| Odoardo Rombaldi |
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| La Comunità di Correggio | |
| Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979 |
Il privilegio di cittadinanza usciva dunque da Correggio ove vigeva da tempo. Consisteva esso nell'esenzione dal servizio militare e dalle fazioni rusticali; tanto bastava a staccare gli abitanti di città da quelli del distretto e a formare un ceto privilegiato, che cooptava i suoi membri in ragione della possidenza ed eleggeva la propria rappresentanza. Il Consiglio Generale degli Anziani di Correggio altro non era che la rappresentanza eletta di questo corpo privilegiato, cui incombevano tuttavia doveri anche onerosi.
1 decreti di cittadinanza erano concessi dalla Comunità col gradimento del Signore che su questa esercitava costante e generale controllo. Giova qui riprodurre la domanda rivolta in tal senso (1569, 25 giugno) che documenta l'ascesa del ceto inferiore e il suo ingresso nel corpo cittadino, di continuo rinnovato; il vuoto lasciato in campagna era coperto da nuovi immigrati:
"Leonardo Bellesia espone alle VV. SS. che, sapendo esercitare l'arte del murare et havendo Bartolomeo suo figliuolo d'anni dodici incirca, essendo desideroso di levarsi insieme con la sua famiglia dalla villa et accivilare suo figliuolo, ha comprato in Correggio una casa et ve habita et fa imparare lettere a detto suo figliuolo. Però supplica alle Ill.me SS.VV. che per loro grazia et favore se degnino de farli cittadini de la sua terra di Correggio con tutti quei privilegi ch'hanno e godono gli altri nativi cittadini di detta terra, levandogli da passare le rusticali gravezze et fattioni non ostante ch'essi siano nati et habitati in villa et habbino le lor terre sul dominio di VV.SS. aggravate da estimi rusticali, et questo di gratia speciale".
Connesso col privilegio di cittadinanza era l'obbligo di abitare in città, che, se nell'età del particolarismo feudale era servito a rendere più facile la vigilanza sui signori di campagna e più sicura l'obbedienza, nell'età dell'assolutismo era sentito come segno di distinzione, garanzia di sicurezza, mezzo per una vita più confortevole.
Che poi Siro largheggiasse nell'estendere tali concessioni a Campagnola e Fabbrico è un tratto distintivo del suo governo.
E' però significativo che Francesco d'Este confermasse alla Comunità i privilegi connessi con la cittadinanza, che gli eventi avevano limitato. Infatti, il capitolo X delle Grazie concesse dal Duca contiene questa precisa richiesta:
"Che non sia imposta nè adesso nè per l'avvenire gravezza o angaria di sorte alcuna così a cittadini come a contadini della città e stato tutto di Correggio, così di servizio di qualunque fortezza e presidi di soldati, cosi posti come da porsi anche per li utensili e alloggi, come per qualunque altra causa concernente alla stato di V.A. e anche questo di Correggio; e che non si possa levare soldati sudditi di questo Stato se non per eccezione di guerra guerreggiata dello stato di V.A., e insieme ordini siano restituiti o pagati gli utensili dati a mesi passati per servizio del Suo presidio di Correggio, come anche le case o affitti di esse.
"Si chiede il rispetto e anche che i suoi propri mezzadri in quel Principato non siano comandati di carreggi da fare a Brescello e altrove per servizio di condotte di fieni, grani e ogni altra cosa, come fanno li mezzadri dei cittadini, tanto più che questi hanno condotto grandissime quantità di grani, fieni, che si spettavano la condotta di questi ai mezzadri dell'A.V., come entrate raccolte sui beni di V.A." (1).
L'ultimo passo allude chiaramente ad oneri che, spettanti ai mezzadri del Principe, erano stati addossati ai mezzadri dei cittadini. Anche nel privilegio, dunque, vi erano due parti contrapposte, quella del principe e quella dei cittadini.
Il privilegio di cui ambo le parti godevano non le esimeva dai contributi imposti dall'autorità sovraordinata, l'Impero; le esigenze di guerra non pativano eccezioni, solo si trattava di ripartire ~ sacrifici in modo equo. L'alloggio delle truppe alemanne è l'evento sottinteso alla supplica rivolta dai cittadini al nuovo duca, e testè riprodotta.
Siro, processato, "conculcato da quelli di Guastalla ( ... ) che non pretermettono nè occasione nè tempo di esercitare il loro inveterato talento alla persona mia", aveva soccorso i sudditi col prestito contante di 30 mila scudi, "che è tutto quanto danaro mi trovavo ad havere" (2); questo non era bastato a sollevare il paese già devastato dalla peste, chè, dopo questa, i soldati si erano sparsi qua e là, occupando case, distruggendo e consumando le risorse, fino a portar la gente al limite della disperazione. Mentre il principe, accusato di avarizia, protestava la sua buona fede e la sua impotenza:
"Gran mortificazione la mia - così Siro ad Ottavio Bolognesi a Vienna - cha alla vergogna e ai patimenti d'esser ridotto qui (a San Martino) con la mia famiglia, in un miserabil tugurio, s'aggiunga questa maledetta credenza ch'io abbia i tesori in salvo" (3).
la Comunità, investita di ogni responsabilità, ricordava al Principe i suoi doveri e ricorreva all'Imperatore:
"La Comunità Generale di Correggio, viste le provvigioni delle parecchie miserie e maggiori rovine eminenti a questi sudditi e a tutto lo Stato con le contribuzioni che addossa il Principe nostro a tutti i sudditi mediante l'assistenza degli Alemanni, procurata da S.A. contro i debitori suoi, quali in effetti si riducono a carico ed aggravio di tutti i sudditi e dello Stato, avuta considerazione che S.A. resta debitore per le sue contribuzioni di maggior quantità di denaro e che il giusto ricerca che S.A. dovesse compensare alla Comunità da queste sue pretenzioni, tutto il popolo ricorre a S.M. per protezione e sollevazione delle presenti e future molestie in rispetto degli Alemanni" (4)
Gli Anziani erano afflitti non solo dagli aggravi per i soldati alemanni ma dal timore di esser coinvolti nel processo che Siro aveva con la Camera Imperiale; per esso precisavano di non esser tenuti ad alcuna spesa fatta o da farsi.
Il primo soggiorno delle truppe tedesche, previsto in 12 settimane, ne durò 21; il secondo altre 12, in complesso 8 mesi, dal 27 aprile al 25 dicembre, con una spesa di circa 200 mila scudi.
E non era finito:
-L'infelice città di Correggio, dopo d'aver patito 13 mesi d'alloggi, contribuzioni e aggravi vari dalla soldatesca alemanna, con spese e dispendi di circa 200 mila scudi, di nuovo vien costretta ad altre contribuzioni ed alloggi d'un altro reggimento e, per essere i sudditi tanto esauriti che ormai non hanno più danari nè sostanze da contribuire, teme li danni gravi nelli beni e nelle persone per le gravi minaccie vengono fatte dagli ufficiali che vogliono le contribuzioni che non si possono loro dare e ha piene le case di soldati che consumano il tutto- (5).
Mentre a Siro si rinfacciava di non contribuire alla tassa per gli Alemanni e gli si requisiva la carrozza, i cittadini furono colpiti da una grandine d'imposta: 85 scudi su ogni 100 d'entrata nel 1630, 59,2 su cento nel 1631, non contando i 30 mila dati da Siro, le robe e le sete tolte a credenza, i prestiti dei privati e i generi: bovi, carni, spelta; nel primo anno si assegnò un soldato su ogni 100 scudi d'entrata o un ducato per settimana per 21 settimane; nel secondo, lo stesso carico per 4 settimane.
Nel 1631 la Comunità giurava fedeltà all'Imperatore, ma l'affetto verso il proprio signore non veniva meno nei sudditi; in un manifesto a stampa il Consiglio Generale rivelava che il Commissario cesareo aveva considerato gran colpa che
"senza stimare il giuramento, non solo avessero obbedito a chi non dovevano in materia di giurisdizione, ma fatta resistenza, anzi repugnanza a riconoscere ed obbedire a Ministri Imperiali e in particolare a S. Signoria (il Commissario), non solo in privato ma in pubblici consigli o radunanze, mostrando così il loro poco affetto verso gli interessi di S.M." (6).
Al che il dottor Francesco Zuccardi rispose scagionando i cittadini e rovesciando ogni colpa su Siro, affermando che tutti erano devotissimi a Sua Maestà cesarea, e che i difetti loro imputati da detto Commissario erano stati cagionati
"dai Ministri Imperiali, che avevano permesso all'Eccellenza il Principe di Correggio lo stare nello Stato, derelitto d'ogni Governo Cesarco, per lo spazio di tre anni, nei quali detto Principe e con la presenza sua e con diffamare di giorno in giorno di dover essere sentenziato nello Stato, più col ministerio di gente armata, hora sotto pretesto di giustizia, hora di vendetta, affliggeva i sudditi, facendo estorsioni, permettendo oppressioni contro quelli che più havessero mostrato segno di non riconoscere S. Ex. come padrone, come ne rendono testimonianza tanti cittadini distrutti e insidiati nella vita per haver tenuto le parti di Sua Maestà, le quali apprensioni sono note a tutta Italia; (...) altri hanno perso la vita oltre le sostanze, prede tutti atterriti dalli esempi si sono indotti ad obbedire a detto Principe" (7).
Quest'accusa può simboleggiare il distacco dei sudditi dal loro Principe, ma non di tutti, come si vedrà.
All'inizio del novembre 1635 Francesco I prendeva possesso di Correggio e confermava ai cittadini i ricordati privilegi. Ma si trattò di riconoscimento formale; di fatto i cittadini ed i mezzadri continueranno per molti anni a pagare i debiti contratti per i soldati alemanni e gli aggravi imposti dalle guerre in cui il Duca fu coinvolto.
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