Odoardo Rombaldi
La Contea di Correggio (1452)
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

Niccolò III, con l'acquisto di Reggio (1409) e di Parma, avvolgendo il feudo dei da Correggio da ogni lato, parve togliere ai suoi signori quella libertà che aveva loro consentito di giocare, sia pure non senza rischio, tra le opposte forze. Un segno del pericolo di cadere sotto la soggezione di Ferrara, e della volontà di evitarlo, è, fin dal 1414, la richiesta, rivolta a Sigismondo re dei Romani, di ottenere l'investitura del castello di Correggio, di quello di Fabbrico e delle loro ville, la concessione del titolo comitale su questi territori, che doveva confermare il mero e misto imperio, già ottenuti da Gian Galeazzo Visconti, e di avere inoltre i castelli di Rossena e di Gombia, Castelnovo e Montechiarugolo, Brescello e Guastalla (1). Con ciò Galeazzo, Gerardo e Giberto intendevano mettere sotto la tutela imperiale i frutti di una politica secolare, facendo di Correggio il centro di un dominio che aveva il suo punto forte nel saliente Po-Enza e nella linea dell'Enza; all'interno di questa si doveva ottenere le derivazioni d'acqua dall'Enza e dal Secchia per alimentare il naviglio e i molini: una macinatura d'acqua dal naviglio di Reggio, già accordata da Gian Galeazzo e dal comune di Reggio a Guido. La richiesta a Sigismondo non ebbe successo ma restò la linea maestra della politica dei da Correggio nel prossimo avvenire. Essi, in effetti, riusciranno ad ottenere quell'autonomia che si esprimerà negli atti pubblici definendo il feudo di Correggio stato "di per sè".
Il ristabilimento della signoria viscontea su Parma (1420) allentò, è vero, l'accerchiamento estense ma mise Correggio a contatto immediato con la potenza viscontea, che premeva non solo da Parma ma anche da Guastalla, di cui, dal 1406, era signore Guido Torelli. Questi, fautore della politica milanese, otteneva da Filippo Maria, con la conferma di Guastalla e Montechiarugolo (1420), il titolo comitale (1428); ciò rappresentò per i da Correggio una prima ritirata dalla linea dell'Enza-Po: nel 1425 Iacopo e Francesco di Guido, signori di Casalpò, rinunziavano a Guido Torelli i diritti su Montechiarugolo; ma, nello stesso tempo, mise in moto un processo di reazione conservativa del feudo.
Dal 1427 i da Correggio sono implicati in tutte le leghe formatesi nell'Italia padana e in parecchi eventi dell'Emilia; ciò risulta dagli accordi di tregua da loro sottoscritti con Mantova, Venezia, Ferrara e Firenze nel 1427 (5 marzo); la partecipazione dei da Correggio era dovuta al proposito di conservare i feudi del Parmigiano; in tale impresa si appoggiarono a Francesco Pico della Mirandola, cui raccomandarono di tener presente, nelle trattative, la particolar natura di certi loro feudi: "perchè habiamo in li monti certi homini et facende che forse non haviti di simile, bisognerà habiati advertencia in li nostri capitoli sopra ciò" (1427, 5 marzo); la tregua fu approvata da Gerardo, Galasso e Giberto (14 marzo); questi sottoscrissero altra tregua nel 1431 (17 giugno) ed una terza nel 1437 (19 giugno) sempre con Mantova, Venezia, Ferrara e Firenze. Questi atti però dovettero riguardare non solo terre marginali ma il loro stesso dominio; è di questo ora che dobbiamo dire (2).
La costituzione della vicina contea di Guastalla impose ai da Correggio di imboccare la via indicata dai Torelli, chiedendo a Milano analoga concessione per i territori ad est dell'Enza e a sud del Po. Il 26 ottobre 1441, il castro di Castelnovo, con S. Savino, Campegine, Meletole, Cogruzzo, Praticello e Fiesso, veniva separato dalla giurisdizione di Parma, "ita ut, ipsa separatione facta, dicta terra, locus castrum et villa ( ... ) sint et esse intelligantur tamque unum corpus de per se liberum et exempturn a iurisdictione et a potestate dicte civitatis nostre Parme"; questo nuovo organismo era venduto a Galassio, "comiti Corrigie, civi nostro Parme", figlio di Giberto, e ai suoi discendenti con piena giurisdizione, riservati i diritti della Camera ducale sulla gabella del sale e il dazio sul ferro, al prezzo di 12 mila fiorini (3). La sistemazione data al territorio ad est dell'Enza non avrà lunga vita; Castelnovo passerà a Ferrara e i discendenti di Galassio si ridurranno a Casalpò. Il processo di erosione del feudo dei da Correggio, cominciato con la formazione della contea di Guastalla - che si rivelerà antagonista pericolosa nei secoli successivi - fu ritardato finchè i da Correggio conservarono Brescello.
Non risulta che gli Estensi rivendicassero il territorio correggese, che apparteneva all'Impero e che essi mai avevano posseduto, e neppure la conquista di Reggio li autorizzava a tanto, non vantando Reggio diritti su quel feudo. Semmai le divergenze con Ferrara potevano nascere per Campagnola, che Azzo d'Este, signore di Reggio, aveva dato in enfiteusi a Giberto, col bosco e il castello di Argine, Fabbrico e Bedollo (1304) (4) , e che Reggio aveva poi donato al suo liberatore (1306). E, in effetti, tra Correggio e Reggio (Ferrara), nel corso del sec. XIV, le vertenze per Campagnola continueranno.
Nel 1352, Azzo otteneva, in affitto, dall'abate di Frassinoro "castrum de Campagnola cum eius curia et cum omnibus possessionibus"; nel 1371 esso fu distrutto da Bernabò; fu poi riedificato, trasformando il monastero ivi esistente in fortezza; la vertenza sorta tra i da Correggio e l'Abbazia, portata davanti al Papa, fu poi regolata da Gian Galeazzo, salvando i diritti dell'Abbazia.
I rapporti con l'Impero, che porteranno a risultati decisivi nel 1452, erano già attivi nel secolo XIV: nel 1368, Carlo IV aveva accordato la sua protezione ai da Correggio e, nel 1369, aveva loro attribuito Fazano e S. Biagio, che i Rorberti di Tripoli volevano per sè.
Il feudo dei da Correggio, con i suoi tre centri: Correggio, Castelnovo e Brescello chiedeva di esser tenuto insieme da una forza centralizzante, che doveva anzitutto consolidare il consorzio famigliare.
La delicatezza della situazione in cui Correggio viene a trovarsi dal 1409 si rispecchia nella singolare concordia che lega tra loro i figli di Giberto; Gherardo, Galeazzo trasmettono (1420, 20 marzo) il feudo ai figli Niccolò, Manfredo, Gian Antonio e Giberto vietando ogni alienazione in famiglie estranee, non solo, ma raccomandando che la successione avvenga per linea di primogenitura maschile (5); si cercava dunque un principio dinastico per evitare le lotte di successione che l'esperienza dimostrava fatali.
Nel 1449, 5 maggio, si conferma questo principio, che le terre siano perpetuamente indivisibili tra loro e gli eredi, e inalienabili, e che il governo spetti al più anziano della famiglia (6).
Ma ancora una volta gli eventi esterni, la guerra per la successione al Ducato di Milano (1447 1454), portarono la scissione nel consorzio correggesco.
Nel 1447, Manfredo, approfittando della crisi in cui era caduto lo stato di Milano, appoggiandosi a Venezia, aveva invaso il Novellarese e recuperata Brescello; poi, prevedendo la vittoria di Milano su Venezia, Manfredo e Giberto, che fino allora avevano servito la Repubblica - Giberto vi era stato creato cavaliere - passarono nel campo dello Sforza, che affidò loro la difesa di Parma. Ma, nella guerra mossa da Venezia e da Napoli allo Sforza, Giberto e Manfredo abbandonarono Milano e si unirono a Napoli; il passaggio di campo era imposto dal desiderio di conquistare parte del Parmigiano (ad est dell'Enza), che lo Sforza aveva poco prima rifiutato. Giberto occupò Bagnolo, Novellara e Poviglio ma poco dopo dovette restituire i territori; politica avventurosa ma non priva di successi: tali l'investitura comitale, da parte di Federico III, e l'investitura di Brescello, da parte dello Sforza. Ma l'unità d'azione dei fratelli, documentata dal patto del 1449, non fu priva di tensioni interne.
Forse a questo tempo risale un documento senza data, che attesta "le differenze che sono tra Manfredo mio fratello e me", nel quale Giberto lamentava di essere stato escluso dal godimento della "terza parte dello stato nostro" e stendeva una serie di capitoli per non essere "usurpato e malmenato come son stato fin al presente". Nel fomentare le risse domestiche si erano distinti i religiosi più degli altri: i rettori delle chiese di Brescello, S. Martino e S. Giovanni di Correggio (7).
E' tuttavia indizio di intima forza il fatto che, nel 1452, (25 giugno) i da Correggio ottengano da Federico III il primo diploma, che riconosceva loro il titolo di conti, segnava i confini del comitato e lo sottoponeva direttamente all'Impero. Questo documento, che sarà la base di tutte le successive concessioni, fu certo provocato per neutralizzare il diploma con cui Federico III conferiva a Borso il titolo di Duca e lo investiva dei ducati di Modena e Reggio (18 maggio 1452); fu così sventato il pericolo che Ferrara rivendicasse, come di diritto, il territorio correggese e imponesse ai da Correggio un vincolo di sudditanza.
La parte più significativa dei diploma è l'elenco di castelli e delle terre chiamate a formare la contea, desunto dall'investitura Scaligero parmigiana del 1340, confermata da Carlo IV nel 1350. 1 castelli sono sparsi nei comitati di Parma e di Reggio e anche fuori di questi. Tra Enza e Parma, il Po e il crinale apperminico sono i castelli di: Rossena e Rossenella, Gombio, Pianzo e Roncaglio; la valle e la terra di Scurano con il castello di Ganzago, Sasso Cidonia; i castelli di Bazzano, Colorno, Montechiarugolo, Guardasone e Berceto; le ville e terre di Beduzzo e Antesica con un'isola dappresso; i castelli di Castrignano, la pieve e il comitato di Berceto, Rolo, Griano, Casa Abatici; i castellì dì Sofignano, Borgo Terenzio, Bardone, Bosco, Terramare, Glavane; le ville di Torciano, Caccole, Masdoni e Gavazoli; i castelli di Bannone, Rivalta, Lesignano, S. Maria in Piano, Neviano degli Arduini, Mozano, Vezzano, Mulazzano, Cavana, S, Michele, Cattabiano, Mataleto, Morignano, Tizzano, Pinzanello, Malandriano, Borzano, Roncaglio, Bego, Sabbioni, Palanzano, Rovenzano, Langhirano, Torrechiara, Scalocchia, Castelguelfo, Medesano e S. Quirico. Nel Reggiano erano: Casaloffia con boschi, le valli e i boschi di Meletole, Oleta, Campegine e Rivarolo, bosco dell'Argine, i castelli di Dosolo, Luzzara, e Guastalla fino alla fossa di Roncaglio esclusa; Correggio, Brescello con Fabbrico, Campagnola, Fazano, S. Biagio, Ardione, Villa Albrizzi, Ronchi di Fosdondo, Camatta, S. Genesio, Cornacchione, le strada delle Pioppelle, la via del Corno, la contrada dei Magnani e della Braida Nova col fiume Tresinaro, tutta Geminiola e le sue rive con la strada di Rubiano, Carrobio, il Dugale di Sale con Campo Santo, Bagnolo e la strada della Baviera, la via
regia in contrada Borgazzo, il naviglio e la strada che portava a Reggiolo fino al Battifredo; le ville di Boretto, Castro Gualtieri, Lentigione, Bardelle, le comodità del Po, con Casalpò, e tutta la valle di Roncaglia, la motta Finzi e la valle della Avogadria, con Poviglio e Coenzo, le Ghiare e l'Enza e il ponte di Sorbolo.
Al 1452 risale la prima descrizione dello stemma deì da Correggio: nella parte superiore dì uno scudo campeggia un'aquila nera con le ali aperte in campo d'oro su sfondo topazio, negli artigli dell'aquila due leoni con colli teste e code eretti, sulla testa di ciascun leone un giglio di color d'oro in campo azzurro o celestino; nella parte inferiore dello scudo un campo rosso attraversato da una striscia bianca (8).
La convenzione di pace tra il Duca di Milano e la Repubblica di Venzia assicura ai da Correggio Brescello e i territori parmensi:
"Per lo presente capitolo si dichiara per le dette parti che a li Gentiluomini di Correggio rimanga la terra di Brescello e tutte le altre terre e luoghi e beni immobili havessero in Parmigiana e altrove, delle quali erano in possessione al tempo della morte del Duca Filippo Maria, con questo che per li detti luoghi di Parmesana debbano giurar fedeltà et bornagio al detto Signor Duca e alla Sua Signoria, et per quelli rimaner vassalli, sudditi et obbedienti come sono li altri gentil uomini di Parmesana"; da Francesco Sforza ne sono investiti "in feudum honorificum nobile et gentile"


1 AFFO' Istoria della città di Guastalla, 11, 1786, App. n. 4.
2 A.S. MN. Archivio Gonzaga, b. 43
3 B.B. C. Pergamene n. 242, 1441, 26 ottobre.
4 Il 12 settembre 1304, Azzo dava in affitto a Giberto dei Corradi di Gonzaga e a Roberto da Carità di Reggio i redditi dei castelli e delle terre di Reggiolo, Suzzara, Luzzara, Gonzaga, Bagnolo, S. Tommaso, S. Maria, S. Michele, Cognento, Corte Nova, Corte Mantovana, la custodia di Reggiolo e i passus Vallium. A Giberto da Correggio il possesso e i redditi di Castellario Campagnola, Fabbrico, Bedollo, le peschiere di Bosco Argine, Villanova, Villa Gamberaria, Salesacio, TACOLI, Memorie Storiche, I, p. 412.
5 A.S.MO.; - A.S.E., Casa e Stato, Controversie, b. 78; A.S.PR. Feudi e Comunità, n. 42.
6 "Manfredo, Antonio e Giberto si promettono buona e perpetua compagnia e fraternità, per la quale comunicano tra loro Brescello e ogni altra terra, villa, ecc.; che le terre siano perpetuamente indivisibili tra loro e gli eredi, e il più antico debba esser gubernatore". A.S.MO. - A.S.E. Casa e Stato, Controversie, b. 76.
7 A.S.MO. - A.S.E. Casa e Stato, Controversie, b. 68
8 A.S.MO. Italia e Città, Italia, 8, Correggio.
9 A.S.MO. Confini dello Stato b. 149, Convenzione 9 aprile 1454, Investitura 2 settembre 1454.