| Viller Masoni |
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| Il 1948 a Correggio | |
| Museo in linea, rubrica de "Il Correggio", n. 5/98 |
Soffiò anche a Correggio il vento del 18 aprile 1948, lo sentirono soprattutto socialisti e comunisti che, uniti nel Fronte Popolare, subirono la più cocente sconfitta del dopoguerra. Una "battuta" che a Correggio fu ancor più severa che a livello nazionale: se in Italia il Fronte perse un po' più dell'8% rispetto a quanto PCI e PSIUP avevano conquistato nel '46 in occasione dell'elezione della Costituente, a Correggio tale diminuzione sfiorò il 10%, passando dal 73,9% (56,8% del PCI più 17,1% del PSIUP) al 64,2%. Se ne avvantaggiarono i democristiani che raggiunsero il 29,1% con un incremento del 5,6% (molto inferiore tuttavia a quello ottenuto a livello nazionale che fu del 13,3%) ed i socialdemocratici, che si presentavano per la prima volta a Correggio, ottenendo un buon 5,5% (3,8% a livello nazionale).
E' probabile che a peggiorare il risultato locale dei socialcomunisti influì anche il clamore sollevato dall'arresto del Sindaco Germano Nicolini, nel marzo del '47, con l'accusa di essere il mandante dell'omicidio di Don Pessina, sul quale la Chiesa (con il Vescovo Mons. Socche in prima fila) e i giornali di destra, in particolare "Il Giornale dell'Emilia", avevano scatenato una decisa campagna anticomunista. Come andarono veramente le cose e l'assoluta estraneità a quell'episodio di Nicolini e degli altri accusati era in realtà già abbastanza chiaro nel gennaio del '48 con la confessione di Righi e Catellani, ma le vicende processuali procedettero in modo completamente diverso, con la montatura di un caso (una "macchinazione politico-giudiziaria" come l'ha definita Nicolini) che si risolse in un gravissimo errore giudiziario cui lo Stato ha posto rimedio solo nel 1994.
La stessa sostituzione di Nicolini, sospeso dalla carica di Sindaco al momento dell'arresto, con il ProSindaco Edgardo Ruozzi, dirigente socialista e assessore, fu occasione di nuove strumentalizzazioni politiche.
L'incarico di Ruozzi ebbe termine alle ore 20.15 del 23 marzo 1948, quando si suicidò - per problemi personali - gettandosi dalla tromba delle scale del Municipio. Tale suicidio venne invece presentato come un omicidio legato al caso Nicolini. Alcuni quotidiani sostennero che gli autori dell'omicidio Don Pessina erano stati ricompensati con una somma di 1.500.000 di lire sottratta dalle casse comunali, essendosi opposto a ciò Ruozzi era stato assassinato. A questa accusa il Comune rispose con una querela.
Gli animi erano davvero eccitati e l'attentato a Togliatti del 14 luglio '48 non contribuì certo a rasserenarli, anche a Correggio migliaia di persone manifestarono e protestarono nei giorni successivi al fatto, ci furono momenti di grande tensione.
Ciò rende ancora più sorprendente il fatto che lo scontro frontale e duro che si svolgeva nella società civile non provocò una corrispondente contrapposizione fra maggioranza e opposizione sui banchi del Consiglio Comunale; infatti, benché le divergenze aumentassero man mano che l'avanzante spettro della guerra fredda rendeva più radicali gli atteggiamenti e impossibile ogni tipo di convergenza sui problemi di carattere nazionale e internazionale, questa progressiva divaricazione politico-ideologica non impedì a maggioranza e minoranza di lavorare assieme e di ritrovarsi unite sui problemi di Correggio, tanto che ordini del giorno di grande rilievo, quali quelli relativi al bilancio, vennero approvati all'unanimità.
Episodi di grande turbamento morale, civile e politico quali quello dell'assassinio di Don Pessina e il conseguente arresto di Nicolini non diventarono oggetto di speculazione politica nel confronto consiliare come, invece, avvenne sui giornali locali e nazionali.
I problemi concreti, d'altronde, a Correggio come altrove in quegli anni non mancavano davvero, e spesso riguardavano il soddisfacimento dei bisogni primari della popolazione, a partire dalla disoccupazione che, nel luglio 1948, interessava ben 2.047 persone (circa 1/5 della popolazione attiva) di cui il 69% proveniva dall'agricoltura, il 17% dall'edilizia, il rimanente 14% dall'industria.
La composizione dei disoccupati non deve sorprendere in quanto in quegli anni la popolazione (19.374 unità al censimento del '51) era ancora in gran parte residente in campagna e, in un modo o nell'altro, legata ai lavori agricoli. Nel 1951 la popolazione in condizione professionale ammontava a 9.928 unità collocate per il 62,7% nell'agricoltura, per il 21,9% nell'industria, per l'8,8% nel commercio e per il 6,6% in altre attività.
L'Amministrazione Comunale, che dalla morte di Ruozzi era guidata dal nuovo ProSindaco Rodolfo Zanichelli, si impegnò quindi in vari modi per fornire occupazione ed uno stipendio minimo a queste famiglie: attraverso la realizzazione di opere pubbliche, la manutenzione di bonifiche, argini e altri lavori nelle campagne, l'inghiaiamento di strade e piazze, la costruzione di viali pedonali, la spalatura della neve, ecc; a partire dal 1948, e per i primi anni cinquanta, si diede vita su tutto il territorio comunale ad una vasta mobilitazione sociale a favore dei disoccupati.
Di opere pubbliche, d'altronde, c'era bisogno non solo per offrire lavoro ai disoccupati, ma soprattutto per dar risposte a bisogni elementari dei cittadini. Di qui la realizzazione dell'acquedotto comunale (inaugurato poi nel 1951) che consentì di fornire l'acqua potabile in casa a 300 famiglie e di alimentare 10 fontanelle pubbliche sparse in tutto il territorio comunale.
Altro problema impellente era quello dell'abitazione, che venne affrontato sia con la costruzione di nuove case popolari sia con la riparazione di fabbricati comunali sia - per la verità con esiti poco esaltanti - con la requisizione di alloggi.
L'assistenza pubblica fu un altro campo a cui venne data priorità. Attraverso l'ECA e le Opere Pie Riunite (che in realtà erano autonome dal Comune) vennero fornite cure mediche e farmaci agli anziani poveri, agli orfani, ai disoccupati e in genere a chi si trova in condizioni disagiate: nel '48 quasi un quinto della spesa del Comune fu destinata a interventi di assistenza e solidarietà.
Per la Pubblica Istruzione furono costruite le scuole elementari di Canolo e Budrio, sistemate quelle del capoluogo e di altre frazioni, riaperto il Convitto, oltre ad altri interventi quali la promozione di corsi popolari di alfabetizzazione rivolti agli adulti.
Decisamente marginale fu invece l'impegno in campo culturale. Le istituzioni culturali funzionavano in modo molto parziale e con grandi difficoltà o erano addirittura chiuse al pubblico ed in disordine. Solamente il teatro "Asioli", pur trovandosi in uno stato di progressivo degrado e incuria, era in piena attività ma quasi esclusivamente come cinema che, assieme e in concorrenza con il Politeama, contribuiva ad alimentare l'immaginario dei correggesi proponendo, in particolare, i grandi film americani.
Per saperne di più:
Marcello Rossi "La politica amministrativa a Correggio dal 1945 ad oggi attraverso gli atti del Consiglio Comunale. Volume primo: la legislatura dell'emergenza 1945-1951", Correggio 1997; Viller Masoni "Correggio, cinque secoli di politica culturale", Bologna 1988.
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