Odoardo Rombaldi
La proprieta' signorile
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

L'investitura di un feudo era preceduta, di norma, dalla stima delle rendite e, distinguendo tra beni allodiali e feudali, per questi si calcolava l'aumento di reddito raggiunto tra la precedente investitura e quella che si stava per concludere. Dati analitici, con cui si determinava il valore aggiunto, in genere mancano ma, in compenso, sono giunte relazioni, sia pur sommarie ma assai interessanti. Quando Siro ebbe perduto Correggio, fu stesa una memoria, la quale conferma quanto abbiamo fin qui ricostruito: la rinascita del Correggese cominciò verso la metà del sec. XV e continuò poi grazie all'apporto recato dai da Correggio. Cosi, agli inizi del sec. XVII, si scriveva:
"Il territorio di Correggio di presente tutto è lavorio overo prativo e pure già 150 anni sono era in maggior parte boschivo e vallivo e così inabitabile e di niun frutto e comodo, come appare dalle ville di S. Prospero e Camera, le più prossime a Correggio, quali i Signori di detto luogo l'anno 1425 per pubblico rogito l'affittarono per 24 carri di legna l'anno. La villa di Fabbrico, ora castello, quella di Campagnola e Cà de Frati si conosce che dal 1443, sino al 1450, erano tutte boschive; le gride di quei tempi, fatte per ordine di detti Signori, che niuno andasse a tagliare legna in detti terreni boschivi. L'anno 1443 questi Signori di Corr. consegnavano 380 biolche di terra delle ville di Fosdondo e S. Prospero acciò fossero nettate e ridotte a coltura. In un processo fatto nel 1457, tra il Duca di Mantova e i Signori di Correggio, per ragioni di confini, appare che il territorio di Correggio, sui confini con Mantova, era valle e ora è il migliore e più fruttifero. Le valli e terreni di presente sono habitati, coltivati e ben piantati, vi sono molti bonificamenti fatti ( ... ) quali tutti sono di due sorte, l'uno in fabbriche, l'altro in bonificamenti di territorio. La prima spetta al conte Siro, come erede del padre, la seconda al medesimo, come donatario del popolo" (1).
E poichè si è toccato del regime delle acque, registriamo un'informazione tecnica coeva, da cui risulta che il territorio correggese non presentava problemi di bonifica d'importanza pari a quelli che nelle valli di Gualtieri e di Guastalla dovrà risolvere Cornelio Bentivoglio dopo il 1560, impresa cui i da Correggio saranno praticamente estranei:
"In fossa di Raso scolano tutte le acque del Correggesco, che sono i due terzi dal Naviglio in qua, per via di Tresinara e altri luoghi aperti al canale di Migliarina e poi con due chiaviche differenti e distanti fatti all'argine del Rio, e in contiguo è il condotto detto il Naviglietto, che scorre a campo aperto congiungendosi col detto Rio, e qui è il taglio della disputa ... ; Tresinaro è quella che riceve le acque di S. Martino modenese e altre, e scorre dentro la Gemignola, in fine della quale piglia nome di Canale di Migliarina, e poi alli confini tra Carpi, Correggio e Rolo si chiama Fossa di Raso,
che entra nel Canale di Moglia in fine della Parmigiana, nel Mantovano, e va a Secchia per le chiaviche del Bondanello" (2).
E' naturale che i da Correggio, promotori di queste opere, ne raccogliessero il frutto. Quale fosse la somma delle diverse proprietà finite nelle mani di quei Signori non è agevole determinare; ciascuno di loro era condomino pro indiviso del patrimonio familiare ma anche titolare di beni propri o dotali.


1 A.S.MO. - A.S.E. Casa e Stato, Controversia, cit., b. 74
2 A.S.MO. - A.S.E. Casa e Stato, Controversia, cit. b. 75