Fulvio Panzeri
1975-78
Pier Vittorio Tondelli



1955
1967
1969-1974
1975-1978
1979-1980
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991

Cambia la colonna sonora e mutano anche i riferimenti generazionali: «Battisti lo si abbandonò poi, verso il 1977, non perché le sue canzoni non piacessero, ma forse perché si era cresciuti e già era il tempo di Francesco Guccini, di Francesco De Gregori, di Antonello Venditti, degli Inti Illimani e bene o male, si era passati attraverso l’ineguagliabile esperienza radiofonica di Per voi giovani».
Tondelli si iscrive al Dams di Bologna («Si sarebbe sentito in contatto con tutti i suoi coetanei, li avrebbe cercati iscrivendosi all’Università di Bologna, li avrebbe trovati solo per rendersi conto che la propria vita si sarebbe giocata in solitudine e avrebbe potuto unirsi agli altri unicamente attraverso l’esercizio solitario e distanziato di una pratica vecchia quanto il mondo: la scrittura. Avrebbe capito che non sarebbe mai stato un protagonista, ma un osservatore»), frequenta cineclub, lavora brevemente in una cooperativa teatrale e per i programmi culturali di una radio libera. Nel 1976 entra a far parte del Comitato di Gestione del teatro Asioli di Correggio. «Ho sempre avuto bisogno di un'espressione artistica. Magari all'inizio, quando la pensavo, non era la scrittura. L'ho scelta in quanto era il mezzo più diretto, forse più semplice, attraverso il quale potevo mettermi lì, di notte, e immaginarmi una storia senza bisogno di niente.
A me del resto interessava molto il cinema e lo spettacolo, tanto che mi sono iscritto al DAMS di Bologna, proprio con questo indirizzo. Mi sarebbe piaciuto collaborare in questo campo. Intendiamoci, la scrittura non è stata un ripiego: ha sempre rappresentato il sottofondo della ricerca di un'attività artistica attraverso la quale poter vivere un po' meglio».
A Bologna frequenta i corsi di Umberto Eco (a proposito di una tesina sulla cultura del vino nasce quasi un litigio con il professore. Così lo racconta Eco: «La tesina di Tondelli era esattamente come la racconta lui: si capisce subito dal suo riassunto che era scintillante, ricca di citazioni impreviste, certamente assai personale. Era un bel pezzo saggistico - e per quanto ricordo molto ben scritta: e questo ha motivato l’andamento del litigio, perché mi rendevo conto di avere di fronte un giovanotto d’ingegno») e di Gianni Celati.
Scrive un primo romanzo che porta ad Aldo Tagliaferri, alla casa editrice Feltrinelli e dalla cui riscrittura nasceranno i racconti del libro d’esordio. «Ho sempre scritto, da quando avevo sedici anni... Per me il fatto di scrivere è sempre stato legato al sogno, al desiderio. Quel primo testo - il dattiloscritto che ha preceduto Altri libertini - molte pagine, un linguaggio ricercato, con anche delle pretese strutturali notevoli, inviato alla casa editrice Feltrinelli, rivisto col senno di poi, diventa una questione molto personale, non pubblicabile, forse proprio per questo motivo. È un inventario dei desideri di una persona di diciotto-diciannove anni, con tutto ciò che può esserci in una vita di provincia. Ogni cosa, in quel tipo di vita, risultava molto controllata, socialmente, a livello familiare».
Le frequentazioni bolognesi e, successivamente, milanasi, cambiano anche le prospettive e i riferimenti culturali: Tondelli rivede il suo misticismo e la sua ansia di assoluto, «rivolgendosi - come afferma lui stesso - alla contemplazione delle religioni e delle filosofie dell’Estremo Oriente»; legge quotidianamente Lotta Continua, mensilmente Re Nudo e ogni tanto Lambda e "romanzetti", diari. confessioni, pubblicati in gran numero da piccole case editrici, in questo periodo, per «testimoniare una collettiva voglia di prendere la parola».


I testi della biografia e delle schede bibliografiche sono di Fulvio Panzeri