| Odoardo Rombaldi |
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| Vico Bedollo , in salto Bonentia | |
| Correggio, città e principato, Banca Popolare di Modena, 1979 |
Per quanto riguarda l'organizzazione del territorio, la nostra attenzione va anzitutto rivolta a quel saltus Bonentia o Bonetia, ricordato da due carte dei secolo IX, che gli assegnano due vici: vico Betullo (806) e Vicolongo (841) (1). Poichè Betullo altro non è che Bedollo, frazione odierna di Fabbrico, e Vicolongo era nella Pieve S. Stefano, compresa tra il Secchia, la Tagliata, Rovereto, Novi, Fossoli e Carpi (2), saltus Bonetia, con Bedollo e Vicolongo, andava da Bedollo ad un tratto non definito del Secchia.
Col termine saltus (3) si indica ora un fundus, ora un'estensione anche maggiore; poichè del saltus Bonetia non è più ricordo dopo l'841, la sua esistenza va assegnata all'età anteriore; possiamo quindi attribuirgli i caratteri del saltus romano, cioè, di una terra incolta o boschiva, fertile tuttavia di pascoli e di legname. Altro carattere del saltus è l'autonomia dalla civitas,- il saltus Bonentia, per la sua condizione particolare, costituiva una circoscrizione topografica a sè stante e, immune da oneri municipali, aveva una lex propria, mercato, chiesa e tributi suoi.
Saltus Bonentia, coi suoi vici, coi suoi fundi o fundus esso stesso, doveva essere indipendente da Brixillum e da Regium Lepidi con cui confinava. La sua natura, pubblica o privata, doveva corrispondere alla particolare funzione che esso era chiamato a svolgere; la sua continuità dall'età romana a quella carolingia, attraverso i mutamenti del Regno longobardo, possiamo supporla pur non avendone le prove; ad una riesumazione dotta del saltus Bonentia, anche puramente onomastica, nel rinascimento carolino, non crediamo; anzi, riteniamo che la sua antica organizzazione si fosse conservata.
Se Reggio e Brescello, l'una sulla via Aemilia, l'altra sul Po, erano due stazioni importanti, e la seconda forse ancor più della prima, del traffico che si svolgeva per terra e per acqua, Saltus Bonetia doveva essere una zona appartata ma non priva di collegamenti con l'asse che univa Brescello con Tanneto e Luceria, ossia il Po con la via Aemilia e la Val d'Enza; una strada portava da Brescello a Bedollo e proseguiva in direzione est, incrociando la Modena-Mantova e la Modena-Ostiglia. Il Saltus Bonetia doveva comunicare anche col Po; posto al di fuori dell'area centuriata, e quindi non appoderato - o meglio esso stesso un unico fundus - si caratterizzava con un'economia prevalentemente silvopastorale, ma con un suo centro.
I rapporti con Brescello spiegano la diffusione del culto di S. Genesio, suo Vescovo, all'interno del Saltus, in cui sorgerà appunto una chiesa dedicata al Santo; è anzi probabile che il territorio del Saltus fosse parte della diocesi di Brescello, prima di quel 603 che segna la distruzione di Brescello e la fine della sua diocesi (4).
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