Riccardo Finzi
Le origini e i primi Da Correggio
Correggio nella storia e nei suoi figli, Arca Libreria Editrice, 1984

La leggenda vuole che Correggio sia stata fondata da un tal Giberto dei Conti di Auspurg, terzogenito del Duca di Borgogna, inviato in Italia da Carlo Magno, nell'anno 774, a capo di un esercito contro Desiderio Re dei Longobardi.
La leggenda aggiunge che Giberto avendo conseguita piena vittoria sull'esercito nemico, fabbricò sul luogo della battaglia il Castello di Correggio e la chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo e fu creato nell'anno 801 e dallo stesso Carlo Magno, Vicario Imperiale di Parma e di Reggio e comandante dell'esercito Franco in Lombardia (1).
Sempre secondo la leggenda, a Giberto sarebbe apparsa la Madonna che gli fece cingere una correggia bianca sull'abito. Durante il combattimento il Condottiero si macchiò tutto di sangue all'infuori della Correggia. Di qui proviene lo stemma di quei Signori - una correggia bianca in campo rosso - ed il nome di loro casata.
Il nome di Correggio appare però assai tardi. La prima carta che lo accenna è del 945, in cui si nomina un Ercemberti de Corregia. E l'anno appresso un'altra carta è datata 16 maggio 946 in Mandrio di Correggio. Certamente, come si disse, il territorio fu abitato assai prima, come ne fanno fede le molte traccie scoperte anche sotto l'abitato di Correggio.
Il Muratori, per parte sua, ha osservato che col nome di Corrigium o Corrigia indicavasi nei bassi tempi un tratto di paese che sollevandosi alquanto sopra le acque dalle quali era cinto all'intorno, offriva luogo opportuno ad abitarvi.
Probabilmente un primo agglomerato di case, denominato " Borgo S. Michele ", venne formandosi nel primo quarto di secolo dell'800. Ma nulla si conosce in proposito, salvo la memoria dell'antica chiesa di S. Michele che la tradizione vuole venisse onorata, nell'anno 833, dalle reliquie dei Santi Martiri Tiburzio, Ermete, Veronica e Riparata. Nessun documento autentico prova il fatto di tale sepoltura e la data relativa. Inoltre la critica storica odierna solleva molti dubbi persino sulla stessa esistenza del Vescovo Martire Quirino.
La storia di Correggio, per quasi sette secoli, seguì le vicende della Correggesca famiglia che la signoreggiò e che prese il nome dal territorio: famiglia illustre da cui uscirono grandi capitani, prelati e dotti.
L'avo dei da Correggio, che la leggenda vuole sia stato il menzionato Giberto, d'origine Franca, si può oggi verosimilmente indicare in un tal Gariardo o Gherardo, di legge Longobarda, del Comitato Parmense, figlio di Attone e nipote di Sigifredo da Lucca, il grande capostipite dei Signori di Canossa (2).
Tal Gherardo è presente fra i vassalli del Conte Adalberto Azzo ad un placito tenuto in Reggio il 20 luglio 963. Da lui nacquero un Berardo che si qualifica del Contado di Parma ed un Guido del Contado di Reggio. Quest'ultimo è padre di Frogerio ed Adalberto, che il 5 ottobre 1009 si trovano nel Castello di Correggio e donano certi loro beni alla Chiesa di S. Michele Arcangelo. Da parte materna, Frogerio ed Adalberto discendono dai Visconti Wiberti o Giberti, Signori della bassa reggiana nella cui giurisdizione figurava il territorio Correggese.
Il Castello dei Wiberti trovavasi a Bagnolo, a circa 10 chilometri da Correggio.
In quanto alla chiesa di S. Michele Arcangelo, in un atto del 1039 essa viene menzionata come esistente entro il Castello di Correggio e dedicata oltre che a S. Michele, al Santo Vescovo Martire Quirino. Di quest'ultimo sono pervenute a Correggio le presunte reliquie in un tempo imprecisato che va dal 1009 al 1039. Nè si sa donde provengano dette reliquie, nè chi ne fosse il donatore. Nella " Vita della Contessa Matilde ", il Monaco Donizone scrive che a cura dell'Illustre Signora il Monastero di Canossa fu arricchito delle reliquie di S. Quirino Martire. Di qui la supposizione che le reliquie del Santo, esistenti in Correggio, provenissero da Canossa per dono della gran Contessa. Ma a Correggio le reliquie erano venerate prima del tempo di Matilde ed è quindi da supporre che le stesse reliquie Canusine abbiano potuto derivare da Correggio. Circa il luogo ove Quirino fu Vescovo, la tradizione indica Siffeg, nella Pannonia Inferiore; ed il martirio sarebbe avvenuto, sempre secondo la tradizione, fra il 295 e il 310 al tempo degli Imperatori Diocleziano e Massimiano.
Ma ritorniamo ai Signori di Correggio. La loro linea prosegue attraverso i discendenti di Frogerio, su quel feudo ch'era evidentemente di eredità materna. Forse altri beni, provenienti dalla linea Attoniana, erano posseduti sui colli, in Selvapiana. Nel 1076 un Gherardo che il Litta nomina come " assessore " della Contessa Matilde, assiste ad un di lei placito tenuto a Marzaglia.
Nel 1109 un terzo Gherardo da Correggio, discendente di Frogerio, figurava fra i " boni homines " della Contessa Matilde, col titolo di Conte: titolo che i successori portarono più tardi, solo dall'anno 1452.
Gherardo 111 nell'anno 1109 riconosce implicitamente il dominio di Matilde sul territorio Correggese, perché in un atto datato in tale anno appare che su istanza di Wiberto Gonzaga, un giudice inviato a Correggio dalla Contessa ha autorità di far espellere da quel luogo alcuni uomini, poiché " contro giustizia erano stati, ospitati ed era bene non ospitarli ".
Comunque il dominio diretto di Matilde e suoi successori dovette essere di non lunga durata poiché non appaiono, in atti posteriori, interventi negli affari dei Correggesi per quel territorio.
A quel tempo la chiesa di Correggio, sempre stata nella Diocesi & Reggio, era ancora soggetta alla Pieve di Camporotondo (Fosdondo) come ci mostrano le bolle di Lucio III dell'anno 1144 e di Eugenio III del 1146 in cui fra le chiese soggette al Vescovo di Reggio si nominano "Plebeni de Camporotundo cum. capella de Corigia ".
Di qui si deduce la modesta importanza che ebbe sino a tardi non solo la chiesa di S. Michele e Quirino, ma anche il primo nucleo originario di Correggio. E ciò malgrado gli acquisti e le conquiste compiute dai Correggesi.
Infatti nel 1141 Gherardo IV e Corrado da Correggio acquistavano da Palmerio degli Albriconi, di nazione e legge longobarda, il Castellaccio di Campagnola. Due anni dopo gli stessi acquistavano dal Comune di Reggio Corte. Mantovana, Bosco dell'Argine e parte della Corte Nuova. Nel 1150 Gherardo e Corrado acquistavano poi dal longobardo Lermanno il Castello della Montanara oltre il fiume Enza, presso la valle di Campegine.
Più tardi, in base a convenzioni stabilite dal Comune di Reggio nel 1264 e 1277 coi Correggesi, questi ultimi cedevano ai Reggiani il Castellaccio di Campagnola, Bosco dell'Argine e Corte Mantovana, ricevendone in cambio i Castelli di Camporotondo, Fossodondo e degli Orsi.
Un altro Castello, quello dei Lupi, sito presso l'attuale chiesa parrocchiale di Canolo, nel 1255 era ancora in dominio dei figli di D. Gherardo de Lupi, discendenti di una importante e potente famiglia Ghibellina che dopo feroci lotte sostenute nei confronti del Comune di Reggio, venne cacciata fuori del proprio territorio. I da Correggio dopo essersi impadroniti di quel castello, lo distrussero nel 1334.
Già nel 1215 i Correggesi erano stati investiti del feudo di Castelnuovo Parmigiano (Castelnuovo Sotto) che in seguito più volte perdettero.
Da quest'ultima data, sin verso il 1370, la famiglia Correggese, dapprima di parte guelfa, rivolgeva le sue mire ambiziose su Parma, ottenendone più volte il dominio. Della vita che si svolgeva nel territorio Correggese in quel periodo medioevale, assai poco si conosce.
Giberto IV (Cronologia Zuccardi) venne cacciato da Parma l'anno 1245 dall'Imperatore Federico IL ma due anni dopo i da Correggio - unitamente ai Rossi Parmensi - sconfiggevano Federico, che non faceva più ritorno in quelle terre (3).
Uno dei più illustri membri della Casata fu Giberto V, nipote di Giberto IV, Signore di Parma nel 1303 e che ottenne dai Reggiani, nel 1306, i feudi di Campagnola e di Fabbrico. 1 due luoghi rimasero in seguito, per più di tre secoli, sotto la dominazione dei Correggesi (4).
Giberto appare fra i migliori Capitani del suo tempo. Fra i suoi figli si rese abbastanza celebre Azzo Il per l'amicizia stretta di cui fu onorato dal Petrarca che gli dedicò una sua opera ed immortalò in una canzone. Anche Azzo signoreggiò Parma, insieme ai fratelli (5).
I da Correggio, per vari secoli, ebbero molta influenza in diversi luoghi d'Italia, e specialmente nei secoli XIII e XIV vediamo i membri di quella famiglia Uomini d'armi, Capitani del Popolo e Podestà di Parma, Piacenza, Mantova, Verona,
Padova, Bologna, per tacere d'altri luoghi minori.
Il piccolo feudo di Correggio restò trascurato per un lungo periodo - e si può dire senza luce propria - sino all'anno 1372, allorchè Guido VII usurpò allo zio la piccola signoria, ponendola sotto la tutela di Barnabò Visconti ed occupandola colla forza, mercè l'aiuto delle truppe Viscontee.
L'investitura che il Visconti concesse a Guido, comprendeva Correggio, Fabbrico, Fosdondo, S. Prospero, Camera, Fazzano, S. Biagio, S. Giovanni, S. Martino, S. Lodovico, Mandrio, Capri, Saliceto e Campagnola. L'investitura coronava una insidia susseguitasi per circa 28 anni da parte dei Signori di Milano, nei confronti dei Correggesi.
Resosi padrone del feudo, Guido si dette ad erigere fortificazioni intorno al Castello di Correggio e ad altri centri minori del feudo. Dal predetto Signore discesero poi, per lunga successione, i Conti di Casalpò.
La Signoria di Correggio continuò indi nel ramo degli spodestati cugini che, ritornati in patria dopo 18 anni di esilio, molto ebbero a cura le sorti del loro feudo.