Odoardo Rombaldi
L'età napoleonica
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

Gli eventi reggiani, dalla proclamazione della Repubblica Reggiana al distacco da Modena (26 agosto), non ebbero alcun effetto nel nostro territorio; non solo ma si presero le cautele per evitare che il morbo rivoluzionario infettasse il Principato: da Reggio non erano mai venuti ordini e l'orgoglio municipale imponeva che nemmeno ora ciò avvenisse; eppure anche a Correggio qualche cosa accadde: il 7 settembre il popolo chiese che fosse allontanato il direttore della Ferma ma nulla più.
"Siamo qui adunati non per scostarci dalla soggezione giustamente dovuta al Padrone Ser.mo, a cui anzi rinnoviamo i sentimenti del più ossequioso rispetto, solo imploriamo che dia risalto a tutto il bene che ci ha fatto, scacciando dalla città e Principato il direttore della Ferma, L. Filiberti" (1).
Possiamo anche ritenere bugiarde le proteste di chi parlava in nome del "popolo fedele al Suo Sovrano e ubbidiente al Governo e alla Superiore Reggenza, pronto a difendere a tutti costi il Principato"; in effetti, la richiesta della rimozione di un funzionario non è ancora il rigetto del sistema finanziario e tanto meno di quello politico. A Fabbrico, dove ci attenderemmo proteste da parte di chi intendeva tutelare gli interessi delle ville sacrificati al centro, negli stessi giorni, per cause futili, alcuni si dichiarano per i francesi, altri per i tedeschi: come un tempo! Il 4 ottobre 312 uomini di truppa francese del gen. Sandoz, provenienti da Mirandola, scorrono la città a sciabola nuda; gli unici ad agitarsi sono Padre Veroli, minor conventuale, e un P. Malucelli, scolopio, entrambi non correggesi!
Bisogna dunque evitare di sovrapporre alla situazione reale uno schema patriottico che non le conviene. Nel ventennio 1796-1814 la classe possidente consolidò la sua posizione con l'acquisto dei beni nazionali ma, nello stesso tempo, fu gravata da un'infinità di tasse che le fecero dimenticare i benefici ricevuti; nell'uno e nell'altro caso essa fu spremuta finanziariamente e ciò determinò atteggiamenti di dissenso che provocarono ritorsioni da parte governativa.
Primo motivo di scontento fu la legge 23 Vendemmiatore anno VII, che ruppe l'antica unità del Principato: Correggio perdette Campagnola e Fabbrico unite a Novellara, mal compensata con alcune ville del Reggiano: Pratofontana, Massenzatico, S.Michele, Budrio, Lemizzone, Cognento, Prato, che si aggiunsero a Canolo, Rio e S.Martino, già cedute dagli Estensi: in complesso, 16 ville con Fazano, Fosdondo, Mandrio, Mandriolo, S.Biagio e S.Prospero. Correggio protestò a favore dei proprietari che avevano i loro beni nel distretto di Fabbrico;
"I possessori dei fondi in quelle ville sono tutti, pochi eccettuati, correggeschi, quindi i coloni e mezzadri dipendono e appartengono nella maggior parte ai possidenti loro padroni. Sarebbe quindi e incomodo e pregiudizievole ai possidenti di avere i loro rustici fuori del loro Cantone" (2).
Analoga protesta fu fatta nel 1798:
"Sono sempre incessanti le querele di questi concittadini possidenti nel villaggio di Fabbrico sopra il distacco di questa giurisdizione seguito al principio della Rivoluzione ( ... ); lungi dall'attentare qualsiasi di-
ritto di quei territoriali, brameressimo unicamente il veder tolto il disordine del cambio di una giurisdizione, i cui abitanti in massima parte sono rustici di professione, soci e coloni parziari di questi stessi cittadini. Non vi faccia infine verun caso la da noi ricercata ulteriore estensione anche per la terra di Novellara, mentre conosciamo di non aver altro appoggio che quello ci diede il passato Governo aggregandola a quella nostra Congregazione di Alloggi e fissando qui il campione dell'estimo generale" (3).
La legge 23 Fiorile anno IX aggregò a Correggio Canolo, Cognento, Budrio, Massenzatico, Pratofontana e S. Michele, ma nel 1802 si progettò di smembrare questo distretto in più comuni. Le Ragioni che militano a favore della Comune di Correggio (..) per essere conservata come comune di prima classe e capoluogo di un distretto amministrativo nella nuova organizzazione dei distretti, a senso della legge 24 luglio 1802, furono illustrate dall'avv. Isidoro Vari, correggese, in una memoria a stampa. La promozione di Rio, S. Martino, S. Biagio, Fosdondo, S. Prospero, Mandrio, Fazano e Mandriolo - secondo il Vari -non aveva base nè storica nè attuale: queste ville:
"sono correggesche; i libri, i riparti, le memorie per le imposte, per le carreggiature, per le acque e strade sono incorporati a quelle di Correggio; i diversi stabilimenti, oggetti e legati di Pubblica Beneficienza, formano parte dell'amministrazione di Correggio. 1 debiti, per somme vistose gravitanti sulla Cassa Comunale di Correggio ( ... ) sono comuni alle ville di Rio, S. Martino, S,Biagio, Fosdondo, S. Prospero, Mandrio, Fazano, Mandriolo, giacchè Correggio e le ville suddette sono sempre state una cosa stessa. Si è formato un comune colle ville di Mandrio, Fazzano, Mandriolo, quando tra le ville di Mandrio e Fazzano non v'è alcuna comunicazione o contatto. Il nuovo distretto,
denominato di Novellara, ha formato finora due distretti e due sole Municipalità, l'una in Correggio l'altra in Novellara, e da pochi mesi a questa parte solo Fabbrico, Campagnola e Rolo sono state erette in comuni di terza classe. Mediante il progetto della Commissione il nuovo distretto di Novellara verrebbe ad esser formato da 22 Comuni e 12 Municipalità (4)
Il pericolo fu scongiurato e nel 1803 Correggio aveva di nuovo 16 ville come nel 1799.
La nascita del comune attuale era pieno di difficoltà e impraticabile era la via che si additava alla sua autonomia e alla stessa funzionalità per mancanza di mezzi. Nella municipalità si concentravano "le incombenze che per l'addietro erano divise tra il governatore della città, la comunità, gli amministratori dei luoghi pii, i luogotenenti, le congregazioni di sanità, degli alloggi, i giudici delle vettovaglie", ma le leggi 29 Frimale e 9 Nevoso, abolendo la vecchia finanza, non crearono la nuova. La Municipalità di Correggio era organizzata in undici sezioni: Polizia, Redditi, Opere pie, Sanità, Sussistenze, Agricoltura, Alloggi, Forze armate, Spettacoli, Archivi e prigioni, Studi, e, nel 1802, in questi uffici: Segreteria e protocollo, Computisteria, Beneficenza, Tesoreria, Registro nascite e matrimoni, Acque strade e ornato, Sanità, Archivio pubblico, Ospedale infermi , Monte pegni, Monte grano, Ospedale esposti. Ma gli amministratori e il personale difettavano; la legge sui registri di stato civile (6 Termidoro VI) nel 1798 trovava difficoltà ad essere osservata: nel 1800, contro un'entrata di L. 10.943 stava un'uscita di lire 88.792 (-75.029).
Il peso tributario gravava tutto sui proprietari fondiari; favoriti dalle leggi di soppressione degli enti ecclesiastici e costretti da quelle sulla vendita dei beni nazionali, dopo aver dato di fondo ai risparmi si videro ancora privati dei capitali d'esercizio. La legge 2 Gennaio 1797 diede facoltà a chi avesse ottenuto a livello stabili rustici o urbani di diretto dominio delle opere pie e dei corpi ecclesiastici in forza dei capitoli Ricci (15 settembre 1788), di affrancarne il canone al 5% al prezzo medio del grano degli ultimi dieci anni (L. 57.8.2 di Modena). Seguirono gli acquisti dei beni nazionali.
Ma nel 1801, quando il Piano di Lotteria Forzata assegnò al Dipartimento del Crostolo 425 mila lire milanesi e di queste 37.800 al distretto di Correggio, i possidenti protestarono, dichiarandosi impotenti a sottoscrivere per difetto di entrate, "riguardo alle tele, per essere la massima parte proveniente dai villici dei limitrofi distretti ed acquistate dai forestieri per loro conto;
riguardo ai bestiami, per l'epizoozia da più anni serpeggiante, le molteplici requisizioni e la scarsezza dei fieni; rapporto ai vini, che formavano altra volta un piccolo ramo di rendita, per il gelo delle viti nello scorso anno, per le sovvenzioni dei liquidi alle truppe e per la niuna rimanenza"; i possidenti ritennero inoltre che Correggio fosse trattata ingiustamente: se a tutto il Dipartimento - popolazione 175.800 unità - erano toccate 8.500 azioni, a Correggio con 10 mila abitanti, dovevano assegnarsene solo 483 e non 756 (5) . Ma il 29 Fruttidoro anno IX, la Municipalità, piuttosto che attuare la legge 1 Fiorile anno IX, preferì dimettersi.
La carestia del 1800-1801, di eccezionale gravità, ridusse i proprietari all'impotenza e i poveri alla fame. Per una popolazione di 11-12 mila individui il fabbisogno di grani fu stimato in 20 mila sacca di grani l'anno (1796). Nella primavera del 1801 la carestia costrinse le autorità a cercar grani; si mandò nel Mantovano ma senza successo; se anche ne avesse trovato, la Municipalità non avrebbe potuto far fronte al bisogno; l'esperienza dimostrava che in caso di generale penuria la finanza pubblica non poteva sostentare la popolazione. Di fatto, a metà Termidoro i fornai cessarono di vender pane - Il nuovo raccolto, ispirando fiducia nel futuro, liberò la gente dall'incubo: "il periodo della fame è ormai cessato, il Cielo ci ha largamente compensati con un abbondante raccolto dagli stenti e dalla miseria che abbiamo per l'addietro dovuto affrontare. Le speculazioni di alcuni ingordi aggiottatori, che calcolano sempre nelle pubbliche calamità, sono di conseguenza andate a vuoto" (3 Messidoro).
Non possediamo dati sulla mortalità del periodo 1800-1801, che dovette essere alta, perchè "la fame aveva minacciato l'esistenza di molti concittadini".
Le conseguenze di quell'anno di fame e di miseria si faranno sentire per molto tempo. Subito, nel 1802, piombava tra capo e collo la tassa di commercio. La Municipalità la definì "una gravosa tassa che per errore è stata addossata al nostro Comune" commentando:
"Ovunque essa si volga non riscontra che miseria e desolazione, pochi sono quelli percossi dalla citata legge, così limitati nei capitali ed industria che, tenendo la proporzione accettata dalle altre Comuni, non si verrebbe a ricavare che una tenuissima somma e, volendo esigere l'intera somma, converrebbe togliere ai bottegai i piccoli capitali e i mezzi d'industria, dalla quale ricavano la loro sussistenza. Questa misura Comune, lungi da esservi capitali di commercio e d'industria, non vi si scorge se non che le fresche piaghe di una dispendiosa guerra e il pallore cui ha lasciato la più crudele carestia" (6). (1 Frimale X).
L'indigenza danneggiava i braccianti della campagna e i disoccupati di città; nel 1801 la Municipalità stipulò un contratto con la Società Nizzoli e Boni per la fornitura di cappelli di truciolo, a condizioni appena sopportabili; i lavoranti chiesero il trattamento corrente a Carpi (1801, 24 Marzo).
Il giudizio su un periodo storico non si pronuncia solo considerando i dati economici; ve ne sono altri, meno ponderabili ma di grande significato: tali il progresso civile, morale, scientifico, che modifica le concezioni, le abitudini, il modo di vivere della gente.
Le nuove idee di libertà e di uguaglianza pare non eccitassero soverchiamente il popolo di
Correggio; quello di Fabbrico aveva piantato l'albero della libertà e intorno ad esso si accendeva un falò, dopo il tramonto, per riscaldare chi ne stava a guardia (Ottobre 1796). Più delicata si fece la situazione a Correggio, ove l'emancipazione degli ebrei creò nel popolo sfavorevole impressione e vivace reazione. La Municipalità difese i diritti civili e politici anche contro la Guardia Civica, il Comitato di Governo inviò un distaccamento "per qui ovviare qualunque disordine e punire i colpevoli degli insulti che venissero fatti agli ebrei, specialmente nei giorni (Pasqua) in cui negli anni scorsi erano soliti star rinchiusi". Che l'opinione pubblica non mutasse il suo antico atteggiamento è certo, anche perchè gli ebrei, pur essendo tra i maggiori censiti sia come proprietari terrieri, sia come detentori di capitali mobili, cercavano di sottrarsi ai loro doveri di contribuenti. Samuel David Sinigaglia, con mille zecchini annui d'entrata, e Isac Nacman Finzi, con 400, furono multati per false denunzie; il primo sarà pure processato per aver contestato gli evviva levati in teatro alla Repubblica (1802).
Era difficile in quei frangenti piacere ai padroni, soprattutto se questi si avvicendavano troppo rapidamente; una pagina di diario correggese informa:
" 1799. 5 Maggio. Alla mattina, alle ore 5, arrivarono in Coreggio tre ussari del corpo franco tedeschi, ed atterrarono l'albero della libertà; dopo di questo passarono alla casa dell'ebreo Lazaro Finzi, e si fecero dare una contribuzione di cento e più zecchini, e dopo passarono all'altra casa contigua alla suddetta, di ragione dell'ebreo Zoppo Nacman Finzi per fare pagarlo una contribuzione, ma questo era scappato in camicia in un colombarino e non ci era che suo fratello, il qual rispose che non avea denaro e pagò per lui il suddetto Lazaro Finzi. Adì suddetto - arrivò un distaccamento di fanteria tedesca di 40 uomini circa, con un capitano ed armarono le porte, il medesimo capitano prese il possesso a nome di S. M. I. R. A. e mutò la Municipalità in Comunità, come era prima, e alle 11 del di seguente ritornò a Carpi donde era venuto e fu alloggiato nel convento di S. Francesco" (7).
Quale attività svolgesse il Circolo Costituzionale, riaperto il 7 Brumale VII, non sappiamo e pure ignoriamo qual contributo portasse alla formazione dello spirito civico il Battaglione formato da tre compagnie scelte e da cinque di fucilieri; ugual incertezza ci pare vi sia sulla reale adesione al nuovo regime da parte delle persone che contavano; poco sappiamo di quel Giuseppe Rossi Foglia, possidente, deputato alla Consulta di Lione (8).
Ma forse il reale progresso va ricercato nel campo dell'istruzione e della diffusione delle pratiche scientifiche. Dati del 1799 informano che l'analfabetismo era regola nelle campagne; nelle ville si contavano sulle dita di una mano coloro che sapevano leggere e scrivere: 3 a S. Biagio e Fosdondo, 4 a Rio, S. Prospero e Mandriolo, 5 a S. Martino, 6 a Fazano e Mandrio. Quale progressi segnasse l'istruzione primaria nel periodo, non sappiamo (9).
Il Collegio Civico divenne, dopo il 1796, Nazionale; agli alunni si fece vestire l'uniforme repubblicana. Nel 1802, la commissione di Pubblica Istruzione ed Educazione formata da Michele Antonioli, Vincenzo Magnanini e Quirino Forti, si propose di "vegliare attentamente perchè i giovani studenti frequentino le scuole con diligenza e corrispondano col dovuto rispetto alle fatiche e zelo dei loro maestri, in castigando severamente tutti quelli che si allontaneranno dalle pratiche e discipline che prescritte sono dai veglianti regolamenti" (10); era un programma di restaurazione della disciplina, che lasciava inalterato il vecchio piano di studi così formulato:
"leggere e scrivere correttamente, principi di aritmetica e lingua latina per quelli che vogliono progredire nelle scienze, nella grammatica, nella lingua italiana, nello stile epistolare e nei pricipi di storia e geografia; nella Umanità, nella poesia, nell'oratoria, nella Rettorica. Declamazione, cronologia, storia, filosofia, logica, elementi di algebra e geometria, fisica generale e particolare, analisi e geometria superiore (11).
Maestri furono: nella scuola infima certo Tagliazucchi, in grammatica Leopoldo Cassoli, in Umanità Andrea Franciosi, in Retorica, Filippo Ansaloni.
Reali progressi riteniamo si ottennessero nel campo medico, soprattutto se si ricordano le vecchie superstizioni. Nel 1683, presso Mosè Jesi furono sequestrati:
l'un libretto dove sono le formule di benedire i tempi cattivi e di esorcizzare i luoghi dove siano riposti tesori; altro librettino con segreti negromantici, per ritrovare i furti e i ladri; foglio con diversi esperimenti superstiziosi, per esser invisibile e per conciliarsi amore et altri benefici; foglio di altri segreti superstiziosi per ritrovar il furto; altro libretto in cui è descritta una forma supersiziosa per aver un tesoro; segreto per il gioco, per vincere giocando; segreto superstizioso per stagnare il sangue, per far le perle e per ingrossarle; libretto stampato Alberto Magno, della virtù delle erbe, pietre e animali; orazione manoscritta per guarire la sciatica; mezzo foglio di carta scritta di segreti superstiziosi magici per aver uno spirito famigliare (12).
A queste pratiche superstiziose, diffuse nelle campagne, dure a morire, si contrappose lo spirito scientifico, promosso dal razionalismo settecentesco e diffuso dalla legislazione.
Il corpo sanitario dell'Ospedale di Correggio era così composto:
Primo medico - Ernesto Setti, con L. 2.700 l'anno, Secondo medico - A. Ganzari, medico degli Esposti, con L. 1.710, Terzo medico - Domenico Capretti, Ispettore dell'Ospedale con L. 1.890; Primo chirurgo - Francesco Setti, con L. 900, Secondo chirurgo - Pietri, con L. 1.080; un flebotomista, chirurgo dell'Ospedale Esposti, con L. 270, tre ostetriche, a L. 540 , 320, 216, un becchino e una becchina a L. 504 e 144 (13).
A seguito delle Istruzioni sui vantaggi e sul medoto di innestare il vaiuolo vaccino, di L. Sacco, il dott. Domenico Capretti si sottopose a questa pratica; ne dava notizia in una lettera (14) che merita di esser riprodotta a prova della diffusione della scienza nella vita quotidiana:
"Correggio, 24 novembre 1803.
Alla Municipalità,
La speciale protezione ch'io vidi accordare dal Governo all'utile scoperta di Jenner eccitò anni sono in me il desiderio di provarla in questa Comune. Amico dell'umanità senza pregiudizi e persuaso senza prevenzione dell'utilità della vaccinazione, sottoposi fin nell'agosto del 1802 per due volte il proprio mio figlio in età di 20 anni circa all'innesto, con materia somministratami dall'amatissimo mio collega dr. Setti, quale gli era stata spedita dal cittadino dr. Jacopi professore nell'Università di Pavia e allora domiciliato in Modena, dove aveva praticato la vaccina con ottimo succeso. Ma fosse che la materia avesse sofferto alterazione nella spedizione o fosse l'inesattezza dell'applicazione ai tre soggetti sui quali venne fatto l'innesto, non si manifestò il benchè minimo inizio di contratto veleno vaccino.
Non mi disanimai però per l'inefficacia di questo mio primo tentativo e, presentato dall'illustre mio amico dr. Pisa di Modena nei brevi momenti che egli si trattenne meco verso la fine dello scorso luglio prossimo, che aveva introdotto in Carpi la vaccinazione, lo pregai ripeterla sull'istesso mio figlio, come fece, innestando contemporaneamente altri tre piccoli fanciulli. Questo secondo esperimento deluse di nuovo le mie ed altrui speranze. Bastò però a convinvincermi della necessità di procurarmi dell'innesto a fresco, cioè da braccio a braccio. lo devo tutto all'amicizia del dotto collega dr. Setti, seppi da lui che il benemerito cittadino Giovanni Bonasi si occupava in Carpi in utili osservazioni e sulla propagazione del vaiolo vaccino. Volli verificarlo e, portatomi il giorno 15 corrente colà, posi il figlio ad un terzo pericolo, soffocando così la paterna sensibilità al bene di lui e dei miei concittadini. Il giornale che io ho steso fino al giorno d'oggi su questa ultima prova mi assicura di un ottimo successo e della esistenza tra noi del vero vaiolo vaccino. Egli è perciò che io mi affretto di parteciparvi la storia dei miei tentativi sulla scoperta jenneriana affinchè, animati quai siete dal vivo interese alla pubblica felicità (sentimento che caratterizza il vero Magistrato), vogliate rendere pubblico che il giorno 26 e 27 del cadente novembre offro i miei servizi alla propagazione dell'innesto vaccino".
Abbiamo riprodotto questa lettera perchè documenta quel lento e difficile processo di penetrazione di conoscenze e di nuove pratiche che trasformano a poco a poco la società. Che se poi dal cammino medico ritorniamo a quello politico dobbiamo ammettere che anche a Correggio, non tanto negli anni canvulsi delle Repubbliche ma in quelli più distesi del Regno d'Italia, nel restaurato rispetto dell'autorità, maturassero, in una parte del ceto proprietario, nuovi orientamenti d'idee, tali da determinare uno stacco o un salto rispetto all'antico regime; tutto ciò nonostante i difetti del governo di Milano, tra i primi, il fiscalismo. In effetti, negli anni del Regno l'economia fu depressa, l'apparato professionale modesto: due avvocati (Isidoro Vari e Fabrizio Guzzoni), 4 procuratori, 5 notai, un ingeniere, 2 ragionieri, 2 architetti civili, 2 periti agrimensori, 3 medici, un chirurgo, 4 speziali; diminuì il numero del clero secolare: nel 1805 vi erano 70 tra sacerdoti e chierici, metà di quanti se ne erano avuti solo 10 anni prima, 10 frati; 200 i questuranti, molti di più i poveri (15).


1 A.S.MO, Governo Provvvisorio, 1796-97, Correggio.
2 Archivio Comunale, Correggio (Palazzo dei Principi)(A.C.C.), b. 233
Nell'ottobre 1796 il governo delle comunità di Fabbrico e di Campagnola era passato alle Municipalità elette dai capifamiglia del centro e della campagna adunati per ordine dei commissari dei governi reggiano e modenese. Sia a Fabbrico, sia a Campagnola si erano delineate ben presto due tendenze: una tradizionalista, l'altra innovatrice, la prima favorevole a conservare la dipendenza da Correggio, la seconda contraria. "Considerando il Comitato (di Fabbrico) essere molti cittadini malcontenti dello smembramento di detto Paese dalla giurisdizione di Correggio per i molteplici rapporti che hanno coi correggesi si chiede che le cause di Fabbrico siano decise dal Tribunale di Correggio", non convenendo erigere un tribunale in loco. Ma anche i conservatori chiesero la restituzione delle opere pie soppresse e aggregate a Correggio. L'unione a Correggio era vista come un mezzo per spegnere le "inimicizie e gare tra le famiglie che tengono in continua agitazione i1 Paese, che restando uniti a Correggio, cesserebbero" (1797, 4 febbraio).
I novatori avevano ottenuto (14 ottobre 1796) di sottrarre Fabbrico al governo di Reggio. In quel giorno, Carlo Forattini aveva pronunciato "una forte e persuadente clocuzione (sic) al Popolo, con la quale dimostrò ad evidenza la libertà con cui si trovava il Popolo di dettar quelle leggi che credeva opportune e necessarie a buon regime e governo de1 suo Paese". La Municipalità eletta era formata da nove membri: Lorenzo Bellesia, Carlo Forattini, Teodoro Ferretti, Andrea Zini, Luigi Turchetti, Giovanni Pavarini, Antonio Veronesi, Alessandro Marani, Francesco Bellesia, fu eletto priore il Forattini, animatore il medico Luigi Niccolai.
Questi, licenziato dalla condotta, scriverà (26 febbraio1797): ---Fabbricoè ormai una vera anarchia, quasi tutte le notti accadono iniquità, o contro la proprietà, o contro l'onorifico, o contro la vita dei poveri concittadini.... Queste fanno la ruina de1 Paese, mentre in questo loco non vi sono teste capaci di governarsi da sè nè anime repubblicane degne di godere i1 frutto di quelle libertà che costoro confondono anzi colla licenza". In effetti, la proprietà era nelle mani di pochi, forniti di autorità che esercitarono anche con oscure trame; dall'altra parte stavano oziosi inquieti: "I giochi di carte e massime quelli d'azzardo, stati tante volte proibiti, formano il trattenimento tra molti oziosi di questo Paese, per la massima parte del giorno e della notte, non senza grave pregiudizio e detrimento delle rispettive famiglie" (30 gennaio 1797). Il paese era dunque impreparato ad accogliere i nuovi tempi; ne è ulteriore prova il contratto stipulato tra la Municipalità e il maestro elementare (vedi avanti). A Campagnola, il 30 ottobre 1796 veniva eletta la Municipalità formata da dodici membri: Francesco Conti sindaco, Pietro Palazzi, Carlo Bernuzzi, Alfonso Radeghieri, Francesco Terzi, Carlo Mazzucchi, Francesco Gasparini, Francesco Marmiroli, Nicola Conti, Giulio Bolognesi, Francesco Magnanini, Francesco Bambini. La rivalità tra conservatori e novatori si riflette nell'opposizione di due uomini influenti: Francesco Magnanini daziere "vero democratico, vero figlio di Patria, che ha dato le più luminose prove di leal patriottismo"; e il doti. Carlo Baccarini, definito "superbo e strumento dei Correggesi, che, nel dicembre '96, avrebbe cercato di manipolare in senso conservatore le elezioni da cui dovevano uscire i delegati al congresso della Cispadana di Reggio.
All'atto di costituirsi, la Municipalità aveva rotto con Correggio, determinando l'opposizione dei conservatori, che così giustificarono la loro fedeltà a Correggio:
"Campagnola ha il maggior suo commercio con Correggio e colle ville adiacenti, da dove ne trae sommo vantaggio tanto nel maggior prezzo nella vendita delle sue derrate che nel comodo di acquistare i generi di cui manca per quel florido ed esente mercato che vi si tiene una volta ogni settimana, con grande smercio di tele, porcine, bovini e grani, dei quali abbonda, per cui, ponendo qualche ostacolo alla libera contrattazione dei medesimi, staccandola da quella città, si verrebbero a gettare i primi semi di quella povertà sotto cui langue l'inerte terra di Novellara", cui doveva poi esser aggregata.
Poco dopo la Municipalità rispondeva con questa protesta:
"Il Popolo freme di sdegno e già incomincia a pentirsi della sua rigenerazione vedendosi in una situazione assai peggiore della prima, attese le oppressioni e soperchierie che gli minacciano i Municipalisti di Correggio amministratori di queste opere pie. Noi abbiamo fatto affiggere la qui acchiusa notificazione pervenutaci ier l'altro da Correggio e il Popolo, a vista di una penale contanto barbara ed inumana sconosciuta perfino sotto il Regno della Tirannide e del Dispotismo, non ha saputo contenere il suo giusto sentimento. Pertanto, avendola egli stesso immediatamente rimossa e consegnata al Sindaco a scanso di illusioni inconvenienti ci siamo creduti in obbligo di spedirvele in originale come facciamo affinchè potiate scorgere colli orecchi propri le belle massime di moderazione e di umanità che nutrono i cittadini componenti la Municipalità di Correggio per i loro confratelli di Campagnola" (26 novembre 1796).
Nel 1799 Correggio occupò le ville di Prato e Lemizzone che avevano sempre fatto parte della comunità di S. Martino in Rio.
3 A.C.C. b. 233.
Rilievi con i quali si mostrano i disordini che derivano dalla disunione da Correggio dei borghi e villaggi di Fabbrico e Campagnola.
1) Manca alle Opere Pie e resta difficultato il mezzo di provvedere agli oggetti della loro istituzione mercecchè le loro rendite, derivando da beni e da persone abitanti in detti territori, non ha luogo i1 potere esecutivo residente in Correggio, ad obbligare i morosi al pagamento.
2) La Municipalità e seco la Deputazione per Acque e Strade vanno a sentire lo stesso pregiudizio, la prima in riguardo ai tributi propri del territorio, e sono gli estimi, colte, tasse e altro, l'altra nel modo di supplire alle occorrenze per la manutenzione di strade e ponti.
3) Anzi, in ordine ai ponti e cavi, mancando a quei coministi le regole dei concorsi ed i comparti rispettivi, o ne addiverrà una trascuraggine dannosa alla fertilità delle campagne o dovranno sentirsi irregolarmente sopraccaricati i fondi che in massima parte appartengono ai possidenti correggeschi.
4) La città di Correggio ha provveduto mai sempre ai bisogni di tutte le sue dipendenze e quindi fatto dei debiti ed istituito delle imposte; separandosi i due territori non saprebbe idearsi il modo di accollare i primi e di ripartire i prodotti delle seconde con sicurezza di non ledere il diritto di qualcuno.
5) Meno potrebbe volersi stabilita individualmente la paga dei Pretore, dei suoi satelliti e quelle di tutti i funzionari pubblici che, servendo all'intera Provincia, si reputerebbero soverchiamente contemplati con gli stipendi correnti.
6) Le gabelle e i dazi, facendo un ramo solo, di rendita dei paese. mancherebbe una traccia sicura di regolarli e di esigerli. L'imposizione sta a profitto dell'intera Provincia sicchè, professati i dazi in uno dei suoi Comarchi, cesserebbe il titolo di professarli presso un altro che fosse della stessa giurisdizione. 7) La condotta del sale, il carico del carreggio, la somministrazione di opere di braccente, gli affari di annona, tutto è regolato da Correggio, collegata con gli uffici di Modena. Il quotizzamento e la separazione non può a meno di avventurare l'interesse e i1 bene di una giurisdizione smembrata e il ritardo degli interessi pubblici.
8) In materia di scambi, i confini della Provincia sono guardati dai territori di Campagnola e di Fabbrico, a spese della Cassa generale in Correggio. Mancando quei municipalisti della dovuta vigilanza, converrebbe alla Città di garantirsi con guardie, diffondendole a quante sono le strade e siti che guardano detti territori, con maggior spesa ed aggravio delle milizie. Vegliando poi per se stessi detti Municipalisti a simile difesa, sembrerà sempre non abbastanza provvisto per i1 timore che ogni mala intelligenza produrre potesse disordine; oltre di che il Magistrato di Modena, servendo alla direzione di Correggio, sarebbe facile di andar incontro a sconcerti se i territori volessero regolarsi da sè o stare alle disposizioni di diverso magistrato
9) A questi giorni si è osservato che le Municipalità di Fabbrico e Campagnola, e principalmente quest'ultima, pensano di negare l'estrazione di grani. L'assurdo è manifesto poichè, se si tratta di grani ricavati da fondi del rispettivo territorio, vien leso il diritto di proprietà dei possidenti, trattandosi poi di grani provenienti dalle parti estere cui sono confinanti detti territori ne risulta evidente l'ingiuria alla piazza di Correggio, dove espressamente si contrattano e vengono diretti con favore di un mercato privilegiato in la sola città.
10) Tolto poi il commercio libero per i generi di necessità, nasce tosto il disordine che i possidenti correggeschi restino inabilitati a prestar soccorso a i propri villici abitanti in detti distretti.
4 Una copia è presso la Biblioteca Comunale di Correggio.
5 La legge 12 Messidoro IX attuava un piano di lotteria forzata della consistenza di 200 mila azioni da L. 50 milanesi, pari a 10 milioni; 8500 azioni, pari a L. 425 mila milanesi erano addossate al Dipartimento del Crostolo e ai Comuni non col puro criterio della proporzione alla popolazione. A.C.C. b. 251
6 A.C.C. b. 249, 1 Frimale X
7 Biblioteca Municipale, Reggio E., Mss, Frammento di Conaca correggese.
8 Rinunciò al mandato di seconda nomina (29 novembre 1801). 9 Tanto risulta dalle risposte dei parroci.
Libertà Eguaglianza
In nome della Repubblica Cisalpina, una e indivisibile Fabbrico 12 Nevoso VII - 1 Gennaro 1799.
Capiloli pel primo maestro di queste Pubbliche Scuole.
1) Viene incaricato il cittadino sacerdote Baldassare Baldassari insegnante gratis a questa Gioventù con tutto il zelo ed amorevolezza possibile, e senza distinzione veruna, la Grammatica, Umanità, Rettorica etc., facendo prima dare il solito segno colla campana mezz'ora prima d'incominciare la Scuola, sì la mattina, che nel dopopranzo.
2) Dovrà durare la Scuola ore tre, dall'ottava di pasqua di Resurrezione sino agii Ognissanti tanto nella mattina che nel dopo-
pranzo, e dagli Ognissanti, sino alla detta ottava di Pasqua due ore e mezzo, compreso però il necessario tempo per la celebrazione della Messa, nel dopo pranzo pel Rosario e Litanie della B.V.
3) A riserva delli qui espressi giorni di vacanza sarà tenuto il maestro nel restante dell'Anno fare scuola agli scolari senza concedergli ulteriori vacanze. Sono tutti li giorni festivi di precetto: S. Antonio ab,, S. Sebastiano, S. Biagio, S. Antonio di Padova, S. Nicolò, i1 giorno dell'indulgenza dei S.mo Perdono d'Assisi, tutti li giovedì dell'anno, la mattina solamente delli tre giorni delle rogazioni, e quella di S. Marco.
4) Dalli 23 pure d'Agosto d'ogni anno sino al mezzo giorno della commemorazione delli morti, dalli 23 dicembre sino al fine di detto mese, dall'ultimo giovedì del Carnevale sino al mezzo giorno delle Ceneri, dal primo giorno della settimana Santa sino dopo le SS. Feste di Pasqua di Resurrezione concederà vacanza agli scolari, e inoltre in tutte le mattine e dopo pranzo della Quaresima, nelle quali cadrà qualche funzione di Chiesa, benedizioni, o predica, dovrà con tutta la modestia e regolatamente condurre i suoi scolari a dette funzioni e poscia ricondurli alla scuola pel proseguimento dello studio, sino al fissato termine. 5) L'impiego di qualità di primo Maestro avrà il suo principio col primo del 1799 e il suo fine con giorno 31 dicembre di detto anno e più a piacimento delle parti, intendendolo interinale per due mesi avvenire prima di passare alla stipulazione del rogito d'istaliamento.
6) Sarà obbligato il detto cittadino Maestro, nonostante il fissato tempo di un anno d'impiego, caso volesse rinunziare la carica, d'avvertire la Municipalità due mesi avanti, come pure là suddetta d'avvertire il Maestro in caso di dimissione.
7) Non potrà il suddetto, nei giorni di scuola, assentarsi da questo territorio senza espressa licenza del presidente protempore, la quale però gli verrà concessa in iscritto, sostituito però un soggetto riconosciuto dotato di quella prudenza e saper necessario per proseguire il corso delle classi.
8) Non potrà spontaneamente il suddetto mettere fuori di scuola scolaro veruno in caso di cattivo lui diportamento, se prima non sarà riconosciuto il di lui demerito dalla Municipalità, la quale, intesa la ragione, darà tutta la mano al Maestro perchè sia rispettato e la Scuola sia mantenuta con un vero ordine e quiete possibile.
9) Sarà pure tenuto il medesimo, nei giorni festivi, qualora si faccia la dottrina cristiana nella parrocchiale, portarsi alla chiesa a fare dottrina a tutti gli scolari, sarà pure obbligato confessare e procurare che si accostino ai S. Sacramenti almemo una volta al mese.
10) Nonostante che siavi il secondo Maestro per profitto della Gioventù ed a sollievo anche dei primo, però s'incarica il medesimo ad avere un'attenta vigilanza sopra detto secondo maestro, dovendo questi dipendere in ogni dal primo soltanto per ciò che riguarda al metodo d'insegnare, e rilevando esso maestro mancanze nel secondo, alle quali esso non potesse porvi pronto riparo, che avanzerà poliza a questo Municipalità per le opportune provvidenze
11) Sarà tenuto il maestro a fare in modo che li scolari in tutti i giorni di scuola e festivi ascoltino la S. Messa o recitino in tutti li sabati le litanie della Madonna e in tutte le domeniche per l'ufficio della B.V.. La chiesa che viene destinata a disimpegno di tale incombenze si è la chiesa di S. Francesco, obbligandosi la Municipalità di fargli somministrare l'opportuna cera per il dovuto decoro delle loro funzioni.
12) Celebrerà messe 177, iuxta mentem della Municipalità.
13) 1l Maestro dovrà adattarsi alla disciplina che gli verrà data dagli Ispettori agli studi pro tempore.
14) Procurerà nelle istruzioni scientifiche introdurre nei giovani massime Repubblicane, spiegando loro la natura del Governo Democratico, cosa sia la vera Libertà, ed Eguaglianza ed altro analogo al governo suddetto.
Stipendio annuale da pagarsi in due rate uguali: dalla Cassa Municipale 1.. 350; dalla Cassa Opere Pie, L. 1275; dall'Economia dei Delfinoni L. 2110; dal Monte di Pietà L. 140; sono L. 1975.
A.S.RE, Commissione del Potere Esecutivo. 10 A. C. C. b. 249
11 A. C. C. b. 251
12 A.S.MO. Rettori dello Stato, Correggio, b. 22
13 A.C.C. b. 253
14 A.C.C. b. 283
15 A.C.C. b. 287