Luciano Parmiggiani
Il '700: si fa strada un impegno riformatore
Mille Annni - Lo sviluppo urbanistico a Correggio dalle origini agli inizi del XX secolo

Nel primo cinquantennio del XVIII sec. assistiamo ad una lenta ripresa delle attività economiche e ad una maggior efficienza e organizzazione dell'Amministrazione Ducale. Ma gli interventi edilizi furono ancora scarsi: l'accumulazione dei capitali era ancora insufficiente. Se nel 1651 si computarono 379 case a Correggio(35), (341 tante pressapoco rimasero nel 1717, anno in cui avvenne un altro censimento . Nella seconda metà del XVIIl sec. La Camera Ducale decise di intervenire su tutta la materia dell'assistenza sociale, fino a quel momento saldamente in mano ai religiosi. Si decise di sottoporre alla Suprema Giunta di Giurisdizione governativa tutti i luoghi pii del Principato di Correggio: nel 1772 cominciò l'effettivo controllo sui bilanci. In sostanza, Francesco III e successivamente Ercole III iniziarono a colpire seriamente alcuni privilegi, attraverso la revisione di alcune importanti norme giuridiche (manomorta, esenzioni fiscali sulle terre, ecc.), in linea con gli altri Stati regionali della penisola. Nel 1768 fu soppresso il Convento del Carmine e nel 1771 quello dei Cappuccini (situato fuori città sulla strada per Carpi). Nel 1783 la stessa sorte toccò ad altri due ordini molto potenti: quello dei Domenicani e quello del Corpus Domini. L'anno prima fu anche soppressa la Confraternita di S. Maria, che gestiva un piccolo Ospedale degli Esposti, vicino alla chiesa omonima (l'ospedale, dal punto di vista gestionale, fu accorpato a quello degli Infermi). Sempre nella seconda metà del'700, grazie alle aumentate disponibilità finanziarie governative dovute all'eliminazione dei privilegi poc'anzi citati, si avviò un'importante politica di opere pubbliche tese al risanamento urbano e al riordino edilizio. Iniziarono le selciature di alcune strade; nel 1773 si approvò una normativa tendente a regolare in modo preciso il rifacimento delle cosiddette "dogare"(le fogne): non più a cielo aperto nel mezzo della strada ma due canalizzazioni coperte da grate in ferro ai lati della via (36).

Si proseguì con la prima numerazione civica (1786), che ripartì Correggio in 6 quartieri: quartiere S. Quirino (dal n. 1 al 73), quartiere del Portico longo (Borgovecchio, dal 74 al 152), quartiere Filatoio (dal 153 al 197), quartiere S. Domenico (dal 198 al 249), quartiere S. Francesco (dal 250 al 303), quartiere Piazza Padella (dal 304 al 362) (37).
Nel 1790 venne emanato il primo Regolamento dell'Ornato (38). E' importante segnalare che una norma del regolamento prevedeva che chi avesse voluto fabbricare muri esterni o colonne avrebbe dovuto denunziarlo all'ufficio del giudice dell'Ornato; ma in ogni caso non si poteva alterare il prospetto degli edifici. Ma la norma più importante ed organica fu sicuramente la grida del 1771 che ha per titolo "Per l'abbellimento delle case di Correggio" (39). Si trattò sicuramente del provvedimento più maturo dei sec. XVII - XVIII - XIX; esso riflette notevolmente lo spirito delle riforme politiche e culturali del Settecento illuminato. Notiamo in questa grida una attenzione per il dettaglio, il decoro urbano, la pulizia visiva che in certi punti addirittura anticipò i provvedimenti delle grandi città italiane. Riportiamo i pezzi più significativi di tale grida.

Intenda mai sempre questa III. ma Comunità di non rimirare più oltre indifferentemente l'indolenza di molti, che invece di levare lasciano crescere vie maggiormente nell'aspetto di propri abitati quelle deformità che dallo stesso comune viene condannare col porre a questi il più conveniente riparo ne' luoghi più frequentati della città e segnatamente nella strada maestra, dalla porla cioè di Modena a quella denominata di Reggio, nella pubblica piazza contigua, nella via che dalla strada maestra conduce al piazzale chiamato delle Monache, compreso lo stesso intero piazzale, indi nella contrada che da piazzale conduce alla porta maggiore della chiesa di S. Franc. co unita. te a quella che sta dirimpetto alla chiesa stessa e poscia l'altra che costeggiando il convento di S. Fran. co riconduce alla sopraddetta strada maestra, e final. te nel ramo del Carmine, di S. Dom.co e nella via di S. Maria corrispondenti alla strada maestra medesima ...
I. Che ogni possessore di case, le quali abbiano il loro prospetto nelle strade sopra indicate che non sia pulitamente intonacato, colorito debba farne intonacare con calcina i muri di tutto il rispettivo prospetto, e fare conseguentemente riattare ove bisogna le colonne che sostengono i muri stessi nella più decente forma coll'abbellirli con qualche tenero colore sullo esempio dei più colti paesi.
II. Sarà poi leciti, anzi dipenderà dal piacere di ogni rispettivo possessore qualunque colorito ne d. i prospetti purché non usi del semplice bianco, o di colore troppo forte ed osceno, o diveltam. te contrario al gusto delle fabbriche moderne. Ma ove due case contigue fossero messe in modo che la loro unione cadesse nel mezzo di un arco della facciata allora per evitare le irregolarità che ne seguirebbe necessariamente, saranno tenuti i due possessori dare nell'una e nell'altra delle case così contigue lo stesso colorito.

Da un attento esame della grida notiamo che non tutte le vie furono interessate dal provvedimento: soltanto la Strada Maestra (C.so Mazzini), la contrada di S. Quirino, la contrada longa (Via Cairoli), la contrada S. Francesco, la Piazza (P.zza Garibaldi) e la contrada S. Maria. Ci fu quindi il proposito di operare una selezione: le strade interessate erano quelle in cui avevano sede il potere civile e religioso. I quartieri più umili non erano affatto coinvolti da queste norme di riordino edilizio. Di fondamentale importanza e di assoluta novità per quell'epoca, anche riguardo a città molto più importanti, fu la parte della grida riguardante i colori delle facciate, in cui appunto si prescrisse di non utilizzare colore bianco o "troppo osceno'"o di usare lo stesso colore per le case contigue (che avevano in comune un arco di portico). Dopo 10 anni le cose però non dovettero cambiare molto; il 22 gennaio 1780 "Espone il S. Provvisore che trova necessario il sostenere l'ornato della città che oggi ormai va decadendo e penserebbe che fosse opportuna la ripubblicazione di un avviso coerente alla grida dell'ornato del 1771"' (40).

Gli investimenti pubblici più importanti di questo fine'700 furono la costruzione del cimitero fuori mura, di fronte a Porta Reggio (1790), la ristrutturazione del teatro, l'istituzione nel 1785 del Collegio Civico Ducale (l'attuale Convitto Naz.le). L privati invece furono ancora quasi completamente fermi. Il Collegio Civico Ducale nacque a seguito della unificazione tra i Collegi di Mirandola e di Correggio in un'unica sede, appunto a Correggio. Tale decisione comportò la necessità di un trasferimento dalla vecchia sede situata in C.so Mazzini (nel palazzo ora sede del Municipio) all'ex convento dei Domenicani (soppresso proprio nel 1785). In pochi anni il Collegio ebbe una tale domanda che i locali ben presto risultarono insufficenti. Nel 1785 avvennero alcune sistemazioni interne e nel 1788, con ogni probabilità, si completò l'ultimo piano, così com'è tuttora. Da segnalare inoltre la costruzione delle scuderie delle guardie del Corpo, che per ordine ducale furono trasferite da Sassuolo a Correggio. Il luogo fu individuato dietro il cortile dell'Armeria, posto nel palazzo governativo (Palazzo Principi). Ciò che invece rimasero ai margini degli interessi pubblici furono ancora una volta le mura cittadine. Nel 1781 l'acqua nelle fosse risultava scarsa e maleodorante; le mura erano quotidianamente scavalcate con scale, corde, ecc., tanto che si dovette emanare un pubblico avviso di divieto. Nel 1786 cadde un pezzo di mura ad ovest. Gli anni seguenti furono caratterizzati soprattutto da un contenzioso tra Camera Ducale e Consiglio della Comunità sulla proprietà delle mura: nessuno voleva assumersela poiché ciò avrebbe comportato l'onere della manutenzione straordinaria. Ovviamente la spuntò il governo centrale estense che dimostrò di possedere solo l'usufrutto mentre la proprietà delle mura e delle fosse era della Comunità correggese.

Il Convitto Nazionale "R. Corso'", ex Collegio Civico Ducale, prospetto su Via Bernieri.
Discorso a parte merita l'istituzione nel 1782 dei ghetto ebraico (almeno un secolo dopo quelli di Reggio e Modena), in Via Casati. Gli ebrei detenevano a Correggio un forte potere economico. Isolarli non era facile; lo stesso Consiglio della Comunità, pur in modo garbato, cercò continuamente di rimandare questa decisione, (41) voluta fortemente dal Duca d'Este. Dopo questi rallentamenti il ghetto venne effettivamente istituito ma esso ospitò solamente gli ebrei piò poveri. Nel 1786, su trenta case abitate da ebrei censite a Correggio, solo 14 erano situate nel ghetto di Via Casati, 5 case erano nel quartiere San Quirino, 2 in Borgovecchio, 8 in S. Domenico e una in Piazza Padella (42). Nel 1793 gli ebrei erano 177 e risiedevano in 36 case . Napoleone provvide al suo smantellamento ma la restaurazione dei potere estense del 1814 lo ripristinò, pur in modo parziale e poco convinto.


(34) Si tratta di un documento intitolato "Denunzia descrittiva delle case della città di Correggio" conservato presso l'Archivio Memoria Patria. Cart. n. 6. Censimenti vari.
(35) "Stima delle case dentro la città di Correggio". Precisamente erano 390. Archivio Memoria Patria. Cari. n. 6. Censimenti vari.
(36) v. Archivio Storico Comunale, Consigli della Comunità. 1778-1789, voi. 78.
(37) Arch. Memoria Patria. Cart. n. 6. Censimenti vari.
(38) Regolamento d'Omato - Comunità di Correggio, Modena, Eredi di Bartolomeo Soliani, 1790.
(39) Arch. Memoria Patria. Cart. n. 6. Censimenti vari.
(40) Archivio Storico Com.le di Correggio, Vol. 78, Consigli della Comunità.
(41) Un primo tentativo avvenne nel 1736, sostenuto dal Cavalier Gilocchi e dal Padre Cangiassi
(v. A. Balletti, Gli Ebrei e gli Estensi, Reggio E., Anonima Poligrafica Italiana, 1930, pag. 76). (42) Arch. Memoria Patria. Cart. n. 6. Censimenti vari.