Viller Masoni
La Biblioteca
Correggio - Cinque secoli di politica culturale

2. 1. 1. L'epoca Napoleonica: la Biblioteca resta legata al Collegio

Abbiamo visto come l'origine della Biblioteca pubblica a Correggio fu collegata all'istituzione del Collegio Ducale nel 1783.
Questo fatto condizionò fortemente la vita successiva della Biblioteca che per circa 80 anni ancora sarebbe rimasta lì collocata e strettamente legata alle sorti e agli sviluppi di questa importante istituzione scolastica, della quale sarà pertanto giocoforza seguire le fasi essenziali.
Ho anche sottolineato come questa origine vada collocata nell'ambito di quello sviluppo delle biblioteche pubbliche che nella seconda metà de1'700 fu particolarmente sensibile in molte parti d'Italia. Tale fenomeno infatti non riguardò solamente le città maggiori, ma anche quei centri minori 1 in cui vi erano sedi scolastiche importanti e nei quali sussisteva una certa vivacità culturale.
"L'onere di un regolare funzionamento e di un sia pur modesto incremento d'una biblioteca non venne più rifiutato come eccessivo e ingiustificabile [ ... ] si fece strada, insomma, la convinzione che la collettività non potesse disinteressarsi dei servizi di promozione culturale, scolastici o no, bensì fosse tenuta ad assicurare in un qualche modo la loro continuità ed efficienza". 2
Certo rimase dei tutto pacifico che la mansione di organizzazione bibliografica del sapere, come quella di impartire l'insegnamento ai giovani, continuasse ad essere affidata, quasi sempre, a Congregazioni religiose o comunque a sacerdoti. Lo status dell'ecclesiastico rimase, come nei secoli precedenti, quello dell'intellettuale che non esercita una professione liberamente lucrativa, come la medicina o l'avvocatura.
In questo particolare ambito si può dire che l'epoca napoleonica rappresentò, più che una rottura rivoluzionaria, un importante impulso alla ordinata prosecuzione dell'accelerazione precedente.
A Correggio, a conferma di ciò, la Municipalità venne nel 1798 invitata a redarre un inventario della Biblioteca,
"rilasciando però i libri interinamente ad uso de' Maestri sotto la responsabilità del Superiore del Collegio, per la custodia, conservazione e identità dì essi". 3 (fig. 15)
Sembra quindi di capire che le cose procedettero con una certa continuità; nonostante una generale insofferenza verso i nuovi 'tutori' da parte dei correggesi, che per tutto il periodo napoleonico non mostrarono particolare entusiasmo per le idee e i programmi del nuovo regime.
I problemi seri, semmai, cominciarono nell'aprile del 1810 quando, in conseguenza del Decreto di Compiegne che sopprimeva tutte le Congregazioni religiose, gli Scolopi dovettero andarsene da Correggio.
Il Collegio venne chiuso, anche se le scuole continuarono con altri maestri, e iniziò un lungo braccio di ferro fra la Comunità e il Governo sul destino del patrimonio degli Scolopi.
Le autorità locali, infatti, non erano assolutamente disposte ad accettare che esso entrasse a far parte del Regio Demanio, perciò iniziarono una lunga serie di interventi e pressioni affinché fossero riconosciuti i diritti del Comune sui beni dei soppressi Scolopi.
La disputa aveva una posta assai concreta e importante per Correggio, significava per la città potere o no continuare a contare su quei beni e quelle rendite che erano state assegnate Valla munificenza degli Estensi Sovrani al solo oggetto di supplire alle spese della pubblica istruzione sia per riconoscere i Maestri, sia per acquistare libri per la Biblioteca". 4
In altri termini significava poter mantenere o meno delle istituzioni educative ad alto livello che invece "sgraziati avvenimenti" avevano fortemente compromesso.
La vertenza fu infruttuosa e così per il 1811 la Comunità, non volendo comunque
rinunciare ad avere una scuola di istruzione superiore, fu costretta a definire un Piano provvisori . o per le Scuole Comunali di Correggio 5 che prevedeva un loro drastico ridimensionamento rispetto alla situazione precedente.
La Biblioteca però, pur a livelli minimi, venne salvaguardata, perché il medesimo Piano prevedeva che un Custode fosse incaricato, oltre che dei servizi di bidelleria presso la scuola, anche di pulire "il locale inserviente alla pubblica Biblioteca, e prestarsi al servizio della medesima nei giorni in cui sarà aperta".
La prova di un consolidarsi della Biblioteca l'abbiamo nel 1813. Sono di questo anno infatti documenti 6 che attestano diversi acquisti (un centinaio di volumi, soprattutto di argomento letterario e storico) effettuati dal Bibliotecario Don Antonio Gozzi, presso librai di Reggio e Modena perché a Correggio non ve ne erano.
Lo stesso Don Gozzi redasse un Inventario degli effetti propri del Comune esistenti nella Biblioteca 7 che comprendeva, fra l'altro, tredici sedie, due tavolini, sei leggii: sono i segni che qualcuno la frequentava. Chi? Probabilmente pochissimi: gli insegnanti e gli studenti delle scuole comunali, forse qualche studioso locale. Certo è che il prestito doveva essere una cosa assolutamente eccezionale se, un paio d'anni più tardi, gli stessi Maestri per poter asportare libri occorrenti per il loro lavoro avevano bisogno di un permesso speciale del Podestà che si premurava anche di precisare che tale prestito si effettuava "per li sopra nominati e non altrimenti". 8
Sempre nel 1813 si provvide a formare 'L'indice alfabetico della Biblioteca Comunale", 9 anche questo sintomo di un certo suo utilizzo.
In quegli stessi anni le autorità locali, che ancora cercavano di riottenere dal Demanio i beni degli Scolopi, 10 studiavano il modo di riaprire un vero e proprio Ginnasio Comunale.
A tal fine Giuseppe Ludovico Guzzoni, membro della Commissione di pubblica istruzione, fu incaricato dal Podestà di presentare "un piano organico di un Ginnasio" e anche "un regolamento disciplinare per questa Biblioteca Comunale".
Nella lunga relazione che il 31 agosto 1813 Guzzoni inviò per corrispondere all'incarico ricevuto si, legge che
"al Ginnasio è attaccata la Biblioteca e la Scuola di musica. A prima vista si sente subito la convenienza di questa misura. La Biblioteca contiene i mezzi atti sia a perfezionare gli scolari negli studi già fatti, sia ad estendere la sfera delle loro cognizioni".
Ancora una testimonianza, quindi, di come la Biblioteca fosse allora vista, e certamente non solo a Correggio, esclusivamente come supporto all'attività scolastica. Ma per assolvere a questo compito Guzzoni riteneva che essa avesse
"estremo bisogno di essere provveduta di un numero infinito di opere, di cui è mancante e che sono giornalmente richieste dai concorrenti, il cui genio e il cui bisogno non può soddisfarsi coll'arido studio e la lettura di moralisti [ ... ] di cui è per nostra disgrazia doviziosamente fornita".
Un ultimo aspetto che mi pare importante sottolineare è che egli prevedeva fra le spese necessarie per il mantenimento del Ginnasio anche
"L'onorario di £. 150 fissato al Bibliotecario perché non è facile trovare persona che voglia gratuitamente assumersi una grande responsabilità ed un servizio giornaliero e fastidioso". 11

2.1.2. Dalla restaurazione alla definitiva caduta degli Austro-Estensi: la Biblioteca cade progressivamente nell'oblio

La riapertura 12 del Ginnasio comunale fu finalmente ottenuta nel novembre 1815 con decreto di Francesco IV al quale le autorità comunali, fin dal suo ripristino nel 1814, si erano rivolte pressantemente. Tant'è che fra il 1815 e il 1816 il Comune riuscì anche a ottenere dal Demanio la restituzione dei beni già degli Scolopi.
Negli anni successivi il Ginnasio si sarebbe arricchito di nuovi insegnamenti fino ad arrivare alla tanto sospirata riapertura del Collegio, avvenuta con decreto ducale nel novembre 1819. 13
Un risultato indubbiamente importante per lo sviluppo culturale della città, pur all'interno di un'ottica ancora completamente elitaria. Non va infatti dimenticato che mentre si facevano tutti questi sforzi per ripristinare una qualificata istruzione superiore, quella elementare era ancora assai ristretta. Le classi di scuola elementare erano quasi tutte concentrate entro le mura a scapito della campagna; inoltre erano frequentate da una minoranza dei ragazzi in età per farlo: nel 1812, ad esempio, risulta che i ragazzi dai 6 ai 12 anni in tutto il Comune erano 234 e di essi solo 92 (il 39%) frequentavano la scuola elementare. 14
Nel 1815 e negli anni successivi la Biblioteca continuò a sussistere incrementata da alcuni acquisti effettuati dal nuovo bibliotecario Don Antonio Coli, 15 subentrato a Don Gozzi alla fine del 1813.
Nel gennaio 1818 la Commissione Comunale d'istruzione trasmise alla Comunità il Regolamento della Biblioteca Comunale per l'approvazione definitiva. 16 Si trattava di un importante documento articolato in 3 titoli (Disposizioni d'ordine, Disposizioni particolari, Doveri del Bibliotecario e dell'Inserviente) e in 23 punti. Alcuni elementi emergono con particolare evidenza. Innanzitutto la ristrettezza della apertura al pubblico: sei ore la settimana. In secondo luogo la rigidità delle norme sia per la consultazione che, ancor più, per il prestito.
L'art. 9, infatti, disponeva che
"è severamente proibita l'asportazione di alcun libro dalla Biblioteca se non per servizio dei Professori e Maestri del Ginnasio o di quelle persone che riportano a quest'oggetto un particolare permesso dei Podestà".
Inoltre il ricevente era obbligato a "presentare il libro ogni qual volta ne sia richiesto" (art. 10).
Il cambio, la vendita e l'acquisto di nuovi libri erano imprese di non poco conto: il Bibliotecario faceva le proposte, la Commissione comunale d'istruzione (che aveva la sorveglianza della Biblioteca) le inoltrava con le sue osservazioni e col suo voto alla Comunità, la quale decideva (art. 16).
Doveri del Bibliotecario erano: la presenza durante l'apertura al pubblico; la vigilanza sulla pulizia del locale, sulla perfetta collocazione dei libri e sulla chiusura di porta e finestre dopo le ore di lettura; il controllo che i lettori osservassero le disposizioni.
Come si vede non vi era nessun compito tecnico o, per così dire, professionale. Non si parlava di tenuta dei cataloghi né di assistenza ai lettori. Il Bibliotecario assomigliava di più al custode di un tempio che ad un operatore culturale.
Questo Regolamento venne contemporaneamente inserito nel Piano organico del Ginnasio Comunale di Correggio 17 (del quale costituì il titolo XIV) con una sola aggiunta, l'art. 69, che prevedeva un'ulteriore restrizione, che cioè si dessero "tutti i libri indistintamente alla riserva di quelli la cui lettura è riconosciuta pericolosa al costume".
All'interno del titolo XVI, Onorari e spese diverse, era poi inserito l'art. 100 che prevedeva che
"La somma di £. 700 è disposta per l'onorario del Bibliotecario in £. 150; per provvista di libri in servizio della Biblioteca in £. 400; per la manutenzione ordinaria de' mobili della medesima in £. 50; e per il soldo dell'Inserviente in £. 100".
E' questo un aspetto fondamentale nella storia della Biblioteca di Correggio (ma comune anche alla maggior parte della realtà bibliotecaria italiana) che ne segnerà negativamente lo sviluppo per più di un secolo ancora.
Alludo al Bibliotecario che, come si può notare, non veniva visto come figura professionale specifica, con competenze ben precise alle quali dedicarsi a tempo pieno e quindi da retribuirsi degnamente.
Si pensi, ad esempio, che se per il Bibliotecario erano previste £. 150, lo stipendio dei maestri andava da £. 250 a £. 700; quello che si avvicinava di più era semmai lo stipendio del bidello.
Ma la realtà fu poi assai peggiore dei propositi.
Infatti anche quei compensi rimasero spesso sulla carta e quella del Bibliotecario finì per restare una carica onorifica.
Lo testimonia una supplica che il canonico Antonio Cavazzuti Coli indirizzò nel 1840 al Podestà per "ottenere la giubilazione nella sua qualità di Maestro" alla quale era acclusa una "storia dettagliata dei servigi dal medesimo prestati per trent'anni". Da essa si apprende che egli
"nel 1813 fu nominato custode della pubblica Biblioteca, e fino al 1824 servì gratuitamente e fu pronto nelle ore prefisse ad assistere i giovani vogliosi d'istruirsi colla lettura, invitando spesse volte i meno diligenti". 18
Come si è detto, nel 1819 il Collegio venne di nuovo aperto e affidato ai Reverendi Oblati. L'anno successivo, però, venne trasformato in Seminario per l'istruzione letteraria e filosofica dei chierici, con un diretto coinvolgimento del Vescovo di Reggio.
li Rogito di Convenzione fra i R. R. Oblati e 171.ma Comunità venne pubblicato il 15 marzo 1823 dal Notaio Cirillo Fioroni. 19
In esso si stabilivano le condizioni per l'affidamento delle Scuole Pubbliche, del Collegio e dei relativi fondi e beni ai nuovi conduttori, nonché i doveri di questi ultimi.
Il punto 11 si occupava della Biblioteca.
"La Libreria pubblica esistente nel suddetto Collegio resta affidata alla Direzione e custodia dei Reverendi S.ri Sacerdoti Oblati, i quali promettono di conservare, mantenere e restituire tutte le opere, libri e mobili in essa contenuti e descritti nell'inserito inventario, nonché ogni altro libro ed opera potesse essere aggiunta in seguito e che si farà apparire da Indice speciale da firmarsi dalle parti salvo alla Comunità di disporre di dette opere e libri come sarà a Lei più gradevole e potrà riconoscere di maggior vantaggio del pubblico, sostituendo, cambiando o in altro modo variando le stesse opere e libri sia in riguardo all'edizione che in rapporto ad ogni altra loro qualità, variazioni di cui sarà fatta nota nell'Inventario generale od anche in fogli separati, e con obligo inoltre pei Reverendi S.ri Sacerdoti Oblati di tener aperta la suddetta Libreria a pubblico comodo trè giorni per ogni settimana e precisamente tré ore per ogni giorno".
L'inventario di cui si parla era stato in effetti redatto fra il 25 e il 30 gennaio 1822 e registrava 1.867 opere, per un totale di 3.731 volumi.
In circa quarant'anni, quindi, il fondo della Biblioteca si era arricchito, al netto di scarti che certamente ci furono, di appena 200 opere circa. Tuttavia il nuovo assetto del Collegio e delle Scuole Pubbliche poteva lasciare pensare ad un rilancio anche della Biblioteca, di nuovo ancorata ad una realtà scolastica qualificata.
In realtà con questo passaggio iniziò una crisi della Biblioteca che nel giro di 15 anni sarebbe precipitata in un vero e proprio stato catalettico nel quale sarebbe rimasta poi per oltre un trentennio.
Torpore che d'altra parte colpi gran parte della realtà bibliotecaria italiana che, seppure per motivi anche diversi da città a città, nel cinquantennio che precedette la unificazione nazionale si presentò come una realtà
"placida, non turbata dalle esigenze nuove di accesso all'informazione da parte di categorie più vaste quali si fecero sentire nelle nazioni dov'era avviato il processo di industrializzazione e quindi di urbanizzazione [ ... ] Non vi fu neppure accenno ad una ripresa delle grandi iniziative bibliografiche dell'erudizione settecentesca". 20
Tornando a Correggio, i primi anni furono comunque vissuti all'insegna della buona volontà, per lo meno per quanto riguarda gli acquisti librari.
Dal 1824 al 1827 si ha notizia 21 di diverse acquisizioni (complessivamente circa 120 volumi) e di alcuni scarti.
Il fatto grave è che nel giugno 1824 la Biblioteca risultava ancora chiusa. Tanto che il Podestà fu costretto ascrivere al Rettore del Collegio per ricordargli quanto all'uopo previsto dal Rogito Fioroni, pregandolo di voler provvedere, ché "questa Comunità per di lei parte praticherà ogni sforzo per acquisto di nuove opere a miglior vantaggio di questa studiosa gioventù". 22
Ma in novembre la situazione non era cambiata, cosicché il Podestà di nuovo si rivolse al Rettore per pregarlo
"caldamente di dare gli ordini opportuni onde sia aperta la Libreria a vantaggio della scolaresca e togliermi da fastidio tanti che mi importunano per il riaprimento della medesima". 23Quindi ci furono proteste per questa situazione, probabilmente da parte degli studiosi e insegnanti che erano soliti servirsi della Biblioteca, forse anche da parte di quei notabili che avevano a cuore la formazione scolastica e culturale dei loro rampolli e che per assicurarvi i necessari finanziamenti arrivarono, pur con qualche esitazione, a sopprimere provvisoriamente le scuole elementari esistenti nelle Ville. 24
Di questo certamente era consapevole il Podestà quando, nell'aprile 1827, inviandogli gli ultimi volumi acquistati, scriveva al Rettore per raccomandargli "La conservazione e l'ordine della Libreria stessa animando la gioventù ad approfittare dei sforzi che fa la Comune nel fornire la medesima di opere classiche". 25
Raccomandazioni che cadevano nel vuoto, tanto è vero che in quegli anni pare non ci fosse neppure il Bibliotecario.
D'altra parte il Collegio-Seminario presentava un grave dissesto economico che costrinse di li a poco a riduzioni degli stipendi e ad altre decise misure di economia.
Nel 1831, finalmente, vi fu una schiarita. Infatti nel marzo il Podestà accompagnò un nuovo invio di libri alla Biblioteca con una lettera al Rettore con la quale gli esternava il suo "gradimento nel sentire che la medesima sarà aperta al pubblico conforme erano li patti a Rogito Fioroni". 26
Questa volta la Biblioteca fu davvero riaperta, dal momento che il 5 maggio dello stesso anno Don Giuseppe Tosi, Prefetto delle Scuole Pubbliche nonché Bibliotecario, indirizzò al Podestà la richiesta di acquistare un certo numero di volumi 'pel miglioramento della Biblioteca, e pel scientifico progresso della studiosa gioventù che numerosa vi concorre con assiduità". 27
Per tutti gli anni trenta si ha notizia 28 di diversi acquisti librari (e anche di alcune donazioni); pare di capire che il Comune destinasse annualmente a tale scopo cifre varianti fra le 100 e le 200 lire.
In quegli anni però la crisi dei Collegio-Seminario andava peggiorando, con particolare evidenza dal 1835, quando il Comune denunciò con decisione la mancanza di alunni e l'insufficienza dei mezzi.
Tant'è che nel 1840 si arrivò alla decisione del Duca di "sospenderlo" per due anni. In realtà la chiusura durò fino al novembre 1844, quando venne di nuovo riaperto con decreto ducale e con una novità: i religiosi in esso operanti avevano cessato di chiamarsi Oblati.
In quei quattro anni di chiusura l'Amministrazione delle Opere Pie aveva sostanzialmente risanato lo stato patrimoniale del Collegio-Seminario, ma si erano anche acuiti i contrasti fra il Vescovo e la Comunità di Correggio, la quale non aveva mai visto di buon occhio né questa trasformazione in Seminario né la intromissione del Vescovado e che ora era particolarmente preoccupata di "mantenere vivi li diritti risultanti dal Rogito Fioroni". 29
Il problema era che il Comune continuava a spendere cifre notevoli per un istituto che non solo non era conforme ai suoi desideri, ma veniva di fatto gestito dal Vescovo con assoluta discrezionalità.
Né i rapporti sarebbero migliorati negli anni successivi, nonostante una notevole espansione dell'istituto (con ampliamenti all'edificio e un numero ingente di allievi) fra il 1850 e il 1858, quando un altro dissesto economico provocò una nuova crisi.
In questo ventennio della Biblioteca si hanno pochissime notizie.
Sono documentati alcuni rari acquisti effettuati negli anni 1840 e '41; 30 si sa di un inventario dei libri eseguito nel periodo marzo-aprile 1849 da una Commissione Comunale (composta da Odoardo Cavazzoni e G. Battista Fantuzzi) che accertò l'esistenza di un certo numero di opere non inserite in alcun catalogo. 31
Non si conosce altro: non è difficile pensare che alla mancanza di informazioni in questo caso corrisponda una mancanza di vita dell'Istituto. Ciò è d'altra parte confermato dal fatto che atti che fino ad allora avevano riportato notizie sulla Biblioteca cessavano ora di farlo. 32
Insomma per circa vent'anni la Biblioteca rimase sepolta e dimenticata in qualche stanza di quell'immenso edificio.
Nell'estate del 1859 cadeva la dinastia Austro-Estense e subito sembrarono accendersi nuove speranze di riportare in vita la Biblioteca.
Il 31 agosto 1859 il Podestà scrisse al canonico Giulio Cesare Marchi (che allora era con tutta probabilità il "custode dell'Archivio di Memorie Patrie") per informarlo che, essendo
"il Governo intento a promuovere un piano regolare di studi ad incremento e riforma della Pubblica Istruzione [ ... ] l'ordinamento della Biblioteca Comunale per tanti anni confusa e negletta deve preliminariamente occupare l'attenzione dell'Autorità tutorie".
Pertanto lo stesso Marchi, assieme al Conte Avv. Domenico Pongileoni, era incaricato di riscontrare "il catalogo dei libri", inoltre doveva operare perché alcune donazioni
"esistenti nel Municipio e le diverse sparse associazioni siano unite ad uso della studiosa gioventù, riservandosi poi [la Comunità] a suo luogo e tempo di provvedere alla nomina di un Bibliotecario responsabile e agli orari dell'apertura giornaliera". 33

2.1.3. L'Unificazione Nazionale: il trasferimento in S. Francesco e la creazione di due Biblioteche

L'annessione di Correggio al Regno d'Italia vedeva quindi gli amministratori locali pieni di buoni propositi verso la Biblioteca Comunale; ma la realtà sarebbe stata assai meno entusiasmante e sarebbe passato ancora un decennio prima di arrivare alla sua riapertura.
D'altra parte a Correggio, come nel resto d'Italia, qual era e quanto era numeroso il pubblico a cui potenzialmente avrebbero potuto rivolgersi le biblioteche e che quindi avrebbe avuto interesse ad un rapido sviluppo di moderne biblioteche pubbliche?
Nel 1861 l'analfabetismo raggiungeva, sul piano nazionale, la percentuale del 74%, con differenze però notevoli tra il livello massimo (89,7%) della Sardegna e il minimo (53,7%) della Lombardia.
A questa situazione corrispondeva un sistema scolastico Vi base' che era disatteso almeno dal 50 % della popolazione infantile (percentuale che si sarebbe ridotta al 25% solo nel periodo giolittiano), mentre solo lo 0,8% della popolazione dagli 11 ai 18 anni risultava iscritta alla scuola media e pochissimi erano poi coloro che frequentavano le scuole superiori e l'Università.
In sostanza "è probabile che l'area degli istruiti coincidesse, in larga misura, con la consistenza numerica della classe dominante" e che ciò fosse tutt'altro che casuale; è da ritenere anzi che "per evitare [ ... ] la pericolosità della coscienza delle proprie condizioni, che ai ceti subalterni un adeguato livello di cultura poteva garantire, le classi agiate ed il governo nazionale non sentirono la necessità, né tardo meno l'urgenza, di intervenire efficacemente, per sanare una situazione che fondamentalmente tornava comodo mantenere, come condizione di conveniente immobilismo sociale e politico". 34
Questa situazione era ulteriormente aggravata da altri due fattori importanti. Innanzitutto dalle profonde deficienze culturali della classe dirigente: anche quella piccola parte della nazione che era in grado di leggere e di scrivere si rivelava pietosamente incapace di elaborare una cultura.
In secondo luogo il carattere conservatore di tanta cultura italiana che non voleva o non era in grado di dar vita ad una produzione letteraria e culturale finalmente alla portata degli strati medi e popolari; problema, questo, legato alla mancata creazione di una lingua veramente nazionale e comprensibile per tutti gli italiani.
Tutto questo ci fa facilmente capire come, per un verso, l'assenza di un pubblico di lettori e perciò di potenziali frequentatori di biblioteche, per l'altro, il carattere aristocratico conservatore dei ceti più colti, finirono per condizionare fortemente anche la concezione stessa delle biblioteche, che furono viste "come musei bibliografici più che come strumenti vivi di elaborazione culturale". 35
Nell'iniziativa governativa in campo bibliotecario
"mancava fin dall'inizio una idea centrale: quella di sviluppare una rete di biblioteche pubbliche, disponibili per tutti i cittadini, come strumento di lotta contro la generale povertà culturale" 36
A Correggio, nei primi anni successivi all'Unità, l'istruzione primaria era fornita da 13 plessi di scuola elementare ai quali si affiancavano "altre scuole pubbliche gratuite per le fanciulle dirette dalle Monache Cappuccine" (frequentate da più di 70 alunne), nonché l'Istituto Contarelli, retto dalla Congregazione di Carità, che ospitava una trentina di fanciulle e ragazze orfane.
L'istruzione media e superiore era invece garantita in loco dal Ginnasio-Liceo operante presso il Collegio. 37
Esclusivamente degli alunni di quest'ultima scuola, però, si preoccupò con tutta evidenza la "commissione incaricata dell'ordinamento della Biblioteca Comunale" quando, relazionando nel dicembre 1864 al Consiglio Comunale, propose per il 'rilancio' della stessa l'acquisto della "grande Collezione dei Classici Latini", nonché la "nomina di un Bibliotecario, onde la gioventù studiosa abbia accesso libero alla Biblioteca nelle ore che verranno fissate". 38
Commissione che, peraltro, non doveva possedere grande autorevolezza se dal 1859, anno del suo insediamento, non era ancora riuscita neppure ad entrare in Biblioteca, essendovi impedita dall'ostruzionismo e dalla tattica dilatoria del Rettore del Collegio (nel quale essa ancora era collocata). (fig. 16)
Fu solo nel giugno 1865 che il Sindaco la mise in grado di accedere alla Biblioteca onde poterne redarre un inventario. 39
Esso venne completato nel novembre successivo: un "Elenco dei libri scomparsi dalla Biblioteca [...] dopo la confezione dell'Inventario a Rogito Fioroni" enumerava ben 185 opere. Risultò, inoltre, che "scomparvero assolutamente dalla Biblioteca" altre 370 opere. Infine, magra consolazione, si scoprì che l'Inventario Fioroni aveva dimenticate, 'perché esistevano in Biblioteca anteriormente al detto Inventario, come apparisce dall'antico Catalogo e tuttora esistono" 140 opere .40
Insomma circa il 30% delle opere censite nel 1822 risultava mancante, e a queste sparizioni non potevano essere estranei coloro che avevano retto il Collegio-Seminario in quel quarantennio.
Il quale, al momento di questa scoperta, era ancora affidato (tramite il Rettore da lui nominato) al Vescovo di Reggio, nonostante l'intenzione della Comunità di sostituirsi all'amministrazione vescovile per migliorarne le sorti (esso infatti versava di nuovo in una grave situazione finanziaria e organizzativa) fosse diventata più decisa .41
Questi fatti probabilmente pesarono non poco nella scelta, che venne compiuta nel 1868, di trasferire la Biblioteca altrove. Scelta, peraltro, che fu resa possibile da un altro evento importante. Ma vediamo con ordine il succedersi degli avvenimenti.
Nel maggio 1868 il Consiglio Comunale deliberava "l'accettazione del Convento, la chiesa di S. Francesco ed accessori ceduti dal Demanio". Fra questi accessori era compresa la Libreria che apparteneva alla Corporazione soppressa dei Minori Riformati, i cui libri venivano però ritenuti "Di niun conto". 42
Si trattava degli effetti della legge 7 luglio 1866, n. 3036 sulla soppressione delle Corporazioni religiose che, all'art. 24, prescriveva che '7 libri e i manoscritti, i documenti scientifici e gli archivi" che si trovavano negli edifici appartenenti alle case religiose e agli altri enti morali soppressi fossero devoluti a "pubbliche biblioteche ed a musei".
Nell'intenzione dei legislatori "proprio dai fondi claustrali avrebbe dovuto prender vita la nuova cultura del popolo italiano". 43 In realtà spesso si trattò di fondi di nessun valore che finirono col portare più problemi che vantaggi alla già debole struttura bibliotecaria italiana.
Fatto sta che agli Amministratori correggesi questo avvenimento fornì l'occasione per evacuare finalmente la Biblioteca Comunale dal Seminario-Collegio e unirla a quella ora 'ereditata'.
Il 7 ottobre successivo il Consigliere dr. Luigi Bigi informava il S indaco di aver portato a termine l'incarico di redigere l'inventario dei libri dell'ex-Convento di S. Francesco che elencava 485 opere composte dì 1.269 volumi. 44
Iniziò da quel momento una successione abbastanza rapida di avvenimenti che avrebbe portato, in meno di due anni, ad una vera apertura al pubblico della Biblioteca.
Nel marzo 1869 nella nuova sede erano già pronti gli scaffali (vecchi e nuovi) per accogliere i libri della Biblioteca Comunale. Il 18 maggio il Consiglio Comunale prendeva atto con soddisfazione dell'avvenuto trasloco dei libri. (fig. 17)
La commissione incaricata di sovrintendere a tale trasferimento presentò anche una relazione nella quale avanzava sostanzialmente due proposte.
La prima consisteva nella vendita dei libri doppi o incompleti o inutili, per poterne col ricavato acquistare di nuovi. Su questo punto però in Consiglio si levarono anche voci discordi e si finì col soprassedere.
La seconda proposta riguardava l'immediata nomina di un Bibliotecario. Molti consiglieri espressero consenso, ma anche (Palazzi) giustificate perplessità sulla possibilità dì trovare persona che, gratuitamente, accettasse di assumersi tale responsabilità che significava, prima di tutto, svolgere un gran lavoro di riordinamento. Quando, però, si avanzò l'idea che per tale lavoro potevano essere utilizzati impiegati comunali, il Sindaco e altri sostennero che essi "non possono assolutamente essere distolti dai loro Uffizii". 45 Il riordino della Biblioteca, nonostante l'enfasi, si ritenne non dovesse meritare tanto!
Per quanto concerne la nomina del Bibliotecario, essa dapprima inciampò in vicende personali di cui non conviene qui dar conto, infine si risolse con la designazione provvisoria del consigliere Luigi Bigi, che già nel corso del trasloco aveva svolto un ruolo decisivo. 46
Così fra l'autunno e la primavera successiva (con la sovrintendenza del Bigi, la collaborazione del poeta e letterato locale Giovan Battista Fantuzzi e l'aiuto parcamente retribuito di Giulio Montessori) venne trascritto l'Inventario generale dei libri e provveduto ad un sommario riordinamento della Biblioteca. 47
Intanto fin dal luglio 1869, su proposta della Prefettura, si era decisa l'istituzione, stanziando a questo proposito trecento lire, di una Biblioteca popolare circolante. 48
Per diversi mesi non se ne fece niente, finché, nella primavera dell'anno seguente, spronato anche da un primo invio (peraltro assai modesto) di libri da parte della Prefettura, il Consiglio Comunale riprese in mano la questione e decise di dar vita a due Biblioteche: "quella Comunale per gli amatori degli studi classici e per la gioventù numerosa accorrente a questo Ginnasio Liceo e la Biblioteca Circolante Popolare". Il Bibliotecario sarebbe stato unico per entrambe e si sarebbe trattato di Don Emilio Guzzoni." 49
Due mesi dopo la Giunta approvava le Massime regolamentari per la Biblioteca classica e Circolante popolare istituita in Correggio, proposte dal Sindaco e dal Bibliotecario. Esse si articolavano in otto punti la cui sostanza era la seguente:
- il Bibliotecario veniva eletto dal Consiglio Comunale ed era responsabile di entrambe le Biblioteche (che avevano sede al piano superiore del l'ex convento di San Francesco),
poteva scegliersi un coadiutore, ma entrambe le cariche erano onorifiche;
- il Bibliotecario proponeva al Consiglio gli acquisti librari ed eventuali cambi e vendite di volumi;
- mentre i libri della Biblioteca Popolare venivano prestati a domicilio con semplici modalità, quelli della Biblioteca Classica non erano asportabili senza speciale permesso del Sindaco;
- l'orario per la distribuzione degli uni e la consultazione degli altri era il medesimo: dalle 9 alle 12 di ogni mercoledì, venerdì e domenica (cioè 9 ore settimanali);
- il Municipio assegnava un inserviente e provvedeva alle spese d'ufficio. 50
Il 5 giugno 1870, in occasione della festa dello Statuto, le due Biblioteche vennero solennemente inaugurate. Il Sindaco nel suo discorso si preoccupò di ricordare la diversa loro origine e, soprattutto, la diversa loro destinazione. Quella Classica era rivolta alla "eletta parte di voi, che dedicaste la mente e il cuore a forti e gravi studi". L'altra era invece stata allestita "a singolare beneficio di quella classe di cittadini la quale nobilitata dalla santità del lavoro, tende pur sempre a fortificare lo spirito e il cuore, coll'alimento di sane letture".
L'altro discorso inaugurale, quello del Pretore, condivise la giusta preoccupazione di istruire ed educare il popolo, ma si chiese anche se "bastavano queste Biblioteche allo scopo", specialmente quella Popolare. "Gli analfabeti qual profitto potranno trovare costoro dalla Biblioteca?". Quindi suggeriva, come "completamento indeclinabile" alle Biblioteche, l'istituzione di "Scuole domenicali e Scuole serali". 51
Giova ricordare che le biblioteche popolari si erano diffuse in Italia soprattutto nel decennio precedente sull'esempio della prima esperienza realizzata a Prato nel 1861 da Antonio Bruni.
Nate col proposito di diffondere in seno alle masse italiane, analfabete o quasi, il gusto e l'abitudine alla lettura, esse risentirono dell'ambiguità insita nel concetto di popolo e nelle funzioni moralistico-educative che vi si volle conferire.
Il movimento delle biblioteche popolari, che attecchì solo in alcune zone del paese assumendo spesso connotazioni diverse, fu caratterizzato infatti dalla contraddizione di proporsi di elevare le miserevoli condizioni del popolo incolto e, assieme, di diffondere nel popolo stesso i valori della tradizione borghese. In questo modo una sincera fede democratica finì col confondersi con il pericolo di una colonizzazione culturale.
Il limite maggiore di tale iniziativa, tuttavia, fu che la sua promozione e diffusione avvenne dapprima per esclusiva iniziativa di privati cittadini e, più tardi, di associazioni culturali, politiche o religiose.
Ebbe, cioè, carattere eminentemente privato e quindi subalterno, proprio perché non fu "inserita in un programma politico- culturale di tutta la nazione, in un piano che vedesse lo Stato sostenitore e coordinatore di ogni sforzo fatto nella direzione della lotta all'analfabetismo e al sottosviluppo culturale". 52
Lo Stato liberale fu quindi il vero responsabile del mancato sviluppo in Italia di un'adeguata struttura bibliotecaria nell'ambito di un organico e moderno sistema educativo pubblico.
Ciò avvenne
"perché non era strutturalmente, dal punto di vista sociale e ideologico, attrezzato ad affrontare questo tipo di battaglia, che continuò a delegare a filantropi ed associazioni umanitarie". 53
La provincia di Reggio rappresentò quasi un'eccezione, soprattutto grazie alla convinta e decisa iniziativa del Prefetto Giacinto Scelsi. Sotto la sua spinta nel corso del 1870 vennero istituite 20 Biblioteche popolari circolanti, di cui quattro a Reggio e 16 in provincia: si pensi che nel biennio 1870-71 in tutta Italia ne vennero complessivamente fondate 219. 54
Esse si vennero ad aggiungere alle 5 Classiche preesistenti, dislocate a Reggio, Guastalla, Novellara, Scandiano e Correggio (quest'ultima con circa 6000 volumi).
Non v'è dubbio che quest'esperimento ottenne, almeno nei primi tempi, un buon risultato. Infatti, alla fine del '70 le Biblioteche Popolari possedevano complessivamente 4.696 volumi e nel giro di quattro mesi avevano prestato libri a 6.272 utenti (poco più di metà erano studenti, gli altri operai, soprattutto, e poi proprietari mezzadri, commercianti, professionisti, artigiani, ecc.).
Quella di Correggio (e doveva avere solo qualche decina di libri) nei mesi di giugno e luglio fece prestiti a 322 lettori . 55
Non erano certo indifferenti a questi risultati i progressi enormi che erano stati registrati nell'ultimo decennio in campo scolastico.
Nell'anno scolastico 1868-69 gli alunni che frequentavano in Provincia la scuola primaria erano 15.283 (rispetto ai 2.963 dell'anno scolastico 1859-60): il 6,34% dell'intera popolazione, la più alta percentuale fra le provincie dell'Emilia Romagna.
Inoltre, sempre nell'anno scolastico 1868-69, vi erano 16 Asili d'infanzia con 1.343 alunni, 11 istituti di istruzione secondaria e classica con 453 alunni, 5 istituti di istruzione tecnica con 213 alunni. 56

2.1.4. Qualche proposta e molto disinteresse per le Biblioteche fra la fine del secolo e la prima guerra mondiale

L'avvio promettente delle Biblioteche correggesi fu però presto interrotto da un fatto 'naturale': la morte di Don Emilio Guzzoni. Rispuntarono così i problemi legati al valore onorifico attribuito alla figura del Bibliotecario. Dal dicembre 1873 vennero nominati uno dopo l'altro ben quattro Bibliotecari (Don Nicandro Bianchi Maldotti, Ferdinando Rossi Foglia, Emidio Salati, Luigi Saccani) senza che a nessuno di essi fosse mai fatta regolare consegna dei libri della Biblioteca, che quindi rimase chiusa e inattiva per tutto quel periodo. 57
Finalmente nell'aprile del 1876 il Consiglio 58 riuscì a trovare e ad eleggere un Bibliotecario, il Dott. Alberto Rossi, che riaprì la Biblioteca pur facendone ridurre l'orario: da tre a due giorni la settimana.
Sappiamo che il nuovo Bibliotecario si preoccupò di fare un po' di 'pulizia', ottenendo il permesso di vendere a peso di carta un ammasso di libri vecchi, doppi o incompleti e di destinare a nuovi acquisti il ricavato . 59
Probabilmente si trattava dei libri della Biblioteca Popolare che venivano ridotti in breve tempo a mal partito da lettori non troppo delicati. Che questo fenomeno esistesse fu lo stesso Rossi a documentarlo, assieme al fatto che proprio all'acquisto di questi libri di maggior consumo ("libri dilettevoli di lettura, romanzi, novelle, libri di istruzione morale") veniva destinata la parte maggiore dei fondi stanziati dal Consiglio per le Biblioteche. Fu questo del resto, uno dei limiti storici delle biblioteche popolari.
"Nate con lo scopo esplicito di aiutare nell'opera di educazione permanente gli adulti desiderosi di non ricadere nell'analfabetismo, ma anzi di progredire e raggiungere una maggior preparazione culturale e professionale, le biblioteche popolari finirono soprattutto per offrire un onesto spasso ai loro iscritti". 60
Comunque, anche il nuovo Bibliotecario durò poco: il 16 ottobre 1879 il Consiglio Comunale prendeva atto delle sue dimissioni e lo sostituiva con Ten. Geom. Pio Salvioli, 61 il cui incarico, peraltro, fu ancor più breve. Il 24 aprile 1880 il Consiglio dovette prendere atto delle sue dimissioni (accompagnate da un invito a prendere provvedimenti "sul regolamento di consegna e riconsegna dei libri [ ... ] dacché di frequente si verificano smarrimenti e scippi" e provvedere alla nomina di un sostituto: Don Achille Zuccardi Merli. 62
Non venne però neppure sfiorato dall'idea che occorresse prendere decisioni ben più radicali. La Biblioteca non venne toccata da quel fremito che nel 1880 percorse la vita culturale e artistica della città e che portò a notevoli realizzazioni e manifestazioni . 63
Fu solo nel 1881 che si riaprì finalmente, dopo oltre un decennio, un certo dibattito pubblico sulla situazione e sul destino delle Biblioteche correggesi.
Fu per merito de 'Il Caporale di Settimana' un periodico che era espressione della parte minoritaria della consorteria locale, quella più laica e aperta. 64
Esso anche nei tre anni successivi tornò più volte sull'argomento e costituì cosi, nella totale indifferenza pubblica, una illuminata voce solitaria. Il 3 aprile 1881, dunque, sotto il titolo Le nostre biblioteche, veniva riportata la sostanza di una lettera di uno studente assai critica nei confronti delle Biblioteche correggesi: troppo limitata l'apertura al pubblico, servizio in generale inefficiente. Il giornale replicava, con la forza della saggezza, "che per avere un servizio quotidiano o quasi fa d'uopo dare dei compensi, cosa che sin qui il Municipio si è dimenticato di fare".
Intanto però il nuovo Bibliotecario sembrava aver preso il proprio incarico seriamente. Il 5 luglio aveva riaperto "alla gioventù" la Biblioteca classica, dopo mesi di lavoro per il suo riordinamento. 65 Ora le due Biblioteche erano aperte, pur in modo sfalsato, per ben cinque pomeriggi la settimana (tre la classica e due la popolare). 66
Il 9 aprile 1882, a un anno di distanza, il Caporale tornò ad occuparsi de' Le nostre biblioteche.
Esso descriveva innanzitutto le tre Biblioteche comunali. Quella Popolare era dotata di molti libri, ma in gran parte erano rotti o sporchi e comunque "cose amene".
La Classica aveva opere buone, ma anche molte inutili, "come le numerosissime vite di santi, breviari e simili".
La "Biblioteca del Collegio" aveva molti libri, ma tutti accatastati negli scaffali in preda alla polvere, "nessuno conosce il numero dei libri perché la sala è sempre chiusa".
Abbiamo cosi conferma del fatto che, al tempo del trasloco della Biblioteca Comunale in S. Francesco, una parte dei libri, non si sa con che criterio scelti, era rimasta presso il Collegio.
Ora se ne rivendicava, nel quadro di "riforme radicali", la proprietà comunale e la fusione con quella Classica. Si proponeva altresì di "riformare" anche la Popolare, innanzitutto facendo pulizia dei libri doppi o inservibili e comprandone di nuovi. Veniva poi sostenuto che i frequentatori della Popolare erano scarsi e quelli della Classica inesistenti. Al Bibliotecario, invece, si rivolgevano parole di lode, soprattutto per il lavoro di suddivisione per materie di tutte le opere delle due Biblioteche. 1 rimproveri erano chiaramente per l'Amministrazione Comunale che veniva sollecitata a prendere iniziative.
"Si nomini una commissione incaricata di studiare le riforme da farsi, e si curi un po' più la nostra Biblioteca, che serva pur essa alla istruzione del nostro popolo [ ... ] Molte persone [ ... ] bramano che il nostro paese, anche nell'avere una bella e ben fornita Biblioteca sia superiore a parecchi altri, e ne tragga giovamento pei suoi cittadini".
Nonostante fosse stato trattato tutt'altro che male, fu il Bibliotecario a invitare la Giunta a intervenire contro "l'erronea relazione" del Caporale. 67
Così nel numero del 7 maggio il periodico pubblicò la risposta giunta al suo precedente articolo. Si trattava di una contestazione complessiva, quanto scontata, delle valutazioni del giornale: se vi erano libri laceri la colpa era dei lettori, la mania per le letture amene stava cessando, non era vero che la Biblioteca Classica fosse piena di vite di Santi, anche la Biblioteca del Collegio era stata ordinata. Riportava anche, cosa assai interessante, i dati dell'utenza della Biblioteca Popolare: 2.281 prestiti nel 1880 e 2.715 nel 1881 (con un aumento dei 19%), 596 nel primo trimestre del 1881 e 695 nei primi tre mesi del 1882 (con un aumento del 17%). Ovvia conclusione: "mercé la diligenza dell'attuale Bibliotecario il concorso alle nostre Biblioteche va aumentando".
Alla fine del 1882 i prestiti avrebbero raggiunto i 2.727, superando così di poco la cifra complessiva dell'anno precedente.
Si trattava, tuttavia, di risultati non disprezzabili, se si pensa che la Biblioteca popolare disponeva di soli duemila volumi, suddivisi in
"diverse serie di Libri: cioè Agricoltura e Commercio, Bottanica, Aritmetica, Geografia, Fisica e Meccanica, Opere Civili e Politiche, Storia, Novelle, Racconti, Viaggi, Commedie, Tragedie, Poesie, Vite, Storia Naturale, Romanzi, etc.".
Un'impostazione che certamente risentiva delle ormai diffuse indicazioni di Antonio Bruni per la formazione di una ideale biblioteca popolare, che doveva appunto essere dotata di pubblicazioni accessibili e riguardanti le materie più diverse, in grado di fornire una cultura popolarizzata.
La Biblioteca classica, dotata di circa 6.000 volumi, continuava invece ad essere utilizzata solamente dai professori e dagli studenti (questi ultimi però non avevano diritto al prestito) del Liceo. 68
Intanto, il Caporale, nel numero dei 16 luglio 1882, annunciava complimentandosene che, grazie alla solerzia di Don Zuccardi, la Biblioteca Circolante si andava "giornalmente rifornendo delle più recenti pubblicazioni" e invitava i propri cittadini
"ccorrere alle nostre biblioteche, certi che troveranno un utile e dilettevole passatempo e, quel che importa, lo avranno gratis. In noi il bibliotecario troverà alleati e sostenitori",
In dicembre 69 il Caporale tornava sull'argomento Biblioteche per complimentarsi del fatto che finalmente, per iniziativa del Sindaco (a quanto pare le critiche avevano sortito qualche effetto), era stato incaricato un Professore del Liceo di cominciare a riordinare la Biblioteca dei Collegio. Si avanzava di nuovo la proposta di una sua fusione con quella Classica e, soprattutto, si avanzava l'ipotesi di destinarvi poi come sede la "sala maggiore del Palazzo dei Principi".
Con questo atto
"oltre a compiersi un'opera sommamente utile agli studiosi del paese, si comincerà anche la redenzione del Palazzo dei Principi, altrettanto prezioso quanto mal conservato".
Insomma, se l'Amministrazione Comunale dimostrava una disattenzione e una inattività quantomeno riprovevoli (ma tutt'altro che isolate in Italia), in città le idee e il dibattito non erano completamente assenti, anche se incapaci di produrre fatti nuovi.
Questo è ulteriormente confermato da un altro articolo dei Caporale che, intervenendo in generale sulle biblioteche popolari, metteva il dito sulla piaga. Esprimeva cioè apprezzamento per la loro funzione di "diffusione della scienza fra il popolo", ma ne criticava H tipo di gestione e la scarsa attenzione che di fatto veniva loro riservata. Venendo poi alla situazione locale, l'articolista, che si firmava con lo pseudonimo Ettore Genni, sottolineava che le due Biblioteche Comunali non potevano
"seguire il movimento intellettuale del paese, acquistando le opere principali letterarie e scientifiche che vedono ora la luce, perché manca un assegno adeguato, ed è vergognoso che in una città che ha fama di istruita come la nostra, non si sia ancora provveduto a quello che dovrebbe formare un orgoglio del paese".
Ribadiva ancora la proposta di fondere la Biblioteca Classica con quella del Collegio e di affidarne poi la direzione ad un Comitato composto dal Bibliotecario e da altre due persone scelte dal Consiglio Comunale. 70
A questo punto è utile sapere che dal 1869 il Consiglio stanziava annualmente a Bilancio £ 300 (o a volte £. 200) per le Biblioteche, anche se si ha l'impressione che non tutte venissero poi effettivamente spese a tal fine. Tale cifra sarebbe rimasta invariata negli anni successivi.
A partire dalla metà degli anni ottanta cominciarono anche ad essere previste £. 100 per il Bibliotecario; va detto che qualche piccola gratifica era stata concessa anche in precedenza ai Bibliotecari o ai loro assistenti, ma si trattò di casi eccezionali legati quasi sempre a. particolari lavori di riordino o inventariazione.
Con la cessazione del Caporale di Settimana venne meno l'unica voce critica e propositiva che si fosse manifestata pubblicamente in città su questo argomento.
Intanto la realtà procedeva col solito tran tran e con le consuete crisi cicliche dovute alla scomparsa di quei Bibliotecari che, per quanto era possibile, prendevano sul serio il loro incarico ma poi erano difficili da rimpiazzare. Don Zuccardi Merli fu certamente uno di questi e alla sua morte si ripetè il solito copione.
Il 28 gennaio 1887 la Giunta incaricò in via temporanea l'assessore Alberto Rossi 71 che si fece aiutare dall'Avv. Vittorio Cottafavi, futuro deputato e boss incontrastato della locale consorteria liberale per oltre un ventennio. Poi, in aprile, il Consiglio nominò Bibliotecario Don Nicandro Bianchi Maldotti 72 che però, spaventato dal lavoro da fare, in maggio era già dimissionario .73
Di nuovo supplì il duo Rossi-Cottafavi fino all'ottobre, quando finalmente il Consiglio riuscì a trovare un nuovo Bibliotecario, il Dott. Francesco Bedogni. In quell'occasione una interpellanza mise in luce che "nella Biblioteca Comunale esistono libri che non si possono dare a leggere a fanciulli, che però questi libri trovasi custoditi in speciale armadio chiuso a chiave". 74 Chi ne avrebbe mai dubitato!
La prima indagine nazionale sulle biblioteche fu promossa nel 1889, stranamente, dal Ministero dell'agricoltura, industria e commercio.
I risultati, pubblicati qualche anno dopo 75 indicavano l'esistenza di 542 biblioteche popolari: un dato decisamente sconfortante se si pensa che l'ultima edizione dell'Annuario delle Biblioteche popolari d'Italia, pubblicato a cura del Bruni nel 1886, ne elencava invece circa Mille. 76 L'indagine dell'89 registrava inoltre 311 biblioteche scolastiche e 419 municipali; fra queste venivano comprese le quattro biblioteche classiche esistenti in Provincia di Reggio Emilia: nel capoluogo, a Guastalla, a Novellara e a Correggio.
Quest'ultima possedeva 5.249 volumi a stampa, 8 incunaboli, 1 manoscritto, 7 atlanti e 1 periodico; era servita da due "impiegati" non stipendiati, restava aperta due giorni la settimana e aveva mediamente 36 lettori all'anno . 77
Nessun dato, invece, sulle altre Biblioteche che pure venivano citate nella missiva prefettizia con cui erano state a suo tempo richieste le informazioni per l'indagine nazionale .78
In essa, infatti, si faceva riferimento, oltre che alla Biblioteca Classica, anche alla Popolare Circolante nonché a quelle del Liceo R. Corso e della Società Cooperativa di Fosdondo (una frazione di Correggio).
Tale Cooperativa era stata fondata nel 1880 per iniziativa del ceto possidente come strumento utile ad attenuare le forme più eclatanti (e 'destabilizzanti') di pauperismo.
E' quindi possibile che, nell'ambito di questo approccio filantropico-paternalistico, la Cooperativa avesse promosso una piccola biblioteca popolare, sulla scorta di quello che numerose Società di Mutuo Soccorso e Cooperative andavano già facendo da anni, anche in Emilia-Romagna.
E probabile, tuttavia, che la Biblioteca della Cooperativa di Fosdondo non abbia avuto un grande sviluppo, almeno a giudicare dal fatto che questa fu l'unica occasione documentata in cui si fece ufficialmente riferimento alla sua esistenza.
Per avere un dato sulla Biblioteca Circolante correggese dobbiamo aspettare il 1901: essa risultava dotata di 2.471 volumi e il numero medio annuale dei lettori era 1.343 .79
Considerando che i giorni di apertura nel corso di un anno dovevano essere c.a. 90, vuol dire che la presenza media giornaliera era di circa 15 lettori. Tutto sommato un dato discreto; quindi anche a livello locale abbiamo un riscontro dell'apparente contraddizione che esisteva in generale fra l'aumento dei lettori e dei libri stampati e la perdurante crisi delle biblioteche.
Qualche voce di timido dissenso rispetto a questa desolante realtà si levò, ma venne semplicemente ignorata.
In una delle rarissime occasioni in cui nel Consiglio Comunale di Correggio si spese qualche parola sulle Biblioteche, 80 l'avvocato e artista Enrico Montessori, pur'egli liberale e più volte assessore, raccomandò che il Bibliotecario acquistasse non solo libri "di amena lettura", ma anche "volumi utili" e "opere classiche" e che "la Biblioteca classica come la Circolante sia resa accessibile maggiormente al pubblico".
Altri suoi colleghi furono però pronti a rispondergli, con logica disarmante, che poiché lo stanziamento ad hoc "è molto tenue, il Bibliotecario non può che acquistare libri di poco conto".
Il Sindaco, di rincalzo, aggiunse che egli non aveva mai mancato di concedere il permesso a chi gli aveva chiesto di entrare a scopo di studio nella Biblioteca Classica .81 Argomenti, mi pare, che testimoniano assai bene la mancanza di qualsiasi progetto dell'Amministrazione clerico-moderata nei confronti di queste sue istituzioni, o meglio la quasi assoluta indifferenza per il fatto che esse erogassero o no un 'servizio' efficiente alla collettività.
Risulta, quindi, assai sorprendente che la denuncia più ferma e lucida (pur ispirata da una visione aristocratica e paternalistica del problema) che fu fatta in quegli anni, apparve sul giornale del partito clerico-moderato. Sul numero del 20 gennaio 1905 de' La Voce del Popolo trovò ospitalità un lungo articolo con un titolo pacato, "Biblioteca Comunale"ma con un contenuto assai pepato. L'autore, Augusto Gozzi, fin dall'esordio chiarì il tenore del suo intervento:
"Non mi sembra fuor di luogo parlare un po' della nostra Biblioteca Comunale che (quantunque non se ne possa far carico a chi ne ha la custodia e la direzione) versa in condizioni ben misere, e di vedere se sia possibile per essa un certo miglioramento, a tutto profitto degli studenti che frequentano le nostre scuole e del pubblico che ama di istruirsi e di leggere buoni libri. E anzitutto bisogna tener presente quanto sia indecoroso per Correggio che vuole essere centro di studi e di cultura, che si gloria di possedere un Convitto Nazionale, un Liceo, una Scuola Tecnica, questo abbandono in cui lascia la sua Biblioteca che è un ausilio tanto potente pei giovani, che è l'indice, starei per dire, esteriore della civiltà di un paese [ ... ] Molti sono i mali che affliggono la nostra Biblioteca e davvero non si saprebbe da quale incominciare".
In cima alla lista egli comunque mise le "miserrime condizioni finanziarie" e le "tristi conseguenze" che da tale trascuratezza" derivano.
"Nel breve volger di pochi anni si sono effettuati miglioramenti in ogni ramo di servizi pubblici, si sono impiegate somme di denaro in mille e svariate spese riconosciute utili; ma nessuno ha pensato un po' anche alla Biblioteca, nessuna voce è sorta a chiedere per essa qualche cosa, nessuno ha creduto bene di dover accrescere di un centesimo le poche lire stanziate in bilancio: e dico poche per non dire irrisorie e vergognose".
Di questa situazione avevano risentito soprattutto gli acquisti librari che necessariamente erano stati carenti e contraddittori, tesi a conciliare con pochi mezzi sia i gusti del 'popolino' che quelli degli "studiosi".
"Ora certo non si pretende (né lo si potrebbe) che la Biblioteca nostra sia al completo, provvista di tutte le opere di ciascun scrittore vivente o vissuto, ma si desidera che si faccia qualche cosa di più per essa, si cerchi di sovvenirla di una dotazione un poco più ragionevole, si abbia cura del suo sviluppo ed incremento".
Tanto da mettere almeno in grado il Bibliotecario di sostituire ogni anno quei libri che
"passando per le mani del pubblico, si trovano alla fine in uno stato addirittura indecente[.. .] veri semenzai di infezioni [ ... ] Inoltre i locali ora destinati alla Biblioteca, mi sembrano ormai più che insufficienti. I libri non trovano più scaffali che li possano contenere, e debbono giacere sul tavolo maneggiati, scartabellati da tutti, consumati anzitempo, spogliati alle volte di pagine, del frontespizio, dell'indice, gettati a catafascio gli uni sugli altri. Né si può già incolpare di ciò il bibliotecario perché dov'è che li deve mettere? E come può invigilare su tutto e su tutti se l'affluenza del pubblico è alle volte grandissima?".
Una descrizione precisa quanto impietosa, che tratteggia un quadro che ognuno di noi penserebbe meglio riferito al disordinato magazzino di un robivecchi che ad una biblioteca pubblica.
Quella "grandissima" affluenza del pubblico rende poi ancora più colpevoli le mancanze di chi avrebbe dovuto provvedere altrimenti: gli Amministratori correggesi, ma prima di loro i governanti italiani. Per parte sua il Gozzi non si ritirava dal puntare il dito contro coloro che più da vicino vedeva manifestare ogni trascuratezza per la Biblioteca.
"Insomma c'è bisogno di rinnovare, di purgare, di riordinare; bisogna vedere di fare qualcosa per la nostra biblioteca [ ... ] Non è forse un vanto e non piccolo poter dire: abbiamo una discreta biblioteca? E ci vorrebbe, secondo me, tanto poco! Un tantino di interessamento e di amore in chi la sovviene ... una buona volontà maggiore in chi la dirige ... ecco tutto! Ogni commento mi pare superfluo, se non l'esprimere la convinzione, considerata l'assoluta mancanza di spirito autocritico e dialettico dei dirigenti liberali correggesi, che la pubblicazione di questo articolo dovette essere un involontario 'disguido'.
La maggior conferma fu che esso non solo non produsse nessun mutamento concreto, ma non suscitò neppure un dibattito pubblico di cui rimanga qualche traccia.
E' difficile resistere alla tentazione di attribuire a questo disinteresse anche un significato politico, di più generale indifferenza, o addirittura di ostilità, verso una elevazione culturale della popolazione, in particolare degli strati medio-bassi. Ciò appare ancor più evidente se lo si confronta con la cura che, ad esempio, l'Amministrazione socialista di Reggio 82 rivolgeva alla Biblioteca Municipale nell'ambito degli sforzi condotti nel campo dell'istruzione; sforzi non limitati al tradizionale campo dell'infanzia ma estesi anche a quegli adulti, ancora numerosi, che l'analfabetismo relegava ai margini della società privandoli, fra l'altro, dell'arma del voto.
Gli anni passarono, ma l'incapacità (o non volontà) di rinnovarsi rimase: ad esempio, ancora nel 1906, i libri della Biblioteca Classica, quantificati in c.a 7.000 volumi, non venivano concessi in prestito se non dietro permesso speciale del Sindaco. Quelli della Biblioteca Popolare, ancora sul livello delle 2.000 unità circa, due volte la settimana venivano invece prestati gratuitamente per un massimo di due mesi, "a seconda dell'età e dell'intelligenza dei richiedenti".
Sono notizie che si desumono dalle risposte che il Sindaco fornì ad un questionario di dieci domande sulla consistenza e qualità della Biblioteca Popolare promosso dal Ministero della pubblica istruzione in quello stesso anno . 83
Questa nuova ricognizione offrì un quadro nazionale ancor più preoccupante di quello che era uscito dall'indagine di 17 anni prima: il numero delle biblioteche popolari si era ulteriormente ridotto a 415 e la loro qualità, come pure la gestione, era decisamente scadente e precaria, tanto che le stesse autorità ufficiali dovettero concludere che la situazione era "poco confortante". 84
Nel frattempo capitava che le già scarse forze e risorse finanziarie venissero ulteriormente disperse per incamerare e sistemare saltuarie donazioni private, che spesso erano in gran parte costituite di libri vecchi e inutili . 85
Questo stato di cose venne apertamente criticato in una lettera pubblicata nel 1909 da Il Risveglio Democratico.
L'autore, uno studente, si lamentava che la Biblioteca Comunale fosse aperta solo due ore settimanali e che inoltre restasse chiusa quasi tutt'estate. Si chiedeva per chi si teneva allora aperta questa Biblioteca,
"non certo per gli studiosi e neppure per gli studenti [ ... ] Se questo difetto di servizio è cagionato da mancanza di fondi tale che il Comune non possa aumentare lo stipendio agli impiegati, chiuda bene questo parvento di Biblioteca".
Infine concludeva, ironicamente, sottolineando il fatto che essa era aperta il lunedì per le donne, il giovedì per gli uomini e il venerdì per i professori . 86
Va osservato, peraltro, che questa fu l'unica occasione in cui il battagliero periodico radicale correggese si occupò delle Biblioteche. Fatto assai significativo, specialmente se si tien conto che invece gli articoli sul Teatro Comunale furono numerosi, quelli sulle scuole locali numerosissimi e non mancarono neppure interventi sul patrimonio artistico correggese. 87
Del resto nemmeno sui periodici locali (spesso numeri unici) di ispirazione socialista, usciti abbastanza numerosi fra la fine del XIX e il primo ventennio del XX secolo, mi è capitato di trovare articoli su tale argomento. 88
Questo, evidentemente, non può che significare un sostanziale disinteresse per la Biblioteca anche da parte dell'opposizione, sia quella radical-democratica che quella socialista, confermata dall'assenza di proposte o interventi significativi in Consiglio Comunale.
L'unico accenno è contenuto ne 'Il programma dei Partiti popolari' 89 elaborato congiuntamente dall'Associazione Democratica Correggese e dalle Sezioni Socialiste di Correggio in occasione delle elezioni amministrative del 1910. In esso, accanto alle proposte per migliorare le scuole locali e 'farle meglio corrispondere ai bisogni delle classi medie e popolari", si auspicava anche il "riordinamento delle biblioteche comunali".
Non è quindi casuale che la minoranza si astenne (fatto rarissimo nel clima di forte radicalizzazione dello scontro politico e amministrativo allora esistente) sulla decisione del Consiglio Comunale di aumentare, nell'ambito del bilancio di previsione per il 1911, a 900 lire lo stanziamento per le Biblioteche e per il riordino degli Archivi. 90
Tanto che, qualche mese più tardi, il capogruppo socialista Diacci sì dichiarò favorevole ad un ulteriore stanziamento di £. 1.000 a favore del riordino dell'Archivio di Memorie Patrie e accennò all'opportunità di unirlo alla Biblioteca Comunale ed a quella del Convitto. Singolarmente, analoga proposta fu avanzata dall'On.le Cottafavi, per evitare che l'Archivio potesse essere trasportato a Reggio ledendo "quel patrimonio della nostra cultura e della nostra storia che merita di essere gelosamente custodito nella nostra città". 91
ti non mi pare un interrogativo solamente malizioso. Di certo c'è che si fu sempre molto più propensi a 'custodire'(alla meno peggio) che a 'utilizzare' in modo attivo il patrimonio librario e culturale della città.
D'altra parte sorprende che i socialisti correggesi non sollecitassero l'Amministrazione Comunale a far riferimento alla Federazione Italiana delle Biblioteche Popolari sorta come sviluppo conseguente del 1 Congresso Nazionale delle Biblioteche popolari tenutosi a Roma nel 1908: iniziative a cui i socialisti, soprattutto quelli milanesi, diedero un contributo determinante.
La F.I.B.P., che in pochi anni si radicò solidamente (nel 1914 federava già 1500 biblioteche), si poneva l'obiettivo, sia pure come istituzione 'privata' di "sollecitare il Governo e gli Enti locali ad interessarsi attivamente in favore della diffusione della pubblica lettura". 92
Obiettivo fatto proprio, ad esempio, dai socialisti reggiani che nel 1910 diedero vita e impulso ad una attiva Biblioteca Civica Popolare nel comune capoluogo, mentre sul loro principale organo di stampa, La Giustizia, condussero una vivace polemica verso quelle amministrazioni moderate che non si preoccupavano di istituire biblioteche per il popolo; per contro da parte della chiesa veniva manifestata una forte avversione per le biblioteche popolari e in particolare per l'opera della F.I.B.P. 93
Del resto è stata efficacemente messa in luce la grande attenzione che, fra la fine dell'ottocento e l'inizio dei novecento, i socialisti ebbero in generale per il libro.
"Nell'universo socialista il libro, il giornale, l'opuscolo di propaganda sono oggetti di una venerazione quasi feticistica, sono i contenitori in cui è racchiusa non solo la 'verità', il 'nuovo credo' del socialismo ma rappresentano il simbolo più esplicito del sapere, ossia quell'arma di riscatto e di affrancamento attraverso la quale le plebi diseredate, il proletariato si avvicinano alle classi dominanti fino allora depositarie della cultura alfabeta. Né sembra dunque azzardato ipotizzare l'esistenza di un rapporto quasi 'religioso' fra le masse socialiste e il libro". 94
A Correggio, intanto, si procedeva con il solito 'dinamismo': solamente il 2 marzo 1912 il Consiglio si decise a sostituire il dott. Bedogni, dimissionario per motivi di salute fin dal settembre precedente. Lo fece nominando Bibliotecario Giuseppe Piccinini, ispettore scolastico. Continuava quindi la tradizione dell'incarico onorificio (o comunque a tempo parziale) affidato a persone (ecclesiastici o insegnanti specialmente) che avessero abbastanza tempo libero e cultura generale per occuparsene e, soprattutto, qualche altra forma di prebenda o di stipendio per vivere. Ma del resto in questa scelta Correggio fu tutt'altro che sola in Italia.
Con lo scoppio della guerra Piccinini fu chiamato alle armi e sostituito, prima come vice poi come Bibliotecario, da Emilio Patroncini, un maestro in pensione, che già da una quindicina d'anni fungeva da "coadiutore". Egli si occupò, dietro "tenue compenso" dell'ordinaria amministrazione, dei pochi acquisti (anche perché lo stanziamento a bilancio venne dimezzato 95), nonché della sistemazione delle donazioni di cui si è già detto e che, a distanza di oltre dieci anni, risultavano ancora "gettate alla rinfusa tra la polvere negli angoli della Biblioteca Classica" 96 ; ad esse si aggiunsero, nel settembre 1916, i circa 700 libri del medico e storico Ernesto Setti (1757-1824) che la Congregazione di Carità, dal momento che giacevano "buttati alla rinfusa" negli scaffali del proprio Archivio, pensò bene di depositare nella Biblioteca Comunale a disposizione degli studiosi". 97
Nel 1916 venne esteso anche all'Ospedale di Correggio il servizio della Biblioteca Circolante per Ufficiali e Soldati feriti; si trattava di un'iniziativa promossa a Reggio nel 1915 da enti pubblici e privati cittadini, sulla scorta di esperienze analoghe condotte a livello nazionale. 98
Inevitabilmente la guerra tolse alle biblioteche italiane anche quella poca vita che avevano, sebbene paradossalmente proprio in quegli anni vennero approvati alcuni provvedimenti assai pretenziosi. Come il Regio Decreto n. 1521 del 2 settembre 1917 che prevedeva "l'istituzione di biblioteche scolastiche e popolari in tutti i Comuni del Regno"per iniziativa di questi ultimi, che dovevano fornire non solo locali, attrezzature e finanziamenti, ma anche "incoraggiamento morale". 99 E' facilmente intuibile quante possibilità di realizzazione avesse, tanto più in quel momento, tale provvedimento.
Così alla fine del primo conflitto mondiale, a un sessantennio dall'Unità, le antiche piaghe delle biblioteche italiane non erano guarite, anzi si erano in qualche caso aggravate.


1 Il Comune di Correggio aveva nel 1804 7.375 abitanti, di cui 2.200 entro le mura e 5.175 nelle 16 ville (BCC, amp, b. 159). La popolazione sarebbe cresciuta nel 1828 a 9.024 unità, di cui 2.188 entro le mura e 6.836 nelle frazioni (BCC, amp, b. 160) e nel 1847 a 12.882, di cui 2.276 in città (C. Roncaglia, Statistica generale degli Stati Estensi, Modena, Tip. Vincenzi, 1849, pp. 31 e 199). Questi sono però dati disomogenei perché in questo periodo il numero delle frazioni dipendenti da Correggio variò più volte; Modifiche territoriali non si ebbero più dall'Unità in poi. I vari censimenti decennali riscontrarono nel Comune di Correggio i seguenti abitanti:
1861 11.693
1871 12.094
1881 12.699
1901 14.445
1911 16.996
1921 19.320
............. .
1981 19.931
2 E. Bottasso, Storia della biblioteca in Italia, Milano, Ed. Bibliografica, 1984, p. 16 l.
3 Cfr. una lettera del "Commissario del potere esecutivo presso il Dipartimento del Crostolo". BCC, amp, b. 56.
4 Cfr. delibera del Podestà del 30 settembre 1810. ASCC, b. 156.
5 ASCC, b. 162.
6 Ivi.
7 lvi.
8 ASCC, b. 178.
9 Cfr. la richiesta di compenso per aver effettuato tale lavoro avanzata da un certo Eusebio Casalgrandi. ASCC, b. 162.
10 Cfr. l'informazione data dal Podestà al Consiglio Comunale il 3 ottobre 1813. ASCC, acc. 11 ASCC, b. 156.
12 Vi sì svolgevano 4 corsi (Rettorica, Umanità, Grammatica Superiore e Inferiore) con complessivi 75 alunni; cfr. un elenco degli scolari del 26 marzo 1816. ASCC, b. 180.
13 Sulle vicende del Collegio in questo periodo cfr. W. Pratissoli, Le istituzioni educative a Correggio dal 1810a11860, in Istruzione educazione e Collegio in Correggio dal XVII al XX secolo, op. cit., pp. 81-107.
14 Cfr. una relazione del Podestà inviata al Prefetto del Dipartimento del Crostolo nel settembre 1813. ASCC, b. 162.
15 Ora anche ad una certa Baldaccini Teresa di Correggio, ma i rapporti sono soprattutto con Luigi Cagnoli di Reggio. Si tratta in gran parte delle continuazioni di opere a cui la Biblioteca si era associata negli anni precedenti. ASCC, bb. 178, 184, 187 e BCC, amp, b. 56.
16 BCC, amp, b. 156.
17 Ivi.
18 ASCC, b. 216.
19 BCC, sm.
20 E. Bottasso, op. cit., pp. 183-184.
21 ASCC, bb. 192-193.
22 ASCC, b. 192.
23 Ivi.
24 Il 6 ottobre 1825 il Consiglio Comunale assunse tale decisione, con 13 voti contro 6, per poter ridurre la spesa annua per l'Istruzione Pubblica. ASCC, acc.
25 ASCC, b. 193.
26 ASCC, b. 198.
27 BCC, amp, b. 146.
28 ASCC, bb. 198, 201, 203, 212.
29 Cfr. una lettera del 13 luglio 1844 inviata dal Podestà al Vescovo per invitarlo, in vista della riapertura del Seminario-Collegio, a promuovere un nuovo "Inventario dei capi ed oggetti della Comunità in esso esistenti". ASCC, bb. 216,222.
30 ASCC, bb. 216,218.
31 BCC, amp, b. 146.
32 Ad esempio i "Resoconti" delle spese per l'Istruzione Pubblica presentati dal Computista comunale, che dal 1843 non riportano più spese per la Biblioteca.
33 BCC, amp, b. 146.
34 G. Lazzari, Libri e popolo. Politica della biblioteca pubblica in italia dal 1861 adoggi, Napoli, Liguori, 1985, p. 16.
35 G. Barone-A. Petrucci, Primo: non leggere. Biblioteche e pubblica lettura in Italia dal 1861 ai nostri giorni, Milano, Mazzotta, 1976, p. 13.
36 G. Lazzari, op. cit., p. 18.
37 Cfr. una lettera del Sindaco datata 7 maggio 1864. BCC, amp, b. 146.
38 ASCC, acc (Seduta del 27 dicembre 1864).
39 BCC, amp, b. 146.
40 BCC, sm.
41 Si sarebbe però dovuto aspettare il 1880 perché venisse laicizzato e trasformato a tutti gli effetti in Ente Comunale. Per queste vicende cfr. M. Rossi Cola, Il Comune di Correggio ed il Convitto dall'Unità d'Italia al 1880, in Istruzione educazione e Collegio in Correggio dal XVII
al XY secolo, op. cit., pp. 109-12 l.
42 ASCC, acc (Seduta del 12 maggio 1868).
43 G. Barone-A. Petrucci, op. cit., p. 19.
44 BCC, sm.
45 ASCC, acc.
46 ASCC, b. 14/IV periodo.
47 ASCC, b. 14/IV periodo e acc (Seduta del 22 febbraio 1870).
48 ASCC, acc (Seduta del 16 luglio 1869).
49 ASCC, acc (Seduta del 22 marzo 1870).
50 ASCC, agm (Seduta del 27 maggio 1870).
51 Discorsi pronunciati dal Sindaco cav. Dott. Vittorio Guzzoni e dall'Ill.mo Signor Pretore Avv. Giovanni Vitali in occasione dell'inaugurazione delle due Biblioteche Comunali l'una Classica l'altra Popolare Circolante in Correggio nel giorno della Festa Nazionale 5 giugno 1870, Correggio, Tip. Guerrieri, 1870, pp. 4-5 e 10- 11.
52 G. Lazzari, op. cit., p. 37.
53 Ibidem.
54 Nel 1872 sarebbe però iniziatala crisi che nel giro di otto anni le avrebbe ridotte a 51. Cfr. A. Chiari, Biblioteche Popolari a Reggio Emilia dal 1870 al fascismo, in "Contributi", V, 1981, 10, p. 45.
55 Tutti questi dati sono tratti da: G. Scelsi, Statistica generale della Provincia di Reggio Emilia, Milano, G. Bernardoni, 1870, pp. CXXV-CXXVH. Per quanto riguarda l'utenza della Biblioteca di Correggio, va detto che questo è uno dei pochissimi dati che ho potuto trovare nonostante approfondite ricerche in più direzioni. Dal momento che risulta per certo che
almeno per i primi anni settanta il Bibliotecario redigeva annualmente "uno specchio [ ... ] intorno ai libri acquistati ed al movimento delle Biblioteche" (ASCC, acc, Seduta del 26 settembre 1873) si deve pensare che essi, purtroppo, non furono conservati oppure vennero
distrutti in seguito.
56 Cfr. G. Scelsi, op. cit., pp. CXVII-CXXV.
57 ASCC, acc (Sedute del 6 dicembre 1873,13 dicembre 1873,16 dicembre 1873, 1 ottobre 1875
e 6 dicembre 1875).
58 Ivi (Seduta del 21 aprile 1876).
59 ASCC, agm (Seduta del 25 gennaio 1877).
60 G. Barone- A. Petrucci, op. cit., pp. 47-48.
61 ASCC, acc.
62 Ivi.
63 Si vedano i successivi paragrafi sul patrimonio artistico e sul Teatro.
64 "Il Caporale di Settimana" usci dal 1879 al 1885. Adesso, dal maggio 1884, fece da contraltare "L'eco di Correggio", organo della maggioranza clerico-moderata che invece, significativamente, non si occupò mai di questo argomento. Di entrambi i giornali esiste una raccolta, peraltro incompleta, presso la Biblioteca Municipale di Reggio Emilia. Presso quella Comunale di Correggio esistono solo pochi numeri sparsi e la riproduzione in microfilm della collezione reggiana.
65 Da notare che "Il Caporale di Settimana" del 19 giugno 1881 aveva con soddisfazione data la notizia del riordinamento e della prossima apertura.
66 ASCC, agm (Seduta del 21 luglio 188 1) e ASCC anno 188 I/b. 1)
67 ASCC, agm (Seduta del 15 aprile 1882).
68 Cfr. un "Promemoria" per il Sindaco redatto da Don Zuccardi all'inizio del 1883. BCC, amp, b. 146.
69 Le nostre biblioteche, "Il Caporale di Settimana", IV, 1882, 52, p. 4.
70 Le Biblioteche, "Il Caporale di Settimana", VI, 1884, 48, p. 2-3.
71 ASCC, agm.
72 ASCC, acc (Seduta del 12 aprile 1887).
73 ASCC, anno 1887/b. l.
74 ASCC, acc (Seduta dell'1 ottobre 1887).
75 Cfr. Statistica delle Biblioteche. Roma. Tipografia Nazionale, 1894.
76 Cfr. G. Lazzari, op. cit., p. 26.
77 Cfr. Statistica delle Biblioteche, op. cit., Vol. I.
78 Cfr. la risposta fornita dal Sindaco alla Prefettura nel settembre 1889. ASCC, anno 1889/b. l. Nonostante i miei sforzi non mi è stato possibile rintracciare il dettaglio dei dati inviati. Temo proprio che non sia stato allora conservato. Quello della mancanza di dati precisi e sistematici (a Correggio come quasi ovunque) è d'altra parte uno dei problemi maggiori per la ricostruzione di un quadro esauriente dell'utenza delle Biblioteche nel corso dell'ottocento e del primo novecento. Per quanto riguarda Correggio è lecito pensare che queste informazioni non interessassero nemmeno agli Amministratori locali. Non mi è mai capitato di trovare loro richieste di dati (se non quando dovevano rispondere a 'superiori istanze') ai Bibliotecari, e quelle rare volte che questi ultimi li hanno forniti di loro iniziativa non sono stati conservati.
Ma più spesso neppure i Bibliotecari si sono preoccupati di fornime. Ad esempio Bedogni, durante il suo quasi venticinquennale incarico, mandò tutti gli anni un resoconto delle cifre spese per le Biblioteche, ma mai dell'utenza. Nei primi anni aggiungeva il numero dei volumi acquistati e fatti riparare, ma poi smise di fornire anche questa piccola informazione,
evidentemente non ritenuta importante dai destinatari.
Anche questo particolare la dice lunga sul tipo di considerazione che gli Amministratori
dovevano avere per le Biblioteche comunali e i loro utenti.
79 Cfr. la risposta inviata dal Sindaco in data 12 marzo 1901 ad una richiesta di informazioni sulla Biblioteca Circolante pervenuta dalla Prefettura. ASCC, anno 1901/cat. IX.
80 Dopo il 1870 quasi mai in Consiglio (o anche in Giunta) si svolsero dibattiti sulle Biblioteche. Ci si limitò, con burocratiche procedure, a sostituire i Bibliotecari defunti o dimissionari, a stanziare a bilancio i magri "assegni annui", a formulare, di tanto in tanto, generici propositi di riordino.
81 ASCC, acc (Seduta del 9 dicembre 1897).
82 Essa si insediò dopo la vittoria elettorale del dicembre 1899.
83 Cfr. le risposte del Sindaco del 12 e 21 luglio 1906 a richieste di informazioni del Provveditore agli Studi. ASCC, anno 1906/cat. IX.
I dati ivi riportati, peraltro, contrastano in parte con quelli riportati da Luigi Perotti nel Dizionario Statistico-Geograftco delle Biblioteche Italiane (Cremona, Unione Tipografica Diocesana, 1907) secondo il quale la Classica possedeva 5.249 volumi a stampa (oltre a 1 manoscritto e a 1 incunabolo), la Circolante 1.500 volumi e 200 opuscoli sciolti, la Biblioteca del Liceo 4.500 volumi e 400 opuscoli (sciolti o rilegati).
84 Cfr. G. Lazzari, op. cit., p. 46.
85 Ad esempio nel 1898, nel 1904 e nel 1905 pervennero alla Biblioteca di Correggio le donazioni di, rispettivamente, Don Tommaso Rozzi, Camillo Carbonieri e G.B. Fantuzzi. La Giunta acquistò la scaffalatura per ospitarli e invitò il Bibliotecario a sistemarli. ASCC, agrn (Sedute del 29 dicembre 1898, 30 luglio 1904, 8 luglio 1905).
86 A favorire gli studiosi, "Il Risveglio Democratico", VI, 1909, 148, p. 3.
87 "Il Risveglio Democratico" usci a Correggio dal 1904 al 1913 e condusse accanite battaglie contro l'Amministrazione Comunale, i clerico-moderati e il loro giornale "La Voce del Popolo" (1900-1914). Raccolte (quasi completa per il primo, limitata agli ultimi 3 anni per il secondo) esistono presso la Biblioteca Municipale di Reggio Emilia. Di esse la Biblioteca Comunale di Correggio possiede la riproduzione in microfilm (oltre ad alcuni originali).
88 Va detto però che io ho controllato solo quelli esistenti presso la Biblioteca Comunale di Correggio.
89 Il programma dei Partiti Popolari, "Il Risveglio Democratico", VII, 1910, 170, p.2.
90 ASCC, acc (Seduta del 9 maggio 1911).
91 Ivi (Seduta del 30 settembre 1911).
92 G. Lazzari, op. cit. , p. 57.
93 Cfr. A. Chiari, op. cit., pp. 61-96.
94 S. Pivato, Lettura e istruzione Popolare in Emilia-Romagna tra otto e novecento, in
L'editoria italiana tra otto e novecento (a cura di G. Tortorelli), Bologna, Edizioni Analisi, 1986, pp. 46-47.
95 ASCC, acc (Seduta dell'8 gennaio 1916).
96 Cosi si esprimeva il Bibliotecario Patroncini in una lettera del 22 luglio 1915 tesa ad ottenere dal Comune un compenso per la collocazione e inventariazione di tali volumi. BCC, amp, b. 146.
97 Cfr. la lettera inviata dal Presidente della Congregazione di Carità al Sindaco in data 7 settembre 1916. Ivi.
98 Cfr. A. Chiari, op. cit., pp. 85-86.
99 Cfr. una circolare prefettizia inviata ai Sindaci della provincia di Reggio Emilia in data 1 dicembre 1917. ASCC, anno 1917/cat. IX.