| Odoardo Rombaldi |
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| Il risorgimento dell'agricoltura. La proprieta' individuale. - La mezzadria | |
| Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979 |
Dalla metà del sec. XV inizia quel risorgimento dell'agricoltura cui si deve la ripresa di tutta la vita civile e culturale; ciò è frutto di lavori di bonifica condotti su vasta area, documentati da contratti ad stirpandum, o ad laborandum et bonificandum (1371), intesi non solo a disboscare ma a prosciugare le terre in modo da ridurle ad pratum seu ad agricolturam; il risultato fu di portare gli uomini a risiedere su terre abbandonate * La bonifica prende le mosse dalle terre abitate; dai margini di queste avanza abbattendo il bosco e prosciugando le zone vallive; le terre riscattate vengono appoderate, dotate di abitazioni e di edifici rustici; alla vegetazione spontanea, selvaggia e inutile, si sostituisce quella addomesticata e utile, regolata in piantate o filari; alle acque esondanti quelle irriganti, attraverso un ben ordinato sistema di derivazioni e di scoli; orti, vigne ed aree a colture specializzate sono recintati, riducendo i campi aperti e l'uso generalizzato del pascolo (1).
Questo processo di trasformazione conduce alla media e alla piccola proprietà, che attecchisce attorno ai centri abitati ed è favorita dalla rete viaria dove è più fitta; nei terreni suburbani, piccoli proprietari e artigiani investono i loro risparmi, che alimentano colture intensive e specializzate, atte a soddisfare il consumo famigliare e i centri di consumo; ma all'esterno sono vaste plaghe improduttive o solo in parte sfruttate, praterie naturali o terreni sortumosi, che producono canne e cespugli utilizzati come brusaglia. Queste zone periferiche, in parte ai confini con Mantova, Guastalla e Parma, sono proprietà dei da Correggio e vengono date per lo più in affitto ad intermediari, e lavorate da braccianti; quei terreni, di grande potenziale produttivo e di sicuro valore militare, attirano i capitali d'investimento posseduti solo da famiglie potenti; la mobilitazione dei capitali comporta quella degli uomini e della tecnica, ossia sforzi congiunti, spesso tenaci ed ingrati, che assicurano un pane sudato alle opere e la ricchezza ai committenti. Diremo prima dell'azienda familiare e poi di quella signorile.
A questo processo di rinascita agricola i da Correggio contribuiscono favorendo la formazione della piccola proprietà e la trasformazione della grande.
Niccolò e Antonio, anche a nome di Manfredo e Giberto, concedono in perpetuo, ad decimas 32 biolche di terre boschive a le Cà de Ursi (Fosdondo) - 1448 (2); con contratto perpetuo, ad quartum, 100 biolche di terra valliva, boschiva, stirpiva e prativa, a Seta di Cadelbosco, facendo obbligo ai conduttori di estirpare, anectare, reducere ad pratum sive ad agricolturam 60 biolche, pagando per queste 1/4 dei frutti e 3 soldi per le 40 già ridotte a prato (1453) (3); gli stessi danno in affitto una terra già lavoria e boschiva ed ora in tutto lavoria a Campagnola (1477) (4) Resistono antichi toponimi in un paesaggio che va cambiando: i Centozoso (Centum iuges) in villa Mandriolo - 1464; Frassinara, tra Canolo, Cognento, Fossa e S. Giovanni - 1459; i Ronchi di Fosdondo - 1500 circa. L'agricoltura elimina l'incolto ma attacca anche i beni comuni. Nel 1459 i consoli delle ville di S. Giovanni, Canolo, Cognento, S. Maria, e Simone della Torricella per il Comune di Reggio regolano lo sfruttamento dei pascoli e dei boschi di Frassinara, ne affidano la custodia ad un massaro il quale provvederà a consegnare al Comune di Reggio 1600 soghe di legname in quattro anni per le fabbriche e gli edifici della città (5).
Tre contratti, in villa Bellesia, dal 1456 al 1469, definiscono la mezzadria sulla media proprietà individuale. Locatore e mezzadro mettono in comune il bestiame, ogni anno si dovrà abbattere (stirpare) una biolca di bosco, cavare 40 pertiche di fossato, piantare 60 oppi e viti; il mezzadro terrà in efficienza (sgamare) i fossi, condurrà il grano al molino, farà due carreggi l'anno e coltiverà zafferano; riceve un vomere (gomerium) e un coltello (cultra) di 13 libbre = kg. 4,240, con scadenza un anno, rinnovabile (1456) (6).
Nel 1464, il proprietario, Cristoforo Bellesia, dà a mezzadria lo stesso podere a queste condizioni: cavare i fossati dalle strade e attraverso i campi, piantar alberi e viti, preparare la terra per lino, canapa e croco, fare le fascine, non lavorare terre fuori dal podere senza consenso del padrone, condurre il grano al molino e i raccolti a casa del padrone: 7 carri di legna, 2 carri di strame, uva, grano, fieno, fare due carreggi l'anno e prestare l'opera per condurre pietre e sabbia necessarie alle fabbriche, condurre il letame da Correggio al podere, dare come onoranze 100 ova, 3 paia di capponi, 3 paia di galline, 3 paia di polli, un paio d'oche (7). Il fondo disponeva di 2 paia di bovi nel 1467. Nel contratto stipulato nel 1469 le stesse condizioni sono confermate e precisate: il locatore pagherà il fabbro, il mezzadro, il cavallaro, due biolche sono destinate al croco, il cortile sarà recintato; il locatore si riserva parte della casa e le viti delle chiusure; il mezzadro alleverà un paio di vitelli ad solum capitale e avrà 9 carri e 11 quadrelli di fieno (8).
I contratti, in genere, non indicano l'estensione dei fondi, le parti destinate ai cereali o al prato; un contratto di mezzadria del 1488, a S. Prospero di Correggio, assegna al colono 23 biolche pro laborerio e 4 di prato, con un paio di bovi; il locatore si riserva di dare altro bestiame; oltre alla metà del formaggio, il mezzadro darà ogni settimana due ricotte, coltiverà canapa e una biolca di zafferano (9).
In un podere di Fabbrico, condotto a mezzadria, il capitale bestiame (bovi, vacche, pecore) è comune e indiviso: "che non si conosca l'uno dall'altro"; il podere comprende 60 biolche di terre lavorative e 25 di prato; il mezzadro chiuderà la casa e l'orto, lavorerà il fondo, terrà puliti i fossi, pianterà alberi e viti, condurrà il grano al mulino, a Correggio i raccolti (lino, canapa), 8 carri di legna e le onoranze: 2 porci di pesi 10 ciascuno, 4 paia di polli, 2 di galline, 1 di oche, 200 uova, darà opere per la condotta del materiale e la fabbrica del fienile (1465) (10). La destinazione delle terre del podere solo eccezionalmente è indicata; a Bedollo, un podere di b. 121,45 sono lavorie e chiuse, 57 campive e vignate, 20 a prato (1489); non è indicato il sistema di rotazione delle colture.
Le terre sono lavorate con questa sequenza: arumpere, reterzare, requartare, et quinto sulco ad minus bene arata et laborata, seminare (Mandriolo - 1463) (11). Il rapporto tra gli uomini e le terre lavorate, tra queste e il bestiame è quasi sempre omesso; esso variava da luogo a luogo: a Saliccto un podere di b. 106 sarà lavorato da quattro uomini almeno (1484) (12); in una possessione di Fabbrico sono 2 paia di bovi a iugo, un manzo, 3 vacche con 2 vitelli, un cavallo, un puledro, 40 pecore con 19 agnelli, 3 porche da razza con 11 porcelli e 12 temporali (1496); è un capitale di notevole consistenza (13).
La casa colonica è composta di abitazione, stalla portico; il luogo di soggiorno ha, nella prima, netta prevalenza, in esso sono il camino o focolare e la sondida (14) ; "farà una casa di br. 28x12, compreso il portico, camera e sondida"-1454 (15); "Jacere caminum cum fogaria"- 1458 (16); "fabbricare una sondida che prenda tutto il portico, il fogolare della casa, 21x9" - Canolo, 1466 (17); "farà una casa con un fogolare di br. 10 per ogni lato, con una sondida di br. 7x10 e un portico di br. 7" - 1480 (18); "una casa larga br. 11, lunga in fogolari br. 12, una sondida di br. 9, con pozzo e portico" -1483 (19). La casa conservava gli alimenti delle bestie e dell'uomo: il conduttore, quando se ne andrà, lasci la casa piena di strame e il cassone pieno di fava e di veccia com'è ora: " caxonum plenum favzario et vezario" - 1483 (20).
Di terre boschive ve n'erano un po' ovunque e dalla metà del sec. XV sono date da coltivare. A la Crocetta vi è una terra lavorativa, ronchiva, boschiva - 1448 (21); ai Ronchi de la Pieve di Bagnolo altro terreno saldivo e boschivo - 1448 (22); a Campagnola, 20 b. di terra "olim boschiva et nunc Iaborativa" - 1461 (23); a Bedollo , 18 b. di terra lavoria e boschiva; sono solo alcuni esempi. Del bosco di Fabbrico i da Correggio concessero diversi lotti in affitto, di biolche 136, 172, 180, 202, 15, 16 - 1496 (24).
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