Terzo panno

Diremmo Venere e Marte l'elegante dama e il rilassato guerriero fissati in un tenero colloquio amoroso sul primo piano del terzo soggetto dei Giardini, se i cani, le pelli raccolte in una rete e il corno non qualificassero l'uomo come un cacciatore. La sua esatta identità è rivelata dalla lancia posata ai piedi: è Cefalo, appoggiato alle gambe di Procri. La loro serena unione, descritta nelle Metamorfosi (VII, 797-803), sarà di lì a poco distrutta: Procri morirà colpita per errore dalla lancia di Cefalo. Nulla traspare però nell'arazzo del luttuoso seguito: dietro la coppia si dispiega un vago giardino fiorito, con pergole, arcate, statue, corsi d'acqua, di cui si prendono cura due alacri giardiniere, mentre altre coppie si abbracciano tra la verzura.



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