| Odoardo Rombaldi |
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| Lo sviluppo urbano nei secoli XVII e XVIII | |
| Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979 |
La distruzione di chiese e conventi, accaduta intorno alla metà del sec. XVI, e il trasporto delle famiglie religiose e delle loro istituzioni all'interno della città diedero l'avvio a nuovi progetti, alla cui realizzazione talora occorsero parecchi decenni. Ma in città si trasferirono certo anche privati; cosi, edilizia religiosa e civile formarono gli elementi di un nuovo quadro in cui finirà per comporsi Correggio moderna. I vari problemi proposti richiesero una valutazione d'insieme e l'adozione di regole urbanistiche dettate dall'alto; l'intervento del Governo è documentato per i Domenicani, quello della Comunità è pure provato in questo e in altri casi. Il Finzi ha ricordato l'epoca d'oro del conte Camillo (+ 1605): "Vengono eretti, forse con un preciso piano regolatore -quelli che verranno di poi chiamati i quartieri di Piazza Padella e di via dell'Ospedale; così che prima del 1590, con le vie attualmente denominate S. Francesco, Munari e Marconi, si può dire che d'urbanistica Correggese si completi, almeno nelle linee principali". Il testamento di Camillo faceva obbligo di dedicare parte delle sue sostanze ai poveri; di fatto;
"Dai primi anni del sec. XVII per alleviare la disoccupazione vengono fabbricate varie opere entro le mura della città. E' l'epoca di Siro. Sorsero, o meglio fu adattatto su parte della Rocca, il convento di S. Chiara; una chiesa dedicata a S. Luigi Gonzaga entro il palazzo di Niccolò ed in confine col Palazzo dei Principi: la nuova chiesa di S. Giuseppe Patriarca (1607); il Sacro Peculio dei grani (1609) ossia la "farinera". La chiesa di S. Quirino, ultimata nelle murature e negli intonachi nel 1587, viene selciata nel 1602 mentre nell'anno 1610 con guasti e riedificazioni fu poi ultimato il sagrato della chiesa e aperta innanzi ad essa una piazza che è parzialmente l'attuale denominata di S. Quirino; vengono eretti Chiesa e Convento del Carmine nell'omonima strada; è costruito il portico del palazzo di giustizia (1616) che viene indi affrescato nell'anno seguente dal pittore reggiano Bonifazio Fantini e che sarà sormontato circa centocinquanta anni dopo da pubblico orologio; sono eretti parecchi portici di Corso Mazzini." (1).
La didascalia che commenta la pianta di Correggio del 1630 elenca 13 tra conventi e chiese, 3 ospedali, il Monte di Pietà , il Peculio del Grano, il Palazzo di Giustizia, la Rocca, il Palazzo del Principe, due porte, tre piazze, un molino.
Superata la crisi generale degli anni 1630-35, che proietterà le sue conseguenze anche più avanti, la ripresa edilizia presenta aspetti nuovi, "sia per lo stile che risente decisamente il barocco, sia per l'indubbio influsso che proviene dalla Corte di Modena". Sono il teatro, la chiesa di S. Chiara (1666), l'ospedale (1683). Nel secolo successivo il primo intervento governativo riguarda la sistemazione dei portici; con Notificazione 4 aprile 1750 si fa obbligo ai privati di "ridurre alla dovuta eguaglianza tutti i portici di questa città, perlochè, oltre l'essere deformi, riescono anche molto incomodi". Nella seconda metà del secolo si darà inizio al convento di S. Francesco (architetto F.C. Forti), si edificherà il nuovo Monte Pegni, si amplierà il convento dei Domenicani per sistemarvi il Collegio Ducale. Nel 1786 si attua la nuova numerazione cittadina: la città è divisa in sei rioni: S. Quirino da 1 a 73 lett. A; Borgovecchio, da 74 a 152 B; Filatoio, da 153 a 197 C; S. Domenico, da 198 a 249 D; S. Francesco, da 250 a 303 E; Piazza Padella, da 304 a 362 E.
Trent'anni dopo i rioni saranno ridotti a cinque.
Dalla metà del sec. XVI alla metà del XIX, in tre secoli, la città rinnova ed infittisce la sua trama; restano le differenze tra quartieri ricchi e quartieri poveri, che sono lo specchio di uno squilibrio sociale inalterato; ceti nobile e borghese da un lato, ceto popolare dall'altro, presentano due facce molto diverse; il primo rinnova il proprio ambiente, aiutando a ciò la pubblica finanza, il secondo conserva inalterati i propri tuguri.
Il divario esistente nel sec. XVI tra Signori e popolo continua immutato e si mantiene intatto nelle Campagne: compare nei borghi di Campagnola e di Fabbrico, e nei casolari sparsi. t certo che sotto il dominio estense, ove la libertà non crebbe, aumentò l'amore per il comodo e il decoro delle case; i risparmi accumulati dalla restaurazione ducale produrranno i loro frutti nel decennio 1850-60." L ad opera dell'architetto Francesco Forti che con gusto classicheggiante - che tuttora dà il tono alla città - viene rifatta o almeno adornata Correggio". Del Forti sono la ricostruzione della chiesa di S. Maria, il teatro Comunale; "tra il 1850 e il 1860 i portici di corso Mazzini vengono pavimentati in marmo"; nel 1851 si abbassa il semicerchio delle mura che, passando da sud, conduce da Porta Modena a Porta Reggio, e si traccia il viale dei tigli, passeggiata dei cittadini". Dal 1850 al 1860 è il tempo del rifacimento dei fabbricati privati e soprattutto delle nuove facciate" (2).
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