Odoardo Rombaldi
Fabrega
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

Fin dalla prima metà del sec. IX il Monastero di S. Salvatore - S. Giulia e la chiesa di Reggio si fronteggiano nella zona del Saltus Bonentia: al primo appartiene Vico Betullo (Bedollo) - 806, alla seconda Vicolongo - 841. La chiesa di Reggio fa poi nuovi acquisti nella bassa pianura: da Ludovico III ottiene uno sbocco al Po, a Suzzara - 870 (1), terre a Gorgo e a Corviatico - 881 (2); e di nuovo Suzzara, con diritto di navigare - 883 (3); la facoltà di alzare un castello a Vicolongo - 911 (4).
Nel corso del sec. X, la chiesa reggiana, con i diplomi ottoniani, acquista la preminenza sul comitato, limitata progressivamente dalla crescente potenza canossana: Bonifacio sottrae alla chiesa pievi e castelli; Matilde, pur procedendo ad opportune restituzioni, continuerà ad esercitare una funzione egemonica non solo nel comitato ma anche sulla chiesa, soprattutto dopo averla portata alla causa della Riforma.
Il diploma di Ottone Il - 980, riconosceva alla chiesa di Reggio, nella pianura, le pievi di Novi, S. Stefano, Luzzara, Guastalla, Pegognaga, Revere, Carpi e Fabbrico: Castellum de Fevrege cum plebe (5); che la carta ottoniana anteponga il castello alla pieve è prova dell'importanza militare del luogo. E, infatti, fin dall'836 Fabbrico è inserita in un vasto complesso di beni, che Cunegonda, vedova di Bernardo re d'Italia, dava in dote al Monastero di S. Alessandro in Parma:
"In primo monasterias duas, unum verum monasterium infra hanc muros civitatem Parmensis, qui est ad honorem sancti Bartolomei apostoli, alium namque monasterium foris muras civitate Regio non longe ab ipsa civitate, qui est ad honorem sancti Thomei apostoli ( ... ); seu et curte mea ad quattuor arcas ( ... ) seu at alia curte mea in Fabrure similiter cum sua adiacentia ( ... ) atque tercia curte mea in loco ubi nominatur Ceredo, inxta fluvio qui vocatur Sicla ( ... )"(6);
"in primo luogo due monasteri, l'uno entro le mura della città di Parma, che è in onore di S. Bartolomeo apostolo, l'altro fuori le mura della città di Reggio, che è in onore di S. Tommaso apostolo... e la mia corte ad quattuor arcas,... e similmente l'altra mia corte in Fabrure, con le sue adiacenze... e la terza corte nel luogo del Cerreto, presso il fiume chiamato Sicla."
Questo complesso passò dai discendenti di Cunegonda ai Bernardingi, che succedono, nel comitato di Parma, ai Supponidi, estinti nel 921; Berengario li confermava ad Ugo, re Lotario a Maginfredo (Manfredo), nel 948, con questa formula:
"cortem in Parma civitate cum duobus monasteriis ( ... ) uno in honore sancti Bartholomei, et altero santac Mariae et sancti Alexandri ( ... ) curtem etiam in Fabrure ( ... ) et curtem cum monasterio in honore sancti Thome apostoli constructo, foris murum Regiae civitatis sito ( ... ) atque cortem ubi Cerredo dicitur iuxta fluvium Siccla" (7).
"Una corte nella città di Parma con due monasteri... uno in onore di S. Bartolomeo, l'altro di S. Maria e S. Alessandro... e una corte in Fabrure e una corte con monastero costruito in onore di S. Tommaso apostolo, posto fuori le mura della città di Reggio... e la corte chiamata Cerredo presso il fiume Sicla".
Nel 948, Fabbrico è ancora inserita in un complesso territoriale di ampia estensione, con possessi da Tortona a Pavia, da Piacenza a Parma, Reggio e Modena. Quando uscisse da questo contesto per passare sotto il governo della chiesa reggiana, non sappiamo.
Fabbrico è ecclesia nel 772, pieve nel 980, corte nell'836, castello nel 980; queste date non segnano la nascita di questi elementi ma ne sono la prima documentazione; chiesa e pieve, corte e castello formano una serie ascendente e sono indice di un addensarsi e di una organizzarsi della popolazione intorno ad un centro emergente.
Anche in seguito la dipendenza di Fabbrico dalla chiesa reggiana è indubbia, almeno sotto l'aspetto religioso, anche se questa assegnò parte delle entrate ai canonici o al Monastero di S. Prospero. Nel 1188, il vescovo Pietro conferma ai canonici della cattedrale 4 mansi "in loco Fabrica" con le decime, la pieve di Novellara e quant'altro spettava ai canonici stessi nella corte di Correggio, Campagnola e Canolo (8).
Il vescovo Niccolò Maltraversi (1211-1243) assegnò il reddito delle decime di Fabbrico e di altre chiese al Monastero di S. Prospero, in un momento in cui questo e la pieve di Fabbrico erano governate dall'Abate, il quale aveva altresì il diritto di decima sulla corte di Campagnola (tolti i soggetti alle chiese di S. Pietro e S. Gervaso), su Reggiolo e i Roncori di Reggiolo, su le corti di Palude, Fabbrico, Migliarina, Rio e Budrione (9).
L'influenza del monastero era cominciata qualche tempo prima, quando era venuto in possesso della corte di Palude; nel 1209 (18 dicembre) infatti, esso investiva di parte di Palude Cerardo e Iacopo di Artemisio de Palude e i figli di Rolandino, loro fratello; prima di loro ne era stato investito Artemisio (10).
Se la pieve di Fabbrico fu costante possesso del vescovo di Reggio, altrimenti accadde del territorio situato a settentrione di essa; qui si affermò la potente famiglia dei da Palude. Questa, secondo gli studi del Fumagalli (11), fu un ramo del più vasto consorzio dei Gandolfingi la cui fortuna risale a Mauringo e Gandolfo, gastaldì regi (sec.IX), continua con Framsit, figlio di Gandolfo, visconte di Piacenza (911). Il quale, dopo la sconfitta di Berengario (923) di cui è seguace, si ritira nel Reggiano, ove ottiene possessi dai canonici di Reggio. Altro Framsit appare vassallo di Adalberto - Atto di Canossa (960 ca); lo stesso e gli altri seguono la fortunata e rapida affermazione dei Canossani nella bassa pianura. Nel 980, un Guido di Gandolfo di Mandrio di Correggio, a legge longobarda, con Elino di Iteri, dona alla chiesa di Reggio alcuni terreni ed una cappella in loco et fundo Mandrie et Mandriole, in cui, con altri, risulta avere un castro; egli è forse lo stesso Guido che nel 1007 si denomina de Palude ed assiste Tedaldo ad un atto di donazione a S. Benedetto Polirone. E' probabile che fin da questo tempo egli fosse investito di Palude, località e castello importante tra Fabbrico, Reggiolo e Rolo, uno dei punti saldi del nuovo dominio canossano. E pure de Palude si denomina un discendente di Guido, Arduino, il più famoso della sua schiatta.
Il castello di Palude sorgeva a circa un miglio a nord di Fabbrico, al centro di una corte che comprendeva l'antica Bedollo; nel 1108 Arduino di Guido otteneva a livello (29 anni) dal Monastero di S. Giulia un manso "in curte ipsius castri Paludis, in loco qui dicitur Bedullo" (12). Il territorio, dunque, organizzato militarmente ed economicamente attorno al castello di Palude doveva avere il suo centro religioso nella chiesa di S. Genesio. La indubbia derivazione di questa cappella dal Monastero di S. Genesio dì Brescello rinnova dopo secoli di silenzio la dipendenza di questo territorio dalla antica città romana; la fondazione della cappella e del Monastero appaiono frutto della rinascita o fondazione del culto di S. Genesio, promosso dalla politica ecclesiastica dei Canossani e realizzato dai Benedettini, cui si deve la propagazione del culto e dell'agricoltura di quei luoghi. La iscrizione datata 1009, esistente nella chiesa di S. Genesio, anche se falsa, evoca questo clima di rinascita.
La corte di Palude, dunque, inserita nel complesso canossano, non comprese Fabbrico, che restò alla Chiesa di Reggio. E' probabile che la Chiesa di S. Genesio dipendesse dal Monastero di Brescello e al pari di questo fosse retta da benedettini; una tradizione cenobiale di S. Genesio è ricordata nel 1503; è nota la pietà di Arduino verso S. Benedetto di Polirone. Castro Palude fu al centro di un patrimonio costituito da terre e castelli sparsi tra il monte e il piano, dall'Appennino toscano a quello Parmense.
Nel 1145, il monastero di S. Giulia dà a livello a Guido figlio di Arduino, de castro Paludis, la metà di un manso, in curte supradicti castri Paludis, in loco qui dicitur Bedullo, confermando forse la concessione già fatta al padre; Guide ebbe tre figli, tra cui Sigifredo, e costui quattro, tra cui Giberto; nel 1200 (11 marzo) Giberto permuta terre a Vico Zoario con il Monastero di S. Prospero; di lui ci è pervenuto il testamento (1203, 22 dicembre) (13).
Con una serie di atti di vendita, del 1247, i da Palude cederanno al comune di Reggio le parti loro spettanti su 500 biolche di terra in curia Razoli seu in curia Palude, confinanti: a mane e a meridie con i domini de Palude, a sera col Monastero di Frassinoro, di sotto con la Tagliata e gli eredi di Federico da Sesso; ma poichè alla cessione starà richiesto il consenso del Monastero di Frassinoro, di quelle terre i da Palude erano gli utilisti (14).


1 TORELLI, Le carte, cit., n. 14, p. 39; p. 16, p. 44
2 TORELLI, Le carte, cit. n. 17. Corviatico era presso Correggio, TIRABOSCHI, Dizionario, cit. 1, 254.
3 TORELLI, Le carte, n. 20, p. 55. 4 TORELLI, Le carte, n. 39, p. 102.
5 MONUMENTA GERMANIAEHISTORICA, D.O.II. n. 231 6 CORPO DIPLOMATICO PARMENSE, a cura di U. Benassi,
6, Parma 1910, p. 101. La dislocazione dei beni, dall'alto Appennino a Reggio, a Fabbrico, pare rispondere ad una funzione di controllo sulle grandi vie di transito, da Reggio, all'Appennino, al Po, ancora efficienti nell'836.
7 I diplomi di Ugo e di Lotario, Roma 1924, n. 8, p. 269. Primo a cogliere la continuità tra la carta dell'846 e quella della 948, tra Cunegonda, Ugo e Maginfredo fu l'AFFO', Storia di Parma, 11, pp. 173-174. La questione fu ripresa più recentemente dal PIVANO, Le Famiglie comitali di Parma dal sec. IX all'X], in Scritti minori di Storia e Storia del Diritto, Torino 1965, p. 270 e ss.
8 Copie di documenti interessanti la storia di Reggio E., di Pro spero FONTANESI, in Biblioteca Municipale di Reggio E. Manoscritti sec. XII 1188, 22 marzo.
9 Copie, cit. sec. XIII, 1256, 17 giugno. 10 Copie, cit. sec. XIII, 1209, 18 dicembre.
11 V. FUMAGALLI, Vescovi e conti nell'Emilia Occidentale d Berengario I a Ottone I, in Studi Medievali", XIV, 1973, p 137 e ss.
12 TIRABOSCHI, Memorie Storiche Modenesi, 11; Cod. Dipl. n 303 (regesto). L'argomento è stato ampiarnente trattato d GLORIA CASAGRANDE, in - Una famiglia nobiliare reggiana dal sec. IX al XII: i da Palude", tesi discussa col prof. P FUMAGALLI, (1977).
13 Copie,cit. sec. XIII 1203, 22 dicembre
14 Liber Grossum Comunis Regii, ed F.S. GATTA, II, Reggio E., nn. 181-187 Citeremo d'ora in poi il Liber Grossum L.G.