| Giuseppe Papagno |
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| Introduzione | |
| Correggio, identità e storia di una città |
Correggio: un luogo, degli uomini, delle attività, una città e un'identità, che definisce e ridefinisce l'insieme in continua evoluzione nella sua storia.
Stare nell'oggi con un lungo tempo alle spalle nell'inevitabile proiezione futura: ecco il problema di questa come di moltissime altre città italiane. Saper combinare in una identità sempre rinnovata tali dimensioni sta divenendo sempre più arduo per le piccole e medie città italiane dove, a fronte delle pressioni del presente, il passato storico stenta non poco a trovare collocazione, significato e valore attivi. E passato e presente, più che idee astratte, vanno visti anzitutto nei loro ingombri materiali, nell'esistere fisico, che occupa spazi ma veicola nel contempo valori e cultura.
Problema di sempre - si dirà - ma tanto più urgente quanto più gli spazi in cui via ci si inserisce mutano e quanto più le dinamiche del presente hanno ritmi intensi. Così Correggio è prima locus, contea e principato, infine parte del Ducato estense; oggi città non capoluogo dello Stato italiano e domani, forse, piccola città in Europa. Ad ogni salto, l'identità ha dovuto adattarsi in relazione al mutamento delle sue dimensioni con gli altri spazi. Dal 1711, con l'incorporazione estense, il processo è stato ed è di rimpicciolimento relativo. Diviene così vitale riconoscere e affermare la propria identità, pena vedersi ridotti non più a lungo ma a semplice "punto" in un orizzonte sottoposto alla dilagante forza di omogeneizzazione dei sistemi di massa produttivi e culturali.
Al pari di Correggio, molti "luoghi d'Italia" - com'è il titolo della collana inaugurata dal volume - rientrano in questo quadro. Ma di essi si ha una conoscenza assai spesso parziale e disarticolata. Così, ogni storia del nostro paese risulta smagliata, come se si librasse a un certo livello senza poter aderire al territorio. Ma è noto che, rispetto ad altre nazioni, la storia d'Italia è costituita per gran parte di quest'ultimo millennio soprattutto da storie di Città Comuni, Città Stato o Città Stato a dimensione regionale.
Di qui l'oscillazione della nostra storiografia, proiettata, da un lato, a individuare i "caratteri originali" dell'insieme per cogliere il profilo unitario del paese, e tentata, dall'altro, dal porre in evidenza le varietà seguendo le storie dei diversi spazi incardinati sulle città : L'una o l'altra tendenza portano sempre a una perdita: i caratteri locali, nel primo caso, la trama di fondo, nel secondo. La preferenza accordata ad una via ha corrisposto ai diversi bisogni emersi nel corso della storia d'Italia.
Dopo l'Unità agì la spinta a definire una specifica identità italiana, impedita nel suo manifestarsi da circostanze storiche. Ma nel contempo l'inserimento dei vari ex-stati italiani in un più vasto spazio portata, a livelli locali, alla stesura di storie che non disperdessero identità spesso secolari. Tale Giano storico ha investito anche il periodo della Repubblica, forse con una intensità via via maggiore sul lato del locale. Ne sono esempio sia le ristampe anastatiche di storie ottocentesche di città - come quelle curate dall'editore Forni di Bologna negli anni Sessanta e Settanta - che quelle pubblicate exnovo o oggi in cantiere, da Prato a Bergamo e così via.
Ancora una volta in gioco sembrano esservi le varie identità del paese. E, nuovamente, si oscilla tra due tendenze: cogliere della storia contemporanea quei caratteri dalle lunghe durate inerenti all'Italia e restituire a culture locali, incardinate su una storia territoriale matrice di materiali visibili coniugati a permanenze di valori, il proprio carattere.
In questo panorama un posto di rilievo va alla Storia d'Italia dell'editore Einaudi, che ebbe proprio qui a Correggio una presentazione memorabile e di cui "questa" storia è in qualche modo una ricaduta. Allora l'intento stava per riformulare la storia del paese combinando dinamiche globali e memoria storica locale con sentieri intrecciati. Accanto a tale innovazione di grande portata, sono sorti, non voluti, anche malintendimenti, specie sul modo di affrontare la storia locale.
Ne è scaturito un dibattito, anche aspro, sulle rispettive valenze di storia locale e globale, in qualche caso teso a delineare un'ideologia più che metodo e prospettive.
Qui si dirà solo che, in quanto "storie", entrambe rientrano senza caratteri di diversità nella storia. Distinzioni su dimensioni (piccolo/ grande) o complessità di istituzioni (città/stato), paiono più criteri arbitrari che non chiari sistemi di attribuizione.
t più utile forse - oggi soprattutto - rifarsi a visioni di sistemi e modelli. Storia locale sarebbe allora quella di sistemi circoscritti nello spazio e dotati di grande stabilità strutturale, inseriti nel tempo con ritmi abbastanza uniformi, esprimibili con un modello. Si può in questi casi parlare di un sistema come di un locus, ben definibile, stabile in linea tendenziale, con energie proiettate all'interno più che all'esterno, con forte controllo e autoregolazione, strutturato, infine, secondo ritmi interni con aderenza all'ambiente. La qualifica di locale comporta, quindi, la possibilità d'identificazione della loro "qualità" peculiare.
Mentre, al contrario, storia globale è storia delle instabilità, delle crisi del modello, che cerca di ritrovare nuove forme di compatibilità o con applicazioni di energia all'interno, per contenere i ritmi evasivi, o con liberazione di energie all'esterno per inglobare al suo interno altri sistemi, con la formazione di un sistema di sistemi.
Ogni storia di un qualsiasi locus è quindi locale e globale a seconda dei sistemi in atto. Ma la sua scrittura costituisce solo la base, non certo la risposta, per ridisegnare l'identità. Coglierla e tutelarla spetta sempre ai protagonisti di oggi e alla capacità di "vedere" questa storia scritta e poi di "saper vedere" quanto di essa appartenga ancora alla loro vita concreta. Individuare la propria identità significa, alla fine, fare veramente storia col saper combinare tempi e ritmi profondi, iscritti nelle cose con le proprie decisioni, anch'esse incisive sul mondo reale.
Compito, questo, che non sta allo storico di formazione culturale, ma a chiunque viva oggi in modo consapevole e attivo coniugando al suo tempo quelli passati.
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