Pittore fiammingo
Inizi del XV11 secolo
Ritratto di gentildonna
Olio su tela, cm 65 x 53
Provenienza: Municipio


Per lungo tempo si ritenne che il ritratto raffigurasse la poetessa Veronica Gambara sposa nel 1508 di Giberto X, signore di Correggio (da ciò la scritta fantasiosa apposta sul retro della tela: Veronica Gambara Principessa di Correggio 1508 nella sua età di anni 24. Fatto in Brescia). L'equivoco ebbe origine dall'antico proprietario del dipinto, il correggese Antonio Alessandro Arrivabene, dilettante di storia patria, il quale, secondo quanto asserisce lo storico correggese Girolamo Colleoni in una lettera a Ireneo Affò dell'8 ottobre 1774, "battezzò un quadro a capriccio asserendolo il ritratto di Veronica Gambara" (G. Colleoni, Lettere a Ireneo Affò [Copialettere sec. XVI11], in BCC AMP 127). La tradizionale identificazione continuò per buona parte del Novecento, finché Riccardo Finzi (1962), non potendo più sostenere, per ragioni di lampante anacronismo - già manifestate da Augusta Ghidiglia Quintavalle (1959) in occasione del restauro del dipinto - l'identificazione con la Gambara, propose il nome di Anna Pennoni, moglie del principe Siro da Correggio. Tuttavia anche quest'ultima identità ci sembra assai dubbia, non essendo suffragata da alcun indizio ed essendo più probabile supporre un legame stretto con la provenienza del dipinto dagli Arrivabene (ramo collaterale della nota famiglia di Mantova). Attribuito da E. Bertolini ad ignoto fiammingo del primo Cinquecento, il quadro fu assegnato dalla Ghidiglia Quintavalle, sia pure in forma dubitativa, a Sante Peranda nel periodo in cui (1608-27) il pittore veneziano lavorava alle corti dei Pico e degli Este, mentre il Finzi (1962) accennava ad una vecchia attribuzione a Frans Pourbus il Giovane. Graziella Martinelli Braglia ha accolto il ritratto nel catalogo dei dipinti del Peranda, con la possibilità della collaborazione del figlio Michelangelo nell'esecuzione dell'abito, a proposito del quale scrive: "Notevole l'interesse dell'immagine dal profilo della storia del costume: il pennello indugia sull'ampia gorgiera a merletto dal caratteristico motivo dei cuori con sovrapposte due frecce incrociate: nella veste disegni gigliati, a ricami di perle e di gemme; l'acconciatura, impreziosita dai puntali con rare perle a goccia, che valorizzano le diafane carni della dama. La presenza del garofano rosso appuntato fra i capelli, presso il nodo di perle, è probabilmente allusiva a una promessa di matrimonio, secondo una consuetudine nuziale fiamminga trapassata nella ritrattistica cortigiana". In realtà l'effigiata ci viene mostrata in una visione più raggelata di quanto avvenga di solito nel Peranda, che suole animare le formule della ritrattistica internazionale con uno spirito comunicativo che presuppone da una parte i modelli rubensiani e dall'altra l'educazione veneziana del pittore. L'autore del quadro sarà probabilmente da ricercare tra i tanti fiamminghi scesi in Italia tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Seicento, e che si esercitarono sovente nella ritrattistica di corte. La foggia dell'abito e il tipo di acconciatura inducono a ritenere il dipinto eseguito intorno al 1610, come si evince dal confronto con il Ritratto di gentildonna, firmato e datato, di Guilliam van Deynem (Genova, Palazzo Bianco, pubblicato su Il Tempo di Rubens, catalogo della mostra, Milano 1987, tav. 22). [GPL - VP]

Bibliografia: Bertolini 1930, pp. 7, 8; Finzi 1949, p. 32; Ghidiglia Quintavalle 1959 a, pp. 12, 13, tav. 8; Finzi 1962 ' pp. 3, 10; Finzi 1968, pp. 172173, tav. 221; Ghidini 1976, p. 98, tav. 20; Immagini dai ~Vusei in Italia 1983, p. 133; Cappi 1984, p. 52; Tutti i Musei d'Italia 1984, p. 297; Guida ai Musei dell'Emilia Romagna 1984, p. 117; Capucci 1987, p. 180, tav. 2; Martinelli Braglia 1987 ' p. 107, tav. 41; Ghidini Pratissoli 1992, p. 54.



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