Centro di documentazione ambientale
L'Area di riequilibrio ecologico di Budrio (Estratto dal progetto di consolidamento dell'A.R.E di Brudrio - 1997)
Mauro Chiesi

Premessa
COSA SONO LE A.R.E.
(Aree di Riequilibrio Ecologico)


La denominazione deriva dalla stessa legge regionale che le istituisce. Si tratta di zone del territorio, non necessariamente vaste, in cui si tende a ricreare le condizioni il più possibile vicine alla spontaneità della vita vegetale e animale in modo da garantire la più alta varietà biologica. Il loro compito è quello di favorire il riequilibrio della situazione complessiva che, soprattutto in pianura, è caratterizzato da un forte e generalizzato impoverimento della vitalità biologica.
Il loro valore non è dato dalla presenza di particolari emergenze naturalistiche, è sufficiente che interrompano la monotonia generata dallo sfruttamento intensivo delle campagne creando situazioni di diversità biologica ricoprendo l'importante ruolo di "serbatoi genetici", cioè luoghi dove possono vivere e riprodursi specie vegetali e animali che altrimenti, non trovando più nicchie ecologiche, rischierebbero l'estinzione.
Le A.R.E. nascono per iniziativa dei comuni e ai comuni stessi è affidata la gestione (che può essere anche"girata" ad associazioni di volontariato) . Sempre gli enti locali devono provvedere al formale riconoscimento attraverso gli strumenti urbanistici di livello comunale segnalandone la presenza agli enti di livello superiore.


1. INQUADRAMENTO TERRITORIALE

L'area in oggetto, è ubicata nel Comune di Correggio, dal cui centro urbano dista circa 3,5 Km, lungo la via Imbreto in località Budrio. Di conformazione rettangolare, con asse maggiore sviluppato in direzione nord-sud, confina a nord con via Imbreto e sui restanti tre lati con terreni agricoli a modesta o nulla copertura arborea. La porzione più occidentale dell'area, con una superficie approssimativa di Ha 06.05.41, riguarda l'invaso residuo della coltivazione di una cava a cielo aperto di argilla; viene individuata dalla cartografia C.T.R. come "Cava Imbreto" nella più ampia località Imbreto, posta immediatamente ad est del toponimo "America vecchia" (gli ultimi due toponimi sono riportati già dalla cartografia I.G.M. in scala 1:25.000).

1.1 Origine
Di non recente abbandono dall'uso estrattivo (15 anni ca.), la cava Imbreto veniva così descritta dall'atto di Comodato stipulato tra la proprietà e l'Associazione Italia Nostra (1983): ...ampio bacino semi paludoso, adibito ad occasionale discarica di rifiuti, situato in prossimità dell'abitato di Budrio... . La coltivazione della cava di argilla aveva originato, quindi, un bacino di forma regolare soggetto al riempimento di acque piovane e di falda in cui, causa l'abbandono e la relativa tranquillità del sito, si andava via via instaurando una ricca vegetazione spontanea. Attualmente l'invaso è colmo d'acqua sino a lambire, al suo massimo, il piano di campagna circostante. In gran parte di origine sorgiva, il lago presenta una profondità compresa tra 1 e 6/7,5 metri, essendosi oramai stabilizzati: apporti di falda- apporti meteorici - evaporazione. L'innalzamento del livello dell'acqua, ben oltre il culmine della costolatura centrale e lungo i bordi dell'invaso, ha causato la morte per asfissia dei salici che spontaneamente colonizzarono a seguito del suo abbandono. Conseguentemente si sono via via vistosamente ridotti nel tempo gli spazi a canneto che caratterizzano la porzione sud del lago (in questa posizione vi era una rampa di accesso dei macchinari e quindi il fronte di cava possiede una inclinazione assai inferiore agli altri tre lati). Il livello dell'acqua, quindi, si rivela come fattore determinante la differenziazione di più ambienti acquatici nell'Oasi.


2. CARATTERI NATURALISTICI DELL'OASI DI BUDRIO

Il bacino d'acqua, la ricca vegetazione spontanea che si è sviluppata all'interno dell'invaso di cava e gli interventi di riforestazione naturalistica operati, sono divenuti luogo di rifugio per numerose specie animali. Il patrimonio naturalistico dell'ex cava è ingigantito dal deserto biologico che caratterizza gran parte del territorio agricolo circostante: estese porzioni di territorio si presentano oggi quasi completamente prive di copertura arborea spontanea, con evidenti negative ripercussioni paesaggistiche, faunistiche ed ecologiche in senso più ampio. Attualmente il territorio comunale è sottoposto ad una conduzione agricola intensiva, con colture depauperanti la fertilità del suolo, quali la soia. Persino la modesta complessità ecologica delle "piantate" padane, in cui coesistevano attività umane e equilibrio faunistico in proporzioni già decisamente favorevoli solo ai primi, è oggi pressoché totalmente scomparsa dal territorio correggese. Di conseguenza le aree "naturali" residue appaiono quali relitti isolati, assumendo un ruolo ecologico e paesaggistico, oltreché culturale, di primaria importanza. Analizziamo nel dettaglio le informazioni disponibili circa lo stato ambientale dell'Oasi di Budrio che, con il nuovo progetto di intervento, si vorrebbero estendere e consolidare ai terreni in fase di acquisizione da parte del Comune di Correggio.

2.1 FLORA

2.1.1 COLONIZZAZIONE ERBACEA SPONTANEA
La cessazione dei lavori di escavazione in cave di argilla, extra-alveo, lascia sempre condizioni estremamente selettive per la ripresa della vegetazione trattandosi spesso di substrati argillosi compattati e privi di humus. Nel nostro caso la cava confina con un paesaggio agricolo fortemente antropizzato caratterizzato da ampi coltivi a monocoltura e ristrettissime aree marginali (argini dei fossi, bordi di strade) che costituiscono l'unico serbatoio genetico per le specie vegetali "spontanee".
Nelle zone scoperte (escavate) si è assistito in un primo tempo al popolamento da parte delle tipiche specie erbacee pioniere, tipiche dei suoli argillosi poverissimi: Tussilago farfara, Papaver rhoeas, Solanum nigra, Convolvulus arvensis, Veronica persicaria, Lotus corniculatus; dove il substrato era particolarmente umido attecchirono nei primi tempi: Polygonum hydropiper, Polygonum irsutum, Mentha aquatica, Stachys palustris, Phragmites communis, Tipha latifolia; nelle aree del piano campagna soggette a calpestio nel corso dei lavori: Plantago lanceolata e Plantago media, Poa annua e Poa trivialis, Trifolium repens, Capsella bursa-pastoris, Salvia pratensis, Taraxacum officinale, Rumex acetosa; unica essenza legnosa, apparsa quasi immediatamente nella fascia erbosa a ovest dell'invaso, nonostante il calpestio, è stata Ulmus campestris. A distanza di alcuni anni dall'abbandono della coltivazione la situazione di complessità della copertura vegetale si è sensibilmente modificata, nonostante si riscontri ancora una situazione di instabilità ecologica: si è ancora lontano da uno stato di equilibrio vegetativo (climax). E' particolarmente il lato ovest della cava, contraddistinto da vegetazione legnosa anche ad alto fusto (pioppo canadese, salice bianco, olmo), a presentare un abbozzo di 3 piani di vegetazione (arboreo, arbustivo, erbaceo). Il piano erbaceo, in molti punti, è oramai simile a quelli tipici di "sottobosco" presentando, tra l'altro, una buona copertura di sostanza organica (fogliame decomposto). Anche le zone scoperte, che da alcuni anni (8-10) non sono più soggette a sfalcio periodico, mostrano segni di evoluzione: sono quasi completamente scomparse le specie pioniere e si è assistito, in fasi successive, a fioriture generalizzate di Ranunculus arvensis e R. acris in un primo tempo, poi di Daucus carota frammista a Cirsium arvensis e a Pastinaca sativa. Ora siamo in presenza di un prato misto in cui predominano le graminacee: Lolium perenne e L. multiflorum, Dactylis glomerata, Cynodon dactylon, Poa annua, P. pratensis, P. trivialis, varie specie di Bromus con le presenze di Cichorium intybus, Lychnis flos-cuculi e alcune Leguminose quali Trifolium pratense, Vicia cracca e V. sativa. Nelle zone particolarmente umide è numerosa Eupatorium cannabium, Polygonum bistorta, Ranunculus ficaria, Bidens tripartita. In alcune zone sono evidenti le conseguenze delle discariche abusive, data la presenza di piante nitrofile quali: Urtica dioica, Rumex conglomeratus e Artemisia verlotorum, Convolvulus sepium. E' rilevante in tutto il lato nord della cava la presenza di Rubus fruticosus che a nord-ovest forma una barriera compatta predominante su ogni altro vegetale. Nel lato est, privo di alberi ed arbusti ed esposto ad intenso dilavamento a causa della elevata pendenza di rilascio della cava, l'evoluzione vegetativa è molto rallentata: qui è ancora avvertibile la fase di colonizzazione; qualche piccolo olmo arbustivo e piccole macchie di canneto segnalano le zone in cui il fronte di cava è franato, creando piccole aree a minore acclività e piccole porzioni di basso fondale.


2.1.2 COLONIZZAZIONE ARBUSTIVA E ARBOREA

1) INTERVENTI DI RIMBOSCHIMENTO OPERATI DAL VOLONTARIATO NEL PERIODO 1983/1990
Il lavoro svolto dal volontariato ha inizio nell'autunno 1983, con operazioni di varia natura:
- rimozione dei rifiuti andatisi accumulando, in notevoli quantità, nella parte dell'oasi prospiciente la strada Imbreto.
- movimenti terra: nell'area nord dell'invaso, nel corso degli anni, i numerosissimi transiti di mezzi pesanti causarono la estrema compattazione del terreno, rendendolo di fatto sterile ad ogni piantumazione. Oltre a ciò vi furono stoccate enormi quantità di materiale inerte (ghiaie, laterizi e macerie di provenienza edile), al fine di scongiurare l'affondamento degli stessi mezzi pesanti.
Fu quindi effettuato uno scasso del terreno con rimozione di parte del materiale inerte conseguentemente affiorato, un susseguente livellamento generale con creazione di un dosso nella porzione immediatamente antistante l'invaso (visibile in pianta, oggi invaso da rovo).
- piantumazioni: nel marzo 1984 furono acquistate 1.250 piantine dell'età di 2 anni, a radice nuda, suddivise numericamente per le seguenti specie: n. 300 carpino bianco, n. 250 biancospino, n. 200 nocciolo, n. 250 rosa selvatica, n. 250 acero campestre; furono inoltre acquistate 250 talee di Salice bianco e 18 piante di 5 anni a radice nuda, così suddivise per specie: n. 8 sorbo domestico, n. 3 farnia
n. 2 melo selvatico, n. 1 tiglio, n. 1 noce. Le piantine di 2 anni sono state messe a dimora in linea (a siepe) o a piccoli gruppi (vedi rilievo allegato).
- cure colturali: le piantine hanno beneficiato di una irrigazione di soccorso nei mesi di luglio e agosto di ogni anno, inoltre per quelle che più rischiavano di essere soffocate dal piano erbaceo si è provveduto ad uno sfalcio delle erbe circostanti e susseguente pacciamatura al piede della giovane pianta (intervento effettuato 2 volte all'anno).
A 14 anni dalle piantumazioni delle piante prima citate è possibile trarre un primo sommario bilancio dei risultati conseguiti; di seguito viene brevemente descritta la riuscita delle piantumazioni, suddivisa specie per specie:
- carpino bianco: ha subito nei primi 3 anni una evidente "crisi da trapianto", con difficoltà di sviluppo; successivamente si è notato un buon accrescimento; percentuale attecchimento 80% ;
- acero campestre: ha avuto uno sviluppo lento ma costante; percentuale di attecchimento 75%;
- biancospino: appare senza dubbio la specie più sviluppata (alcuni esemplari raggiungono i 450 cm di altezza), in particolare modo gli individui piantati in zone scoperte e assolate; percentuale di attecchimento 80%;
- nocciolo: sviluppo lento e costante; percentuale di attecchimento 70%;
- rosa selvatica: è stata la specie che ha presentato i maggiori problemi di attecchimento, forse causati dai vistosi danni in cui si presentava l'apparato radicale a seguito del trasporto in loco; le poche piante sopravvissute sono oggi ben sviluppate; percentuale di attecchimento 40% ;
- salice bianco: le talee, che sono state impiantate su tutta la sponda est a 20 cm ca. dal pelo dell'acqua avevano, in un primo tempo, attecchito assai bene. A seguito delle abbondanti nevicate dell'inverno seguente (1985), tuttavia, l'originario livello dell'acqua si è innalzato di circa 80 cm e la totalità delle nuove piantine sono morte per asfissia;
- sorbo domestico: di lentissimo accrescimento; tutte le piantine hanno attecchito, anche quelle poste nelle porzioni di terreno maggiormente intrise d'acqua (angolo nord-est), percentuale di attecchimento 100%;
- farnia: la specie ha avuto grosse difficoltà di attecchimento poiché, evidentemente, poste in zona inadatta (nel corso dello scavo delle buche di impianto, a 20-30 dal livello del suolo, si scoprì la falda), oggi ne sopravvivono solo pochi esemplari nelle porzioni più asciutte, sviluppate oltre i 5/6m; percentuale di attecchimento 60%;
- melo selvatico: la specie ha mostrato difficoltà iniziali, causate anche da potenti attacchi di afidi. Le piante sembrano oggi in netta ripresa; percentuale di attecchimento 60%
Elemento di sicuro disturbo alle piantumazioni effettuate dal volontariato sono state le ricorrenti operazioni di pulizia della canaletta in cemento armato che scorre parallelamente al confine sud e ovest dell'oasi: oltre all'uso di trinciatrici meccaniche, da un po' di tempo è ricorrente l'appiccamento di fuoco al canneto: in assenza di controllo, il fuoco ha più volte potuto estendersi ben dentro al confine dell'oasi con notevolissimi danni non solo al canneto stesso ma anche a piante arbustive già sviluppate.

2) INTERVENTI DI RIMBOSCHIMENTO OPERATI DAL PROGETTO "RESTAURO AMBIENTALE OASI DI BUDRIO"- 1990/1992
Gli obiettivi primari del progetto "restauro ambientale Oasi di Budrio" perseguirono quindi il generale bisogno di ampliamento delle aree a connotazione naturale, al fine di preservare e ingrandire le potenzialità di riserva genetica per le specie di flora e fauna autoctone della pianura reggiana.
A tal fine appariva di primaria importanza la piantumazione, a scopo di delimitazione naturale di confine e, principalmente, a scopo di protezione dell'invaso con coperture vegetali sufficientemente fitte (siepi) e di composizione quanto più articolata possibile (compatibilmente con la reali possibilità di reperimento delle piantine in vivaio) da assumersi ad ecosistema complesso (indice di stabilità).
Ogni altra opera è infine finalizzata alla protezione fisica dell'Oasi (recinzione a "fondo chiuso") e alla sua fruizione guidata (formazione di barriere ad inserimento paesaggistico mitigato per la osservazione della fauna senza arrecare diretto disturbo sulla stessa).
A causa delle disponibilità di denaro del Comune di Correggio, per la realizzazione delle opere in progetto si e' proceduto alla realizzazione di due stralci operativi, nel 1990 e nel 1992.
Il primo stralcio ha riguardato la piantumazione della siepe lato ovest e parzialmente lato sud, con la messa a dimora nell'autunno 1990 di circa 1.100 piantine S2+T2 delle seguenti 15 specie, in associazione complessa: Acer campestre, Cornus sanguinea, Crataegus monogyna, Euonymus europaeus, Fraxinus excelsior, Populus alba, Quercus robur, Salix alba, Salix purpurea, Prunus spinosa, Salix viminalis, Salix vitellina, Alnus glutinosa, Rhamnus catharticus, Rosa canina.
Le piantine, hanno beneficiato di due turni di cure colturali, consistenti nello sfalcio delle erbe e la zappettatura delle zanelle di impianto. Nessun turno di irrigazione di attecchimento o di soccorso è stato operato, nemmeno da operatori volontari: ciò ha causato un mediocre attecchimento complessivo, pari circa al 55% delle piantine messe a dimora.
Col finanziamento del secondo stralcio esecutivo, nella primavera del '92, si è quindi provveduto a:
- recinzione completa dell'oasi;
- realizzazione di capanni per il bird-watching;
- decespugliamento di terreno invaso da rovi;
- risarcimento parziale delle piantumazioni del 1990;
- piantumazione finale, lato nord e sud;
- cure colturali a tutto l'impianto e turni di irrigazione.
Sono state messe dimora quindi 2.600 piantine S2+T2, procedendo all'assegnazione di lavori di irrigazione a tutto l'impianto di riforestazione naturalistica, da svolgersi con assiduità sino alla stagione vegetativa del '94. Queste operazioni si sono rivelate indispensabili al fine di ottenere un buon attecchimento, giunto, anche in contemporanee esperienze analoghe, ad oltre il 95%, con accrescimenti paragonabili alle migliori condizioni di piantonaio forestale.


2.2 ANALISI DELLE PRESENZE FAUNISTICHE

2.2.1 MAMMIFERI
Uno studio preliminare della teriocenosi presente nella cava Imbreto (insieme delle specie di Mammiferi) è stato effettuato nel corso della stagione estiva 1987 (S. Mattioli).
La limitatezza temporale e metodologica adottata (analisi delle borre di Rapaci, avvistamento diretto, analisi delle impronte) non ha permesso una fotografia esauriente dell'esistente ma, grazie ad alcune interessanti segnalazioni, ne ha individuato alcuni tratti significativi.
Le presenze di arvicola sotterranea di Savi (Pytimys savii), di topo selvatico (Apodemus sylvaticus) e di crocidura minore (Crocidura suaveolens) non possono essere indicatori particolari in quanto di ampia amplitudine ecologica (la crocidura è il toporagno meno esigente, l'arvicola è specie tipica dei campi coltivati e il topo selvatico è praticamente ubiquitario).
Assai interessante, al contrario, anche se non completamente rassicurante, appare il ritrovamento di un individuo (morto) di arvicola d'acqua (Arvicola terrestris) nei pressi della sponda nord dell'invaso. La presenza di questo piccolo mammifero dalle particolari esigenze ecologiche, infatti, può essere utilizzata come "indicatore ecologico" di ambienti umidi differenziati. Lo stesso ricercatore azzarda l'ipotesi, basandosi solamente su questo rinvenimento, che gli "ambienti umidi" dell'Oasi di via Imbreto abbiano raggiunto un sufficiente e maturo grado di sviluppo.
Nel tentativo di trarre conclusioni lo stesso autore avverte, però, che queste presenze debbono considerarsi tipiche specie pioniere, prime colonizzatrici di nuovi ed instabili ambienti e caratteristiche di una microteriofauna composta da specie ubiquitarie e generaliste in fase di differenziazione.
Le presenze del riccio, della talpa europea e della lepre nulla aggiungono al dato prima esposto, così come le presenze (supposte) del surmolotto e della donnola.
Una ripetizione di simili analisi, a scadenze quinquennali, ma con completezza di mezzi e di tempo a disposizione, è quantomeno auspicabile.

2.2.2 UCCELLI
Grazie ad appositi censimenti effettuati da volontari qualificati è disponibile un elenco assai preciso delle specie avicole osservate in questi ultimi anni: da questo si evince il numero elevato di specie che utilizzano l'oasi di via Imbreto come luogo di sosta e riposo, di nidificazione e di riproduzione.
Emerge tuttavia una ovvia carenza specifica di "limicoli", causata dalla limitata estensione di ambienti adatti alla loro particolare ecologia. Il progetto di estensione dell'oasi, al contrario, fa supporre la possibilità, tramite opportuni accorgimenti tecnici, di ampliamento delle zone ad habitat limicolo.
L'elenco avifaunistico, che in seguito dovrà essere opportunamente corredato da valutazioni quantitative, risulta essere il seguente:

- airone rosso
- allocco
- allodola
- alzavola
- averla piccola
- balestruccio
- balia nera
- ballerina b.
- basettino
- beccaccino
- beccamoschino
- canapino
- cannaiola
- cannarecciona
- cardellino
- cavaliere d'Italia
- cinciallegra
- civetta
- combattente
- cornacchia grigia
- cuculo
- cutrettola
- falco di palude
- folaga
- gabbiano comune
- gabbiano reale
- gallinella
- gazza
- germano reale
- luì piccolo
- martin pescatore
- marzaiola
- merlo
- mestolone
- mignattino piombato
- moretta tabaccata
- moriglione
- nitticora
- pavoncella
- pendolino
- pettirosso
- picchio rosso
- picchio verde
- piro piro culbianco
- pispola
- poiana
- rondine
- rondone
- saltimpalo
- scricciolo
- sgarza ciuffetto
- sgarzetta
- sterna
- storno
- svasso maggiore
- tarabusino
- tuffetto
- usignolo


2.3 VALUTAZIONE SINTETICA DELLO STATO AMBIENTALE E DELLE POTENZIALITÀ FLORO-FAUNISTICHE A SEGUITO DEGLI INTERVENTI SIN QUI OPERATI.

Come accennato, una volta operate le opere di piantumazione naturalistica dei lati scoperti da vegetazione, lo stato di diversità vegetazionale potenziale dell'Oasi di Budrio può dirsi soddisfacente. Tuttavia occorre ribadire che lo spessore vegetale che si è formato sul lato est è giocoforza assai sottile (0,5/3 m) a causa dell'esiguità dello spazio disponibile; ciò comporta anche una oggettiva difficoltà di accesso per le manutenzioni ed i controlli all'area.
L'area non è sottoposta a particolare disturbo antropico, ad eccezione dell'ingresso abusivo di alcuni pescatori che sicuramente ne ignorano gli effetti. Non risolto risulta ancora oggi il problema relativo al principale fattore-limite della colonizzazione dei limicoli: il livello dell'acqua. La conformazione dell'invaso, come predetto, poco o nulla offre in substrato utile per la colonizzazione e l'estensione di un ambiente a canneto. L'immediato intorno dell'Oasi non presenta i caratteri di un agro-ecosistema stabile e differenziato: le coltivazioni intensive si portano sino al limite dell'oasi, per lunghi tratti assolutamente prive di siepature, alberature od anche semplici prati stabili. I campi coltivati lungo i lati est e sud sono in condizione di scolare le acque in eccesso, e con esse i nutrienti chimici, proprio nell'invaso della ex-cava. Tutti questi fattori, fisici ed antropici, costituiscono importanti limitazioni alla colonizzazione spontanea ed allo sviluppo di più biocenosi complesse, ospiti dell'oasi: il presente progetto di intervento è quindi teso al consolidamento definitivo delle potenzialità di sviluppo naturalistico dell'A.R.E. nel suo complesso che, in breve tempo, potrà divenire uno dei poli naturalistici di maggiore importanza per il riequilibrio ambientale e paesaggistico del territorio correggese.


3. IL PROGETTO DI CONSOLIDAMENTO DELL'AREA DI RIEQUILIBRIO ECOLOGICO DI BUDRIO

3.1 FINALITÀ ED OBIETTIVI SPECIFICI DEL NUOVO INTERVENTO

Il progetto di intervento è teso al raggiungimento dei seguenti obiettivi specifici:

1. rinaturalizzazione della conformazione fisica di insieme dell'invaso;
2. regolazione del livello idrico ottimale, al fine della conservazione e del potenziale sviluppo degli ambienti umidi di margine esistenti;
3. incremento della diversificazione e complessità ambientale mediante la realizzazione di habitat a differente igrofilia (canneto, cariceto, arbusteto igrofilo di margine, aree boscate planiziali con radure a prato arido);(*)
4. consolidamento strutturale, mediante opere di ingegneria naturalistica, di alcune porzioni della scarpata est dell'invaso soggette a dissesto a causa dell'eccessivo angolo di rilascio di cava;
5. manutenzione dei rimboschimenti e delle strutture realizzate mediante gli interventi cofinanziati dalla Regione Emilia Romagna
6. ottimizzazione dell'offerta fruitiva didattico-naturalistica e strutture precarie conseguenti: il consolidamento dell'ARE di via Imbreto, stante il complesso sistema degli ambienti che si vogliono ricostituire, impone un completamento delle strutture didattiche (tabelle grafiche di riconoscimento delle specie, cartellini botanici, schede guida ecc.) e fruizionali (capanno per il bird-watching) presenti. Gli interventi proposti, è bene sottolineare, non assumono un carattere invadente e disarmonico con un ambiente che si vorrebbe al più elevato livello di naturalità possibile; per questo motivo si è ritenuto di dotare l'area solamente di poche e ed essenziali strutture adeguate ad un numero limitato di visitatori per gruppo (ad esempio una classe scolastica per giornata) e per visite brevi (ad esempio 2-3 ore per visita).


NOTE


(*)
a) canneto, da realizzarsi mediante movimenti terra e trapianti manuali, oltreché il successivo controllo della colonizzazione spontanea;

b) cariceto, da realizzarsi mediante movimenti terra e la definizione di un livello di troppo pieno dell'invaso, oltreché il successivo controllo della colonizzazione spontanea;

c) arbusteto igrofilo di margine e aree boscate planiziali, nell'intero comparto si è riscontrato l'instaurarsi di vegetazione spontanea a partire dalla colonizzazione delle scarpate di cava; immediatamente a ridosso degli invasi si è insediata una saliceta spontanea costituita da specie pioniere tra la cui prevalgono Salix Alba, Salix triandra, Salix purpurea, Ulmus carpinifolia.
Le piantumazioni previste, al fine di favorire l'insediamento di un Alno-Salicetum, verranno effettuate con:
- Alnus glutinosa (ontano nero)
- Cornus sanguinea (sanguinella)
- Crataegus monogyna (biancospino)
- Euonymus europaeus (fusaggine)
- Fraxinus excelsior (frassino maggiore)
- Fraxinus oxyphilia (frassino ossifillo)
- Frangula alnus (frangola)
- Populus nigra (pioppo nero)
- Prunus avium (ciliegio selvatico)
- Prunus spinosa (prugnolo)
- Quercus robur (farnia)
- Rhamnus catharticus (spino cervino)
- Salix alba (salice bianco)
- Salix purpurea (salice rosso)
- Salix triandra (salice da ceste)
- Salix viminalis (salice da vimini)
Questo tipo di bosco igrofilo è tipico degli ambienti umidi della pianura: scopo fondamentale dell'intervento di riforestazione è quello di fornire la base per la colonizzazione naturale dell'area.

La fascia boscata verrà realizzata seguendo i meccanismi di colonizzazione tipici degli arbusteti pionieri utilizzando un'associazione di specie planiziali il più possibile complessa in modo da accelerare i processi di selezione naturale al fine di costituire "fasi climax" riducendo il più possibile le influenze artificiali. Tutto ciò consentirà la realizzazione di un apparato floristico adeguato alle condizioni climatiche e pedologiche del luogo in quanto lo sviluppo delle varie fasi successive avverrà sotto la diretta influenza delle differenti condizioni ambientali e non attraverso l'intervento umano. In modo particolare viene progettata la costituzione del bosco planiziale nelle tre forme forestali:
1. Querco-Carpinetum boreoitalicum;
2. Salico-Populetum alba;
3. Alno-Fraxinetum angustifolia.
L'opera di riforestazione si otterrà attraverso l'utilizzo di piante arboree, alto arbustive ed arbusti delle seguenti specie :
Arboree
- Fraxinus excelsior (frassino maggiore)
- Populus alba (pioppo bianco)
- Populus nigra (pioppo nero)
- Quercus robur (farnia)
- Salix alba (salice bianco)
- Tilia cordata (tiglio selvatico)

Alto-arbustive
- Acer campestris (acero campestre)
- Alnus glutinosa (ontano nero)
- Carpinus betulus (carpino bianco)
- Fraxinus oxyphilia (frassino ossifillo)
- Malus silvestris (melo selvatico)
- Salix alba ssp. vitellina (salice giallo)
- Salix cinerea (salice grigio)
- Salix viminalis (salice da vimini)
- Ulmus campestris (olmo campestre)

Arbustive
- Corylus avellana (nocciolo)
- Cornus mas (corniolo)
- Cornus sanguinea (sanguinella)
- Crataegus monogyna (biancospino)
- Euonymus europaeus (fusaggine)
- Frangula alnus (frangola)
- Ligustrum vulgare (ligustro)
- Prunus spinosa (prugnolo)
- Rhamnus catharticus (spino cervino)
- Rosa canina (rosa canina)
- Salix purpurea (salice rosso)
- Sambucus nigra (sambuco nero)
- Sorbus aucuparia (sorbo degli uccellatori)

d) radure a prato arido, da realizzarsi mediante movimenti terra e la definizione di un livello di troppo pieno dell'invaso , oltreché il successivo controllo della colonizzazione spontanea