| Odoardo Rombaldi |
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| L'età napoleonica | |
| Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979 |
Gli eventi reggiani, dalla proclamazione della Repubblica Reggiana al distacco da Modena (26 agosto), non ebbero alcun effetto nel nostro territorio; non solo ma si presero le cautele per evitare che il morbo rivoluzionario infettasse il Principato: da Reggio non erano mai venuti ordini e l'orgoglio municipale imponeva che nemmeno ora ciò avvenisse; eppure anche a Correggio qualche cosa accadde: il 7 settembre il popolo chiese che fosse allontanato il direttore della Ferma ma nulla più.
"Siamo qui adunati non per scostarci dalla soggezione giustamente dovuta al Padrone Ser.mo, a cui anzi rinnoviamo i sentimenti del più ossequioso rispetto, solo imploriamo che dia risalto a tutto il bene che ci ha fatto, scacciando dalla città e Principato il direttore della Ferma, L. Filiberti" (1).
Possiamo anche ritenere bugiarde le proteste di chi parlava in nome del "popolo fedele al Suo Sovrano e ubbidiente al Governo e alla Superiore Reggenza, pronto a difendere a tutti costi il Principato"; in effetti, la richiesta della rimozione di un funzionario non è ancora il rigetto del sistema finanziario e tanto meno di quello politico. A Fabbrico, dove ci attenderemmo proteste da parte di chi intendeva tutelare gli interessi delle ville sacrificati al centro, negli stessi giorni, per cause futili, alcuni si dichiarano per i francesi, altri per i tedeschi: come un tempo! Il 4 ottobre 312 uomini di truppa francese del gen. Sandoz, provenienti da Mirandola, scorrono la città a sciabola nuda; gli unici ad agitarsi sono Padre Veroli, minor conventuale, e un P. Malucelli, scolopio, entrambi non correggesi!
Bisogna dunque evitare di sovrapporre alla situazione reale uno schema patriottico che non le conviene. Nel ventennio 1796-1814 la classe possidente consolidò la sua posizione con l'acquisto dei beni nazionali ma, nello stesso tempo, fu gravata da un'infinità di tasse che le fecero dimenticare i benefici ricevuti; nell'uno e nell'altro caso essa fu spremuta finanziariamente e ciò determinò atteggiamenti di dissenso che provocarono ritorsioni da parte governativa.
Primo motivo di scontento fu la legge 23 Vendemmiatore anno VII, che ruppe l'antica unità del Principato: Correggio perdette Campagnola e Fabbrico unite a Novellara, mal compensata con alcune ville del Reggiano: Pratofontana, Massenzatico, S.Michele, Budrio, Lemizzone, Cognento, Prato, che si aggiunsero a Canolo, Rio e S.Martino, già cedute dagli Estensi: in complesso, 16 ville con Fazano, Fosdondo, Mandrio, Mandriolo, S.Biagio e S.Prospero. Correggio protestò a favore dei proprietari che avevano i loro beni nel distretto di Fabbrico;
"I possessori dei fondi in quelle ville sono tutti, pochi eccettuati, correggeschi, quindi i coloni e mezzadri dipendono e appartengono nella maggior parte ai possidenti loro padroni. Sarebbe quindi e incomodo e pregiudizievole ai possidenti di avere i loro rustici fuori del loro Cantone" (2).
Analoga protesta fu fatta nel 1798:
"Sono sempre incessanti le querele di questi concittadini possidenti nel villaggio di Fabbrico sopra il distacco di questa giurisdizione seguito al principio della Rivoluzione ( ... ); lungi dall'attentare qualsiasi di-
ritto di quei territoriali, brameressimo unicamente il veder tolto il disordine del cambio di una giurisdizione, i cui abitanti in massima parte sono rustici di professione, soci e coloni parziari di questi stessi cittadini. Non vi faccia infine verun caso la da noi ricercata ulteriore estensione anche per la terra di Novellara, mentre conosciamo di non aver altro appoggio che quello ci diede il passato Governo aggregandola a quella nostra Congregazione di Alloggi e fissando qui il campione dell'estimo generale" (3).
La legge 23 Fiorile anno IX aggregò a Correggio Canolo, Cognento, Budrio, Massenzatico, Pratofontana e S. Michele, ma nel 1802 si progettò di smembrare questo distretto in più comuni. Le Ragioni che militano a favore della Comune di Correggio (..) per essere conservata come comune di prima classe e capoluogo di un distretto amministrativo nella nuova organizzazione dei distretti, a senso della legge 24 luglio 1802, furono illustrate dall'avv. Isidoro Vari, correggese, in una memoria a stampa. La promozione di Rio, S. Martino, S. Biagio, Fosdondo, S. Prospero, Mandrio, Fazano e Mandriolo - secondo il Vari -non aveva base nè storica nè attuale: queste ville:
"sono correggesche; i libri, i riparti, le memorie per le imposte, per le carreggiature, per le acque e strade sono incorporati a quelle di Correggio; i diversi stabilimenti, oggetti e legati di Pubblica Beneficienza, formano parte dell'amministrazione di Correggio. 1 debiti, per somme vistose gravitanti sulla Cassa Comunale di Correggio ( ... ) sono comuni alle ville di Rio, S. Martino, S,Biagio, Fosdondo, S. Prospero, Mandrio, Fazano, Mandriolo, giacchè Correggio e le ville suddette sono sempre state una cosa stessa. Si è formato un comune colle ville di Mandrio, Fazzano, Mandriolo, quando tra le ville di Mandrio e Fazzano non v'è alcuna comunicazione o contatto. Il nuovo distretto,
denominato di Novellara, ha formato finora due distretti e due sole Municipalità, l'una in Correggio l'altra in Novellara, e da pochi mesi a questa parte solo Fabbrico, Campagnola e Rolo sono state erette in comuni di terza classe. Mediante il progetto della Commissione il nuovo distretto di Novellara verrebbe ad esser formato da 22 Comuni e 12 Municipalità (4)
Il pericolo fu scongiurato e nel 1803 Correggio aveva di nuovo 16 ville come nel 1799.
La nascita del comune attuale era pieno di difficoltà e impraticabile era la via che si additava alla sua autonomia e alla stessa funzionalità per mancanza di mezzi. Nella municipalità si concentravano "le incombenze che per l'addietro erano divise tra il governatore della città, la comunità, gli amministratori dei luoghi pii, i luogotenenti, le congregazioni di sanità, degli alloggi, i giudici delle vettovaglie", ma le leggi 29 Frimale e 9 Nevoso, abolendo la vecchia finanza, non crearono la nuova. La Municipalità di Correggio era organizzata in undici sezioni: Polizia, Redditi, Opere pie, Sanità, Sussistenze, Agricoltura, Alloggi, Forze armate, Spettacoli, Archivi e prigioni, Studi, e, nel 1802, in questi uffici: Segreteria e protocollo, Computisteria, Beneficenza, Tesoreria, Registro nascite e matrimoni, Acque strade e ornato, Sanità, Archivio pubblico, Ospedale infermi , Monte pegni, Monte grano, Ospedale esposti. Ma gli amministratori e il personale difettavano; la legge sui registri di stato civile (6 Termidoro VI) nel 1798 trovava difficoltà ad essere osservata: nel 1800, contro un'entrata di L. 10.943 stava un'uscita di lire 88.792 (-75.029).
Il peso tributario gravava tutto sui proprietari fondiari; favoriti dalle leggi di soppressione degli enti ecclesiastici e costretti da quelle sulla vendita dei beni nazionali, dopo aver dato di fondo ai risparmi si videro ancora privati dei capitali d'esercizio. La legge 2 Gennaio 1797 diede facoltà a chi avesse ottenuto a livello stabili rustici o urbani di diretto dominio delle opere pie e dei corpi ecclesiastici in forza dei capitoli Ricci (15 settembre 1788), di affrancarne il canone al 5% al prezzo medio del grano degli ultimi dieci anni (L. 57.8.2 di Modena). Seguirono gli acquisti dei beni nazionali.
Ma nel 1801, quando il Piano di Lotteria Forzata assegnò al Dipartimento del Crostolo 425 mila lire milanesi e di queste 37.800 al distretto di Correggio, i possidenti protestarono, dichiarandosi impotenti a sottoscrivere per difetto di entrate, "riguardo alle tele, per essere la massima parte proveniente dai villici dei limitrofi distretti ed acquistate dai forestieri per loro conto;
riguardo ai bestiami, per l'epizoozia da più anni serpeggiante, le molteplici requisizioni e la scarsezza dei fieni; rapporto ai vini, che formavano altra volta un piccolo ramo di rendita, per il gelo delle viti nello scorso anno, per le sovvenzioni dei liquidi alle truppe e per la niuna rimanenza"; i possidenti ritennero inoltre che Correggio fosse trattata ingiustamente: se a tutto il Dipartimento - popolazione 175.800 unità - erano toccate 8.500 azioni, a Correggio con 10 mila abitanti, dovevano assegnarsene solo 483 e non 756 (5) . Ma il 29 Fruttidoro anno IX, la Municipalità, piuttosto che attuare la legge 1 Fiorile anno IX, preferì dimettersi.
La carestia del 1800-1801, di eccezionale gravità, ridusse i proprietari all'impotenza e i poveri alla fame. Per una popolazione di 11-12 mila individui il fabbisogno di grani fu stimato in 20 mila sacca di grani l'anno (1796). Nella primavera del 1801 la carestia costrinse le autorità a cercar grani; si mandò nel Mantovano ma senza successo; se anche ne avesse trovato, la Municipalità non avrebbe potuto far fronte al bisogno; l'esperienza dimostrava che in caso di generale penuria la finanza pubblica non poteva sostentare la popolazione. Di fatto, a metà Termidoro i fornai cessarono di vender pane - Il nuovo raccolto, ispirando fiducia nel futuro, liberò la gente dall'incubo: "il periodo della fame è ormai cessato, il Cielo ci ha largamente compensati con un abbondante raccolto dagli stenti e dalla miseria che abbiamo per l'addietro dovuto affrontare. Le speculazioni di alcuni ingordi aggiottatori, che calcolano sempre nelle pubbliche calamità, sono di conseguenza andate a vuoto" (3 Messidoro).
Non possediamo dati sulla mortalità del periodo 1800-1801, che dovette essere alta, perchè "la fame aveva minacciato l'esistenza di molti concittadini".
Le conseguenze di quell'anno di fame e di miseria si faranno sentire per molto tempo. Subito, nel 1802, piombava tra capo e collo la tassa di commercio. La Municipalità la definì "una gravosa tassa che per errore è stata addossata al nostro Comune" commentando:
"Ovunque essa si volga non riscontra che miseria e desolazione, pochi sono quelli percossi dalla citata legge, così limitati nei capitali ed industria che, tenendo la proporzione accettata dalle altre Comuni, non si verrebbe a ricavare che una tenuissima somma e, volendo esigere l'intera somma, converrebbe togliere ai bottegai i piccoli capitali e i mezzi d'industria, dalla quale ricavano la loro sussistenza. Questa misura Comune, lungi da esservi capitali di commercio e d'industria, non vi si scorge se non che le fresche piaghe di una dispendiosa guerra e il pallore cui ha lasciato la più crudele carestia" (6). (1 Frimale X).
L'indigenza danneggiava i braccianti della campagna e i disoccupati di città; nel 1801 la Municipalità stipulò un contratto con la Società Nizzoli e Boni per la fornitura di cappelli di truciolo, a condizioni appena sopportabili; i lavoranti chiesero il trattamento corrente a Carpi (1801, 24 Marzo).
Il giudizio su un periodo storico non si pronuncia solo considerando i dati economici; ve ne sono altri, meno ponderabili ma di grande significato: tali il progresso civile, morale, scientifico, che modifica le concezioni, le abitudini, il modo di vivere della gente.
Le nuove idee di libertà e di uguaglianza pare non eccitassero soverchiamente il popolo di
Correggio; quello di Fabbrico aveva piantato l'albero della libertà e intorno ad esso si accendeva un falò, dopo il tramonto, per riscaldare chi ne stava a guardia (Ottobre 1796). Più delicata si fece la situazione a Correggio, ove l'emancipazione degli ebrei creò nel popolo sfavorevole impressione e vivace reazione. La Municipalità difese i diritti civili e politici anche contro la Guardia Civica, il Comitato di Governo inviò un distaccamento "per qui ovviare qualunque disordine e punire i colpevoli degli insulti che venissero fatti agli ebrei, specialmente nei giorni (Pasqua) in cui negli anni scorsi erano soliti star rinchiusi". Che l'opinione pubblica non mutasse il suo antico atteggiamento è certo, anche perchè gli ebrei, pur essendo tra i maggiori censiti sia come proprietari terrieri, sia come detentori di capitali mobili, cercavano di sottrarsi ai loro doveri di contribuenti. Samuel David Sinigaglia, con mille zecchini annui d'entrata, e Isac Nacman Finzi, con 400, furono multati per false denunzie; il primo sarà pure processato per aver contestato gli evviva levati in teatro alla Repubblica (1802).
Era difficile in quei frangenti piacere ai padroni, soprattutto se questi si avvicendavano troppo rapidamente; una pagina di diario correggese informa:
" 1799. 5 Maggio. Alla mattina, alle ore 5, arrivarono in Coreggio tre ussari del corpo franco tedeschi, ed atterrarono l'albero della libertà; dopo di questo passarono alla casa dell'ebreo Lazaro Finzi, e si fecero dare una contribuzione di cento e più zecchini, e dopo passarono all'altra casa contigua alla suddetta, di ragione dell'ebreo Zoppo Nacman Finzi per fare pagarlo una contribuzione, ma questo era scappato in camicia in un colombarino e non ci era che suo fratello, il qual rispose che non avea denaro e pagò per lui il suddetto Lazaro Finzi. Adì suddetto - arrivò un distaccamento di fanteria tedesca di 40 uomini circa, con un capitano ed armarono le porte, il medesimo capitano prese il possesso a nome di S. M. I. R. A. e mutò la Municipalità in Comunità, come era prima, e alle 11 del di seguente ritornò a Carpi donde era venuto e fu alloggiato nel convento di S. Francesco" (7).
Quale attività svolgesse il Circolo Costituzionale, riaperto il 7 Brumale VII, non sappiamo e pure ignoriamo qual contributo portasse alla formazione dello spirito civico il Battaglione formato da tre compagnie scelte e da cinque di fucilieri; ugual incertezza ci pare vi sia sulla reale adesione al nuovo regime da parte delle persone che contavano; poco sappiamo di quel Giuseppe Rossi Foglia, possidente, deputato alla Consulta di Lione (8).
Ma forse il reale progresso va ricercato nel campo dell'istruzione e della diffusione delle pratiche scientifiche. Dati del 1799 informano che l'analfabetismo era regola nelle campagne; nelle ville si contavano sulle dita di una mano coloro che sapevano leggere e scrivere: 3 a S. Biagio e Fosdondo, 4 a Rio, S. Prospero e Mandriolo, 5 a S. Martino, 6 a Fazano e Mandrio. Quale progressi segnasse l'istruzione primaria nel periodo, non sappiamo (9).
Il Collegio Civico divenne, dopo il 1796, Nazionale; agli alunni si fece vestire l'uniforme repubblicana. Nel 1802, la commissione di Pubblica Istruzione ed Educazione formata da Michele Antonioli, Vincenzo Magnanini e Quirino Forti, si propose di "vegliare attentamente perchè i giovani studenti frequentino le scuole con diligenza e corrispondano col dovuto rispetto alle fatiche e zelo dei loro maestri, in castigando severamente tutti quelli che si allontaneranno dalle pratiche e discipline che prescritte sono dai veglianti regolamenti" (10); era un programma di restaurazione della disciplina, che lasciava inalterato il vecchio piano di studi così formulato:
"leggere e scrivere correttamente, principi di aritmetica e lingua latina per quelli che vogliono progredire nelle scienze, nella grammatica, nella lingua italiana, nello stile epistolare e nei pricipi di storia e geografia; nella Umanità, nella poesia, nell'oratoria, nella Rettorica. Declamazione, cronologia, storia, filosofia, logica, elementi di algebra e geometria, fisica generale e particolare, analisi e geometria superiore (11).
Maestri furono: nella scuola infima certo Tagliazucchi, in grammatica Leopoldo Cassoli, in Umanità Andrea Franciosi, in Retorica, Filippo Ansaloni.
Reali progressi riteniamo si ottennessero nel campo medico, soprattutto se si ricordano le vecchie superstizioni. Nel 1683, presso Mosè Jesi furono sequestrati:
l'un libretto dove sono le formule di benedire i tempi cattivi e di esorcizzare i luoghi dove siano riposti tesori; altro librettino con segreti negromantici, per ritrovare i furti e i ladri; foglio con diversi esperimenti superstiziosi, per esser invisibile e per conciliarsi amore et altri benefici; foglio di altri segreti superstiziosi per ritrovar il furto; altro libretto in cui è descritta una forma supersiziosa per aver un tesoro; segreto per il gioco, per vincere giocando; segreto superstizioso per stagnare il sangue, per far le perle e per ingrossarle; libretto stampato Alberto Magno, della virtù delle erbe, pietre e animali; orazione manoscritta per guarire la sciatica; mezzo foglio di carta scritta di segreti superstiziosi magici per aver uno spirito famigliare (12).
A queste pratiche superstiziose, diffuse nelle campagne, dure a morire, si contrappose lo spirito scientifico, promosso dal razionalismo settecentesco e diffuso dalla legislazione.
Il corpo sanitario dell'Ospedale di Correggio era così composto:
Primo medico - Ernesto Setti, con L. 2.700 l'anno, Secondo medico - A. Ganzari, medico degli Esposti, con L. 1.710, Terzo medico - Domenico Capretti, Ispettore dell'Ospedale con L. 1.890; Primo chirurgo - Francesco Setti, con L. 900, Secondo chirurgo - Pietri, con L. 1.080; un flebotomista, chirurgo dell'Ospedale Esposti, con L. 270, tre ostetriche, a L. 540 , 320, 216, un becchino e una becchina a L. 504 e 144 (13).
A seguito delle Istruzioni sui vantaggi e sul medoto di innestare il vaiuolo vaccino, di L. Sacco, il dott. Domenico Capretti si sottopose a questa pratica; ne dava notizia in una lettera (14) che merita di esser riprodotta a prova della diffusione della scienza nella vita quotidiana:
"Correggio, 24 novembre 1803.
Alla Municipalità,
La speciale protezione ch'io vidi accordare dal Governo all'utile scoperta di Jenner eccitò anni sono in me il desiderio di provarla in questa Comune. Amico dell'umanità senza pregiudizi e persuaso senza prevenzione dell'utilità della vaccinazione, sottoposi fin nell'agosto del 1802 per due volte il proprio mio figlio in età di 20 anni circa all'innesto, con materia somministratami dall'amatissimo mio collega dr. Setti, quale gli era stata spedita dal cittadino dr. Jacopi professore nell'Università di Pavia e allora domiciliato in Modena, dove aveva praticato la vaccina con ottimo succeso. Ma fosse che la materia avesse sofferto alterazione nella spedizione o fosse l'inesattezza dell'applicazione ai tre soggetti sui quali venne fatto l'innesto, non si manifestò il benchè minimo inizio di contratto veleno vaccino.
Non mi disanimai però per l'inefficacia di questo mio primo tentativo e, presentato dall'illustre mio amico dr. Pisa di Modena nei brevi momenti che egli si trattenne meco verso la fine dello scorso luglio prossimo, che aveva introdotto in Carpi la vaccinazione, lo pregai ripeterla sull'istesso mio figlio, come fece, innestando contemporaneamente altri tre piccoli fanciulli. Questo secondo esperimento deluse di nuovo le mie ed altrui speranze. Bastò però a convinvincermi della necessità di procurarmi dell'innesto a fresco, cioè da braccio a braccio. lo devo tutto all'amicizia del dotto collega dr. Setti, seppi da lui che il benemerito cittadino Giovanni Bonasi si occupava in Carpi in utili osservazioni e sulla propagazione del vaiolo vaccino. Volli verificarlo e, portatomi il giorno 15 corrente colà, posi il figlio ad un terzo pericolo, soffocando così la paterna sensibilità al bene di lui e dei miei concittadini. Il giornale che io ho steso fino al giorno d'oggi su questa ultima prova mi assicura di un ottimo successo e della esistenza tra noi del vero vaiolo vaccino. Egli è perciò che io mi affretto di parteciparvi la storia dei miei tentativi sulla scoperta jenneriana affinchè, animati quai siete dal vivo interese alla pubblica felicità (sentimento che caratterizza il vero Magistrato), vogliate rendere pubblico che il giorno 26 e 27 del cadente novembre offro i miei servizi alla propagazione dell'innesto vaccino".
Abbiamo riprodotto questa lettera perchè documenta quel lento e difficile processo di penetrazione di conoscenze e di nuove pratiche che trasformano a poco a poco la società. Che se poi dal cammino medico ritorniamo a quello politico dobbiamo ammettere che anche a Correggio, non tanto negli anni canvulsi delle Repubbliche ma in quelli più distesi del Regno d'Italia, nel restaurato rispetto dell'autorità, maturassero, in una parte del ceto proprietario, nuovi orientamenti d'idee, tali da determinare uno stacco o un salto rispetto all'antico regime; tutto ciò nonostante i difetti del governo di Milano, tra i primi, il fiscalismo. In effetti, negli anni del Regno l'economia fu depressa, l'apparato professionale modesto: due avvocati (Isidoro Vari e Fabrizio Guzzoni), 4 procuratori, 5 notai, un ingeniere, 2 ragionieri, 2 architetti civili, 2 periti agrimensori, 3 medici, un chirurgo, 4 speziali; diminuì il numero del clero secolare: nel 1805 vi erano 70 tra sacerdoti e chierici, metà di quanti se ne erano avuti solo 10 anni prima, 10 frati; 200 i questuranti, molti di più i poveri (15).
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