Odoardo Rombaldi
Corte Miliarina
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

I Longobardi, conquistata Reggio e fondata Guastalla, organizzarono tra questi centri una linea difensiva contro i Bizantini. Con la riorganizzazione del demanio regio, che accompagna la ricostituzione della monarchia longobarda, è probabile che il Saltus Bonetia fosse assegnato al patrimonio regio; la sua funzione, difensiva, si sarebbe mutata dopo che Rotari e Liutprando portarono i confini del Regno ad est, oltrepassando il Panaro e spingendosi fino al mare. Sotto Desiderio e Adelchi l'organizzazione del territorio era compiuta.
Da una carta dell'11 novembre 772, con cui Adelchi conferma al Monastero di S. Salvatore di Brescia tutti i possessi ad esso donati dai suoi genitori, da lui stesso e da altri, risulta che il Monastero aveva acquistato da Radoaldo, gastaldo di Reggio, certe res, ossia territori, che ora vengono confermati. Con altra carta, del 14 giugno 772, Desiderio e Adelchi donano allo stesso Monastero quattro mila iugeri di bosco di proprietà regia. Abbiamo dunque due passi relativi alla stessa selva, che si integrano; la prima carta la definisce:
"silva cum roncoras in salecta, tenente uno capite in curte ipsius monasterji in loco qui dicitur Miliatino, et alio capite tenente similiter in curte ipsius monasterji, qui fuit condam Cunimundi,"
la seconda:
"donamus atque largimus in iura de ipso monasterio ex gagio nostro Regiense que noncupatur ( ... ), terra, silva runcora et prata insimul ad mensura iusta iuges numero quatuor milia per designata et determinata loca (a) Abono uualdeman suprascripti gagii nostri".
Dalle vicinanze di Reggio si estendeva fino al Po una selva di proprietà regia: dal gastaldo di Reggio il Monastero acquista la prima parte, dal gualdemanno la seconda (1).
Col termine gagio = gazzo (dal longobardo ga = con, haga = siepe, gahagi, lat. gahagium = chiusura) si indicava "il territorio coltivato ed assiepato, indiviso, di proprietà dell'Arimannia... in opposizione alla Silva Pagana oppure alla Silva vicaria, Silva Vicinalis dei latini" (2). Con altra definizione il gahagium è un bosco bandito, sottratto all'uso di cittadini, quasi sempre in rapporto con terre fiscali. Le due definizioni convengono al caso nostro, anzitutto in quanto ne colgono il carattere di terre fiscali - il bosco è di proprietà regia, assiepato, indiviso e coltivato; che poi appartenesse ad un arimannia non è detto, perchè il documento pervenutoci si occupa solo della donazione di una parte di esso al monastero.
Il bosco comprendeva terre coltivate, terre da poco messe a coltura, bosco e prati entro questi confini: a oriente la corte Miliarina: sepe de clausura curtis ( ... ) Melliarina, le ragioni del monastero di Leno di Brescia: terra monasterii de Leonis, il Secchia: Secla; a settentrione, la via di Rolo: via que venit da Ariolas, la Fossa Scaveriola: Fosa Scavariola, la braida de Noventa: braida de Noventa, la Fossa di vico Bedollo: Fosato de omines de vico Bedollo, un prato di terra Atoni, un frassineto detto Toseto, la terra di Santa Maria di Fabbrico: Sancta Maria de Fabrega,- ad occidente, il territorio di Campagnola, la selva di Viniolo, la terra di Garibaldo; a mezzogiorno una linea che da questa, per Rio raggiungeva Miliarina (3).
Il grande bosco era dunque circondato per tre lati da terre in parte coltivate, a sud "da un terreno coperto di roveri," che fino ai secoli XVI - XVII sarà detto Rovere Torta o Campo delle Rore (Roveri), posto a valle dell'altra quadra detta Centum iuges, ed ora Centododici" (4). Dopo il distacco di 4 mila iugeri, altri restarono al demanio regio, sia a nord, sia a sud, nella zona dell'attuale Correggio.
Sappiamo che la più antica chiesa di Correggio fu dedicata a S. Michele; su questa doveva gravitare una popolazione longobarda, l'arimannia cui sarebbe spettato tutto il gagio fino al 772 e, dal 772, la parte rimanente. A Correggio - Coregia = corte regia? conviene pensare prima di assegnare il tutto al gastaldo di Reggio; là doveva risiedere il Waldemanno Abono, citato nel documento. Nella carta dell'11 novembre è notevole l'indicazione in Salecta, che consideriamo toponimo e che ci ricorda lafinis salectina dell'822 (5); se la relazione tra i due termini è possibile, questi designerebbero un'ampia zona, da Correggio, a Fabbrico a Mirandola.
La derivazione Salectina - Salex = Salice è significativa per sè e per il paesaggio che evoca. Ma nella prima carta del 772 vi è un passo che importa ricordare perchè sarà ripreso da un più ampio contesto più tardi; nel 772, il confine del bosco tra Fabbrico e Campagnola corre cosi: "da Sancta Maria de Fabrega percurente fingaldia inter fine Campaniola et selva de Viniolo"; nel 1001 il testo è così riprodotto: "da sera percurente Fingagida et fosato qui decernit inter fines de Campaniola et silva de predicta terra et Viniolo" (6). Fiugaldia = fiuwaida, fiugaida, sono terre comuni per il pascolo dei cavalli nelle arimannie (7); che il territorio si caratterizzasse con un insediamento longobardo è così pienamente documentato.
Ma anche l'evoluzione dalla selva al coltivo risulta dalle fonti: Viniolo nel 772 è silva, nel 1001 è locus et fundus (fundus è ager con edificio), parte a selva, parte a ronchi.
Nel 1001, Berta, badessa di S. Salvatore e S. Giulia, e il suo avvocato rivendicano "pecia una de terra cum in parte silva super abente et runcoras se simul tenente, quibus esse videntur in loco et fundo Viniolo, non multum longe da castro et predicta curte Miliarina, quod est pecia ipsa de terra cum predicta silva et runcoras per mensura iusta iuges 611 "; "una pezza di terra, di cui parte sono selva e ronchi, che risultano in loco et fundo Viniolo, non molto lontano dal castro e dalla predetta corte di Miliarina, la qual pezza di terra, con la selva e i ronchi, è, a giusta misura, iugeri 611 ". 1 confini di questo appezzamento sono ad est e a nord il bosco di Miliarina; a sud la terra di Farlinda "que et Berta, filia quondam Bruningi", estesa per 59 iugeri, ad ovest la Fiugagida surricordata. Il monastero prova il suo diritto e ottiene il riconoscimento dall'altra parte (8).
Il primo inventario della corte di Miliarina (prima metà del sec. X) documenta l'esistenza di una cappella con tre altari e la struttura della corte stessa, nel dominico e nel massaricio (9); il secondo, di circa un secolo più tardi (10), dà l'estensione di entrambi: 4300 iugeri; più importante dei numeri relativi alle sortes e ai coloni pare qui rilevare l'articolazione della corte, che al corpo centrale ne aggiunge due periferici, uno a Sermide, l'altro a Magno Casale (Mancasale di Reggio); la corte di Miliarina, corrispondente agli odierni comuni di Carpi, Rio Saliceto, non era un'entità territoriale inerte ma aperta agli scambi col Po e la via Emilia, con le città padane, da Pavia a Comacchio, e con quelle della via Emilia; due volte l'anno essa inviava i suoi uomini a Gonzaga.


1 Codice Diplomatico Longobardo, a cura di C. BR CHL, III 1, Roma 1973, n. 41, p. 241, n. 44, p. 251. Che i due passi riguardino lo stesso bosco risulta dalla corrispondenza dei confini:
id est de uno latere da mane quoerentes sepe de clausura curtis predicti monasteri de Brixia que dicitur Melliarina tenente capite in terra et silva suprascripti monasterii de Brixia que inibi advenit de Cunimund-silva ( ... ) tenente uno capite in curte ipsius monasteri in loco qui dicitur Miliatino et alio capite tenente similiter in curte ipsius monasterii, qui fuit condam Cunimundi.
2 C. BATTISTI, L'elemento gotico nella toponomastica e nel lessico italiano, in I Goti in Occidente, Spoleto, 1956 p. 622.
3 Codice Diplomatico, cit. III 1 pp. 241-42.
4 V. MAGNANINI, Il Correggese prima del suo vecchio castello, Correggio, 1883, p. 82 e ss.
5 Regesto della Chiesa Cattedrale di Modena, I, Roma, 1931, n. 9.
6 TORELLL Le carte, cit., n. 94, p. 239
7 F. SCHNEIDER, Die Emstehung von Burg und Landgemeinde in Italien, Berfin 1924. p. 110."... der einzigen Spur von gemeinwirtschaft1icher Ansiedelung, die man zwischen den sonst durchaus grundherrlichen Niederlassungen der Langobarden zu entdecken glaubte".
8 TORELLI Le carte, cit., n. 94, p. 239
9 Codice diplomatico Longobardo, ed. PORRO, n. 419, e. 722
10 TORELLI, Le carte, cit. n. 92, p. 234