Odoardo Rombaldi
La condanna imperiale e la fine della dinastia
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

Fin dal febbraio 1630 altro colloquio era cominciato tra Ottavio Bolognesi e Francesco 1 d'Este (1). Questi, il 7 febbraio 1630, prospettava al Bolognesi, suddito di Siro ma inviato estense a Vienna, la convenienza ad agevolare il passaggio del feudo di Correggio ai Ducati Estensi: "dopo che irreparabile è la sua (di Siro) ruina, non lasciate di cooperare ai nostri interessi" (1630, 7 febbraio); Guastalla, che ambiva di occupare Correggio, poteva esser compensata col feudo di Castiglione (15 febbraio). Per agevolare l'acquisto di Correggio, proponeva il matrimonio tra Margherita, sua sorella, e un principe d'Asburgo: "premiamo negli interessi di Correggio oltre ogni credenza" (15 febbraio). Quindi rinnovava l'invito a sollecitare il negozio (22 febbraio); a stringerlo mandava a Vienna Fulvio Testi, con alcune proposte: concludere due matrimoni, il proprio con un'arciduchessa, che doveva portargli in dote lo stato di Correggio, e quello della sorella Margherita con il figlio dell'Imperatore, tutte intese all'acquisto de Correggio: "la trattazione di Correggio ha sempre da star in piedi", dichiarandosi disposto anche all'acquisto e a compensare Siro o il figlio con altro feudo: Correggio doveva avere la precedenza su ogni altro oggetto della trattativa (1 aprile). Il negozio incontrò ritardi che ne complicarono la soluzione: "i concorrenti moltiplicheranno sempre più e se altro non facessero incariranno il contratto e metteranno la pratica in maggior reputazione". (26 giugno).
Le trattative, in effetti, si svilupparono su più ampio raggio.
Il 4 agosto 1631 Amedeo di Savoia ragguagliava il Duca Francesco I:
"L'acquisto di Correggio è talmente opportuno e comodo agli stati suoi che si può dir altrettanto necessario quanto sarebbe inconveniente ch'altri ne fosse provvisto con disavvantaggio di V.A. Onde Ella disegnò di prevenire il negozio a favor suo in Corte Cesarea, nè v'è dubbio che io vi contribuirò da mio canto con tutto ciò che possa valere la diligenza dei ministri miei e il mezo delle mie lettere. Così ne scrivo a S.M. Cesarea nel tenore che Ella vedrà dall'inclusa copia e riceverò a maggior contento ancora che V.A., con i suoi raccordi, mi prescriva quel di più che si potrà fare per accertare l'intento, sicura ch'io vi concorrerò con tutta quella disposizione che Ella possa desiderare dalla affettuosa sua sincerità. Quanto alla protezione di Spagna, poichè lo stato presente delle cose obbliga V.A. di pensar alla propria sicurezza, non può Ella ritrovarla più vicina nè più potente altrove. Il maggior punto consiste nelle condizioni nelle quali saprà V.A. esercitare et molta prudenza.
De Moncalieri, zio Amedeo. 1631, 4 agosto (2).
Ad esporre l'affare a S.M. Cesarea fu incaricato il Marchese Pallavicino.
Il 22 agosto il Belmesseri raccomandava la conclusione di un matrimonio tra un'arciduchessa austriaca col Duca di Modena per agevolare l'acquisto di Correggio:
"Si prospetta sarebbe molto utile nell'interesse di V.A. che il nuovo ambasciatore dell'Imperatore, che viene a questa Corte, ottenesse ordine dell'Imperatore di trattare il matrimonio di una delle arciduchesse sue figlie con V.A., affinchè s'avesse luogo di procurarne nella presente congiuntura l'assenso del Re di Spagna. Abbiamo anche considerato che sarebbe opportuno l'intendere l'inclinazione che mostra l'Imperatore alla proposta che V.A. ha fatto porre intorno allo stato di Correggio. Belmesseri. 1631, 22 agosto" (3).
Il 3 gennaio 1632 Francesco era in "quasi sicura speranza di entrare in Correggio mediante uno sborso di gran somma di denaro". Nei mesi successivi continuano le trattative e si raccolgono informazioni sulle entrate del Principe di Correggio finchè, l'l1 ottobre 1633, il Consiglio Aulico, ob crimen falsitatis monete ultra alia scelera, condanna Siro in poenam vitae et confiscationis bonorum, mutandola in multa di 300 mila fiorini renani, ridotti a 230 mila per intercessione della Spagna; il Principe perdeva inoltre il governo dello stato e il diritto di batter moneta; a garanzia del credito truppe imperiali prendevano possesso del feudo e dei beni allodiali, le cui entrate, dovevano coprire i frutti della somma ch'egli doveva pagare (5%) (4).
Siro protestò invano la sua innocenza ma, quel ch'è peggio, non era in grado di pagare. Pagò per lui la Spagna; la partita si chiudeva con l'Impero e si riapriva con questa. Se la convenzione tra Impero e Spagna prevedesse che Correggio fosse ceduta a Modena, non sappiamo (5).
E' probabile che in un primo momento la Spagna pensasse seriamente ad acquistar Correggio, anzitutto per la sua posizione chiave: "il feudo è situato in mezzo alli Stati di Mantova, Modena, Parma e, mediante la Mirandola, confinante col Papa. Correggio è atto a fortificarsi e a tener in freno qualsivoglia di detti Principi"; la permanenza di truppe spagnole datava da parecchio tempo; i funzionari mandati a Correggio fecero attento bilancio delle sue entrate e conclusero che queste non raggiungevano il 5% del denaro sborsato per acquistarla; forse fu questo un motivo sufficiente a rinunziare a tenerla per poi cederla a Modena che dava buone garanzie di fedeltà alla Spagna e vantava forti crediti verso questa.
Siro non si rese conto del pericolo incombente. Il 20 dicembre 1633 si scriveva:
"Il Principe di Correggio, dopo una lunga cecità, ha cominciato ad aprire un poco gli occhi, ma Dio non voglia che non sia troppo tardi e senza frutto e ricerca, nelle sue disavventure, di gagliarda assistenza. Fino in tanto che non ha avuto l'acqua alla gola, non ha mai, mai voluto accettar consiglio nè chieder aiuto; mostrò di aver qualche pensiero d'istruirsi quando trovasse disposta la clemenza di Cesare a restituirlo in pristino" (6).
Ma la cessione di Correggio alla Spagna escludeva Siro dal riscatto del feudo; essa riconosceva solo il figlio suo Maurizio. (1634, 15 febbraio), senza obbligo di laudemio, ma il giovane era sprovvisto di beni. Frattanto, Siro
"se ne stava al suo Casino allegramente et in buona compagnia, la quale non è però se non de suoi servitori e 10 - o - 12 bravi; oltre di questi vi stanno anco alcuni contadini, cioè 8 -10 incirca, che guardano il castello e le porte" (7).
Nel marzo 1634, egli si avviò verso Mantova, appena in tempo per non vedere il feudo occupato da due compagnie di cavalli, una di corazze, l'altra di carabine, "con 115 bella gente e bei cavalli", e 200 fanti; invitato a non passare per Guastalla, non gradito nel Mantovano, si rifugiò a S. Benedetto Po; egli tentò di aprire una trattativa con Modena; troppo tardi e inutilmente, perchè nell'ottobre Correggio passava al duca Francesco d'Este, il quale accettava che il presidio spagnolo restasse a Correggio e s'impegnava a difendere Milano; il credito ch'egli vantava con la Spagna gli agevolò l'acquisto.
Così finiva la signoria dei da Correggio. Siro morirà nel 1645, Maurizio rinuncerà al riacquisto del feudo, ottenendo tutti i beni allodiali e parte dei feudali, per una rendita di 12 mila scudi (1649). Suo figlio Giberto riaprirà la vertenza ma Rinaldo d'Este, investitone nel 1694, avrà partita vinta.
Ma fin dal 1635 la storia di Correggio aveva cominciato a confluire in quella dei Ducati Estensi, pur conservandosi al territorio la denominazione di Principato.


1 F. TESTI; Lettere, I, Bari, 1967, nn. 205, 206, 209, 219, 242
2 A.S.MO., Rettori dello Stato, Correggio, b. 2
3 Ibid.
4 A.S.MO. - A.S.E. Casa e Stato, Controversia, cit. bb. 68 e 70
5 A.S.MI. Feudi Imperiali, Correggio, b. 230
6 A.S.MO. Rettori dello Stato, Correggio, b. 2. "Prima che il Principe fosse condannato, se si fosse costituito, haverebbe potuto agiutarsi, poichè con l'eccetioni che bavesse dato a testi haverebbe fatte buone difese". 1630, 12 agosto. L'ambasciatore di Sua Maestà Imperiale, Bruneau intercedeva poi per Siro, ottenendo la proroga di 4 mesi, dal 1 settembre; Siro era invitato a nominar subito un procuratore per poi presentarsi personalrilerite al Consiglio Aulico. 1632. 15 novembre.
7 A.S.MO., Rettori dello Stato, Correggio, b. 2