Odoardo Rombaldi
Crisi e bilancio della Deputazione: Il piano di riforma; gli ultimi anni
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

Agli inizi degli anni '90 la Suprema Giunta di Giurisdizione invitò la Congregazione di Correggio a sottoporle quelle riflessioni che credesse utili dopo venti anni di amministrazione; i deputati: G.B. Cantarelli, Odoardo Grisendi e Michele Antonioli presentarono un Piano di riforma degli Istituti pii della Città e Principato - 31 ottobre 1792 - distinto in quattro parti (1). 1 relatori ricordavano come in adddietro si osservasse
"una separazione dei singoli beni, diritti, pesi di ciascun Luogo Pio, di cui erano anche divise le proprietà e i prodotti in fin d'anno, tanto in avanzo che in smanco, ma si ammetteva contestualmente una cassa generale che radunava tutti gli avanzi di ciascun luogo pio e ne faceva poi l'uso in diverse specie di pietà";
cosicchè, diviso il maneggio, si riuniva tutto in un conto generale e da questo sortivano le paghe e gli stipendi delle persone impiegate.
Poi il Consiglio d'Economia aveva formato "un piano d'assegno a favore delle Confraternite dei Principato, separando i diritti e i pesi annui"; si giunge così ad un solo maneggio e ad una sola cassa, unendo insieme rendite, partite, carichi e le spese, "rimanendo così esentata l'Amministrazione dal tener conto di tutto ciò che riguardava le opere e le occorrenze delle Confraternite"; si corrispondeva la somma portata dal piano e così "rimangono i beni loro incorporati e confusi con quelli degli altri Luoghi Pii, che formano la dote dell'Amministrazione".
I relatori, non molto convinti della bontà di questo sistema, proposero di formar due distinte amministrazioni, l'una degli ospedali, l'altra dei Monti e dei Sussidi, ciascuna diretta da due Presidenti che, trattando insieme "cose nuove e spese straordinarie", erano però unici competenti delle proprie materie, da restare in carica sei anni, ma da rinnovarsi per metà ogni tre anni. A questa prima parte, i relatori facevano seguire la seconda, con le proposte di riforma degli ospedali. Constatato un debito di L. 107.800, essi chiedevano che, fino all'estinzione, i letti si dovessero ridurre, da 22 a 14, per poi riportarli a 22; i cronici avrebbero ricevuto un sussidio e le medicine a domicilio; al cappellano si doveva uno stipendio di 18 zecchini, al medico e al chirurgo di 12, allo speziale di 6. Quanto agli Esposti, chiuso il loro ospedale, dovevano essere allevati in campagna finchè fossero a carico dell'ente; le dozzine dovevano salire da L. 12 a 15, e da 15 a 20 a partire dal 1793; sempre per ragioni di risparmio si toglieva il ricovero alle donne incinte, salvo casi specialissimi. La terza parte del Piano prevedeva che anche i Monti riducessero le loro spese. Il Monte pegni di Correggio doveva ridurre la sua dote da L. 150 a L. 100 mila, il Monte grani di Correggio doveva abbassare la scorta di frumento da staia 1674 a 1085, quella di fava, da 1200 a 800; il Monte grano di Fabbrico, ridurre il frumento da 1254 a 800, la fava da 859 a 500; gli utili dovevano passarsi agli ospedali; Campagnola avrebbe conservato il suo Monte, da poco istituito; le Messe a carico della Deputazione dovevano ridursi a 1783, i sussidi dotali stabilizzarsi, quelli a favore degli studenti da mantenersi a Modena dovevano scendere a tre per Correggio e uno per Fabbrico; nel resto si raccomandavano economie. La quarta parte del Piano trattava dei Presidenti, che dovevano prestar opera gratuita; in appendice si proponeva che i beni delle Confraternite del Rosario, passati alle Confraternite del Santissimo, fossero assegnati alle Confraternite o Compagnie della Carità.
Sul Piano espresse un primo parere, sostanzialmente avverso, l'ex governatore di Correggio Gian Pietro Mulazzani, ed era ovvio, perchè parte della responsabilità era sua. Egli contestò le cifre prodotte dai relatori e respinse le proposte di ridurre i letti dell'Ospedale, sostenendo, anzi, l'opportunità di aggiungerne altri; il debito di 107 mila lire non era infatti derivato da spese per gli infermi ma da altre operazioni; il Mulazzani sostenne l'opportunità di ospitare le donne incinte, combattè la proposta di ridurre le scorte dei Monti, appoggiò la richiesta di Fabbrico di conservare il Suo Monte come Campagnola il proprio, agli studenti dovevano esser mantenuti i sussidi, anzi prolungati per due anni dopo la laurea, altri giovani dovevano essere sussidiati nelle arti manuali; una sola amministrazione poteva bastare (2).
Questi giudizi contrastanti riflettono due distinte posizioni, che si erano andate delineando negli anni 1791 - 92, a seguito di un'inchiesta sull'attività della Congregazione, cui furono imputati questi addebiti:
"trascuratezza perniciosa sui crediti; debito L. 68.250 a favore del Collegio; Ospedale troppo caricato di infermi; utensili, letti e mobili delle Opere Pie prestati fuori; disordini del Monte di Pietà; Presidenti compratori di vendite a prezzo minore; appendici (onoranze) avute dai Presidenti, affitti ritirati dai Presidenti, non passati alla Cassa; eccesso nelle fabbriche; cattivo governo dei mobili della soppressa Confraternita di S. Maria della Misericordia" (3).
E cosi, mentre i relatori redassero il loro Piano tenendo conto degli addebiti mossi alla Congregazione, il Mulazzani li minimizzò. La Camera dei Conti condivise l'opinione e i partiti dei primi: ridusse i letti a 16, accolse la proposta di formare due amministrazioni con tre presidenti
ciascuna, confermò che gli esposti fossero allevati e restassero in campagna, rincarò le dozzene, conservò a Fabbrico e a Campagnola i loro Monti; quanto al resto, riconobbe gli addebiti di cattiva amministrazione mossi ai vecchi presidenti, che escluse dal maneggio della cosa pubblica, e insistette nel recupero dei crediti; la spezieria dell'Ospedale era in sofferenza per crediti risalenti al 1724 (4)!
Questo non ci deve far perder di vista la parte positiva dell'amministrazione; nel decennio 1782 -91, l'Ospedale Infermi vide crescere le sue entrate da L. 37.636 a 51.722; le entrate degli Esposti salivano da L. 26.400 a 46.855, media decennale 43.470 e 30.472 rispettivamente; le uscite scesero per entrambi; da 40.554 a 36.508 e da 18.775 a 16.316, medie decennali 42.689 e 15.405(5).
Realizzazione assai importante, la costruzione del nuovo cimitero, fuori città; aperto nel 1783.
Tuttavia, dall'inchiesta l'immagine della Congregazione usciva appannata; non sappiamo se il discredito che copriva gli uomini portasse a condannare la Riforma nel suo complesso. Che malcontento vi fosse è provato dal cambiamento di rotta fatto dal Governo dal 1792 in poi, ridando credito e mezzi alle Confraternite e permettendo che ciascuna operasse nel proprio ambito. La Confraternita del Santissimo di Fabbrico aveva una rendita annua di L. 22.116 di Reggio contro una spesa di L. 24.082; per togliere l'ammanco, la Confraternita propose di eliminare il sussidio a tre studenti, di abolire il sussidio al predicatore, di aumentere quello del medico condotto, che doveva curare gratis i poveri. La Camera dei Conti approvò la prima proposta, "perchè tra tutti i generi di caritatevole sussidio quelli dei soccorsi di studi meno giovano praticamente al Pubblico, quand'anche non servano, il più delle volte, a privar le arti di un utile individuo, con dare un soggetto all'ozio e talvolta peggio"; respinse l'abolizione del sussidio al predicatore, approvò di sussidiare i cronici e di aumentare il salario al medico condotto conservando quello del maestro osservando: "Non si faccia in questi tempi alcuna innovazione, acciò non insorgano rumori nel paese" (6) . Anche a Campagnola furono conservati il maestro e il sottomaestro ma l'onere passò dalla Confraternita alla Comunità.


1 A. S. MO. Suprema Giunta di Giurisdizione, b. 224 2 A.S.MO. Suprema Giunta di Giurisdizione, b. 224
3 A.S.MO. Suprema Giunta di Giurisdizione, b. 226
4 A.S.MO. Suprema Giunta di Giurisdizione, b. 224
5 A.S.MO. Suprema Giunta di Giurisdizione, b. 222
6 A.S.MO. Suprema Giunta di Giurisdizione, b. 229, 1795, 8 aprile