Viller Masoni
La vita teatrale e musicale
Correggio - Cinque secoli di politica culturale

2.4.1. Dalla fine del XVIII secolo all'edificazione del nuovo Teatro

Fra la fine dei XVIII e il primo trentennio del XIX secolo la vita musicale e teatrale fu a Correggio piuttosto vivace. Il genere preferito continuò a rimanere il melodramma (e in particolare l'opera buffa e semiseria), ma il Teatro ospitò anche spettacoli di prosa, Accademie, balli e feste.
In questo periodo un ruolo determinante venne svolto dalla famiglia Asioli, una vera e propria fucina di musicisti e artisti di notevole talento. Il capofamiglia Quirino Asioli, i figli Bonifazio (1769-1832), Giovanni (1767-1831), Luigi (1778-1815) e Giuseppe (17831845), le figlie Maria, Rosa, Luigia e Angela non solo sì cimentarono, pur con esiti diversi, come compositori, esecutori e cantanti di classe sulle scene del Teatro Comunale. Costituirono anche un costante punto di riferimento culturale per l'organizzazione degli spettacoli, che allora poggiava soprattutto sull'intraprendenza delle locali associazioni di dilettanti.
Inoltre svolsero una intensa attività didattica che formò quei musicisti che, per alcuni decenni, costituirono il nerbo delle orchestre necessarie a rappresentare le opere in Teatro.
Oltre agli Asioli si possono ricordare, fra gli altri, Crispino Gambari (Maestro di violino presso il Collegio Ducale), Delfino Bedogni, Eugenio Martinetti, Quirino e Andrea Cottafavi, Ercole e Fortunato Palazzi, Giacomo Setti.
Il punto di riferimento 'istituzionale' fu dapprima l'insegnamento musicale che si teneva presso il Collegio Ducale, al quale si applicarono sia Bonifazio che Giovanni. Vi furono anche iniziative 'spontanee', come la nascita del complesso bandistico che sfilò per la prima volta per le vie cittadine nell'agosto 1797, sotto la guida di Luigi Asioli. 193
Giovanissimi, i due Asioli più dotati, Bonifazio e Luigi, lasciarono Correggio per continuare in Italia e all'estero la loro carriera ed assurgere, almeno il primo, a fama europea.
Oltre che alle loro significative puntate a Correggio, il 'testimone' fu lasciato al fratello Giovanni che continuò a lavorare presso la Scuola di Musica cittadina. La quale venne probabilmente chiusa quando, nel 18 10, s'interruppe l'attività del Collegio, per essere poi riaperta nel 1812 negli stessi locali. La Comunità infatti avvertì la cittadinanza che dal primo luglio di quell'anno
"a quei giovani di questo Comune che essendo privi di beni e di fortuna mancano in conseguenza dei mezzi per istruirsi nell'arte della musica, il Sig. Maestro Giovanni Asioli darà gratuite lezioni di pianoforte, di cardo e di strumenti a fiato ed il sig. Quirino Rossi di strumenti ad arco.194
Giovanni Asioli, qualche settimana prima, era stato nominato "istruttore e direttore a vita della Scuola di Musica", con un buon stipendio, mentre il fratello Bonifazio venne proclamato presidente a vita della "Commissione apposita di Musica". 195
Nel 1814, a causa del cambiamento di regime, Bonifazio Asioli venne dimesso dal Conservatorio di Milano e fece ritorno a Correggio. Qui rimase fino alla sua morte dedicandosi con grande fervore alla composizione e all'insegnamento. 196
La sua casa fu trasformata in un piccolo conservatorio che egli condusse con l'aiuto del fratello Giovanni.
Il Comune favorì questa istituzione in quanto continuò a stipendiare Giovanni Asioli e, con una convenzione stipulata il 2 gennaio 1815, gli concesse la possibilità di convertire, a suo arbitrio, la Scuola di Musica in una "giornaliera istruzione [... ] in casa propria ad un numero prescritto di giovani poveri aventi buona disposizione musicale". 197
In quello stesso periodo la Banda era diretta da Quirino Rossi che svolgeva pure le funzioni di Maestro di Violino .198
Toccò probabilmente a lui dirigere la Banda in occasione della visita ufficiale che Francesco IV, da poco ripristinato monarca del Ducato di Modena, effettuò a Correggio il 12 ottobre 1814.
Certamente non fu uno degli Asioli, perché si sa che Bonifazio, Luigi e Giovanni, sebbene fossero quel giorno a Correggio, non vollero 'per dignità' (viste le loro passate simpatie bonapartiste), presenziare ai festeggiamenti. 199
Nei primi anni del XIX secolo le stagioni del Teatro Comunale erano ancora dominate da autori della scuola napoletana o che ad essa si ispiravano:
Giovanni Paisiello (del quale si rappresentarono La serva padrona nel 1800, 1 Filosofi immaginari nel 1802, La Molinara nel 1807 e 1820), Domenico Cimarosa (L'italiana: in Londra nel 1804, Il Matrimonio segreto e La Bellissima amante nel 1807, Le Astuzie femminili nel 18 10), Nicola Piccinni (La Cecchina nel 1815), Giuseppe Farinelli (Teresa e Claudio nel 1809 e 1811, Le Lacrime di una vedova nel 1811, Il Finto sordo nel 1813, Il Testamento o seicentomila franchi nel 1818), Pietro Guglielmi (La Scelta dello sposo e Le Convenienze teatrali nel 1811, La Guerra aperta nel 1812, La Serva bizzarra nel 1817 e 1820), Marcos Antonio Portugal (Lo Spazzacamino principe e Il Ciabattino nel 1814, La Donna di genio volubile nel 1815), Pietro Generali (La Luigina nel 1814, La Moglie giudice del marito nel 1815, La Contessa di Colle erboso nel 1818), Francesco Gnecco (Filandro e Carolina nel 1808 e 1809), Luigi Mosca (L'Impresario burlato nel 1804), Valentino I' Fioravanti (Le Cantatrici villane nel 1805), Giuseppe Gazzaniga (La Dama soldato nel 1813).
Dal 1819, per oltre un decennio, padrone incontrastate delle scene correggesi furono le opere semiserie di Gioachino Rossini (La Cenerentola nel 1819, L'Inganno felice nel 1819 e 182 1, Il Turco in Italia nel 1821 e 183 1, Il Barbiere di Siviglia nel 1822 e 1829, Torvaldo e Dorliska nel 1823, L'italiana in Algeri nel 1824, La Gazza ladra nel 1827, Eduardo e Cristina nel 1828, Matilde di Shabran nel 1828 e 1830) inframmezzate qua e là con opere di qualche prestigioso epigone della scuola napoletana (ad esempio Elisa e Claudio di Giuseppe Mercadante nel 1825 e 1833, La Sposa fedele di Giovanni Pacini nel 1826). 200
E' probabile che ispiratore di questa linea musicale sia stato proprio Bonifazio Asioli, fervente ammiratore di Rossini nonché direttore di alcuni allestimenti che delle sue opere si fecero nel Teatro correggese; né va dimenticato che buona parte degli esecutori provenivano dalla sua scuola. 201
I tempi stavano però cambiando, non vi era più posto per la spensieratezza. Dopo la morte di Bonifazio (nel 1832) anche a Correggio il genere buffo venne 'sopraffatto' dal melodramma romantico. Assieme all'opera seria si andarono affermando le nuove caratterizzazioni drammatiche e vibranti affidate alle voci di interpreti prestigiosi. Non è un caso che in quegli anni alle varie "Società di dilettanti" locali si andò sostituendo la figura dell'impresario, in prevalenza forestiero. 202
Il vecchio edificio teatrale di legno, in piedi dal 1660, cominciava però a scricchiolare. Alcuni lavori di restauro erano stati effettuati all'inizio dell'800, ad esempio nel 1816 per riparare il tetto, poiché "in tempo di pioggia non è possibile ripararsi dalla quantità di gocce che fuggono dal medesimo e che danneggiano non poco la volta della sala e dell'atrio". 203
Ma alla metà del secolo doveva essere ormai diventato inagibile. Nel marzo 1846 i Delegati della Commissione degli Spettacoli inviarono una relazione nella quale, per un verso, intendevano fare il punto sui diritti esistenti sul Teatro, per l'altro avanzavano una proposta per rimediare allo "stato rovinoso" in cui esso si trovava. Sul primo punto essi arrivarono alla conclusione che esistevano due diritti: uno a favore della Comunità sull'insieme del fabbricato e quindi il carico in essa della ricostruzione o riduzione; l'altro a vantaggio dei Palchettisti sui rispettivi Palchi e di conseguenza il peso in questi dei restauro ed abbellimento interni dei medesimi".
Sul secondo punto, dal momento che "inutili riuscirebbero parziali restauri perché assolutamente incompatibili colla qualità del fabbricato" si proponeva di costruire ex novo "un fabbricato solido, decente e meglio adatto al comodo e salute della popolazione"; per trovare la somma necessaria si suggeriva di convocare i proprietari dei palchi per concordare con loro il da farsi. 204
La decisione di riedificare il Teatro venne presa dal Consiglio Comunale nel 1849. Il Comune si sarebbe assunto la spesa necessaria per acquistare un pezzo di terreno limitrofo 205 (onde rendere il nuovo Teatro più spazioso) e per edificare quattro palchi di sua proprietà. 206
La costruzione iniziò un anno dopo e si concluse all'inizio dell'autunno del 1852.
Il nuovo Teatro si presentava con una sala a ferro di cavallo (modello ormai affermatosi in tutt'Italia dall'inizio del secolo), un vasto palcoscenico, 60 palchi distribuiti su tre ordini, un palco reale e un ordine di loggioni. 207 Le spese furono notevolissime: c.a 42.000 lire (di cui quasi un terzo, £. 13.500, a carico della Comunità e il restante a carico dei 60 palchettisti) 208 una somma più o meno equivalente all'interno bilancio comunale per il 1849.
D'altra parte questo cm il momento del teatro in Italia, determinato dal fatto che la borghesia in rapida ascesa vedeva nel teatro un servizio sociale altamente rappresentativo ed uno strumento ideologico. Anche la cristallizzazione delle tipologie costruttive trovava giustificazione in questo: per la borghesia la struttura gerarchica del 'teatro all'italiana' continuava a costituire una garanzia di distinzione e di rappresentatività, come era stata nel passato per l'aristocrazia nobiliare.
Alle discriminazioni di blasone si sostituivano ora quelle di censo, ma rimaneva il valore simbolico della struttura, che non a caso manteneva anche l'anacronistico privilegio del palco d'onore. Il persistere del palchetto favoriva il perpetuarsi di un singolare cerimoniale e, soprattutto in provincia, l'andare a teatro rientrava in una convenzione sociale per la quale ogni significato si risolveva in occasione mondana. 209
Questo traspare con chiarezza, ad esempio, in una discussione tenutasi in Consiglio Comunale all'indomani dell'inaugurazione del nuovo Teatro, avvenuta nell'ottobre 1852 con la messa in scena dell'opera di Donizetti Lucrezia Borgia, titolo trasformato per 'convenienza' in Eustorgia da Romano.
In quel dibattito si sottolineò in particolare
"il decoro che non evvi l'eguale nei fasti della patria che fu onorata dalla presenza di S.A.R. l'Augusto Nostro Sovrano [Francesco V] che degnossi [...] di esprimere la sua piena soddisfazione". 210
Il Teatro fu aperto, ma non era ancora completo: mancava la facciata, erano provvisori o mancavano addirittura alcuni servizi (il vestibolo, l'atrio e i locali per il "casino cittadino") per i quali erano però già stati previsti gli spazi. Lo stato finanziario del Comune non ne aveva permesso per il momento la realizzazione, ma già venivano messi in programma per il prossimo futuro.
Quegli anni furono caratterizzati dall'arrivo sulle scene correggesi delle opere di Donizetti (del quale vennero rappresentate anche Don Pasquale nel 1858, Lucia di Lammermoor nel 1862, Polinto nel 1863), di Bellini (Beatrice di Tenda nel 1857 e La Sonnambula nel 1868, ma era già stata rappresentata Norma nel 1835) e, soprattutto, di Verdi (Nabucco nel 1854, Il Trovatore nel 1858, Ernani nel 1864, Traviata nel l806) 211 segno questo che anche nella pacifica e devota Correggio si andavano diffondendo quei sentimenti di unità nazionale di cui il melodramma verdiano si fece portavoce. Ciò è confermato dal fatto che nel 1856 venne rappresentata con grande successo Lea, opera a sfondo patriottico di Ferdinando Asioli che in questo modo rinverdiva le grandi tradizioni musicali della sua famiglia innestandovi un motivo di impegno civile e politico. 212

2.4.2. La progressiva crisi dei "Corpi Musicali"

Sul finire degli anni cinquanta era in vigore un Regolamento per l'orchestra che prevedeva come primo punto che essa, in occasione delle rappresentazioni sia delle Opere che delle Commedie, fosse composta essenzialmente di esecutori locali, ma che in occasione delle Opere l'impresario, qualora mancassero in sede locale alcune parti necessarie ad una corretta esecuzione delle musiche, dovesse 'prendere anche Professori esteri". 213
E' questo un segno che la presenza dei Corpi Musicali correggesi era ancora vivace, ma già avviata, come avrebbero dimostrato successivi avvenimenti, sulla via di un progressivo declino.
I fratelli Asioli erano già morti, quasi contemporaneamente, da oltre un ventennio. La scuola però non era finita con loro, tanto che uno studioso locale poté affermare che dal 1835 fino all'inaugurazione del nuovo Teatro essa aveva vissuto di vita propria .214
Nel 1824, su proposta di Bonifazio, era stato creato un secondo insegnamento per strumenti ad arco, affidato al M.o Delfino Bedogni che lo proseguì fino alla propria morte avvenuta nell'ottobre 1856. Entrambi gli insegnamenti furono a carico del Comune fino al 1843 quando, dietro ripetute istanze della Comunità Correggese, il Duca di Modena accettò di assumere a carico dello Stato lo stipendio del Maestro di Cappella, che in quell'epoca era Quirino Rossi, pur restando egli a disposizione della Scuola Comunale di Musica . 215
Dopo di allora invece le cose erano probabilmente peggiorate, cosicché il Consiglio nel 1861 cercò di dar corpo a un Capitolato relativo al corpo filarmonico che potesse andar bene sia ai Maestri che ai musicisti, perché
"sarebbe cosa desiderabile e di grande interesse per il paese che il Corpo Musicale fosse vincolato da una convenzione di loro spontanea volontà accettata che regolasse il miglior andamento ed esecuzione delle cose musicali". 216
Allora l'organizzazione era più o meno questa. Vi erano, stipendiati dal Comune, due Maestri: uno era Maestro di Cappella e Direttore della Banda, l'altro Maestro di violino e Direttore dell'Orchestra.
Del primo posto era titolare, dal febbraio 1855, Raffaele Asioli (figlio di Giuseppe), del secondo, dal gennaio 1857, Filippo Barbanti Silva.
Vi era poi un certo numero di musicisti dilettanti non stipendiati dal Comune, spesso ex alunni della Scuola di Musica, che facevano parte di questi Corpi Musicali e venivano dai rispettivi Maestri convocati, di volta in volta, per varie funzioni (soprattutto manifestazioni religiose o civili e rappresentazioni teatrali) e in questo caso ricevevano direttamente dai promotori o Impresari piccoli compensi.
Probabilmente questo delicato meccanismo cominciò ad incepparsi, sia per ragioni 'oggettive'(per esempio la difficoltà di conciliare il lavoro con gli impegni musicali e con prove sempre più defatiganti per la complessità delle musiche da eseguire) che a causa del deterioramento dei rapporti: si sa che sia fra i filarmonici che, soprattutto, fra loro e i Maestri i rapporti erano diventati pessimi.
Al tentativo di rimettere ordine, fissando regole e doveri per tutti, il Consiglio Comunale dedicò numerose sedute.
Nel 1863, ad esempio, si dovette occupare di una richiesta dei 19 "Filarmonici di Banda della Guardia Nazionale" tesa ad ottenere uno stipendio mensile.
La risposta fu negativa, con la motivazione che non si sarebbe stipendiato un Corpo musicale fino a quando esso non avesse presentato "un complesso conveniente per orchestra, per funzioni di chiesa e Commedie in Teatro e così per servizio di Banda". 217 Due anni dopo, finalmente, si arrivò all'approvazione di un lungo Capitolato tra il Comune di Correggio ed il Corpo della Banda della Guardia Nazionale . 218
In esso si prevedeva che tale Corpo facesse parte integrante della Guardia Nazionale (che aveva sede nel Palazzo dei Principi) e che il suo Direttore avesse il grado di ufficiale aiutante, alle dirette dipendenze del Sindaco.
Ai bandisti veniva fatto obbligo di partecipare alle prove settimanali e alle altre di carattere straordinario.
Per parte sua il Comune si impegnava ad assegnare una somma annua di £. 5.000 da distribuire "a titolo di regalia" fra i bandisti (per i quali però erano anche previste ammende per eventuali inadempienze), nonché gli strumenti (peraltro non sufficienti per tutti i componenti) e il vestiario (che prevedeva anche sciabola e chepì ).
I suonatori più abili erano tenuti (dietro compenso) a prestare i loro servigi anche nell'orchestra in occasione di spettacoli teatrali.
La Banda, che non poteva avere più di venticinque componenti, doveva provvedere a nominare una propria "Commissione d'Amministrazione" (formata da tre membri e presieduta dal Capo Banda) che aveva come compiti principali la manutenzione e la riparazione degli strumenti e, soprattutto, "L'amministrazione e la distribuzione annua degli introiti della Banda".
In questo modo, inserita nella Guardia Nazionale, la Banda potè riorganizzarsi e riprendere l'attività; ma si trattò di un escamotage che finì miseramente con lo scioglimento del Battaglione della Guardia e il riesplodere delle vecchie acredini fra bandisti e orchestrali e fra i rispettivi direttori . 219
Già nel 1871 il Consiglio dovette perciò appurare "l'esistenza in paese di molti lagni intorno alla Scuola di Musica come pure alla banda cittadina ed all'orchestra"; perciò formò una commissione affinché studiasse il problema. 220
Dopo tre anni di 'studio' tale commissione si ripresentò in Consiglio per annunciare il proprio responso. Essa constatò che
"mentre nel passato nel nostro paese l'istituzione del corpo Musicale fiorì sempre in modo lodevolissimo [ ... ] ora per contrario sia per le mutate condizioni, sia perché un'apatia mortale domina in tutto l'elemento attuale del nostro corpo di musica, sia perché manca fra i maestri del corpo la necessaria coesione e solidarietà sia infine perché dal Comune venne un po' troppo trascurata l'istituzione, è fatto che presentemente nel nostro paese puossi osservare che il corpo di Musica non esiste che di nome".
La soluzione indicata era quella di costituire una Società dei Filarmonici correggesi che potesse contare su un contributo sia pubblico che privato e, soprattutto, sul volontariato dei musici. 221 Alla fine di quello stesso anno venne approvato d'imperio il Regolamento di tale società, dopo che alcuni burrascosi incontri avevano dimostrato la impossibilità di trovare una soluzione gradita a tutti. Punti salienti erano:
- l'amministrazione e la direzione 'politica' della società spettavano a una commissione Consigliare;
- la direzione 'tecnica' della Scuola di Musica, dell'Orchestra e della Banda veniva assegnata al solo Maestro di Cappella, al quale era subordinato il Maestro di violino;
- il Municipio e la Direzione teatrale potevano, a loro discrezione, affidare la direzione degli spettacoli d'Opera al maestro di Cappella o ad altri; in questo modo "il Municipio acquista la libertà di servirsi pei bisogni del teatro a suo piacimento o del personale del paese o di quello di altri paesi". 222
Veniva così reciso definitivamente il cordone ombelicale fra attività teatrale e Corpi Musicali locali, fatto ormai inevitabile, probabilmente, per poter continuare ad avere buoni allestimenti d'Opera.
Fu quasi sicuramente conseguenza di tale scelta il successivo ridimensionamento della Scuola di Musica, operato con l'approvazione nel 1882 di un Capitolato per la nuova scuola di Musica. Esso prevedeva che la Scuola diventasse una sola e fosse affidata ad un unico Maestro assunto per concorso e pagato metà dal Comune e metà dal Governo. Egli doveva occuparsi, oltre che dell'insegnamento (tutti i giorni della settimana per 11 mesi), anche di "ricostruire e mantenere in Correggio un corpo d'Orchestra, di Banda e di Coristi". 223
Obiettivi assolutamente velleitari considerati i modesti mezzi destinati al loro conseguimento. Il risultato non poteva che essere uno: la progressiva emarginazione della Scuola di Musica non solo dall'attività teatrale, ma più in generale dalla vita culturale, già non troppo brillante, della città. Dopo cinquant'anni la Scuola 'asioliana' non era più che un ricordo.
Mandati in pensione, senza troppi complimenti, Asioli e Barbanti Silva 224, in base al nuovo capitolato venne bandito un concorso che fu vinto dal M.o Pellegrino Neri di Campiglia Marittima . 225
A conclusione di questa fase di ristrutturazione venne approvato, alla fine del 1883, un nuovo Regolamento per Corpi di Banda, d'Orchestra e dei Cori che sarebbe rimasto in vigore per diversi decenni .226
A riprova della crisi di tali istituzioni giunsero quattro anni dopo le dimissioni di Neri, giustificate sia con ragioni salariali che con la ristrettezza dei mezzi a disposizione della Scuola. 227 Un nuovo concorso sancì il suo successore, il M.o Adelindo Saracini di Castiglione Fiorentino. 228 Egli sarebbe rimasto in servizio fino alla morte, avvenuta nel 1918.
A proposito della ristrettezza dei mezzi finanziari, va registrata una progressiva riduzione del contributo statale alla Scuola di Musica correggese, tanto che nel 1897 l'On.le Vittorio Cottafavi, intervenendo alla Camera nel corso della discussione sul Bilancio Statale, interpellò il Ministro dell'Istruzione Pubblica
"per sapere se in questo capitolo intenda di comprendere il contributo obbligatorio, che il
Governo deve corrispondere al municipio di Correggio per quella scuola di disegno e di musica. L'onorevole ministro sa che, in virtù di un editto di Francesco IV ed in linea transattiva ed obbligatoria, il Governo estense si obbligò, purché il comune di Correggio rinunziazze all'esazione di un suo antichissimo credito, a contribuire con una annualità fissa, invariabile, alla sua scuola di disegno e di musica. Ora da qualche anno il Ministero, non ha soddisfatto al proprio obbligo; il Comune ha mosso rimostranze al Ministero. Il Ministero ha riconosciuto il diritto del municipio di Correggio; ma i mandati portano il titolo di semplice incoraggiamento, senza impegno per l'avvenire. Ora questo cambiamento di dicitura comporta che i diritti del Comune vengano completamente disconosciuti[ ... ]So che l'onorevole ministro è animato da un alto spirito di equità, e quindi spero che vorrà riconoscere il diritto del comune di Correggio, e vorrà riparare all'inconveniente del passato, disponendo per l'avvenire, come si è fatto per trentacinque anni, che il comune di Correggio esiga i propri mandati come concorso obbligatorio, e non come premio d'incoraggiamento, senza impegno per l'avvenire".

Il Ministro Gianturco, però, si limitò a promettere un possibile futuro aumento dei contributo a titolo di incoraggiamento, invitando Cottafavi ad appagarsi di questa sua dichiarazione "e cerchi che se ne appaghi anche il Comune di Correggio". 229
In quegli anni la vita della Scuola era continuata in modo sempre più asfittico e 'separato', lontana cioè dall'interesse - un tempo così vivo - della città e degli Amministratori. A ricordare la sua presenza provvedeva di tanto in tanto, con un chiaro intendimento di polemica politica, Il Risveglio Democratico con qualche suo articolo. 230
Né, d'altra parte, tornò la pace nell'ambiente musicale correggese. Anzi sorsero addirittura due Società Musicali, naturalmente in lotta fra loro: la Claudio Merulo diretta dal M.o Scaravelli e la Bonifazio Asioli diretta dal M.o Saracini.
Gli atteggiamenti presuntuosi dì quest'ultimo ebbero certo la loro importanza nel determinare ciò, ma senza dubbio anche la diversa 'colorazione' delle due Società (radicaldemocratica l'una, conservatrice l'altra) può spiegare molte cose(Figg. 27-28-29). 231

2.4.3. Il Teatro "B. Asioli"fra splendore e sintomi di crisi

La rappresentazione de I promessi sposi di Ponchielli, nell'ottobre 1873, poté svolgersi in un Teatro finalmente completato. La facciata, in stile neoclassico, era infine stata realizzata e pure erano stati portati a termine gli altri lavori di sistemazione dell'edificio. Quelli esterni di delimitazione del fabbricato (con la costruzione di una nuova via sul lato nord che separava fisicamente il Teatro dal Palazzo dei Principi e permetteva l'accesso al nuovo orfanatrofio Contarelli) e quelli interni di abbellimento dell'atrio, della sala e dei palchi, e di adattamento di alcuni locali a caffè e Casino cittadino.
Si concretizzava così in modo compiuto un'idea di Teatro come fulcro della vita cittadina, come luogo di ritrovo, di cementazione e di autoconsacrazione della classe 'abbiente' nelle sue componenti vecchie e nuove. Una concezione che attraversava tutti i mille e più teatri che esistevano ormai in Italia .232
La facciata del Teatro, pertanto, non aveva solo un significato estetico, ma assumeva un'importanza ideologica, di qualificazione dell'intero edificio, di decoro di un'intera classe sociale.
Anche con queste ragioni si spiega l'accanimento con cui per dieci anni la Municipalità correggese perseguì l'obiettivo di un completamento 'prestigioso' del Teatro, tale da renderlo l'edificio più 'bello' della città.
L'iter cominciò nel 1863 con l'affidamento dell'incarico di produrre un progetto per la facciata all'architetto Costa di Modena che però, dopo scambi di missive e idee, non portò a niente di concreto. Così nel 1869 una nuova commissione venne affidata all'architetto Soli di Modena, il quale fu invitato a tenere conto, nel redarre il progetto, di alcune colonne marmoree che il Comune di Correggio aveva acquistato da quello di Modena l'anno precedente. Anche questo nuovo rapporto però non produsse niente, nonostante reiterati e stizziti dibattiti di cui si ebbe eco in numerose sedute del Consiglio Comunale.
Un terzo incarico venne infine affidato, nel 1871, all'Ing. Tegani di Reggio, il cui progetto (che prevedeva una spesa di quasi 22.000 lire) venne finalmente accettato e attuato nel 1872-73, assieme a lavori di "abbellimento interno" (su progetto del prof. Manzini di Modena) che comportarono un'ulteriore spesa di 11.300 lire. 233
Nel 1874 venne rappresentata, diretta dallo stesso autore Lauro Rossi, La contessa di Mons; l'anno successivo l'allestimento di Dolores di Auteri Marzocchi costituì un vero fallimento economico, dovuto sia alla poca serietà dell'impresario che all'ingenuità della Commissione Teatrale. 234
Era, quest'ultima, un organismo eletto dal Consiglio Comunale e composto da 2 o 3 membri. Veniva chiamata anche Direzione teatrale ed in effetti la sua, più che una sovrintendenza sul funzionamento del Teatro, era una vera e propria gestione per conto del Comune, anche perché l'unico dipendente era il custode, mentre musicisti, attori, macchinisti e inservienti vari venivano assunti di volta in volta e pagati dagli impresari.
La stagione teatrale, composta solitamente di 10 o 12 repliche, per questi artisti e lavoranti a termine (oltre che per gli esercenti) costituiva in effetti un'importante entrata straordinaria; perciò spesso, all'inizio dell'autunno, essi si facevano promotori di "rappresentanze" al Consiglio Comunale perché finanziasse uno spettacolo.
In questo periodo infatti era ancora il Comune, tramite una "dote" di entità variabile (normalmente dalle 4 alle 6.000 lire) stanziata a bilancio, a fornire un cachet di base all'impresa (con la quale la Direzione teatrale aveva preso accordi) che poi gestiva l'allestimento e gli incassi cercando di ricavarne un utile.
Ogni tanto l'operato della Direzione teatrale veniva messo in discussione in Consiglio Comunale: spesso sì trattava di invidie o beghe personali, a volte di giustificate critiche per il suo comportamento disinvolto e facilone, talora però l'oggetto del contendere era costituito da delicate questioni di politica culturale: ad esempio, stabilire il genere di spettacolo da rappresentare era compito del Consiglio Comunale o della Commissione teatrale? 235
L'indagine dello Scelsi del 1870 ci permette di inserire il nostro nel panorama teatrale provinciale. Esistevano 18 teatri (compresi i 3 di Reggio) dei quali uno solo, il Municipale di Reggio (aperto nel 1857) era giudicato di Il classe, quello di Correggio (1.000 posti) non era classificato e gli altri erano quasi tutti ritenuti Vi infima classe". Solamente al Municipale di Reggio, a Correggio, a Guastalla e a Novellara si svolgevano anche "spettacoli di musica". Da notare che nel 1849, oltre a quello di Correggio (il più antico), esistevano solamente altri 8 teatri: a Castelnuovo Sotto, a Montecchio, a Scandiano, a S. Polo d'Enza, a Guastalla, a Gualtieri, a Fabbrico e a Reggiolo; 236 questo aiuta a capire come mai partecipassero tanti 'forestieri" alle stagioni teatrali correggesi.
Nel 1880, dopo alcuni anni di quasi totale silenzio, si ebbe una riesplosione dell'attività teatrale con un allestimento dell'Aida che ebbe un immenso successo e la cui eco durò, incredibilmente, per quasi mezzo secolo". 237
La cornice di questa ripresa, lo si è già detto, fu il fervore culturale e mondano che accompagnò la posa del monumento al Correggio. Quel fatto, fra l'altro, permise anche una nuova e definitiva intitolazione del Teatro comunale; al nome di Antonio Allegri assegnatogli nel 1863 238 e ora onorato altrimenti, si sostituì quello di Bonifazio Asioli, assai più pertinente. 139
Negli anni seguenti sulle scene correggesi si alternarono opere di Rossini (Il Barbiere di Siviglia nel 1885), di Donizetti (Don Pasquale nel 1885 e Linda di Chamounix l'anno successivo) e di Carlo Pedrotti (Tutti in maschera nel 1886). 240
Gli spettacoli, però, divennero più rari. Più in generale, cominciò a farsi sentire anche in questo campo la questione sociale che, sia pur dissimulata, esisteva già e che, quantomeno, indusse a una maggior cautela nel favorire col denaro pubblico lo sfarzo e il privilegio di pochi.
Come già in altre occasioni, Il Caporale di Settimana è di grande aiuto per capire il clima allora esistente. Nel 1884 pubblicò un editoriale, "Spese pubbliche", nel quale si criticava il fatto di tassare i contribuenti per realizzare spese facoltative, giudicate il più delle volte inutili e improduttive. I ricevimenti dispendiosi, gli spettacoli, i pranzi, sono belle e ottime cose, ma quando si facciano dagli interessati, o per privare sottoscrizioni, ma non mai col denaro pubblico". 241
L'anno dopo l'obiettivo fu più mirato. Sotto il titolo "Una proposta. Bisogna studiarla", veniva presentata con fervore una lettera nella quale si proponeva, per trovare tutti gli anni una somma sufficiente ad organizzare uno spettacolo, di tassare i palchettisti. Il possesso di un palco è un lusso. Le tasse sul lusso sono le più indicate e in quest'epoca di democrazia sono le meglio vedute e le più giuste". 242 Naturalmente la proposta non ebbe seguito. Fu, però, il segno di un clima nuovo il fatto che la Giunta decise di affittare i palchi comunali ed espresse l'intenzione di percepire un canone d'affitto per i locali del Casino cittadino, il quale peraltro aveva perso il suo carattere di punto di ritrovo della locale 'buona società'. 243
Altro fatto significativo fu la decisione del Consiglio Comunale, nel 1887, di
"sopprimere la Direzione Teatrale, incaricando la Giunta Municipale dì provvedere alle attribuzioni della Direzione stessa nel caso di apertura a spettacoli del Teatro Comunale [ ... ] e ciò finché nel Bilancio Preventivo Comunale non figurino stanziate somme per dote teatrale". 244
Come si vede si profilava un nuovo scenario, che la sorte avrebbe di lì a poco reso, 'rovente'.

2.4.4. Gli incendi del 1889 e del 1909. Il Teatro diventa oggetto del confronto politico

Nella notte fra il 21 e il 22 settembre 1889 un violento incendio scoppiò per cause misteriose nel Teatro e lo danneggiò gravemente; in pratica si salvarono i muri perimetrali e poco altro. L'assicurazione offrì un rimborso di quasi 37.000 lire e il Comune decise di provvedere subito alla ricostruzione definitiva dell'edificio, superando qualche difficoltà inizialmente frapposta dalla Prefettura. 245
Venne approvato un progetto predisposto dall'Ingegnere comunale Giuseppe Aimi e fu richiesto un contributo ai proprietari dei palchi.
Il progetto prevedeva qualche miglioramento rispetto alla sistemazione precedente (l'elevazione del tetto del palcoscenico, l'ampliamento dei servizi igienici, la definitiva sistemazione della facciata). 246
Il risultato della ricostruzione fu l'edificio che sostanzialmente è giunto fino a noi e che si caratterizza per: una facciata neoclassica con tre accessi principali, un atrio di ingresso e un vestibolo che immettono nella sala centrale a ferro di cavallo sulla quale si apre un profondo palcoscenico, sessanta palchi (oltre a quello d'onore) suddivisi in tre ordini e sormontati da una loggia, un capiente ridotto in cui spicca un'elegante loggetta.
Nel 1892 fu la volta dei lavori di decorazione. 247
Al pittore reggiano Giulio Ferrari venne assegnato l'affresco della volta che realizzò, rifacendosi alla tradizione dei velari che venivano stesi sui teatri nell'antichità, con una decorazione in cui eleganti putti e genietti sono intenti a ricoprire la volta della sala con un grande drappo bicolore. Dalle nubi sovrastano la sala le muse ispiratrici delle arti teatrali: la Tragedia, la Commedia, la Danza e la Musica.
Ai fratelli Ponga, veneziani, venne affidato il compito di realizzare le decorazioni delle pareti della sala che mostrano ornati, fiori e uccelli in stile Luigi XV.
Va infine ricordata la collaborazione, soprattutto negli stucchi, del correggese Emilio Meulli.
Tre anni dopo l'incendio il Teatro era in pratica ricostruito, mancavano ormai solo i lavori accessori. In una pubblicazione molto successiva l'Amministrazione Comunale spiegò le ragioni di tanta solerzia.
"La Giunta Comunale fu del parere giustissimo che una cittadina colta e che ha distinte tradizioni artistiche quale è la nostra Correggio, non dovesse, né potesse rimanere priva di un così indispensabile elemento di vita civile educatrice quale è un teatro, la cui azione sia diretta con serietà di intenti e con alti criteri d'arte [ ... ] Così senza gravare con nuove tasse o con debiti sopra i contribuenti, l'Amministrazione Comunale ha saputo, mediante l'indennizzo ottenuto dalla Società di Assicurazione ed il concorso di piccole somme ordinarie stanziate in bilancio per fabbricati comunali, ricostruire l'importantissimo edificio". 248
Qualche problema dovette invece esservi, perché il Teatro restò chiuso per ben nove anni. Un ritardo incredibile, che riuscì a spazientire perfino un giornale locale solitamente tranquillo come Il Gazzettino che, in un articolo del 1897, invocò la riapertura del Teatro, poiché
"è unanime il desiderio della cittadinanza di vedere inaugurata un'opera che da molti anni è quasi ultimata, intorno a cui si sono spesi dei bei denari e per la quale un leggero sforzo e un leggero sacrificio è pur necessario". 249
Finalmente nel settembre 1898 il Consiglio, dopo che negli anni precedenti vi erano state numerose interpellanze in tal senso, accettò una proposta, caldamente sostenuta dall'Avv. Arnaldo Ghidoni, che prevedeva sia il completamento dei lavori (restava da fare solo l'impianto di illuminazione), sia la riapertura entro l'autunno con uno spettacolo dignitoso. Per favorire tale esito un gruppo di cittadini (capitanato dallo stesso Ghidoni) aveva sottoscritto 3.000 lire, mentre il Comune finora per la ricostruzione ne aveva spese c.a 40.000. 250
Il 20 ottobre ebbe luogo l'inaugurazione, con la rappresentazione de La Bohème di Puccini. Ad essa seguirono Cavalleria Rusticana di Mascagni e I Pagliacci di Leoncavallo nel 1899, Carmen di Bizet e Il Barbiere di Siviglia di Rossini nel 1900, Ruy Blas di Marchetti nel 1901, Il Trovatore di Verdi nel 1902, La forza del destino di Verdi nel 1903, Favorita di Donizetti nel 1906, Rigoletto di Verdi nel 1907, Lucia di Lammermoor di Donizetti e Norma di Bellini nel 1908, Mignon di Thomas e Don Pasquale di Donizetti nel 1909, Tosca di Puccini nel 19 10, Traviata di Verdi, Werther di Massenet e di nuovo Il Barbiere di Siviglia (che doveva proprio essere l'Opera prediletta dal pubblico correggese) nel 1911, Gioconda di Ponchielli nel 1912. 251
L'atmosfera si era fatta più calda comunque non solo per gli incendi, ma anche perché, con l'ingresso in Consiglio Comunale di rappresentanti dei partiti di opposizione (i radicaldemocratici dal 1895 e i socialisti dal 1899), il dibattito divenne più vivace e articolato anche su questi temi.
Intanto si era cambiato metodo; non era più prevista a bilancio una somma a titolo di "dote teatrale", ma venivano prese in considerazione richieste di contributo: sotto forma di esonero dal pagamento delle spese d'illuminazione 252 e della tassa sugli spettacoli c/o di somme di denaro. Le richieste erano presentate, di volta in volta, o da singoli consiglieri o da Comitati di cittadini per lo spettacolo d'Opera che promuovevano sottoscrizioni pubbliche.
Nelle discussioni in Consiglio su queste domande emergevano due schieramenti: uno favorevole (maggioritario) formato da moderati e democratici e uno contrario costituito dai socialisti. Questi ultimi, infatti, le giudicavano "spese di lusso" mentre
"ogni attività di bilancio dovrebbe essere impiegata per soddisfare legittimi bisogni della
cittadinanza, come sarebbero ospedale, scuole, fognature, acqua potabile, ricovero di mendicità, bagno pubblico ed altro".
253
I socialisti giudicavano l'attività teatrale ancora destinata ad un'élite che se voleva godere di tale divertimento doveva provvedervi coi propri mezzi, senza l'aiuto del Comune.
Non vi era insomma una prevenzione verso gli spettacoli teatrali, quanto invece verso il loro finanziamento pubblico. Anzi criticavano le famiglie ricche e benpensanti", che erano le proprietarie della maggior parte dei palchi, di essere spesso assenti dagli spettacoli e dì preferire
"tener chiusi i loro palchi piuttosto che cederli a quelle famiglie di operai o di piccoli borghesi che non possono andare nel loggione perché è per essi 'troppo poco' e non possono andare nei posti riservati, perché sono per essi 'un poco troppo". 254
Quindi il problema da risolvere per poter aprire il Teatro non era il contributo del Comune.
Il miglior modo di dar la dote sarebbe quello che i ricchi andassero a teatro o che i palchettisti cedessero per almeno due recite l'uso dei loro palchi all'Impresa che li venderebbe a mite prezzo a coloro i quali non avendone uno e non volendo elemosinarlo ai proprietari preferiscono di andarsene a letto [ ... ] Ciò però ci fa sinceramente dispiacere". 255
Del resto alcuni socialisti, fra cui un dirigente di primo piano come Luigi Diacci, erano spesso fra i promotori delle sottoscrizioni fra cittadini per lo spettacolo d'Opera.
Tutto sommato la posizione dei democratici non si discostava molto, pur essendo essi favorevoli a contributi comunali. Come i socialisti però ritenevano che il grosso della spesa dovesse essere a carico dei privati, organizzati in un comitato permanente il cui nerbo avrebbe dovuto essere costituito dai proprietari dei palchi che erano pur sempre i maggiori interessati all'apertura del Teatro.
"A una proposta semplice, vantaggiosa pei palchettisti e nello stesso tempo di utilità generale. Ma l'apatia leggendaria e l'assoluta mancanza d'iniziativa che caratterizzano le nostre classi ricche, non ci lasciano grandi speranze". 256
I democratici rivolsero sempre una grande attenzione verso il Teatro, più che a ogni altra istituzione culturale della città. Il loro giornale in particolare se ne occupò in diverse occasioni: a volte per esprimere critiche alla gestione che ne veniva fatta (a proposito della scelta di alcuni spettacoli, di mancanze organizzative, dell'assenza di un sistema di riscaldamento, di discutibili concessioni - ad esempio nel 1907 ad uso cinematografo); altre volte per pubblicare, come pure fece La Voce del Popolo, banali ed esaltate recensioni di spettacoli, la cui scelta, in quegli anni, era
"orientata principalmente alla riproposizione del repertorio tradizionale senza trascurare i compositori e le opere che non erano mai stati rappresentati". Se il melodramma aveva concluso nell'800 la sua secolare vicenda, esso continuava a vivere in maniera assai vivace nei teatri soprattutto attraverso "l'esaltazione di una vocalità d'effetto che spesso suscitava fenomeni di fanatismo per i cantanti". 257
La sera del 17 gennaio 1909 il Teatro Asioli fu di nuovo funestato da un incendio. Questa volta i danni materiali furono minimi, ma furono pesanti quelli umani: 2 morti e decine di feriti di cui quattro gravi.
L'incidente capitò nel corso di una proiezione cinematografica: per un errore degli operatori si sviluppò un piccolo incendio nel palco centrale nel quale era collocato il proiettore. Il pubblico, che era accorso numeroso, fu preso dal panico e si dette a precipitosa fuga. In particolare gli spettatori del loggione si accalcarono verso l'unica uscita: una stretta e ripida scala il cui corrimano cedette; molti furono calpestati o precipitarono dalle scale. 211
L'impressione e lo sgomento in città furono grandi e non mancarono forti polemiche sulle responsabilità. Fu Il Risveglio Democratico a puntare chiaramente il dito sulle autorità comunali, accusate di aver concesso il Teatro con leggerezza e per "più o meno legittime influenze". 259
Su un numero successivo del periodico la dose venne rincarata: Giunta e Direzione teatrale furono accusate di cercare di mettere tutto a tacere mentre loro dovere era di "rispondere moralmente di fronte all'intera cittadinanza, civilmente di fronte alle famiglie delle vittime". 260
Nei mesi successivi continuarono in Consiglio Comunale e fra i due giornali rivali, La Voce del Popolo e Il Risveglio Democratico, violenti scambi di accuse: di cinica strumentalizzazione politica della disgrazia da una parte, di irresponsabilità, incapacità e "camorrismo" dall'altra.
Certo è che la Giunta ben poco fece per togliere argomenti agli avversari: quando, nell'autunno, il Teatro riaprì per ospitare la Mignon non erano stati apportati rimedi alle carenti misure di sicurezza che l'incendio di gennaio aveva messo in luce. 261 Inoltre nel maggio 1910 il Teatro venne concesso per uno spettacolo di varietà che prevedeva la presentazione di 'parecchi leoni ammaestrati". 262
Negli anni successivi, comunque, si verificò una diminuzione dei contrasti fra maggioranza e opposizioni in materia di Teatro.
Nel 1912, ad esempio, il Consiglio approvò all'unanimità, quindi senza la "solita opposizione" dei socialisti, un contributo per l'allestimento della Gioconda. Si disse, fra l'altro, "che il godimento di uno spettacolo d'opera ingentilisce gli animi, soddisfa il bisogno di svago, il quale è pur sentito anche da chi lavora". 263
Il fatto è che, da un lato, il Teatro non era più il ritrovo esclusivo e mondano dei ceti alti (fra l'altro il Casino era chiuso da tempo), dall'altro, esso rappresentava sempre di più una attrazione pure per le classi medie e popolari, anche grazie ad una politica di spettacoli imperniata quasi esclusivamente sull'Opera e su spettacoli leggeri'.
Il problema irrisolto, e lo sarebbe rimasto per decenni ancora, era la presenza dei palchettisti che monopolizzavano o quasi gli spazi disponibili, ma avevano nel contempo un atteggiamento assolutamente passivo. Al punto che ormai anche il giornale moderato si sentì in obbligo di dare loro una scrollatina; nel rilanciare la vecchia proposta di costituire un comitato permanente per l'organizzazione degli spettacoli, questi si chiedeva "perché i Sigg. palchettisti non sono essi per primi ad organizzarsi, ad offrire ad un cenno la loro quota per ogni palco qualora vi sia l'opera?". 264

2.4.5. Gli altri spazi teatrali

Durante tutto il periodo considerato in questo capitolo, il Teatro Comunale non fu l'unico spazio utilizzato per spettacoli, a testimonianza di una vasta attenzione che a Correggio si ebbe per le rappresentazioni teatrali e musicali.
Vi furono altri spazi, destinati specificamente a questo fine o che tale funzione l'ebbero solo periodicamente.
In questa seconda categoria rientra certamente il Palazzo dei Principi, del quale sia il Salone centrale che il cortile furono utilizzati in più occasioni per ospitare spettacoli diversi (dai burattini alle commedie, dalle Accademie ai concerti) in varie epoche; nel corso dell'800, con particolare intensità durante il decennio di chiusura dell'Asioli seguita all'incendio del 1889, ma anche dopo. In più occasioni, anzi, furono avanzate proposte e richieste, mai andate in porto, di trasformare alcune sue sale in un vero e proprio teatrino permanente. 265
Altro spazio periodicamente destinato a tale uso fu il "teatrino" del Collegio. 266 Sì sa che Accademie e rappresentazioni (concerti, danze, minuetti, ecc.) erano eseguite dagli studenti già all'epoca dell'istituzione del Collegio ducale e che continuarono anche in seguito. Si tenevano nel salone principale del grande edificio, che a un certo punto dovette essere adattato a teatro vero e proprio: quello attualmente visibile e purtroppo in grave stato di abbandono. Tanto è vero che Il Caporale di Settimana in alcune occasioni citò il "Teatrino del Collegio" e anzi riportò le lamentele di "parecchie egregie persone" a proposito della discrezionalità e parzialità con cui venivano fatti gli inviti quando vi si tenevano rappresentazioni. 267 là certo che all'inizio di questo secolo il teatrino era ancora efficiente e operante. 268
Nel primo quindicennio del XX secolo vennero poi allestiti due spazi specificamente destinati ad accogliere spettacoli.
Nel 1909 venne inaugurato un "teatro all'aperto" per iniziativa di un impresario di Reggio. L'anno seguente esso venne denominato Trianon. Nella stagione estiva vi si svolgevano spettacoli musicali e di prosa che trovavano una buona accoglienza tra la popolazione. 269
Nel 1914 venne poi aperto il Politeama Teresa Mariani, per iniziativa dell'impresario correggese Francesco Rio. Fu dotato di illuminazione elettrica e riscaldamento a termosifone e ospitò perfino spettacoli d'Opera: l'inaugurazione si tenne con un allestimento del Rigoletto. 270


193 Cfr. BCC, amp, b. 55.
194 ASCC, b. 178.
195 Ivi.
196 Cfr. R. Finzi, Celebrazione del musicista Bonfazio Asioli (1769-1832) nel secondo centenario della nascita, op. cit., p. 14.
197 ASCC, b. 178.
198 Cfr. una sua lettera del 12 gennaio 1815. Ivi.
199 Cfr. R. Finzi, Correggio nella storia e nei suoi figli, op. cit., pp. 123-124.
200 Cfr. BCC, amp, bb. 55-55 bis.
201 Cfr. A. Ghidini, Il Teatro Comunale Bonifazio Asioli, op. cit., [p. 5].
202 Ivi, [p. 4].
203 Cfr. una lettera inviata il 22 agosto 1816 dal "Custode del teatro Comunale" per segnalare al Podestà tali inconvenienti. ASCC, acc.
204 Allegato a tale relazione vi era il prospetto dei palchettisti in diverse epoche già citato nel precedente capitolo. BCC, amp, b. 55.
205 Si trattava di un'arca in parte edificata posta sul lato sud del Teatro, di proprietà di Alessandro Cottafavi. Sul lato opposto, il Comune, a sua volta, mise a disposizione un pezzo di terreno su cui sorgeva una vecchia stalla.
206 ASCC, acc (Seduta del 22 giugno 1849).
207 Ivi (Sedute del 29 luglio 1850,20 agosto 1851 e 13 maggio 1852) e inoltre R. Finzi, Correggio nella storia e nei suoi figli, op. cit., pp. 126-127.
Il progetto fu redatto dall'architetto comunale Francesco Forti e l'edificazione venne assegnata all'impresa dei correggesi Orazio Guzzoni e Felice Aimi. Le decorazioni vennero eseguite dai pittori correggesi Capretti e Tosi (stucchi, vernici, pitture dell'atrio e della sala, ecc.), dal correggese Luigi Asioli (sipario) e dal modenese Manzini (scene).
208 Cfr. il "Prospetto delle somme disposte per la costruzione del nuovo teatro comunale di
Correggio e delle spese per l'acquisto del Fabbricato Cottafavi e per la costruzione
medesima"
, dell'aprile 1852 (BCC, amp, b. 55 bis) e inoltre la delibera per le spese di
abbellimento (ASCC, acc, Seduta del 13 maggio 1852).
209 Cfr. S.M. Bondoni, La metamorfosi della struttura teatrale dal Rinascimento all'Ottocento, in Teatri storici in Emilia Romagna, Bologna, Grafis, 1982, pp. 35-49.
210 ASCC, acc (Seduta del 30 novembre 1852).
211 Cfr. BCC, amp, bb. 55-55 bis.
212 Ferdinando Asioli (1822-1905) fu, nel 1860, il primo Sindaco di Correggio eletto dai suoi concittadini secondo le nuove norme elettorali italiane.
213 BCC, Atti della Direzione teatrale 1857-1909.
214 Cfr. G.B. Fantuzzi, Delle Scuole Musicali in Correggio per quattro secoli, op. cit., p. 22. 215 Cfr. la relazione redatta dalla Commissione Consigliare incaricata di proporre provvedimenti per la Scuola di Musica e di Violino, datata 11 dicembre 1878 (BCC, amp). Va ricordato che fu proprio Delfino Bedogni a proporre al Comune l'acquisto degli strumenti musicali di Bonifazio Asioli dopo la sua morte, acquisto che comportò una spesa di 500 lire (ASCC, b. 219).
216 ASCC, acc (Seduta del 25 novembre 1861).
217 Ivi (Seduta del 13 maggio 1863).
218 Ivi (Seduta del 31 marzo 1865).
219 Ivi (Seduta del 10 maggio 1873).
220 Ivi (Seduta del 13 gennaio 1871).
221 Ivi (Seduta del 10 maggio 1873).
222 Ivi (Sedute del 10 ottobre e del 9 dicembre 1873).
223 Ivi (Seduta del 9 gennaio 1882).
224 Il loro forzato collocamento a riposo, nel corso del 1882, non venne accettato senza resistenze, soprattutto da Raffaele Asioli che fece causa al Comune di Correggio. BCC, amp.
225 Ivi (Seduta del 19 gennaio 1883). Va sottolineato il fatto che fra i 13 candidati al concorso nessuno era correggese.
226 Ivi (Seduta del 26 novembre 1883).
227 Ivi (Seduta del 22 ottobre 1887).
228 Ivi (Seduta del 23 febbraio 1888).
229 Camera dei Deputati, Atti parlamentari. Discussioni. Seconda tornata del 6 luglio 1897, pp. 3010-3012.
230 Ad esempio nel 1904 con due articoli pubblicati il 4 settembre e il 18 settembre.
231 Cfr. Questioni musicali. Alla Società 'Bonifazio Asioli'!, "Il Risveglio Democratico", VII, 1910, 167, p. 3.
232 Il dato, relativo ad un censimento ordinato nel 1868 dal Ministro dell'Interno, è riportato da: S.M. Bondoni, Le metamorfosi della struttura teatrale dal Rinascimento all'ottocento, op. cit., p. 48.
233 Cfr, per tutte queste vicende le numerosissime discussioni avutesi in Consiglio Comunale dal 1863 al 1873 (ASCC, acc),
234 Cfr. BCC, amp, b. 55.
235 Questa ricostruzione delle modalità di funzionamento del Teatro è possibile dedurla, con un po' di approssimazione, da un'analisi degli Atti del Consiglio Comunale (ASCC) e dagli Atti della Direzione teatrale 1857-1909 (BCC).
236 G. Scelsi, Statistica generale della Provincia di Reggio Emilia, op. cit., pp. 260-261. 237 R. Finzi, Correggio nella storia e nei suoi figli, op. cit., p. 129.
238 Cfir. A. Ghidini, Il Teatro Comunale Bonifazio Asioli, op. cit., [p. 41.
239 ASCC, acc (Sedute del 14 agosto e 9 settembre 1880).
240 Cfr. BCC, amp, bb. 55-55 bis.
241 Spese pubbliche, "Il Caporale di Settimana", VI, 1884,43, p. I.
242 Una proposta. Bisogna studiarla, 1l Caporale di Settimana", VIII, 1885, 6, p. 3.
243 ASCC, acc (Seduta del 13 settembre 1884).
244 Ivi (Seduta del 15 gennaio 1887).
245 Ivi (Seduta del 12 e 31 ottobre 1889).
246 Ivi (Seduta del 12 luglio 1890).
247 Ivi (Sedute del 9 maggio e 25 ottobre 1892).
248 Comune di Correggio, Gestione del Comune di Correggio durante il quindicennio 1899-1913, Correggio, Tip. Gandolfi, 1914, pp. 19-21. L'opuscolo fornisce anche informazioni sui danni causati dall'incendio e sulle modalità della ricostruzione.
249 Per una inaugurazione, 1l Gazzettino. Giornale settimanale di Correggio", H, 1887, 6, p. I. BCC.
250 ASCC, acc (Seduta del 1 settembre 1898).
251 Cfr. Comune di Correggio, op. cit., pp. 54-56.
252 Nel 1905 venne introdotta nel Teatro l'illuminazione elettrica.
253 ASCC, acc (Seduta del 27 maggio 1908). Significative per questo aspetto sono anche le Sedute del 23 settembre 1902, 22 settembre 1903, 28 gennaio 1908, 27 maggio 1908, 18 settembre 1909 e 1 ottobre 1910.
254 Teatralia, "Vita Nova. Organo dei Socialisti Correggesi", 1, 1903, 11, p. 2. BCC.
255 Ibidem.
256 Teatro Bonifazio Asioli, Il Risveglio Democratico", Il, 1905, 43, p. 3. Su questo stesso aspetto il periodico pubblicò nel corso del 1905 altri articoli e lettere.
257 A. Ghidini, Il Teatro Comunale Bonifazio Asioli, op. cit., [p. 51.
258 Dettagliate informazioni sulle cause e sulla dinamica dell'incidente si possono trovare nel supplemento de 1l Risveglio Democratico" uscito il 20 gennaio 1909.
259 Ibidem.
260 L'origine del disastro teatrale, Il Risveglio Democratico", VI, 1909, 134, p. 2.
261 ASCC, acc (Seduta del 9 maggio 1910).
262 A proposito di leoni, Il Risveglio Democratico VII, 1910, 166, p. 4.
263 ASCC, acc (Seduta del 12 ottobre 1912).
264 Pro teatro, "La Voce del Popolo", XIV, 1913, 32, p. 2.
265 Notizie in tal senso sono disseminate negli Atti del Consiglio Comunale e della Giunta Municipale.
266 Cfr. S.M. Bondoni, Correggio. Teatrino del Convitto Nazionale 'Corso', in Teatri storici in Emilia-Romagna, op. cit., p. 193.
267 Cfr. Il teatrino del Collegio, Il Caporale di Settimana", IV, 1882, 14, p. 3.
268 Cfr. L. Manicardi, Il Convitto Nazionale "R. Corso" in Correggio, Correggio, Tip. Finzi, 1909.
269 Cfr. Teatro d'Estate, 11 Risveglio Democratico", V, 1909, 141, p. 4; Trianon, 11 Risveglio Democratico", VII, 1910, 162, p. 4.
270 Cfr. L'inaugurazione del Politeama Teresa Mariani, "La Voce del Popolo ", XV, 1914,49, p. 2.