Alessandro Di Loreto
Urbanistica e territorio dal dopoguerra ad oggi
Correggio, identitą e storia di una cittą

Il territorio di Correggio ha subito notevoli trasformazioni nei quaranta anni compresi tra il secondo dopoguerra e la metà degli anni ottanta. Si è trattato di trasformazioni che hanno coinvolto sia il tessuto urbano del capoluogo e dei centri frazionali che il paesaggio agrario.

A livello demografico si è poi assistito ad un forte processo di inurbamento dalla campagna alla città, pur nell'ambito di una sostanziale stabilità della popolazione residente nel comune.

All'inizio degli anni Cinquanta due terzi dei correggesi abitavano nelle frazioni ed un terzo nel capoluogo, mentre alla fine degli anni Settanta il rapporto si era rovesciato: due terzi nel capoluogo ed un terzo nelle frazioni. Pertanto, nel periodo considerato, il capoluogo ha raddoppiato la sua popolazione.

A livello produttivo, Correggio ha sviluppato una forte struttura artigianale operante in diversi settori, ed ha potenziato l'agricoltura e le attività di trasformazione ad essa collegate.

Questi fenomeni hanno garantito un elevato sviluppo delle condizioni socio-economiche dei cittadini correggesi, senza creare aree di povertà o situazioni di disagio sociale di particolare rilevanza, ma hanno anche prodotto un evidente impatto ambientale.

Per governare le trasformazioni territoriali e lo sviluppo socioeconomico della città, l'amministrazione comunale ha utilizzato gli strumenti della pianificazione urbanistica già a partire dagli inizi degli anni Cinquanta.

Sino all'entrata in vigore della Legge Urbanistica Nazionale n. 1150/42, Correggio era dotata di un Regolamento Edilizio del 1927. Il nuovo Regolamento Edilizio, con annesso Programma di Fabbricazione (P.d.F.), redatto dall'Ufficio Tecnico Comunale, fu adottato nel 1954 ed approvato dal Ministero dei Lavori Pubblici nel 1956.

In quel periodo Correggio era costituita dal nucleo storico, da un'edificazione degli inizi dei Novecento nelle aree esterne ai viali di circonvallazione e sulla direttrice Est di Viale Saltini. A Nord era collocato l'ospedale di San Sebastiano ed a Sud era in corso di dismissione la linea ferroviaria Reggio Emilia - Correggio - Carpi.

Il P.d.F. del 1954 si poneva l'obiettivo di zonizzare il territorio in rapporto alle tipologie edilizie ammissibili e alle categorie di uso del suolo (residenza, produttivo, zone miste); inoltre individuava alcuni interventi di nazionalizzazione della viabilità comunale tra cui una tangenziale ad Ovest del capoluogo a collegamento della via per Reggio con la via per Campagnola.

Questo primo P.d.F. non conteneva né analisi di morfologia urbana, né dati sul dimensionamento o sugli standards di piano.

Nel 1963, a seguito dell'entrata in vigore della legge n. 167/62 sui PEEP, l'amministrazione locale promuoveva l'elaborazione di un Piano per l'Edilizia Economica e Popolare, e contestualmente la revisione generale del Programma di Fabbricazione.

L'incarico di redazione di questi nuovi strumenti urbanistici veniva affidato alla Cooperativa Architetti ed Ingegneri di Reggio Emilia, in collaborazione con studi urbanistici di Modena e Milano.

Il PEEP del 1963, approvato nel 1965 con l'imposizione di una riduzione dei 30 % delle aree vincolate, compiva un'importante scelta urbanistica: localizzare i comprensori PEEP sulle aree strategiche e centrali per lo sviluppo della città, integrando residenza e servizi.

Globalmente, con tale strumento, l'Ente locale si riservava la gestione diretta di 370.000 metri quadrati dei capoluogo. Era quella la prima scelta di politica urbanistica in sintonia con tutte le principali amministrazioni comunali emiliane.

Inoltre il primo PEEP di Correggio si inseriva nell'ambito di un nuovo P.d.F., i cui obiettivi principali erano i seguenti:

- in tema di viabilità, nel 1963, veniva progettato l'asse attrezzato interno di Via dei Mille, utilizzando la vecchia sede ferroviaria del Consorzio Ferrovie Reggiane, veniva confermata la tangenziale Ovest il cui tracciato era impostato sul margine occidentale dei Centro urbano, molto prossimo al parco di Villa Taparelli; si ipotizzava un asse di attraversamento Nord-Sud proseguendo il tracciato di Via Modena - Via Don Minzoni, fino all'innesto con Via San Martino;

- in tema di assetto del centro storico si affermava il principio della conservazione e del restauro della struttura architettonica seicentesca, con la individuazione dei fabbricati vincolati, si proponeva la realizzazione di un sistema di portici a cornpletamento e/o ripristino di quelli esistenti per collegare pedonalmente il centro storico con la periferia: la proposta più "forte" consisteva nella ricostruzione di un percorso porticato sul lato Ovest di Corso Cavour;

- in tema di aree residenziali ed aree miste, oltre a recepire integralmente la zonizzazione PEEP, si introduceva lo strumento attuativo dei Piani di Lottizzazione per interventi su lotti superiori ai 2.000 metri quadrati.

Nella normativa del P.d.F. si andava inoltre ad una classificazione delle strade urbane in rapporto al volume del traffico ed al territorio servito.

Per quanto riguarda le scelte localizzative, con il P.d.F. 1963 si definiva il disegno urbano del quartiere Cantona nel settore Est della città, si confermava la localizzazione del Villaggio Artigianale a Sud della stazione ferroviaria, definendola area di tipo misto per fabbricati artigianali con annessa abitazione;

- in tema di zone industriali il P.d.F. ne localizzava due: una compresa tra Via Modena e il Cimitero urbano e l'altra su Via Carpi; - in tema di servizi si individuavano tre nuovi centri di quartiere per le zone di espansione del capoluogo comprendenti chiesa, scuola elementare, asilo e campo da gioco; si progettava l'insediamento di scuole medie e professionali in un'area prossima alla nuova stazione autolinee, prevista nell'area dell'ex cinema estivo (area Forti); si localizzavano sul lato Nord di Via Carletti i locali per l'amministrazione della giustizia, le nuove caserme dei carabinieri e della polizia, le carceri mandamentali; si individuava la zona sportiva ed il parco divertimenti nel settore Sud della città, oltre l'ex sede ferroviaria/asse di Via dei Mille; infine si localizzava il macello comunale e l'impianto di depurazione delle acque nell'area attualmente occupata dal campo di calcio Cantona.

Globalmente il P.d.F. 1963 e l'annesso PEEP, pur essendo carenti in tema di valutazione dei fabbisogni di aree residenziali e produttive, nonché dell'analisi delle dinamiche del centro storico e delle aree agricole, perseguivano razionalmente l'obiettivo di dare uno sviluppo equilibrato alla città di Correggio.

Nel 1967 gli atti ed elaborati relativi al Regolamento Edilizio con annesso P.d.F. vennero restituiti dal Provveditorato Opere Pubbliche di Bologna al Comune perché si procedesse ad una rielaborazione in accordo con le nuove disposizioni legislative in materia urbanistica; il PEEP invece era già stato approvato, con modifiche riduttive, da parte del Ministero dei Lavori Pubblici nel 1965.

Nel frattempo le previsioni di piano venivano attuate solo in parte. Si sviluppava l'espansione della città in direzione Est con la realizzazione del quartiere Cantona, si consolidava quella in direzione Sud con il Villaggio Artigianale e si realizzava il complesso delle scuole medie nell'attuale ubicazione. Rispetto alla viabilità veniva iniziata solo la costruzione di Viale dei Mille, mentre, nel Centro storico, non veniva attuato il programma di ricostruzione dei portici, realizzando invece alcuni interventi immobiliari discutibili, sia sotto l'aspetto urbanistico che architettonico. Infine i comprensori PEEP faticavano a decollare per difficoltà nell'esproprio delle aree.

Dopo un biennio di intensa attività di analisi e di studi in materia urbanistica, si giungeva nel 1970 all'adozione di un nuovo Pd.F., intesa come tappa intermedia nel processo di revisione generale degli strumenti urbanistici che negli anni successivi doveva portare alla elaborazione dei Piano Particolareggiato del Centro storico, alla rielaborazione dei PEEP, alla ristesura del Regolamento Edilizio, per approdare infine alla redazione dei primo Piano Regolatore Generale della città. Nel 1967-68 la legislazione urbanistica aveva fatto un fondamentale passo avanti in senso riformista.

Con la legge n. 765/67 e con due decreti dell'aprile 1968 venivano definiti in modo preciso i contenuti dei Piani Urbanistici Generali e attuativi:

- obbligo di intervento conservativo nelle zone storiche; - intervento edilizio diretto consentito solo nelle zone già edificate, a condizione che l'area sia dotata delle urbanizzazioni primarie (strade, fognature, reti tecnologiche, parcheggi)-, - intervento edilizio nelle aree di espansione effettuabile solo attraverso il Piano Particolareggiato con obbligo del soggetto attuatore di cedere alla pubblica amministrazione le aree per urbanizzazioni primarie e secondarie; - definizione di standardsurbanistici riguardanti le aree niinime per i servizi pubblici, le massime densità edilizie, le altezze massime e le distanze minime delle costruzioni dalle sedi stradali.

Nella relazione di presentazione del P.d.F. del 1970, l'allora Sindaco rag. Renzo Testi svolgeva una puntuale e dettagliata analisi della politica urbanistica nazionale e regionale di quegli anni e, in merito allo specifico di Correggio, affermava: "... da sempre ci si è battuti per la salvaguardia del centro storico non consentendo interventi speculativi che lacerassero il tessuto urbano e l'ambiente, operando anzi per il suo recupero (vedi una grande operazione quale la ristrutturazione di tutta la parte Nord nelle aree occupate nell'ex stabilimento Recordati). Il Comune non si è limitato a fare da spettatore all'iniziativa privata, ma ha posto in essere un importante intervento economico ed urbanistico quale il Villaggio Artigiano. Ha precorso la pianificazione comprensoriale allestendo una zona industriale che servisse da freno alla fuga delle industrie da Correggio a seguito delle agevolazioni concesse nelle aree depresse, e riportasse ordine nel territorio, distinguendo la residenza dall'industria, favorendo così anche il trasferimento dell'industria già insediata nel Centro urbano. Nel 1964 ha strappato dalla mano privata 370.000 metri quadrati di zone centrali già insediate per assegnarle all'edilizia economica e popolare, al tempo stesso per ristrutturare intere zone e quartieri, portando servizi che il privato non aveva fatto e non avrebbe mai fatto. Da questo panorama sono rimaste escluse le frazioni ed in effetti non vi è stata una vera e propria politica urbanistica, considerato anche il limitato incremento di abitazioni. Nelle campagne abbiamo però perseguito da tempo una disciplina, più attraverso il regolamento di igiene rurale che quello edilizio".

Per quanto riguarda gli obiettivi del nuovo P.d.F., la relazione del Sindaco Testi così proseguiva: " Il discorso di fondo per l'Emilia e per Correggio resta la questione agraria, la trasformazione delle campagne, il rapporto città-campagna. Ecco perché avviamo contemporaneamente il dibattito sui Piani Zonali Agricoli per prospettare le linee di sviluppo dell'agricoltura ed intorno a queste definire il ruolo delle frazioni, le loro dimensioni, il loro rapporto con il centro urbano. [ 1 Raddoppiare o triplicare le possibilità edificatone del territorio non fa che accrescere a dismisura la rendita fondiaria urbana e con essa la morsa che strangola il coordinato sviluppo della città. Ecco perché proponiamo la minima previsione di espansione della città. [ 1 Includere oggi larghi appezzamenti di terreno agricolo nel Piano significa automaticamente creare una rendita di posizione e larghi profitti parassitari a danno dei cittadini e della comunità".

Era un lucido programma di urbanistica riformista. Le caratteristiche fondamentali del Pd.F. 1970 si possono così sintetizzare:

- venivano individuati 7 quartieri di studio accorpando parti del Centro urbano a frazioni gravitanti sul centro stesso, e, in alcuni casi, unificando più nuclei frazionali. Tali quartieri erano disegnati tenendo conto del più razionale raggio di influenza dei servizi pubblici essenziali (in particolare le strutture per l'istruzione di base);

- la viabilità veniva studiata nell'ambito di una maglia regionale e comprendeva due assi principali perpendicolari tra loro: uno con direzione Nord-Sud (che parte dalla Cispadana, riprende il tracciato di Via Campagnola, corre tangenzialmente a Ovest di Correggio capoluogo e si inserisce sulla provinciale per Reggio) e uno in direzione Est~Ovest che collega Bagnolo a Correggio sul tracciato della ex ferrovia e prosegue a Est lambendo la parte meridionale del Cimitero Urbano fino a collegarsi al casello dell'Autobrennero.

A questi due assi principali si collegano altre quattro strade locali:
a) una ad ovest che collega Fabbrico, Campagnola, Canolo, Fosdondo, Massenzatico, ecc. in direzione Nord-Sud;
b) una ad Est che passa da S. Martino Piccolo a S. Martino in Rio fino alla Via Emilia sempre in direzione Nord-Sud;
c) una a Nord di Correggio che collega Carpi, il casello dell'Autostrada del Brennero, la zona industriale di Correggio e Canolo;
d) una a Sud di Correggio che collega il casello dell'Autostrada del Brennero di Campogalliano, San Martino in Rio, Prato e la zona industriale di Reggio Emilia.

Si trattava di un intervento sulla viabilità di notevole impatto territoriale, anche se prevedeva il riutilizzo e l'ampliamento, per quanto possibile, di strade rurali esistenti;

- in merito alle zone produttive veniva fatta la scelta di interrompere la promiscuità tra residenza e attività industriali-artigianali, caratteristiche degli insediamenti periferici del capoluogo (es. Villaggio Artigiarío). Questa operazione di risanamento era favorita dal fatto che l'amministrazione comunale aveva già predisposto una zona per sole attività produttive sulla SS. 468 per Carpi, nei pressi dei confine comunale. - in merito alle zone residenziali, si registrava la novità dell'analisi della consistenza territoriale delle frazioni; tale novità metodologica si traduceva nella localizzazione nelle principali frazioni di una certa quota di volumetrie residenziali per far fronte al normale processo di rinnovamento edilizio e per riassorbire le quote di popolazione che si spostavano dalle case sparse ai nuclei.

Per quanto riguarda le aree residenziali del capoluogo, il nuovo P.d.F. proponeva alcune varianti ai comprensori PEEP del 1963-65, in particolare si procedeva alla trasformazione del comprensorio B in zona per attrezzature scolastiche (area compresa tra Via Campagnola e Via Lazzaretto) e contestualmente si individuava un'area di espansione residenziale nell'area adiacente, compresa tra Via Campagnola e Via Mandriolo (il quartiere Giardini), da gestire con apposita convenzione. Anche il comprensorio F (compreso tra Via Don Minzoni e l'ex sede ferroviaria) veniva trasformato in zona per attrezzature di interesse collettivo.

Infine si riduceva drasticamente la previsione urbanistica di espansione residenziale PEEP (comprensorio E) nel settore Nord della città, rinunciando contestualmente a ristrutturare ed ampliare Via Astrologo. Per quanto riguarda la periferia insediata, si pianificava un'operazione di nazionalizzazione condotta con il criterio di reperire le aree necessarie alle attrezzature previste dal D.M. 2/4/1968 e di collegarle fra di loro con una serie di percorsi verdi esclusivamente pedonali e ciclabili che costituivano un'ossatura di servizi capace di dare un riassetto funzionale e morfologico al tessuto residenziale, di per sé carente sotto entrambi gli aspetti.

Le discussioni ed i dibattiti relativi al Programma di Fabbricazione del 1970 approdarono, tre anni dopo, all'adozione del primo Piano Regolatore Generale del Comune di Correggio.

Nel triennio compreso tra il 1970 ed il 1973, a livello di legislazione urbanistica, veniva approvata la legge sulla casa n. 865/71, importante strumento per coordinare gli interventi di edilizia residenziale pubblica mediante la definizione di norme per l'espropriazione di aree per attuare le previsioni urbanistiche dei PEEP e dei PIP.

In ambito locale il triennio 1970-1973 portò a maturazione le analisi e le ricerche relative sia alla tipologia edilizia del centro storico che alle caratteristiche geomorfologiche e idrogeologiche delle zone rurali.

Venne approfondito il tema della urbanizzazione e protezione dei suoli produttivi agricoli: nel territorio correggese uno dei problemi emergenti era infatti la protezione dei territorio agricolo dagli inquinamenti determinati dalla rete di bonifica e derivanti dalla localizzazione esistente e di progetto di allevamenti intensivi.

Nel definire una dettagliata normativa agricola ci si poneva l'obiettivo di prefigurare un assetto agricolo razionale che consentisse un uso corretto delle risorse finite, in primo luogo acqua e suolo. Sia il P.d.F. 1970 che il P.R.G. 1972 vennero elaborati dalla Cooperativa Architetti ed Ingegneri di Reggio Emilia, guidata dall'architetto 0. Piacentini, in collaborazione con l'architetto F. Sacchetti. Le scelte localizzative del primo P.R.G. furono le seguenti:

a) individuazione di aree residenziali per circa 100.000 metri quadrati nelle frazioni, per consentire la realizzazione di circa 700 nuovi alloggi in coerenza con gli indirizzi politici che avevano guidato alla redazione del P.R.G., orientati a frenare un progressivo accentramento nel capoluogo a scapito della consistenza e della vitalità dei centri minori. Lo strumento per attuare tali interventi residenziali fu la lottizzazione convenzionata, prendendo ad esempio l'esperienza condotta nel Centro urbano per la lottizzazione Giardini, convenzionata con la Cooperativa Muratori, ed in corso di realizzazione nei primi anni Settanta.

b) Per la residenza nel capoluogo il discorso di fondo era il rapporto tra intervento pubblico e intervento privato, precisando che la legge n. 865/71 dava diritto ai comuni di prevedere PEEP il 600/o dell'intero fabbisogno decennale. L'intenzione dell'Amministrazione Comunale era di massimizzare le aree PEEP, Contestualmente al P.R.G., nel luglio 1973, si procedeva alla redazione di un nuovo PEEP che modificava sostanzialmente le previsioni del PEEP 1963-65; i nuovi comparti individuati erano i seguenti: I- PEEP Vezzani, di estensione leggermente inferiore alla precedente zonizzazione;

2 - PEEP Veroni, confermato nella perimetrazione e nell'estensione,

3 - PEEP Espansione Sud, facente parte di un qualificante intervento esteso per circa 400.000 metri quadrati a Sud dell'esistente Villaggio Artigiano, interamente pilotato dall'Amministrazione pubblica; 4 - PEEP Prato, unico comparto PEEP nelle frazioni, attestato su Via Prato a fianco delle lottizzazioni convenzionate.

Nei programmi dell'Amministrazione comunale di quegli anni vi era anche la estensione del PEEP a parti del Centro storico per far fronte all'espulsione dei ceti meno abbienti dalle residenze centrali. Tale scelta non arrivò a concretizzarsi, anche a seguito della notevole difficoltà di procedere all'espropriazione di immobili estremamente parcellizzati e con elevata rendita di posizione.

c) In ambito produttivo, sia industriale-artigianale che agricolo, con il P.R.G. 1973 si inseriva Correggio nel contesto di una programmazione economica di scala comprensoriale e regionale. Occorre infatti ricordare che in quegli anni iniziavano la propria attività politico-amministrativa i Comprensori e le NT SIZE=1>

Regioni a statuto ordinario in attuazione, con grande ritardo, della norma costituzionale. Nell'analizzare criticamente l'esperienza dei Villaggio Artigianale, con il P.R.G. 1973 si perseguiva l'obiettivo di specializzare l'uso del territorio e pertanto si individuavano apposite aree ad uso industriale. La più importante è quella ad Est di Correggio, sulla SS. 468 per Catpi, denominata Villaggio Piccola e Media Industria. Con il P.R.G. 1973 si dimensionava il fabbisogno di aree produttive a partire dall'incremento presumibile degli addetti industriali, valutato in base allo sviluppo dell'occupazione nei settori primario e secondario e dalla domanda di aree risultante dai trasferimenti di aziende localizzate nel capoluogo, per le quali il Piano prevedeva un cambiamento di destinazione d'uso. Anche in ambito produttivo l'Amministrazione comunale sceglieva di intervenire direttamente nella politica di acquisizione, gestione e assegnazione a prezzi convenzionati, delle aree edificabili.

d) Infine nel settore produttivo agricolo veniva condotta un'approfondita analisi delle caratteristiche fisiche del territorio, da cui scaturì una normativa dettagliatarnente tesa alla protezione ambientale nel senso di pianificare gli insediamenti di allevamenti intensivi in determinate aree comunali (zone agricole speciali) e di organizzare il riutilizzo dei fabbricati agricoli, posto che risultassero essere sovrabbondanti per numero rispetto alla popolazione sparsa in continuo calo. Per quanto riguarda la zonizzazione del territorio agricolo il Piano individuava quattro zone: a) zone agricole normali, per interventi aziendali comprese cantine e caseifici di carattere aziendale associato; b) zone agricole di rispetto e protezione dell'abitato, per una profondità di circa 400 metri; c)zone agricole di difficile scolo, dove sono vietate nuove costruzioni, salvo la redazione di un piano di ristrutturazione agricola; d)zone agricole speciali, di cui sono individuati solo gli ambiti generali.
Tali zone dovranno essere servite da idonei impianti di depurazione. Con l'attuazione degli interventi attraverso il Piano Particolareggiato di iniziativa pubblica o Piano degli Insediamenti Produttivi, così da garantire il controllo (aree per la localizzazione degli allevamenti zootecnici di tipo intensivo/industriale e per strutture per la conservazione e la trasformazione di prodotti agricoli).

In merito alla viabilità, venivano apportate alcune varianti rispetto all'impostazione precedente:

- la tangenziale Ovest veniva allontanata dal Centro urbano ed impostata in parte parallelamente al Cavo Naviglio;
- la tangenziale Est veniva anch'essa notevolmente allontanata dal Centro urbano;
- la circonvallazione Nord, in una prima fase, doveva essere impostata sulla esistente Via Oratorio; nella successiva versione approvata, veniva interamente impostata su nuovo tracciato, più vicino al Centro urbano.

Per quanto riguarda la dotazione di standards di verde pubblico l'obiettivo del P.R.G. 1973 era di giungere a 60 metri quadrati per abitante, programmando l'acquisizione di circa 1.200.000 metri quadrati di aree. In quegli anni la dotazione di verde pubblico era di circa 6 metri quadrati per abitante.

Contestualmente all'adozione del P.R.G. 1973 si procedeva all'approvazione di 34 convenzioni con privati, anticipando di circa dieci anni la fase dell'urbanistica contrattata".

Le risultanze dell'intera operazione "convenzioni con privati" si possono così riassumere: nel Centro urbano venivano convertite in residenziali aree per circa 54.000 metri quadrati e per un totale di circa 216 alloggi. Contemporaneamente venivano cedute al Comune, gratuitamente, aree pubbliche per complessivi 30.264 metri quadrati e ricavati 36 milioni quali contributi per oneri di urbanizzazione primaria e secondaria. Nelle frazioni si ottenevano circa 30.000 metri quadrati di aree pubbliche cedute gratuitamente.

Il Piano Regolatore dei 1973 venne pubblicato e depositato così come prevedeva la legge urbanistica; a seguito di tale pubblicizzazione furono presentate circa 150 osservazioni a cui il Consiglio comunale controdedusse nel 1974. Infine il Piano venne approvato dalla Regione Emilia-Romagna nel 1975.

In quegli anni le previsioni del nuovo Piano Regolatore si attuavano con la creazione della Espansione Sud, imponente intervento urbanistico guidato dall'Amministrazione comunale, il cui disegno urbano non sempre risulta convincente, con il completamente del Villaggio Piccola e Media Industria, con la realizzazione del PEEP Vezzani e di alcuni interventi di saturazione edilizia in diversi settori della città, con l'attivazione di lottizzazioni residenziali nelle principali frazioni.

In tema di viabilità, le previsioni di Piano non vennero attuate, anche perché coinvolgevano enti di livello superiore; questo fatto fece risaltare la frattura tra due parti di città creata dall'asse di Via dei Mille (circonvallazione Sud).

Nel Centro storico gli interventi furono molto limitati; la ristrutturazione urbanistica dell'area ex Recordati con l'insediamento del supermercato Coop Nordemilia sarebbe iniziata nei primi anni Ottanta.

Pochi anni dopo, a seguito della entrata in vigore di alcune leggi fondamentali in materia urbanistica: la legge sul regime dei suoli (n. 10/77), la legge regionale "Tutela ed uso del territorio" (n. 47/78) e il piano decennale per la casa (n. 457/78), l'amministrazione comunale iniziava nuovamente il percorso di revisione degli strumenti urbanistici assegnando specifico incarico agli ingegneri Crocioni e Porrino di Bologna.

Nell'aprile 1980 veniva adottato il nuovo P.R.G. articolato in due fasi: la prima relativa alla pianificazione del territorio comunale, ad eccezione dei Centro storico, la seconda riguardante il Centro storico e aree limitrofe. Gli obiettivi generali di questo nuovo strumento urbanistico, impostati su una consistente analisi dello stato di fatto dei patrimonio edilizio, erano i seguenti:
- riqualificare i fenomeni in atto, ricucire le situazioni al loro interno, governare le riconversioni produttive;
- valutare le potenzialità del territorio nell'ambito di azioni di tutela e valorizzazione;
- uso coerente e razionale delle risorse territoriali ed agricole perseguendo un'elevata protezione ambientale;
- centralità del settore agricolo in una corretta pianificazione del territorio;
- riutilizzo e valorizzazione del patrimonio edilizio esistente.

A partire da questi obiettivi generali venne elaborato un Piano nel quale si riducevano in modo consistente le previsioni di nuovi assi viari e si articolavano normative particolareggiate per il Centro storico e le zone agricole.

Il Piano, tuttora vigente, è stato approvato dalla Regione nel 1982, dopo che l'amministrazione comunale aveva controdedotto ad oltre 120 osservazioni proposte da privati ed associazioni.

Nei quaranta anni considerati, la produzione di strumenti urbanistici a Correggio è stata notevole e serrato è stato il dibattito politico-culturale attorno ad essi.

Diversi problemi urbani, analizzati e messi a fuoco dal Piano dei 1970, hanno ancora oggi un'evidente attualità. Ciò dimostra da un lato la lucidità delle analisi precedenti e, dall'altro, la scarsa efficacia dei Piani, o quanto meno della loro concreta gestione, nel risolvere alcuni nodi critici.

Non si intende con ciò negare che lo sviluppo della città e del territorio di Correggio sia avvenuto in modo sostanzialmente razionale: tuttavia la pianificazione urbanistica ha, in genere, controllato e pilotato lo sviluppo più in termini di localizzazione e dimensionamento che di qualità dell'architettura.