Marcello Rossi
La situazione politica durante la prima legislatura
La politica amministrativa a Correggio dal 1945 ad oggi

L'esposizione del programma da parte del sindaco Guerrieri, avvenuta nella seduta consiliare del 4 aprile 1946, inaugura quella che può essere definita la legislatura dell'emergenza
La situazione politica generale è tutta protesa verso le elezioni della Assemblea Costituente e al referendum tra Monarchia e Repubblica; la situazione amministrativa vive tra mille difficoltà di carattere organizzativo ma soprattutto finanziario in quanto le condizioni del bilancio non permettono di iniziare a realizzare un programma adeguato di ricostruzione
I lavori da fare sono tanti e i nuovi amministratori, eletti in nome della parola d'ordine "Il popolo al Comune, il Comune al popolo", devono intervenire a largo raggio per andare incontro alle urgenze dei cittadini correggesi. Date le cose da fare e gli impedimenti che vi sono la Giunta divide il programma in 2 parti corrispondenti a due fasi successive: la prima parte consiste nel programma minimo cioè ciò che si cercherà di fare con le attuali leggi ed il sistema di bilancio in vigore; la seconda parte comprende, invece, il programma massimo cioè ciò che verrà attuato con le nuove leggi che la Costituente affiderà agli Enti locali.
Il programma minimo della Amministrazione comunale di Correggio si intende realizzarlo, durante la legislatura, con i mezzi ordinari di bilancio, con l'integrazione da parte dello Stato, i prestiti, con il concorso volontario dei cittadini. Esso si basa su cinque punti fondamentali:
1) Democratizzazione dei servizi comunali per togliere ogni residuo di dannosa burocrazia. Revisione e riforma del vecchio regolamento ed annessa pianta organica;
2) Riduzione delle spese superflue per incrementare quelle destinate alle attività di importanza capitale, quali la Sanità ed Igiene, l'Assistenza e la Beneficenza, etc.;
3) Municipalizzazione progressiva di tutti i servizi pubblici principali;
4) Attuazione graduale del piano delle opere pubbliche;
5) Aumento delle attuali entrate ordinarie mediante equa ed accurata applicazione dell'imposta di famiglia, in base ad imponibili accertati in relazione alla effetiva capacità contributiva delle varie categorie di abitanti e con le aliquote massime consentite nei confronti delle famiglie notoriamente abbienti. (1)
E' molto evidente l'intenzione degli amministratori di perseguire una mirata politica di ricostruzione che pur avendo come obiettivo il risanamento del bilancio non vuole assolutamente gravare sulle masse popolari ma colpire coloro che hanno redditi molto elevati
Quattro anni di intensa e gravosa attività sono davanti agli amministratori correggesi e tutto ciò in un clima politico e sociale caratterizzato da profonde divisioni ideologiche, da una convivenza civile che, pur tranquilla, risente delle differenti prospettive che ci si prefigura per il futuro. Questa situazione politica e sociale metterà a dura prova la tenuta dei comuni popolari dell'Emilia e la linea amministrativa che essi intendevano affermare in quanto saranno proprio essi l'obiettivo da colpire per delegittimare un progetto politico che voleva partire dal basso per trasformare la società italiana

2.a. I rapporti tra maggioranza e minoranza

L'esame delle deliberazioni adottate dal Consiglio Comunale di Correggio nel primo periodo successivo alle elezioni, rivela un positivo rapporto tra le componenti della maggioranza e della minoranza, si può dire che vi sia collaborazione e reciproca stima tra i vari consiglieri indipendentemente dalla fede politica di ognuno. La situazione esistente all'interno del palazzo comunale contraddice con ciò che si viveva nella società civile correggese dove prevalevano posizioni settarie e atteggiamenti estremisti soprattutto da parte dei comunisti che, per il ruolo svolto durante la lotta contro il fascismo e nella Resistenza, volevano accelerare i tempi della rivoluzione socialista del paese senza accettare compromessi con altre forze politiche, considerate nemiche. In ogni caso, lo scontro politico ed ideologico esistente tra le componenti della vita correggese non trova alcun riverbero nella attività della Amministrazione pubblica. Ne è un esempio il fatto che la maggior parte delle delibere sono approvate all'unanimità, che tutti i consiglieri dimostrano nei loro interventi in Consiglio comunale un'assoluta sensibilità sui problemi che gravano sulla città, che esiste l'intenzione di favorire la ricostruzione civile e morale della città e di superare a livello istituzionale proprio quelle divisioni ideologiche che creerebbero un solco incolmabile tra le parti
La dittatura fascista ed il dramma della guerra hanno fortemente segnato questa generazione di amministratori che ora si ritrova con la responsabilità di creare il nuovo, di gettare le basi per una vita sociale e civile libera e serena. Assicurare ai cittadini i bisogni più elementari, ridare fiducia nella attività amministrativa, portare la democrazia nel modo di essere delle persone, sono i grandi propositi che muovono l'impegno di chi deve dirigere la vita municipale anche se non esiste alcuna esperienza politica. Per queste alte motivazioni si nota, tra tutti i consiglieri, uno spirito civico superiore a qualsiasi ideologia. E' sufficiente ricordare le parole di Luigi Paterlini,democristiano, nel corso di un intervento in Consiglio comunale per rendersi conto del clima di rispetto e di responsabilità che vi era:

" Quando a nome della minoranza, io presi la parola
all'inizio dell'attività consiliare, dissi che,
ognuno di noi, senza distinzione di partito,
sedeva in questa sala per compiere un dovere
civico, senza ambizioni personali, desideroso
unicamente di cooperare al bene dei propri
concittadini; s'intende in un clima nuovo; che
vedeva una pacifica rivoluzione in atto, alla
quale nessuno di noi voleva opporsi, ma farla
camminare non da egoisti e da ciechi, bensì
trovandole il senso delle sue responsabilità e
dell'ordine futuro"(2)

Egli vuole rimarcare il comportamento della minoranza che partecipa alle sedute consiliari nel rispetto di un "dovere civico" che non nasconde alcuna contrapposizione pregiudiziale e che si svolge "lasciando da parte la critica acida e negativa, ma serbando, anche nella critica, spirito di comprensione; i verbali delle sedute del Consiglio fanno fede di questo nostro apporto, dignitoso, spassionato, leale, e ce lo avete più volte riconosciuto"(3)
Se tra maggioranza e minoranza vi è collaborazione e reciproco impegno nell'affrontare le problematiche del Comune, bisogna però rimarcare la netta diversità nella concezione del ruolo e delle funzioni che deve avere un'Amministrazione pubblica locale
Già Aldo Magnani, nella seduta di insediamento, era entrato nel merito della questione precisando che "alcuni vanno dicendo che una cosa è l'amministrazione ed un'altra è la politica, che dobbiamo occuparci di problemi amministrativi, di quelli politici ne parleremo. Non c'è amministrazione di organi pubblici dove non si svolga anche un'azione politica e non c'è azione politica che non si realizzi attraverso una attività amministrativa."(4)
Viene ribadito, sostanzialmente, il progetto di trasformazione della società che i
socialcomunisti intendono perseguire e che ha negli Enti locali il punto di partenza, il nucleo di base per una gestione dal basso che deve progressivamente estendersi su tutto il territorio nazionale. E' in questa luce che rientra il concetto per cui ogni decisione amministrativa implica una scelta di carattere politico e, Magnani, non lo nasconde di certo affermando che "quando noi decidiamo di un'imposta o di una tassa non sarà soltanto un atto amministrativo ma sarà un atto politico perchè si tratterà di decidere in qual modo questo tributo deve dividersi nelle diverse classi della società".(5) E' un'idea di Amministrazione locale totalmente diversa da quella democristiana che, invece, pensa al ruolo del Comune in senso puramente amministrativo nella cui attività le questioni politiche non devono mai entrare in quanto non competenza di un'istituzione che deve severamente mantenere la propria caratteristica locale e non perdersi in dibattiti politici generali che non hanno alcuna influenza sulla vita di una comunità
Più volte i consiglieri di minoranza, nei loro interventi, sottolineano la loro idea di amministrazione, legata ai problemi della città, a cui si partecipa in modo serio e propositivo, ma totalmente avulso dalle tematiche di carattere nazionale. Si capisce quindi che le posizioni dei due schieramenti politici consiliari sono assolutamente inconciliabili in quanto, da un lato, i comunisti volevano fare del Consiglio Comunale un organismo politico di chiara tendenza rivoluzionaria; d'altro lato, i democristiani, si chiudevano in una logica localistica che rischiava di far perdere la dimensione vera del ruolo di una Amministrazione pubblica nel contesto più generale
Il divario tra i poli era destinato ad allargarsi in quanto l'avanzare impetuoso della guerra fredda avrebbe reso più radicali gli atteggiamenti e impossibile qualsiasi tipo di convergenza sui problemi che la nuova realtà nazionale ed internazionale poneva, in modo drammatico, al centro della riflessione politica.
Tali divergenze, però, non hanno impedito a maggioranza e minoranza di lavorare insieme e di ritrovarsi unite sui problemi di Correggio tanto che ordini del giorno di grande rilievo, quali quelli relativi al bilancio, vengono approvati all'unanimità. Si nota, in tutti i consiglieri, un alto spessore morale e civile perchè le tensioni e le contrapposizioni esistenti tra comunisti e democristiani nella società civile, non vengono ufficialmente portate in Consiglio Comunale. Episodi di grande turbamento morale, civile e politico quali quello dell'assassinio di Don Pessina parroco di San Martino piccolo, non diventano oggetto di speculazione politica nel confronto consiliare come, invece, avviene sui giornali locali e nazionali. Lo stesso arresto di Nicolini, Sindaco di Correggio, avvenuto nel marzo del 1947, con l'accusa di concorso in quell'omicidio,non registra azioni strumentali di attacco all'amministrazione da parte del gruppo democristiano. Anzi, Luigi Paterlini davanti al Giudice istruttore e al Procuratore della Repubblica, in data 31 marzo 1947, interrogato a questo proposito, dichiarò:

" Sta di fatto che dopo il delitto Don Pessina ebbi occasione di essere interrogato dai carabinieri di Correggio e mi ebbi ad esprimere favorevolmente nei confronti del Nicolini perchè non avrei mai pensato che egli potesse aver ordito un fatto del genere"
(6)
Sono segnali di grande onestà umana e di maturità politica che sconfinano dal campo della lotta ideologica e partitica per evidenziare il legame morale esistente tra le persone che si erano formate durante la Resistenza, aldilà della loro appartenenza ad un diverso partito politico. Non è una forzatura vedere nel rapporto di reciproca stima tra Nicolini, comandante partigiano di piazza, comunista, e Luigi Paterlini, membro del Cln, segretario della DC di Correggio, l'esempio più alto di un clima di fiducia e di rispetto che, dall'impegno per la conquista della libertà, viene portato in Consiglio Comunale assieme alla volontà di lavorare per la ricostruzione di Correggio anche se l'ideologia politica e l'impostazione dei problemi era opposta. La riprova si ha in occasione delle manifestazioni verificatesi dopo l'attentato a Togliatti del 14 luglio 1948, fatto di estrema gravità che avrebbe potuto avere delle conseguenze molto pericolose per la giovane democrazia italiana
Anche a Correggio furono migliaia le persone che scesero in piazza a protestare nei giorni successivi all'attentato, creando momenti di grande tensione che sfociarono nel tentativo di assalto alla sede dell'ACLI e nelle violente minacce rivolte al Dott. Pio Bosi, dirigente dell'Ospedale San Sebastiano. Su richiesta della minoranza viene convocato per il 4 agosto un Consiglio Comunale che aveva all'ordine del giorno la "Tutela dell'ordine pubblico in caso di emergenza". La discussione consiliare si svolge in modo corretto, senza toni accesi o accuse reciproche a conferma di un rapporto tra maggioranza e minoranza che, comunque, anteponeva la volontà di costruire e collaborare per la rinascita della propra città anche se il modo di affrontare i problemi è molto diverso e fa emergere,ancora una volta, la distanza esistente tra i gruppi consiliari: da un lato, la minoranza si concentra sulla tutela dell'ordine pubblico, sui doveri e le responsabilità degli agenti del Comune, sulla necessità che siano puniti i colpevoli e che si condanni il risorto stile squadrista; d'altro lato, la maggioranza, deplora l'attentato a Togliatti, sottolinea il clima creatosi nel paese per poi biasimare gli atti di violenza verificatisi ed invita al rispetto della libertà. L'ordine del giorno approvato dalla maggioranza, infatti, ha una forte connotazione politica che i comunisti hanno sempre voluto evidenziare nella loro attività amministrativa:

"Il Consiglio comunale di Correggio, nella sua prima riunione dopo l'attentato al Capo dell'opposizione On. Palmiro Togliatti, attentato compiuto da un sicario fascista incoraggiato da una propaganda di odio e di diffamazione contro i Comunisti che si vorrebbero mettere al bando della vita nazionale
DEPLORA
il vile attentato e il clima che l'ha maturato, clima che non può che essere fatale al nostro paese, e mentre invoca l'instaurazione di una politica di pace e di concordia nazionale, biasima gli atti di violenza verificatisi nei giorni 14, 15 e 16 luglio, mentre tutto il popolo si stringeva intorno al Capo del proletariato italiano
Invita i Cittadini al rispetto della libertà e dà tutta la sua solidarietà alle vittime delle rappresaglie, per impedire il dilagare di un senso di terrore che minaccia le istituzioni democratiche repubblicane
All'On. Togliatti invia i più fervidi auguri del Consiglio e dei cittadini correggesi per una rapida guarigione e il suo ritorno alla vita politica.(7)

Il progressivo incessare della guerra fredda e dello scontro frontale tra i due blocchi non risparmierà negli anni successivi nemmeno il Consiglio Comunale di Correggio e quei rapporti interpersonali, prima che politici di cui si è detto, esistenti tra i consiglieri, saranno fortemente condizionati dall'ideologia e dalla battaglia politica nazionale

2.b. Tra Sindaci e prosindaci

La prima legislatura democratica del dopoguerra si contraddistingue, nella storia della pubblica amministrazione correggese, per il ricambio frequente che avviene alla carica di primo cittadino. Motivi professionali o giudiziari, personali o politici sono alla base del passaggio di incarico da Sindaco a Prosindaco che coinvolge ben cinque consiglieri: Arrigo Guerrieri, Germano Nicolini, Edgardo Ruozzi, Rodolfo Zanichelli ed Eugenio Incerti
Arrigo Guerrieri, già a capo dell'Amministrazione del CLN e poi riconfermato in seguito alle elezioni del 17 marzo del 1946, presenta le dimissioni il 20 dicembre dello stesso anno per motivi professionali come lui stesso comunica con una lettera indirizzata alla Giunta.(8)
La necessità di abbandonare l'impegno politico nel quale era stato coinvolto senza avere una adeguata preparazione e di riprendere il proprio lavoro di commercialista per mantenere anche in modo sicuro la propria famiglia, lo inducono a rinunciare all'incarico che verrà ratificato nel Consiglio Comunale del 28 dicembre 1946. Il suo apporto, comunque, non verrà a mancare perchè lo si ritrova impegnato nel Comune di Reggio per molto tempo ma nel suo campo specifico professionale senza ricoprire ruoli di carattere politico.
La sua sostituzione avvenuta nella seduta consiliare del 28 dicembre 1946 con la nomina a Sindaco di Germano Nicolini se da un lato andava nel segno della continuità, dall'altro rafforzava politicamente l'Amministrazione. L'immagine di Nicolini per i correggesi è quella di un valoroso comandante partigiano, politicamente preparato, onesto, sincero e di grande prestigio.Egli rappresenta il simbolo della Resistenza. Già il suo nome era circolato al momento della riconquista del Comune ma le sue alte responsabilità militari avevano sconsigliato la scelta in una fase particolarmente delicata per la ripresa della vita civile. La sua valente iniziativa in qualità di segretario dell'Anpi aveva contribuito, se ce ne fosse stato bisogno, ad aumentare il suo prestigio ed a renderlo "cittadino degno della migliore stima". Durante le riunioni ed i comizi emerge la consapevolezza che il successore di Guerrieri non poteva essere altro che il "Diavolo" e gli stessi democristiani manifestano pure atteggiamenti di simpatia "per un partigiano che nei giorni caldi dell'insurrezione e con le sue gesta eroiche ha veramente fatto onore alla Resistenza e al nostro Comune". Insomma, la situazione è matura per avere un partigiano combattente come Sindaco e se il "Diavolo" sembra essere la persona giusta per quel posto, non è però l'unica, in quanto durante il dibattito interno al PCI per la nomina del successore di Guerrieri, Nicolini si trova in ballottaggio con Aves Codeluppi (Lince), anch'egli comandante partigiano, dislocato nella montagna, molto conosciuto e stimato dalla Federazione provinciale comunista. Ma, alla fine, prevalgono le valutazioni sullo spessore culturale e politico di Nicolini che avrebbe garantito solidità e prestigio al Comune. Purtroppo, Nicolini non riesce a caratterizzare la sua Amministrazione perchè esercita la funzione di Sindaco solamente per pochi mesi, dal 28 dicembre 1946 al 25 marzo 1947, giorno in cui viene sospeso da Sindaco in conseguenza di un mandato di cattura emesso in data 22 marzo con l'accusa di concorso nell'omicidio di Don Pessina. Germano Nicolini era, comunque, già in carcere dal 13 marzo con l'accusa di essere il mandante di quell'omicidio. Inizia, da questo momento,l'odissea di Nicolini che insieme ad Antonio Prodi ed Ello Ferretti sarà vittima di "una delle più mostruose montature giudiziarie del dopoguerra, dove si condannò innocenti per un delitto mai commesso"(9)
Oggi, a distanza di cinquant'anni, la verità ha finalmente reso giustizia a queste persone ma rimane il tormento morale per coloro, vivi o morti come Don Pessina, che ancora non hanno avuto il riconoscimento civile in quanto vittime di uno scontro ideologico e politico di natura nazionale e mondiale che ha sicuramente bloccato il progresso democratico e civile dell'Italia ma anche di tutto il mondo.(10)
Le redini dell'Amministrazione vengono assegnate ad Edgardo Ruozzi che, in qualità di assessore anziano, viene chiamato a sostituire Nicolini ed a svolgere il ruolo di Prosindaco coadiuvato dai componenti della Giunta
Un anno preciso (da marzo '47 a marzo '48) rimane in carica Edgardo Ruozzi. Dirigente socialista di rilievo nel periodo prefascista era caduto in disgrazia, come già indicato, per motivi professionali per cui aveva perso parte della credibilità precedente (ultimo nelle preferenze alle elezioni amministrative). Egli, comunque, si dedica con impegno e decisione sulle questioni del Comune ed instaura un rapporto positivo con i comunisti. Notevole è la costanza con la quale si batte per la costruzione dell'acquedotto, iniziata il 6 dicembre 1947 e proseguita tra mille difficoltà burocratiche ed amministrative fino al 1951. La sua grande dedizione alla vita amministrativa e l'apprezzamento per il lavoro svolto che egli riesce a conquistare tra i cittadini correggesi non vengono confortati dalla sua vita personale, costellata, anche successivamente, da una serie di disgrazie professionali e familiari che ne hanno minato la salute fisica e psicologica. Il 23 marzo 1948, alle ore 20,15, Ruozzi pone fine alla sua disperazione gettandosi dalla tromba delle scale del Municipio. Intorno alla sua morte viene tentata una speculazione politica da parte di alcuni quotidiani, in prima fila nell'attacco ai "comuni rossi". Essi sostengono che gli autori dell'omicidio di Don Pessina sarebbero stati ricompensati con una cifra pari a £.1.500.000 sottratta dalle casse del Comune. A tale operazione si sarebbe opposto Ruozzi che sarebbe stato a sua volta ucciso. Vi è il tentativo di far rientrare tutto nella macchinazione contro Nicolini a cui il Comune risponde con una querela approvata durante il Consiglio comunale del 30 maggio 1948. La morte di Ruozzi, invece, deriva proprio dallo stato di sconforto e umiliazione provocato dalla sua precaria situazione personale che contraddiceva con la responsabilità pubblica che lui aveva quale primo cittadino di Correggio. La Giunta municipale in onore dell'uomo che "ha dato intensa attività con rettitudine esemplare, con rara abnegazione, con solerte sollecitudine, pel bene della popolazione", organizza funerali ufficiali per la giornata del 24 marzo 1948 a cui partecipa in massa la cittadinanza correggese. Il Consiglio comunale nella seduta del 3 aprile, a riconoscenza dell'impegno profuso da Ruozzi nell'attività amministrativa decide di dedicare alla sua memoria il nascente acquedotto comunale
La morte di Ruozzi promuove Rodolfo Zanichelli alla carica di Prosindaco e determina l'entrata in Giunta di Florindo Bigliardi che affianca, per la componente socialista, Eugenio Incerti, nuovo assessore anziano.(11)
Si apre così il primo periodo dell'era Zanichelli che durerà fino all'estate del 1950. Egli è una figura molto conosciuta e stimata a Correggio per i suoi trascorsi di militante socialista e poi comunista, come presidente del Comitato di Liberazione e per il ruolo di primo piano che riveste nel Partito Comunista di Correggio.(12)
Proviene da una famiglia semplice ed operaia che ne ha fatto una persona fin troppo modesta, tanto che esprime sempre delle riserve sulla propria capacità di amministrare; ma la sua umanità, la presenza costante e la volontà di risolvere i problemi della sua comunità ne faranno un amministratore capace e saggio. In questo primo periodo, Zanichelli si ritrova a gestire la fase politica seguente le elezioni del 18 aprile 1948 che modificano profondamente i rapporti tra i partiti politici così come si erano instaurati nel dopoguerra. Si apre un periodo di cruenta guerra ideologica , di assoluta mancanza di collaborazione , di scontri sociali e civili che limitano fortemente le possibilità di rinnovamento della società italiana.(13) In questo clima da guerra civile, reso ancor più cupo dalla spaccatura bipolare del mondo, non vengono certo risparmiate le comunità locali che si ritrovano anch'esse a fare i conti con lo scontro tra "comunismo e anticomunismo". A Correggio, infatti, si crea dal punto di vista democristiano, un forte sentimento anticomunista mentre, dal versante comunista una difesa acritica delle scelte compiute a livello di governo locale, per cui quello spirito di reciproca collaborazione dei primi anni del dopoguerra tenderà a svanire e a lasciare spazio alla contrapposizione ideologica. La situazione complessiva degli Enti locali subisce un peggioramento, in particolare quella dei comuni amministrati dai comunisti che diventano il bersaglio preferito da parte degli organi dello Stato. Prende avvio un controllo politico e amministrativo senza precedenti di cui lo stesso Zanichelli sarà vittima come responsabile dell'amministrazione.L'approvazione in Consiglio di un ordine del giorno per l'interdizione della bomba atomica e l'affissione di un manifesto pubblico (14), inducono la Prefettura di Reggio Emilia ad emanare un decreto di sospensione di Zanichelli dalle funzioni di Prosindaco con l'accusa che "questo comportamento costituisce una decisa volontà di violare la legge e denuncia altresì in lui uno spirito fazioso assolutamente incompatibile con i doveri e le responsabilità della carica e tale da rappresentare una permanente minaccia all'ordine pubblico".
La gravità del provvedimento ed il giudizio palesemente offensivo verso un uomo di cui tutti riconoscevano le qualità morali, provocano l'indignazione dei correggesi che, mediante manifestazioni pubbliche di solidarietà, chiedono la revoca della sospensione avvenuta anche senza attendere i necessari chiarimenti di merito del Sindaco che, tra l'altro, si trova in viaggio di nozze e rimane esterefatto da una decisione così grave quanto affrettata.(15)
La prefettura non modificherà la sua decisione e Zanichelli dovrà attendere le elezioni del 1951 per ricoprire di nuovo ed in modo effettivo la carica di Sindaco; nel frattempo egli viene sostituito da Eugenio Incerti, suo stretto collaboratore ed assessore anziano del Consiglio. Nell'ultimo periodo della prima legislatura vi è anche qualche cambiamento nella Giunta municipale in quanto Zanichelli svolge le funzioni di assessore e Gustavo Corradini sostituisce il dimissionario Serafino Fantuzzi

2.c. I Prefetti e gli organi di controllo

Valutare il ruolo esercitato dai Prefetti e dagli organi amministrativi di controllo è fondamentale per capire le condizioni in cui si muove un Ente locale nel corso della propria attività civica. Il giudizio sull'operato dei Prefetti nella nostra provincia deve essere distinto in due periodi: il primo riguarda l'immediato dopoguerra; il secondo corrisponde al progressivo deterioramento dell'unità nazionale. Il Prefetto della Liberazione è Vittorio Pellizzi che gestisce la situazione della provincia con uno spirito unitario e solidale, adotta provvedimenti significativi a favore della ripresa della vita democratica, favorisce l'assunzione di un ruolo decisivo da parte degli Enti locali nella elaborazione dei programmi di ricostruzione. Egli rimane in carica fino al 1° marzo 1946 e da quel momento in poi si assiste ad un atteggiamento degli organi statali meno solidale, molto burocratico, legato ad una concezione centralistica ed assoluta dello Stato che tendeva a negare qualsiasi principio di autonomia locale. Prende avvio in questo periodo il progressivo ritorno ai massimi livelli dei burocrati statali che erano in auge durante il periodo fascista con il preciso compito di dare una sterzata centralistica ed autoritaria al loro rapporto con gli Enti locali. Essi, infatti, svolgono una funzione tesa a limitare il più possibile l'autonomia comunale, intervenendo con giudizi di merito non solo giuridico ma anche politico. Questo atteggiamento, valido per la gran parte dei comuni italiani, è ancor più accentuato per le Amministrazioni socialcomuniste sottoposte, in modo particolare dopo la rottura dei governi di unità nazionale, ad un'azione di controllo non solo puntigliosa ma tesa a ritardare o addirittura bloccare interventi significativi sul territorio. Questi organi statali che avevano nella G.P.A. (Giunta Provinciale Amministrativa) la loro massima espressione sul piano amministrativo, hanno esercitato un'azione ostile verso i comuni reggiani, trovando sempre cavilli di natura tecnica e finanziaria, rallentando le decisioni esecutive se non bloccando decisioni ritenute dai comuni molto importanti. Alla base di tutto ciò vi è un indirizzo politico preciso nato dalla nuova realtà governativa ma anche dalla mancata epurazione della burocrazia statale che nell'operazione di riciclaggio a cui si stava sottoponendo, rimane sempre anticomunista. Non a caso vi è un ricambio frequente nelle nomine dei Prefetti, perchè si vuole evitare che si leghino al territorio e non svolgano più quel ruolo censorio a cui sono demandati; agli stessi segretari comunali viene chiesto di svolgere nella loro attività quotidiana un'azione di vigilanza sul Comune e di riferire poi al Prefetto eventuali prese di posizione politica degli amministratori
Per il Comune di Correggio vi sono alcune situazioni emblematiche sul comportamento della GPA. L'inizio della costruzione dell'acquedotto comunale tra richiesta di chiarimenti, verifiche di legittimità, ritardi nell'approvazione di atti amministrativi viene posticipato di più di un anno. Si pensi che la procedura avviata all'indomani della Liberazione viene conclusa solamente alla fine del 1947. Il Consiglio comunale nella seduta del 30 luglio 1946 approva un o.d.g. di protesta per i ritardi a cui è sottoposta l'approvazione di quest'opera pubblica di vitale importanza messa al primo posto nel programma di ricostruzione; circa un anno dopo, in data 25 agosto 1947, il Prosindaco Ruozzi con una lettera al Prefetto accusa che vi sono "autorità con potere di fare o di non fare e siano sempre state disposte a non fare a non concedere e negare ogni collaborazione per un'opera tanto sentita".(16) La stessa realizzazione di un ricovero di mendicità, posta sempre come priorità nel programma del Comune, si trascina per tutta la legislatura tra scelte di ubicazione, controdeduzioni della GPA, ritardi nell'assegnazione di mutui statali impedendo così la sua concretizzazione
Altri esempi dell'atteggiamento ostile della GPA è possibile riscontrarlo dalla mancata autorizzazione all'apertura di una farmacia comunale che avrebbe permesso una migliore assistenza medica con un certo risparmio economico soprattutto nella somministrazione dei medicinali ai poveri ed agli indigenti; ai ritardi sulla formazione della pianta organica del personale del Comune con ripetute controdeduzioni sulle scelte degli amministratori; la riduzione continua di spese obbligatorie di bilancio quali indennità e rimborsi spese agli amministratori, di manutenzione, di mantenimento inabili al lavoro,etc. E si potrebbe continuare con tanti altri interventi restrittivi,sugli atti di Giunta e di Consiglio,compiuti dal Prefetto e dalla Giunta amministrativa che non hanno altro obiettivo che quello di limitare l'autonomia del Comune e di dare un segno politico alle scelte compiute. Essi mettono a nudo la forte contrapposizione esistente tra le forze politiche di governo, che applicano il centralismo statale inteso come garanzia di controllo delle scelte, e le forze di opposizione che, invece, rivendicano l'autonomia comunale come palestra di governo. Questa divaricazione ideologica convincerà sempre più i dirigenti nazionali e periferici delle sinistre a concepire i governi locali con un taglio marcatamente politico, alternativi ai principi che si perseguivano a livello centrale e modello di governo nazionale da costruire.

2.d. Il ruolo del Partito Comunista

Per comprendere bene lo sviluppo dell'attività amministrativa è importante conoscere il ruolo e l'organizzazione del Partito Comunista che ha una funzione-guida nel determinare le scelte dell'Amministrazione comunale di Correggio
La Direzione nazionale del PCI aveva puntato, fin dal 1944, alla ricostituzione delle Amministrazioni comunali da realizzarsi al più presto mediante elezioni perchè solo in questo modo si riteneva possibile "assicurare il contatto con le masse e la partecipazione cosciente del popolo alla soluzione di tutti i gravi problemi dell'ora".(17)
La ripresa della vita democratica e la presenza dei comunisti alla guida del Comune di Correggio mobilita i militanti e tutta l'organizzazione delle sezioni che si sentono direttamente coinvolti nelle scelte da compiere. Il Partito Comunista correggese è uscito dalla Resistenza, di cui è stato il vero protagonista, con una grande forza che si traduce in pratica, nel gran numero di iscritti che aumenta progressivamente e nella consistenza organizzativa delle proprie sezioni, del centro e delle frazioni.(18) Dopo la Conferenza organizzativa del 1946, infatti, vengono costituite dieci sezioni, suddivise a loro volta in cellule, su tutto il territorio comunale (9 nelle frazioni ed una in centro), permettendo al partito di sviluppare la propria influenza politica in modo capillare e di prestare attenzione a tutti i problemi del territorio. Accanto al lavoro svolto dalle sezioni territoriali vi è l'attività nelle "organizzazioni di massa", in particolare nel Fronte della Gioventù che rappresenta il fulcro dell'attività ricreativa e culturale correggese e coinvolge la stragrande maggioranza dei giovani che si radunano intorno al circolo culturale "E.Curiel", alla società sportiva "Pro Italia", al giornale "Avvenire". Il Fronte della Gioventù è diretto da un vero e proprio gruppo dirigente formato da: Mario Codeluppi, presidente; Otello Poli, segretario; Ugo Montanari, responsabile della propaganda; Mario Bartoli, responsabile dell'organizzazione; Leo Corradini, direttore dell'"Avvenire". In questi organismi i comunisti svolgono un'intensa attività organizzativa e di sensibilizzazione politica promuovendo l'impegno di tanti giovani. Vengono organizzati festival della gioventù democratica, varie iniziative di carattere ricreativo e sportivo che contribuiscono in modo determinante alla partecipazione ed alla sensibilizzazione politica dei giovani correggesi . L'impegno dei comunisti si sviluppa anche nel sindacato, nelle cooperative, tra i contadini, nel movimento femminile dando un segno preciso della presenza nel sociale e della capacità di coinvolgimento della gente intorno agli ideali da essi proposti. Accanto a questa attività vi è quella di carattere istituzionale in cui essi devono dimostrare di sapere applicare quegli ideali di trasformazione della società per i quali si era combattuto con grandi sacrifici di vite umane. Se durante la lotta armata e nei primi mesi dopo la liberazione lo sforzo maggiore dei comunisti è nel CLN, con la formazione dei Consigli comunali, in seguito alle elezioni, il decadimento del ruolo dei CLN come organi consultivi delle Giunte comunali provvisorie, l'attenzione è tutta rivolta al Comune ed alle decisioni che devono essere adottate. In questo impegno si sentono coinvolti non solo i consiglieri comunali ma tutti i militanti che operano nelle sezioni di partito e nelle organizzazioni di massa. In particolare la sezione del centro storico diventa il luogo di maggiore discussione politica e di potere decisionale dove spesso vengono definiti gli orientamenti da assumere in sede amministrativa. Nel lavoro della sezione è impegnato il Sindaco che è membro del Comitato direttivo, i consiglieri comunali del partito formano gruppi di lavoro nei vari settori di attività, frequenti sono gli incontri comuni con i socialisti. Non a caso prima di ogni Consiglio comunale vengono convocate riunioni di sezione, a cui partecipano anche i socialisti, per discutere i problemi più importanti che saranno trattati. Si comprende, quindi, quanto sia importante l'attività politica svolta nel partito perchè sulle questioni rilevanti diventa spesso l'ambito decisionale mentre la sede istituzionale serve per formalizzare quei provvedimenti. In questo modo si realizza la tanto auspicata direzione politica indicata dalla Conferenza nazionale di organizzazione del 1946 nella quale veniva sottolineato che " la mole ingente di compiti che stavano di fronte agli amministratori comunali esigeva che tutto il Partito si occupasse di essi, che i problemi dei comuni fossero preliminarmente discussi in sede politica e che l'esecuzione delle decisioni prese fosse controllata dagli organi politici dirigenti le varie istanze di partito"(19)
La gestione della politica amministrativa rimane, quindi, molto legata agli apparati dei partiti che rappresentano il riferimento principale per gli amministratori anche se ciò provoca, con il passare del tempo, una sensibile riduzione della partecipazione dei militanti alle decisioni dovuta pure al fatto che il clima creato dalla guerra fredda imponeva una presenza costante nei luoghi di lavoro e a livello civile per cui i comunisti erano sempre mobilitati sui problemi che proponeva la nuova situazione italiana. E' evidente che in questo modo si allenta il rapporto con la "base" sui temi ammnistrativi ed il legame con la cittadinanza nel suo complesso che porterà il partito, qualche anno dopo, a porsi tale problema in quanto ritenuto fondamentale per la creazione del consenso ma anche per la formazione di dirigenti amministrativi. Infatti, l'obiettivo dei comunisti è quello di estendere la partecipazione ai problemi della città in quanto il governo degli Enti Locali doveva rappresentare l'esempio per un modello completamente diverso di sviluppo economico e sociale. Non a caso si insiste sulla sua funzione eminentemente politica perchè si vuole contrapporre dal basso una gestione alternativa a quella del governo centrale
Una maggiore partecipazione democratica a livello amministrativo significava anche far confluire nei binari giusti l'inquietudine che serpeggiava nella maggior parte dei militanti comunisti che, dopo aver combattuto per una società rinnovata e socialista, si ritrovavano, soprattutto dopo la rottura dei governi di unità nazionale, di fronte ad una involuzione del quadro politico nazionale. Questa inquietudine che facilitava atteggiamenti estremisti e ribellistici rivolti verso il ritorno alla lotta armata non facilita di certo l'azione del PCI sia sul piano nazionale, dove stava cercando la legittimazione con la linea del "partito nuovo", sia sul piano locale dove aveva responsabilità di governo che lo mettevano alla prova sulle sue capacità di proporre un sistema politico valido e credibile
E proprio Correggio diventa il centro della speculazione politica avversaria con l'omicidio di Don Pessina, parroco di San Martino piccolo, e il coinvolgimento del Sindaco Nicolini accusato di essere il mandante, assieme ad Antonio Prodi ed Ello Ferretti come esecutori materiali del delitto. I giornali di destra, in particolare "Il Giornale dell'Emilia", scatenano una decisa campagna antipartigiana ed anticomunista per processare la Resistenza, l'immagine dell'Emilia ed abbattere il legame che i comunisti avevano creato con le masse popolari. Da questo momento il Partito comunista correggese tende a chiudersi a difesa degli attacchi che provengono in particolar modo dalla stampa, locale e nazionale, e non riesce a rispondere in modo adeguato alle accuse in quanto non coglie la necessità voler ricercare le ragioni politiche e sociali di quei fatti e di riaffermare la scelta democratica compiuta.
L'Amministrazione Comunale, seppur coinvolta in modo pesante per l'arresto del Sindaco, dagli atti ufficiali non sembra essere percorsa dal clima di tensione che si vive in città, anzi, probabilmente proprio per quell'alto senso civico di alto rispetto personale di cui si è parlato, vive in una specie di limbo politico, sembra condurre in modo apparentemente normale la propria politica pragmatica legata solo ed esclusivamente ai problemi della città
Se i comunisti dimostrano di essere in difficoltà a livello politico e civile non pare lo siano nell'attività municipale a conferma di un divario profondo esistente tra ciò che i cittadini sentivano sul piano della politica generale, influenzato sempre più dallo scontro tra comunisti e democristiani, dal clima di guerra fredda internazionale, e quanto si viveva all'interno dell'Ente locale dove prevale una serie di elementi , dalla conoscenza reciproca alla lealtà nei rapporti amministrativi, dal rispetto delle proprie idee anche se diverse alla volontà di perseguire insieme la ricostruzione della propria città, che permettono di non bloccare il programma di legislatura che si stava realizzando















1 - A.C.C., Seduta del Consiglio Comunale del 4 aprile 1946, in Delibere del Consiglio comunale dal 26 gennaio 1946 al 18 giugno 1949, cit

2 - Intervento di Luigi Paterlini durante la seduta del Consiglio comunale del 4 agosto 1948, in ibidem

3 - Ibidem

4 - Cfr. Consiglio comunale del 24 marzo 1946, in Delibere.., cit

5 - Ibidem

6 - Cfr., G. Nicolini, Nessuno vuole la verità, Ed. Dea Cagna, Reggio Emilia, 1993, p.188

7 - Cfr. Consiglio comunale del 4 agosto 1948, in Delibere.., cit

8 - Vedi, Lettera di dimissioni di Arrigo Guerrieri, in ACC. 1946, cat.1, cl.4, fasc.6

9 - Affermazione di Ello Ferretti in una testimonianza rilasciata all'autore

10 - Sul caso Nicolini-Don Pessina le pubblicazioni si sono molto arricchite negli ultimi tempi data la revisione del processo che ha sancito la definitiva assoluzione dell'ex Sindaco di Correggio, di Ello Ferretti e Antonio Prodi. Da ricordare la ricostruzione giudiziaria di Nicolini in, Nessuno vuole la verità, cit. e la raccolta di scritti di Ello Ferretti, Parole nel tempo, Ed. Dea Cagna, Reggio Emilia, 1997

11 - Vale la pena di ricordare che ufficialmente risulta Sindaco di Correggio ancora Germano Nicolini in quanto risulta sospeso dalle sue funzioni per cui chiunque assume la carica di primo cittadino risulta essere Prosindaco

12 - Per una conoscenza della figura di Zanichelli, vedi, Città di Correggio, Rodolfo Zanichelli, 1973, pubblicazione a cura della Amm.ne com.le in occasione del decimo anniversario della morte

13 - Per una visione generale si consiglia il saggio di Francesco Barbagallo, Dal '43 al '48. La formazione dell'Italia democratica, in Storia dell'Italia repubblicana, Einaudi editore, Torino, 1995

14 - Il testo dell'o.d.g. " Appello per l'interdizione della bomba atomica" approvato dalla maggioranza del Consiglio comunale nella seduta del 21 giugno 1950 è il seguente:
" Il Consiglio comunale riunito in seduta plenaria il giorno 21 giugno 1950 davanti all'immane tragedia che sconvolgerebbe l'umanità nell'eventuale impiego di armi atomiche, preoccupato per le orribili conseguenze di tale atto, fa proprio l'appello lanciato da Stoccolma da tutti i più eminenti rappresentanti mondiali della cultura, della scienza, della religione, della politica, dello sport, affinchè venga messa al bando tale arma immana e sia trattato come criminale di guerra, quel governo che pel primo adoperasse la bomba atomica contro qualsiasi paese. Auspichiamo che questo appello diventi patrimonio comune di tutti i cittadini per la salvezza della loro città, delle loro famiglie e del mondo"

La mozione viene approvata all'unanimità dei consiglieri rimasti in aula perchè quelli della minoranza al momento della votazione sono usciti dall'aula perchè in contrasto con alcuni concetti espressi nell'appello. Si decide anche di affiggere un manifesto pubblico nelle vie della città
Vedi, Consiglio comunale del 21 giugno 1950, in Delibere.., cit

15 - Cfr., Consiglio comunale del 3 novembre 1950, in Delibere.

16 - Vedi, Lettera al Prefetto del 25 agosto 1947, in ACC., cat.X, cl.5, fasc.1

17 - Dalla risoluzione della Direzione nazionale del PCI approvata il 6 novembre 1944, in "Due anni di lotta dei comunisti italiani", relazione sull'attività del PCI dal 5° al 6° Congresso, pag.141

18 - La consistenza del PCI di Correggio la si deduce dal progressivo aumento del numero degli iscritti dal 1945 al 1948:

- fine giugno 1945 iscritti 790
- fine anno 1945 " 1870
- fine anno 1946 " 2960
- fine anno 1947 " 3800
- fine anno 1948 " 4200
Negli anni successivi il numero degli iscritti aumenta gradualmente per arrivare nel 1952 a 4789 aderenti al Partito Comunista
In, Ciclostilato, a cura del PCI di Correggio, 1952

19 - Vedi, Due anni di lotta dei comunisti italiani, cit., p.150