (4). Si trattava certo di vini fini, dolci, per allietare le mensa del signore di Mantova; per la famiglia bastavano vini andanti; nel 1483 Cassandra chiedeva 25 carri di vino a Reggiolo perchè, a causa del gelo dell'anno precedente, nel Correggesco mancava il vino (18 maggio); ma i signori da Correggio prediligevano i vini delle colline di Scandiano, ove possedevano buone vigne; siamo nell'ambito di scambi limitati ma di qualità, propri di una produzione differenziata.
Alla prima metà del sec. XIV risale un elenco di terre che i da Correggio diedero in feudo ai loro fedeli; è un quadro riassuntivo, anche se non completo, degli stanziamenti distribuiti lungo le vie di comunicazione tra Correggio e il Parmigiano, con finalità militari e di colonizzazione, alle Case del Bosco, Meletole, Roncaglio, Castel novo, Lagoducio, Cogruzzo, Gambaratoria, Rivarolo Vecchio, Poviglio, Brescello, Coenzo, Cavriago, Gattatico, Tanneto, Praticello, a Fosdondo, Canolo, S. Michele; non è possibile qui riprodurre un documento di eccezionale valore toponomastico ed onomastico (5).
Da questi punti forti i da Correggio investirono le terre del Monastero di S. Giovanni di Parma e le ebbero in enfiteusi; ma crollata la signoria su Parma, dovettero restituirle. Nel 1356, Francesco Cane, figlio di Simone, detto Cagnolo, rendeva Castel Abate e Cadè; i suoi conservarono però 327 biolche a Rivarolo, in parte valle e boschi, fino al 1495 (6).
Se dal territorio di Fabbrico passiamo a quello di Correggio, fino al sec. XIV lo sfruttamento del suolo conserva, in parte, carattere pubblico; alcune denominazioni paiono attestarlo: "S. Prospero in Camporis" (1353), da Campora si presume derivasse Camera, villa della parrocchia di S. Prospero; nel sec. XIV l'antica pieve di Camporotondo è scomparsa, passata forse a Fosdondo, il territorio è assegnato in parte a Fosdondo e in parte a Cognento: "in terra Fosdondo in loco dicto ad Campum rotundum" (1337); "in terra de Cugnento, in loco dicto in Comodela et appellatur Campus rotundus" (1346); i Ronchi di Fosdondo attestano un diboscamento: "in terra de Fosdondo in loco dicto ad roncos de domo de Ursis" (1351); e certo ad uso pubblico rimanda la campanea dei Centumiuges presso Correggio: "in terra de Corigia, in loco dicto ad Campaneam centum iuges" (1378).


1 A.S.MN. - Archivio Gonzaga, b. 1313
2 Vedi p. 121
3 A.S.MN, Archivio Gonzaga, b. 1313
4 Ibid
5 A.S.RE., Carte Correggesi
6 A.S.MO. Corte del Traghettino, b. 3. Cane Francesco rinuncia l'omnibus terris domibus et possessionibus dicti Monasteri positis in districtu Parmensi, in loco ubi dicitur ad Castrum Abatis et ad Casadei et in pertinentiis tam desuper stratam quam de subto, et omni iuri ... in dictis terris, pratis et possessionibus quas et que do. Cagno1us tenebat emphiteotecario iure seu pensionis a Monasterio, de quibus investitus fuerat pater suus". 1356, 7 dicembre.