Odoardo Rombaldi
La proprieta' signorile: Il Fenile di Fabbrico e Corte Testa
Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979

Vediamo ora le grandi aziende situate in genere in aree meno popolate, da Fabbrico alla Parmegiana, in zona di confine con Mantova, Novellara e Rolo; qui le questioni di confine si intrecciano con quelle delle acque; un'alterazione portata dai Gonzaga o dai Sessi provoca la reazione degli altri: se questi fanno una chiusa sulla Parmegiana per un loro molino, allagano le terre dei da Correggio - 1460 ca.; coi Gonzaga di Novellara le vertenze riguardano i confini di Campagnola, i cavi di Bondeno, Sissa ecc. in termini, oggi, di difficile riconoscimento. Anche in questa zona si mettono a coltura terre nuove, a le Mote, a li Dossi, a Cà Salvatica; Manfredo da Correggio dava in affitto per 4 anni un podere a Reatino, con obbligo di abbattere 2 b. di bosco, ripulirne 4, recintare una chiusura di b. 8 e piantare alberi e viti - 1469 (1).
Vaste estensioni di terre aveva Niccolò da Correggio a Fabbrico: poderi e un fiorente allevamento di bestiame, 2 poderi al Castellazzo, molini etc. - 1479 (2) . Nel 1495 egli dà in affitto alcuni poderi a Fabbrico per 9 anni a Bernardino Barbanti, con l'obbligo di bonificare, di piantarvi 1000 tra pioppi e salici, segare 8 b. di prato, di dare 400 staia di spelta, 30 pesi di lino, un temporale per ogni podere, 12 opere e 5 carreggi, 2 ducati a Natale, Pasqua e S. Pietro, dando facoltà di mutar mezzadri, nominare un camparo e decidere le contese, libertà di esportare i prodotti; per i canali di bonifica ci si avvaleva di opere avventizie (3) . Nella grande affittanza coesistono elementi innovativi, resi possibili dai cospicui investimenti, con altri conservativi, feudali; la mezzadria persiste ma subordinata al grande affitto; il conduttore ha potere disciplinare sui sottoposti. Questi caratteri sono confermati da altri contratti.
L'anno dopo, Niccolò da Correggio affitta allo stesso Barbanti il Fenile di Fabbrico, per 5 anni, a L. 350 annuali a San Michele, Natale e Carnevale; il conduttore alleverà fino a 26 vacche, disponendo del foraggio fornito dai prati bonificati, e di un vaccaro - 1496 (4); si coglie qui uno dei risultati più importanti della bonifica allora in corso in questa zona, il passaggio dal pascolo brado alla stabulazione in cascina. Alla scadenza, il Barbanti rinnova il contratto per altri 9 anni solo per 5 poderi (canone L. 2.400 annue) e per il Fenile delle Motte (canone L. 800); darà inoltre 1000 staia di spelta, chiuderà 10 b. di terra per ogni podere, assumendosi l'onere di segare le piante; s'impegna a tener fornito di strame il fienile delle scuderie del Signore, da cui riceverà il letame, a provvedere di fieno le pecore come per il passato, ad allevare tutte le cavalle, spartendo il frutto di queste e di quanto raccoglierà in più -1503 (5) . Dal 1495 al 1504 l'allevamento prende il sopravvento sull'agricoltura e dà al contratto un carattere tutto particolare.
Morto Galeazzo, figlio di Niccolò, questo complesso passò al ramo di Giberto e, morto costui, a Veronica Gambara da Correggio. La quale, nel 1524, concedeva in affitto a Cesare dell'Abaco e Gian Niccolò Dallino, per 7 anni, 2500 biolche tra campagna, prati, terre chiuse ed argini, con il bestiame, al prezzo medio di L. 3.5 l'anno per biolca. I conduttori trattenevano 1/3 del canone (637 scudi, 20 soldi e 8 denari) fino al termine dei contratto senza interesse, come capitale di esercizio; il canone era pagato in tre rate, a Natale, in Aprile e in Luglio (S. Giacomo); era consentito rompere 60 b. di prato, per destinarle a seminati e, in ogni podere, ristoppiare 8 b.; seminare 15 b. di marzatelli, comprare e vendere bestiame, esportare i raccolti esenti dal dazio, sostituire i mezzadri, fabbricare laterizi per le fabbriche; i mezzadri dovevano 3 opere l'anno, tagliare ogni anno 10 b. di bosco, condurre la legna a Correggio; i conduttori dovevano prestare 300 scudi d'oro al S. Martino del 1525, da restituire in tante rate di 50 scudi, fornire 90 carri di paglia e strame (6).
A nord-ovest di Fabbrico, in zona valliva era corte Testa. Nel 1496 Antonio Zuccardi e Quirino da Todo prendevano in affitto per 7 anni Corte Testa, formata da 12 possessioni, dotate, ciascuna, di 100 biolche di terra lavorativa e 18 di prato; essi avevano facoltà di sostituire mezzadri e lavoratori, di sottoporli a campari e custodi e di decidere le accuse per danni prout fuerit condecens et honestum, di disporre degli edifici signorili di Fabbrico nell'assenza dei padroni; ai lavori di maggior entità: canali, argini, riparazioni, provvedevano gli uomini di Fabbrico con due giornate l'anno; i conduttori potevano ristoppiare 4 b. per podere, avevano libertà di estrarre i prodotti; ai loro libri dei conti, regolarmente tenuti, si doveva dar piena fede (per il bestiame faceva fede il libretto del fattore); le liti si regolavano con ius sommario; si potevano tagliare canne nella valle di Fabbrico e venderle; dovevano piantare 1000 alberi con viti, segare 4 b. di prato e condurre il fieno alla Testa, pagare un canone di 4 mila lire (Natale e Agosto), dare 1000 fascine, 2 carri di strame e 3 di paglia, 25 pesi di lino, 6 carreggi e 8 opere per podere, 100 libbre di cera lavorata, 12 temporali da carne, 25 paia di capponi - 1496 (7).
Nel 1518, Gian Francesco e Manfredo da Correggio affittavano a Gian Antonio Rossetti 8 possessioni della Testa con i prati, b. 927.35, a soldi 50 la b. Il contratto è strutturato come il precedente, variano le quantità: 400 le piante da inserire, ogni podere poteva seminare 15 b. di marzatelli e ristoppiarne 10, dando 10 opere e 5 carreggi, 3 carri di strame e 3 di paglia; i conduttori dovevano altresì 8 temporali, 2 porci da 17 pesi ciascuno, l'uva di un podere, 8 pesi di lino, 80 libbre di cera (8).
Nel 1531 il contratto era rinnovato, facendo obbligo ai conduttori di riparare case e rustici; il canone saliva a L. 4.2 la biolca; la superficie doveva essere misurata "come se le parti la vendessero"; erano 515 b. di terre lavorative, a prato e pascolo (9).


1 A.N.C. C. BOTTONI, n. 717
2 A.N.C. I. BALBI, b. 82 n. 506
3 A.N.C. D. GUZZONI, n. 184
4 A.N.C. D. GUZZONI, n. 15
5 A.N.C. D. GUZZONI, 1503, 9 gennaio, n. 183. "Item dà il prefato Signore a detto Bernardino, in socida , le sue cavalle, che al presente se ritrova havere in del Razo, excepto che li poledri maschi che lì sono al presente, li quali se reserva in sè lo predetto Signore, con questo che detto Bernardino sia obligato a tenerli le dette cavalle sino al tempo di instalarle a bene e male con le sue".
6 A.N.C. CARISI
7 A.N.C. C. BOTTONI, n. 239
8 A.N.C. C. BOTTONI, n. 455
9 A.N.C. C. BOTTONI, n. 97