Riccardo Finzi
Bonifazio Asioli
Correggio nella storia e nei suoi figli, Arca Libreria Editrice, 1984

Messa a tre voci

Bonifazio Asioli nacque a Correggio il 30 agosto 1769 da Quirino, orologiaio, e Benedetta Giovannelli.
E genio musicale si rivelò in Bonifazio sino dalla più tenera età. A sei anni gli venne dato a maestro tal Giovan Battista Lanfranchi, da Pomponesco, mediocrissimo insegnante. Malgrado il difettoso insegnamento, l'Asioli fece molti progressi e compose diversa musica sacra. All'età di undici anni il fanciullo proseguì la propria educazione musicale sotto la guida di Angelo Morigi, direttore dell'orchestra di Corte in Parma.
Nel 1782, non ancora tredicenne, finiti gli studi parmensi, dietro consiglio dello stesso Morigi si portò a Venezia, ove, per la valentia dimostrata al cembalo come esecutore, sollevò l'ammirazione dei competenti. Ivi, fra l'altro, compose altra musica sacra che poi diresse in una esecuzione che si tenne nella stessa Venezia.
Sono ancora conservate nella biblioteca di Correggio le messe a più voci e con orchestra composte da Bonifazio all'età di nove e dieci anni. Ma il biografo dell'Asioli, Don Antonio Coli, elenca dal 1778 al 1782 molte altre sue composizioni, come Salmi, Inni, Tantum Ergo, Litanie, Antifone, Magnificat, Versetti per il Venerdì Santo, nonchè un Responsorio.
Dopo cinque mesi passati a Venezia, l'Asioli fece ritorno a Correggio, ove si fermò cinque anni e fece rappresentare tre opere buffe: La volubile, Le nozze in villa, la discordia teatrale, Ciò senza parlare di altra musica sacra, parecchia musica da camera, intermezzi ed un oratorio.
All'età di 14 anni il nostro musicista era già insegnante di cembalo, flauto e violoncello nel civico collegio della sua città ed insegnava canto e cembalo alle educande del Corpus Domini.
A 17 anni, nel 1786, l'Asioli venne nominato maestro di cappella delle città di Correggio e di Modena.
L'anno appresso il marchese Gherardini, ministro del duca Estense presso la Corte di Torino, scelse Bonifazio a maestro della sua figliola, marchesa Vittoria, e l'Asioli si trasferì a Torino colla famiglia dell'allieva.
Quivi, abbandonata l'opera buffa e la musica sacra, scrisse in gran copia musica da camera, che ebbe a dargli una notevole fama.
Fra le più belle composizioni date alla luce negli anni che corrono dal 1787 al 1796, sono da notarsi vari notturni, alcune cantate, due sinfonie, il melodramma in tre atti Cinna e l'azione teatrale Pigmalione: quest'ultima su versi di G.G. Rousseau.
Nel 1796 l'Asioli si trasferì colla famiglia Gherardini a Venezia ed ivi risiedette sino al 1799. Compose in quest'ultima città varie cantate che, al pari delle precedenti, godettero di molto successo. Fra di esse sono degne di nota Il Danubio e La campana di morte. Musicò pure una scena del Saul dell'Alfieri, meritandosi l'elogio del grande trageda.
Nel 1799 ritornò a Milano ove eseguì e fece eseguire diverse sue composizioni. Tre anni appresso compose il Gustavo al Malabar, melodramma in due atti che è da considerarsi il lavoro teatrale migliore dell'Asioli e che, rappresentato a Torino nel 1802, ebbe le migliori accoglienze.
Sino all'anno 1805 l'Asioli, eccettuate varie composizioni a grande orchestra, si occupò quasi esclusivamente di musica da camera. Egli musicava di preferenza odi, canzoni, ballate, rispettandone il verso ed il ritmo. Fu il musicista che meglio seppe vestire di note la poesia del Metastasio.
Nel 1805 il Vicerè d'Italia, Eugenio di Beauharnais, udita la fama dell'Asioli, nominò il correggese maestro di camera e direttore dell'I. R. Cappella e, poco dopo, diede ordine che in tutto il regno italico, alla fine d'ogni messa, venisse cantato un "Domine Salvum. Fac" dell'Asioli.
Il 29 giugno 1808 l'Asioli venne nominato primo maestro di composizione e censore dei R. Conservatorio di Musica dì Milano. Il maestro diede la miglior parte di sè al nuovo istituto creato allora. Fondò la biblioteca musicale e riunì una ottima orchestra ed un buon corpo vocale.
Al tempo del matrimonio di Napoleone con Maria Luigia, il maestro, al seguito del Vicerè, si portò a Parigi. Di ritorno dal viaggio, che gli fu assai benefico per le impressioni ricevute, si dedicò per un certo tempo a composizione d'indole sacra, e scrisse fra l'altro vari Mottetti, un Te Deum ed un Tantuna Ergo.
Poi, avendo compreso che l'Italia difettava di buoni trattati musicali a pratico fondamento, in pochi anni scrisse reputatissimi saggi. Fra di essi sono notevoli i Principi Elementari di Musica ed il Trattato d'Armonia, opera quest'ultima che servi per molti anni all'insegnamento degli allievi del Conservatorio.
Nel 1814, crollato il Regno Italico, l'Asioli venne dimesso dal Conservatorio e sostituito.
A Corteggio il musicista si dedicò con zelo all'insegnamento ed ebbe il merito di riformare la locale scuola di musica.
Aiutato dal fratello Giovanni, pur esso buon musicista, trasformò la sua abitazione in un vero conservatorio ed impartì lezioni ad allievi concittadini.
E' a dirsi però che tutta la famiglia Asioli - composta dì quattro maschi e quattro femmine - era versata nell'arte musicale. Anzi un fratello di Bonifazio, Luigi, verrà ricordato come valente musicista in questo stesso volume.
Bonifazio, nel suo soggiorno a Corteggio, scrisse diverse opere didattiche pregevolissime, fra le quali: L'allievo al clavicembalo ed Elementi per il contrabbasso.
Nel 1818 compose molta musica sacra, musica che d'allora - in parte - venne eseguita a Correggio per quasi un secolo.
L'Asioli aveva già finito la sua opera didattica maggiore: Il maestro di composizione, ossia seguito al trattato d'Armonia (pubblicato nel 1834 a cura di Don Antonio Coli) allorchè nel 1831 si ammalava gravemente e, dopo sei mesi di spasimi, il 18 maggio 1832 spirava.
La notizia della sua morte commosse tutto il mondo musicale. Molte accademie lo ebbero a membro d'onore. Maestro di Benedetto Negri, del Rolla, del figlio di Mozart, Carlo - all'Asioli raccomandato da Haydn - nella sua vita il correggese si era legato d'amicizia col Pugnani, Carlo Botta, l'Abate Casti, Ippolito Pindemonte, il pittore Appiani - che lo effigiò - ed altri di non minor nome.
Oggi, a due secoli dalla nascita del maestro, è abbastanza facile inquadrare l'opera sua nel tempo e tentarne un giudizio critico.
Il temperamento gentile dell'Asioli, la sua educazione e le influenze del tempo, condussero il maestro a comporre musica romantica.
Nello svolgimento dei temi, con gran compostezza di stile, l'Asioli sviluppò soprattutto le forme del canto e ciò perchè egli sempre credette che in ogni composizione dovesse emergere la parte vocale e ad altro non potesse servire la parte orchestrale che alla funzione di efficace commento.
Discepolo spirituale- delle scuole di Cimarosa e di Paesiello, scuole che favorivano la sua naturale inclinazione, poco si scostò dalla musica patetica e da quella gioiosa. E' poi da notarsi che nelle canzoni in cui la tristezza e la malinconia sono pienamente in carattere, l'effetto ch'egli ottiene è così profondo che ci fa dimenticare pure quel tanto di pompa accademica che, nella sua musica come in quella del tempo in cui visse, trattiene il corso della più fresca melodia.
Asioli fu il musicista gentile. Non propriamente l'Anacreonte della musica, come vuole il Coli, ma l'appassionato compositore che sa trarre dalle note teneri e commoventi accenti.
Ma il Nostro sa creare anche con sentimento drammatico, come nel caso dell'Inno di S. Sebastiano composto per la omonima Confraternita della sua città natia.
La fecondità musicale del maestro sì esplicò attraverso cinque tipi di composizione: musica buffa, o comica, melodramma serio, musica da camera, musica sacra, opera didattica.
Nella musica buffa, o comica, composta negli anni giovanili, seguì la moda del tempo ed ebbe un certo successo, ma in quel campo poco seppe creare di nuovo.
Neppure nel melodramma l'Asioli godette a lungo di meritata fama, sia perchè il maestro non eccelse per unità e per vigore, quanto pel fatto ch'egli dovette sacrificare troppo il suo canto al virtuosismo degli artisti dalla bella voce.
Nella musica da camera, frammentaria, lo Asioli potè esplicare a suo agio il suo temperamento d'eccezione e nelle canzoni, odi, suonate, come pure nei notturni e nelle sinfonie egli eccelse, sì che ancor oggi tale sua musica si può ancora udire con inferesse e diletto.
La musica a soggetto religioso l'attrasse. Tentò avvicinare le sue creazioni a quelle di Haydn ed in parte vi riuscì, dandovi un ampio respiro; ma per le arie, i duetti, i cori da melodramma che abbondano nelle sue composizioni, talvolta la musica dell'Asioli si distacca troppo dalla severa linea di quella sacra.
E' vero però che al tempo in cui il maestro compose la sua musica, era invalso l'uso di mescolare il sacro col profano, così che non era difficile trovare un accenno di canzonetta puranco in un Miserere.
I Versetti per il Venerdì Santo composti nel 1816, per la loro potente espressione lirico-drammatica ebbero immediato e duraturo successo, tanto da venire cantati, con accompagnamento d'orchestra, per più di un secolo, specialmente a Roma e a Correggio.
Un'opera della piena maturità, di larga e profonda concezione, quanto di grande effetto è la Messa di Requiem composta negli ultimi mesi di sua vita, forse a celebrazione della propria morte.
Nell'opera didattica l'Asioli lasciò la miglior parte di sè stesso. Egli, pure non avendo creato nulla di nuovo, seppe comprendere intimamente l'essenza delle leggi musicali e liberarle da antiche remore ed influenze.
Fu ottimo divulgatore, di tale chiarezza che la sua opera favorì un notevole progresso nell'arte di insegnare con facilità a suonare strumenti ed a comporre.
Particolarmente per i suoi trattati, che furono ristampati per più di 70 anni, l'Asioli è ancor oggi conosciuto ed apprezzato negli ambienti musicali italiani e stranieri.
Correggio dedicava all'Asioli il teatro comunale.