Odoardo Rombaldi
Tra Milano e Ferrara - Divisione del feudo e fortificazione di Correggio
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

La signoria di Azzo su Parma avrà conseguenze durature sul feudo di Correggio. Il 30 aprile 1340 egli riceveva dagli Scaligeri, vicari della Chiesa, e dagli otto Sapienti e dal General Consiglio del comune di Parma, l'investitura a titolo eufiteutico, con annua pensione di lire 100 imperiali, di Berceto e di un gran numero di castelli e di ville tra i fiumi Enza e Parma, "pro se suisque heredibus perpetuis, nepotibus successivis". La concessione scaligera veniva riprodotta e confermata dieci anni dopo da Carlo IV (1).
Azzo trasmetteva il diritto su quei luoghi agli eredi e ai consorti da Correggio che riusciranno, nel 1452, a trasportare il dettato degli atti 1340-1350 nel diploma con cui Federico III investirà i da Correggio della contea. Dal vicariato degli Scaligeri a Carlo IV, a Federico III il contenuto delle concessioni resta apparentemente lo stesso, ma, trasferito da Parma a Correggio, acquista il valore di documento rivendicativo, capace, dunque, di guidare l'azione politica dei signori da Correggio per molto tempo. La lunga partecipazione dei da Correggio alle lotte cittadine e al governo che da Parma esercitarono su vasto territorio, la cittadinanza parmigiana, conservata anche quando in questa città soggiorneranno a tratti di tempo, ormai più come privati che come uomini pubblici, concorreranno in modo singolare a formare nei da Correggio non solo l'ambizione di un dominio degno della tradizione di Giberto e di Azzo, ma l'impulso ad elevare il castello e il borgo di Correggio a città; da Parma le esigenze della civilitas sono portate a Correggio e questa si amplierà fino a diventare centro di un più ampio stato.
Con la caduta di Azzo tramontava il sogno di una signoria autonoma sulla città; restava il dominio avito e su questo i da Correggio si raccolsero. Non si trattò di mera conservazione, perchè nulla era fermo nell'Italia politica del sec. XIV, bensì di partecipazione attiva alle guerre combattute tra i Visconti, protesi alla ricostituzione del Regnum Italiae con Milano capitale, e le leghe antiviscontee.
I da Correggio, uniti nella conquista di Parma (1341), si divisero al momento della cessione della città, chè mentre Azzo la vendeva segretamente ad Obizzo d'Este, appropriandosi lui solo del denaro, i fratelli favorirono i Visconti. Morto Simone (1344) restavano i fratelli Guido e Giovanni e i figli di costoro: Gianfrancesco, detto Cagnolo, di Simone, e Giberto e Azzo di Guido. Guido si era affrettato ad occupare i centri maggiori della pianura, Brescello e Castelnovo, affidando Guastalla a Giberto e Correggio ad Azzo. Morto Guido (1345) e assente Gianfrancesco, Giberto raccolse nelle sue mani il potere ma nel 1346 perdeva Guastalla e a nulla valse l'investitura ottenuta l'anno dopo da Carlo IV. Ragioni di convenienza lo portarono poi ad aderire al Visconti che gli confermava i feudi parmigiani già concessi ad Azzo (tra essi Bazzano, Traversetolo e Guardasone) - 1354. Ma pochi anni dopo si op-
poneva a Bernabò, che nel 1361 lo assaliva in Correggio. Il fatto sarà ricordato da Matteo Villani nella sua Cronica; è la prima menzione storica di un evento correggese, interessante per i dati particolari:
"All'uscita di Giugno detto anno, credendo havere il castello di Correggio, M. Giberto, che ne era signore e da esso haveano il titolo di loro casa ci famiglia, sentito il fatto, senza farne mostra procurò aiuto da Signori di Mantova, li quali segretamente gli mandarono
Parmula et nascitur ad pedem dicti montis et labitur et discurrit versus sero in suprascriptum flumen Parme, et ab alio fluvio sive rivulo qui dicitur Bardea et nascitur ad pedem dicti montis de Chaleis, in parte que dicitur mons de Botti, et labitur et discurrit versus mane in suprascriptum flumen Hencie; ab ipsis quidem monte de Chaleis et fluvio sive rivulo Parmule aut fluvio sive rivulo Bardoa usque ad suprascripta loca Turtiani, Guardasoni, Traversetuli, Burgi Traversetuli, Cazole, Masedonis, Gavazoli, Rivalte, Lisignani et ville S. Marie de Piano ad possidendum ( ... ).
quindici bandiere di cavalieri, li quali di notte entrarono in Correggio. Venuta la cavalleria di M. Bernabò nel fare del giorno, come era dato l'ordine, che furono diciassette bandiere, furono lasciati entrare nelle barre che erano davanti al castello e, fatto vista di volerli mettere nella terra secondo l'ordine dato, apersono le porte della terra e calarono i ponti e la gente da cavallo, che era nel castello con molta fanteria, si strinsono loro addosso con grandi grida e, rinchiusi tra le barre e storditi per lo subito e non pensato assalto, perderono il cuore alla difesa e però gli hebbono tutti a prigioni e, guadagnate l'arme e cavalli liberaro il castello dall'aguato del tiranno".
Poco dopo Giberto si riconciliava col Visconti e combatteva sotto di lui contro i guelfi, restando prigione col figlio Pietro. Liberato nel 1364, nel '68 rompeva con Milano per aderire alla lega antiviscontea; nel 1371 era di nuovo assalito in Correggio da Bernabò. Questi ottenne che i da Correggio aderissero alla sua politica, non con la forza ma con l'inganno. Egli cedeva al nipote di Giberto, Guido, i castelli di Correggio e di Fabbrico con le ville (Fosdondo, S. Prospero e Campora, Camera, Fazano, S. Biagio, S. Giovanni, S. Martino, Vico, Mandrio, Caprile, Saliceto, Mandriolo, Campagnola, Bedollo), che Guido promise dì governare a nome del Visconti, con mero e misto imperio, accettando di mettersi al suo servizio nella guerra imminente e di alloggiare le truppe milanesi nel feudo, con uno stipendio di 200 fiorini d'oro il mese. Ciò avveniva all'insaputa di Giberto e di Azzo che si trovavano a Ferrara. Nel 1372 Guido, ricevuti i soccorsi di Bernabò, toglieva Correggio a Giberto e vi fece prigioni i cugini, ma poi li liberava in cambio della restituzione del padre Azzo e dello zio Giberto. Questi, spogliato della Signoria, passava allo stipendio dei Veneziani che gli affidavano il comando dell'esercito contro i Carraresi, ma non sopravviveva a quella campagna e moriva a Venezia il 17 luglio 1373. Ne tracciò un preciso profilo Pietro de la Gazata nella sua cronica:
"Nel mese di luglio muore capitano contro il Signore di Padova Ghiberto da Correggio, figlio dei fu Guido, esule da ogni suo luogo. Questi fu uomo nobilissimo e vendicatore di nemici grandissimo e crudelissimo. Lasciò sette figli: Pietro nato da una Visconti di Milano, Manfredo, Egidio, Galasso e altri, nati da una figlia del fu Galasso Pio" (2).
Guido, rimasto unico signore del feudo (il padre Azzo svolse una parte secondaria), forte della tutela viscontea (nel 1378 a Milano segnava
un testamento di Bernabò), provvide alla fortificazione di Correggio ma ì cugini, esclusi dal potere, ricorsero all'aiuto degli Estensi.
"Nel territorio reggiano - scriveva Nicolò Il - vi sono i nobili da Correggio che in questo territorio tengono il castello di Correggio, che è un buon castello, e sono grandi e potenti nel territorio di Parma e in questo hanno molti amici e potranno opporsi abbastanza a Bernabò, come a tutti è noto" (3).
Gian Galeazzo, succeduto a Bernabò (1385), per disarmare il partito estense, che tramava a suo danno sul confine reggiano, seguì la via della pacificazione tra i da Correggio e ne regolò le vertenze con un lodo (1389). Ma Guido, diffidando della politica di Gian Galeazzo, si collegò con gli Scaligeri (1390) contro il Duca. Costui lo fece subito carcerare e solo dopo sette anni lo liberò, col giuramento dì esser fedele e lo prese anche al suo servizio, ma ancora nel 1397 Guido si ribellò a Milano.
Dalla prima alla seconda metà del sec. XIV le vicende politiche portarono i da Correggio dall'effimera signoria su Parma alle lotte per la conservazione del distretto, tra Guastalla, Brescello e Correggio, che costituiva la base del loro dominio. Gli eventi militari e politici, le oscillazioni tra Milano e Ferrara, i rapidi mutamenti di fronte, le tutele e le ribellioni, le discordie famigliari formano evidentemente non uno stato ma una nebulosa politica, priva di un saldo centro organizzativo; eppure, fin da questo momento, essendo Guastalla e Brescello facili a perdersi, questa nebulosa tende a consolidarsi attorno ad un nucleo saldo: Correggio. Si può dire perciò che solo alla fine del sec. XIV il feudo-stato di Correggio trovi la sua base di assestamento e che la famiglia, pur tra violenti dissidi, vada scoprendo il senso del suo divenire.
L'apporto milanese-visconteo al consolidarsi della signoria dei da Correggio fu determinante dal punto di vista tecnico (fortificazioni) e da quello politico: il lodo con cui Milano intendeva riportare la pace nel consorzio famigliare.
Il lodo dirime la vertenza, sorta circa l'attribuzione delle quote sui beni, tra Azzo miles figlio di Guido, suo figlio Guido e i figli di questi, e Pietro, Manfredo, Galasso, Giberto ed altri, figli dì Giberto (v. genealogia a p. 38) Del dominio avito i fratelli Simone, Guido, Azzo e Giovanni avevano fatto quattro parti; morto Simone, i suoi figli Cagnolo e Antonia ereditavano il quarto; Ludovico, figlio di Cagnolo vende il suo diritto a Pietro, e Antonia il suo ad Azzo (le sorelle di Ludovico, Taddea e Beatrice hanno una modesta parte). Pietro mette in dubbio che Antonia abbia diritto al quarto, perchè "ista iura Corigiae et iurisdictiones suae sunt bona regalia scu imperialia, in quibus feminac non ammittuntur existentibus masculis". Giovanni lascia il suo quarto al figlio Antonio e questi lo vende a Guido figlio di Azzo, che paga solo una parte del prezzo. In conclusione, Azzo chiede gli siano date tre parti: la prima come eredità del padre, la seconda perchè l'ha acquistata da Antonio, la terza per averla comprata da Antonia sorella di Cagnolo.
Chiede inoltre "pro refectione, restitutione et constructione rocharum factarum in dieta terra Corigiae et in construcione murorum diete terre et duarum portarum burgì diete terre" parte dei 26 mila fiorini spesi per custodire la rocca. La sentenza forma "de loco castro et territorio Corigiae et de eius castelancia" quattro parti e ne assegna due ad Azzo al figlio Guido e ai figli di questi, ossia: un quarto come quota ereditaria, un quarto acquistato da Guido da Antonia; degli altrì due quarti, uno è riconosciuto a Pietro come eredità paterna; dell'altro, già appartenuto a Simone, si fanno due patti, e di queste una (1/8) è data a Pietro "vigore tituli habiti a Ludovico", l'aitro ottavo non è assegnato finchè non sia chiarito a chi spetti. Ma Gian Galeazzo riserva a sè la rocca grande ed anche la piccola del castro dì Correggio. Azzo e Pietro, e ì loro, divideranno a metà Fabbrico (locus territorio e corte), Campagnola (salvi i diritti dell'Abbazia), Brescello, Boretto, Castro Gualtieri e i beni sul parmigiano. Di ciò che Azzo ha in Guastalla, un quarto spetterà a Pietro, a metà si dividerà anche la casa di Correggio, ove abita il podestà e vicario di Correggio, col viridario e la colombaia.
Il lodo registra anche l'atto con cui Antonio vendeva il suo quarto a Guido. Antonio è cittadino di Parma della vicinia di S. Biagio presso la Porta Benedetta, e vive a legge romana; col quarto di Correggio vende anche un quarto delle ville: Fosdondo, S. Prospero e Campora, Camera, Fazano, S. Biagio, S. Giovanni, S. Martino, Vigo, Mandrio, Capriolo, Saliceto, Mandriolo, un quarto di Fabbrico e Campagnola (castro e villa), e di Canolo, per 4 mila fiorini. Anche Azzo e Guido hanno casa in Parma.
Con successiva disposizione (1390, 13 aprile) il Duca di Milano ordina che le rocche di Correggio siano custodite da castellani e stipendiari da lui stesso nominati, a spese dei signori da Correggio, coperte dalle entrate di questa: Correggio riceveva da Milano il podestà e il vicario, con esercizio di mero e misto imperio (4).
Da questa vertenza sarebbero rimasti estranei gli eredi di Azzo, già signore di Parma, cui nella prima metà del sec. XIV, sarebbero appartenute: Brescello, Campegine, Casalpò, Poviglio, Cogruzzo, S. Ilario, Montechiarugolo, Castelnovo e altre terre (5)
Da quanto si è esposto emergono queste constatazioni: Correggio ebbe una nuova sistemazione di luogo fortificato nella seconda metà del sec. XIV, nel quadro del dominio Asconteo; la divisione del territorio avviene, si, in quote ideali, ma variabili col passar del tempo, maggiori nell'uno o nell'altro dei rami dei discendenti di Giberto Il Difensore; le vertenze che ne derivano richiedono l'intervento di un dominus, arbitro, restano le radici di nuove vertenze capaci di creare, tra i membri della casata, gelosie e contrasti. Da qui l'esigenza di un patto consortile e la ricerca di una legittimazione superiore che la signoria viscontea su Correggio già lascia intravvedere nell'Impero.
Nel 1391 Pietro da Correggio ancora una volta diserta la causa viscontea e si allea con Bologna; soldati bolognesi entrano in Correggio (ottobre ) (6); il comune di Reggio manda Grazio da Canolo a Cavriago occupata da Antonio da Correggio e fortifica la Bastita del Cantone sulla strada di Cadelbosco Sotto, che costituiva la maggior difesa di tutto il territorio parmigiano, da cui dipendeva il passaggio delle merci e delle vettovaglie a Reggio. L'odio dei reggiani contro Pietro fu tale da chiederne l'impiccagione in effigie, sulla piazza di Reggio e in altri luoghi; in tale frangente si chiese la liberazione di Guido da Correggio, fautore dei Visconti, cui aderivano i tre quarti della popolazione (7).
La pace riportò in patria gli esuli (1392) ma Gian Galeazzo, dubbioso della fedeltà di alcuni dei da Correggio , tolse loro una parte del feudo. Morto, il 19 aprile 1402, Giberto di Azzo senza eredi, si aprì la successione all'eredità di Giberto Il Difensore, passata ad Azzo e poi a Giberto stesso. Gian Galeazzo Visconti, sconoscendo il diritto dei da Correggio a succedere, investì Otto Terzi e i suoi fratelli (1402, 29 luglio) (8) dei castelli di Guardasone con Traversetolo, di Montelugolo, Scalocchia, Castione, Varano, Cimiati, Colorno, Rossena, Salpedelli, Gombio, Castelnovo, Camporanieri, Langhirano, Medesano, Fellegara, Costamezzana, S. Quirico, Gualtieri, Boretto e Guastalla, ossia di quei castelli e di quei territori che erano stati il punto di appoggio alla signoria dei da Correggio su Parma e alle loro mire di espansione; ma i Terzi non entrarono in possesso di tutto il complesso; la morte di Gian Galeazzo (settembre 1402) e le lotte di successione al Ducato di Milano rimettevano tutto in gioco.
Galasso da Correggio rioccupò Rossena e Gombio, troppo importanti per le acque dell'Enza, passò poi a Medesano e da qui di nuovo ad est dell'Enza, ove acquistò Cavriago (1425) e Castelnovo parmense (1441), che gravitavano su Parma; qui Galasso aveva una casa (nella vicinia di S. Martino dei Zoppellari); anche i suoi figli abiteranno ora in Parma, ora nei feudi: Egidio (Zilio) nel castello di CasteInovo, Marco a Campegine (1455).
La necessità di conservare feudi ambiti costringe i da Correggio a battere vie politiche diverse, affidando ad alcuni membri della famiglia compiti particolari in speciali settori. Estintasi la linea di Azzo e di Giberto (1402), restava, verso l'Enza quella dei da Correggio di Casalpò. Nel 1403 i figli di Guido: Azzo, Jacopo, Beltrame, e Francesco ottenevano da Milano di fortificare Casalpò, "muris, turribus, merlis, foveis, pontibus levatoriis". Nel 1426 (1 giugno) Jacobo e Francesco ottengono da Filippo Maria Visconti privilegio di immunità.


1 A.S.PR. Feudi e Comunità, Correggio b. 44. 1 confini del feudo erano: "A mane flumen Hencie sicut labitur et discurrit a superioribus partibus terre et territorii de Scurano cisque ad suprascriptum locum de Scurano ripe Hencie, et a sero flumen Parme prout labitur et discurrit ab introitu fluminis Parme usque ad suprascriptam villam S. Marie de Plano ... ; et a meridie, a monte qui dicitur Mons de Chaleis et a rivulo seu fluvio qui vocatur
2 MURATORI, S.S. RerumItalicarumXVIII. 3 A.S.MO., Cancelleria, Epistulae et Decreta Nicolai II
4 " ... Facimus de dicto castro et territorio Corrigiae et de cius castelancia ad dicturn locum spectante quattuor partes, de quibus adiudicamus duas quartas Domino Azoni pro se et filiis ipsius domini Guidonis filii sui, videlicet: unam quartam ex successione patris sui, aliam vero quartam ex adquisitione habita a domino Antonio de Corigia filio quondam domini loannis per dominum Guidonem de Corigia filium domini Azonis, qui ipsum quartum adquisivit a domino Antonio predicto; et de aliis vero duobus quartis loci et castelancie Corrigie nornine suo et fratrum suorum iure successionis patris ipsorum; de quarta qui fuit domini Simonis et domini Cagnoli adiudicamus unam dirnidiam domino Petro vigore tituli habiti a Ludovico de Corrigia filio
qu. Cagnoli Pavia 1389 18 marzo. Il documento, anche per
le richieste delle parti qui non riprodotte, è di grande importanza per intendere la natura del patto consortile e gli infiniti contrasti che ne venivano. A.S.Mo, A.S.E, Casa e Stato, Controversie, b. 74.
5 A. S.MO. Rettori dello Stato, Correggio, b. 3
6 I rapporti di Pietro con Bologna sono documentati ancora da lettere del settembre, 26, 30, 1400 agli Anziani, essendo egli Capitano della Montagna A.S.BO. Pietro da Correggio.
7 A.S.Re., Carteggio del Reggimento, ad annos
8 AFFO', Istoria della città di Guastalla, I, p. 379.