Odoardo Rombaldi | |
Da Correggio a Parma | |
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979 |
La configurazione policentrica del loro dominio: Correggio, Campagnola, Castel Novo, e la occupazione di alcune posizioni chiave indurranno i da Correggio a convergere nelle città per far di queste il centro del loro potere.
Sull'avviso di Ippolito Malaguzzi Valeri deve forse ritenersi un falso l'acquisto di Campagnola che Gerardo e Corrado da Correggio avrebbero fatto da Palmerio qu. Albricone da Campagnola; il documento (1141) è importantissimo ma parve inattendibile per la precisione e l'ampiezza insolite con cui si descrivono il territorio e gli uomini; secondo il Malaguzzi, la carta andrebbe posticipata di due secoli, quando, per sottrarre Campagnola a Reggio, si approntò la prova, falsa, di un diritto dei da Correggio alla stessa (1).
Vera o falsa che sia, è certo che Campagnola entrò ben presto a far parte del dominio. Da Correggio e da Campagnola i Signori passarono alla conquista della bassa pianura; l'avanzata fu tuttavia attraversata dal comune di Reggio, che nel 1142 acquistava da Malapresa di Ghirarduccio da Gesso un territorio di 15 mila iugeri, comprendente le ville odierne di Cadelbosco e dell'Argine, e il distretto di Castelnovo Sotto fin sotto Gualtieri.
"In nome della Santa e Individua Trinità. Amen. Nell'anno del Signore nostro Gesù Cristo 1142, ind. V, il giorno terzo delle Idi di Luglio. lo, in nome di Dio, Malapresa da Gesso, signore di castro e corte dell'Argine, di tutto il bosco e della selva dell'Argine, di corte Mantovana, di Villanova, Sparata, Resana, Foresta, Bersana, delle Case del Bosco, delle ville Gambaratoria e Salesazzo, e delle pertinenze obbedienti ai Reggiani, che professo di vivere a legge longobarda, di mia ragione cedo e vendo ai Domini Alberto da Carità e Altemanno degli Altemanni, cittadini di Reggio, capitani e sindaci deputati per quest'anno al governo della città di Reggio, aventi dal comune stesso specifica commissione per questo, detto castro e tutta la corte dell'Argine, i boschi e la selva dell'Argine, corte Mantovana, le ville, i luoghi e i beni scritti e specificati ( ... ). I confini sono: a mane la via nova, detta via di Reggio, per la quale si va da Reggio a Reggiolo; la via che da sera a mattina divide i beni e i diritti venduti dalla curia di S. Tommaso a Gurgo, seguendo la via nova stessa in giù, fino all'Ospedaletto, e di lì nelle valli di Reggiolo; la Scaloppia detta Parmigiana, mediante la via dell'Argine e la via detta via
Lata, da ogni lato da sera la via nuova che scende a Roncaglia a sera delle ville Gambaratoria, Salesazzo e Spineta, pertinenze della predetta valle di Meletole, il bosco comunale di Limidi, Roarolo vecchio, la detta via nova che scende da Roncaglia, da ogni parte; a mezzogiorno la via della Crocetta che da Roarolo vecchio per Tomba porta alla strada delle case del bosco e poi il dugale, che attraversa la via che mette in via Lata, e di lì nella via dell'Argine, quindi nel canale del Comune e infine nella detta via che divide i beni e i diritti venduti dalla curia di S. Tommaso a Gurgo suddetto per parte; a settentrione - le valli di Reggiolo e le paludi di Guastalla, la Scaloppia detta Parmigiana per ogni parte, eccettuata la terra dei tre mansi a mio fratello bastardo Gervaso, per la quale il Comune di Reggio percepisca un censo annuo di un denaro piccolo per ricognizione, e fatta riserva del diritto dell'annuo censo di libbre trecento imperiali di grossi, cui ogni anno prima di questa carta ero obbligato al Vescovo di Reggio per quella parte di Corte nuova, spettante al vescovo, rinchiusa tra i confini specificati".
"Alcuni di questi nomi rimangono tuttora - osservò il Tiraboschi - come la villa dell'Argine e quella di Cadelbosco, lo scolo della Bresciana nelle ville medesime, il nome di Gambaratora conservato in un ponte sul canale di Castelnuovo a levante di Cogruzzo, la villa di S. Tommaso del Gorgo, detta ora di Bagnolo, la Scalopia o la Parmigiana, le valli di Reggiolo e di Guastalla, il nome di via lata che tuttor mantiensi nella detta villa dell'Argine, la Valle di Meletole nel distretto di Castelnovo Sotto, Rivarolo villa tuttor così detta, e a cui in parte appartiene la possessione del Traghettino, e Roncaglia, villa nel distretto suddetto di Castelnovo" (2). Tutta questa vasta estensione a nord di Reggio passò nel 1143 ai da Correggio; tuttavia, il comune di Reggio vi avrebbe poi ottenuto la prevalenza: il lodo pronunciato dal podestà di Reggio, nel 1211, dirimendo la vertenza tra il Comune stesso e un consorzio gentilizio di cui erano parte i da Correggio, assegnerà al primo 100 mansi e al secondo 12 mansi e 38 biolche (3).
Fin dal 1143, i da Correggio, dalla media pianura reggiana, passavano nella diocesi e nel comitato di Parma. Il confine tra il Reggiano e il Parmigiano era l'attuale strada statale Reggio Mantova, sicchè il territorio compreso tra questa e il fiume Enza: Brescello, Gualtieri, Poviglio, Castelnovo, Campegine, S. Ilario, Montecchio, apparteneva alla diocesi e al comitato di Parma; questi territori, sui quali il Comune di Reggio non vantava alcun diritto, caddero sotto il controllo dei da Correggio, i quali occuparono anche possessi dei grandi monasteri, di S. Giovanni di Parma e di S. Prospero di Reggio, situati tra Castelnovo e Montecchio. Questo ampio territorio, non omogeneo perchè in parte vallivo e incolto, in parte boschivo e coltivato, con quello ad est della via Reggio-Mantova, fino al confine modenese e fino alla Parmigiana, divenne la base del dominio dei da Correggio.
La città prescelta per la loro affermazione non fu Reggio ma Parma; all'incrocio della via Emilia e della strada della Cisa, più di Reggio vicina a Piacenza e a Cremona, chiavi del Po, Parma era il centro naturale e strategico di una possibile signoria.
Qui appunto risiede nel 1238 un Gerardo da Correggio, detto de Dentibus, - le fonti non ne danno la paternità, forse fu figlio di Giberto, di Gerardo. Fra Salimbene, la fonte preziosa di questo periodo, racconta: dominus Girardus fuit longus statura, bene membrutus, magis macilentus quam pinguis, fortis miles et doctus ad bellum (4). Il ritratto dà risalto alla vocazione e all'abilità guerresca che fu anche di altri della sua gente.
Egli fu podestà a Modena (1236), a Parma (1238), a Reggio (1240) e qui gli successe il nipote Obizzo (1241). In Parma ebbe una funzione eminente; la sua casa era tra la cattedrale e S. Giovanni. Nel 1247, in un momento storico eccezionale per la città, fu eletto podestà e portò i con cittadini alla vittoria contro Federico II. Ciò accrebbe la sua statura di capo della parte guelfa. Le capacità di governo lo portarono, nel 1250, alla podesteria di Genova. Nel 1257 fece testamento. Da Gerardo scesero Guido e Matteo. Guido bellicosus miles fuit et ad proelium doctus; egli sposò Mabilia figlia di Giberto del Dente. Fu podestà: a Genova (1268) e a Bologna (1270) (5) col fratello Matteo ebbe il governo di Mantova; capitano del popolo a Firenze (1277), a Modena (1283), e ancora podestà a Piacenza e a Modena, venuto in grande prestigio a Parma, col fratello Matteo mise pace tra le frazioni modenesi. Avverso agli Estensi che, occupata Reggio, cercavano di estendere il loro dominio su Parma (1295), pose la basi alla signoria del figlio Giberto. Signore di vaste terre a Castelnovo, acquistò da Lombardino da Gente il castello di Campegine (1298).
Matteo, detto miles sensatus dal Salimbene, fu podestà in diverse città italiane: Piacenza (1250), Firenze (1257), Padova (1258 (6), 1263, 1269), Bologna (1261), Treviso (1265-66), Cremona (1271). Podestà di Mantova e confermato per alcuni anni ne fu espulso nel 1272; questo episodio pare alludere ad un tentativo di signoria: "nel 1272, Guido e Matteo da Correggio furono espulsi dalla podesteria e dal dominio della città di Mantova da un loro nipote di nome Pinamonte de Bonacosis di Mantova, dopo aver detti signori tenuto il dominio per gran tempo" (7).
Matteo fu ancora podestà a Modena (1274) e Perugia (1278); capitano del popolo a Padova (1279) e di nuovo podestà a Bologna (1282), Modena (1283), Pistoia (1286) e Reggio (1288).
La potenza e l'autorità acquistate consentirono ai da Correggio di occupare il governo di Parma, succedendo a lacopo da Enzola, ma il loro potere si rivelò privo di basi, osservò il Salimbene:
non tamen a Parmensibus facti seu electi sed a se ipsis dominium sumpserant et quilibet se credebat pro civitatis custodia rationabiliter facere (1287) (8).
Benchè immersi nelle contese parmigiane, Guido e Matteo continuarono ad incrementare il feudo avito, occupando la corte di Camporotondo e i castelli di Fosdondo e degli Orsi, e il Castellaccio di Campagnola. Il comune di Reggio venne allora ad un'intesa e cedette Camporotondo, Fosdondo e Castel dell'Argine con 16 mila lire di grossi imperiali, in cambio di che riebbero Campagnola, castro e bosco dell'Argine e Corte Mantovana con le sue pertinenze. Nel 1304 Giberto da Correggio ebbe in enfiteusi da Azzo d'Este il castello di Campagnola, il castello e il bosco dell'Argine, Fabbrico e Bedollo; suo fratello Matteo fu investito di Casaloffia (1305); e ancora Giberto ebbe dal comune di Reggio la condotta di tutte le gabelle, pedaggi, canali e mulini di sua spettanza nel distretto di Cavriago e Pratonera. Nel 1306, i Reggiani, restituiti in libertà, compensarono il loro liberatore donandogli i castelli di Fabbrico e di Campagnola, facendo lui e i suoi successori nobili reggiani. Matteo, eletto podestà di Reggio, ebbe per qualche tempo la città a discrezione.